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I unearthed a bundle of old cycling magazines in the attic the other
day and came across this brilliant advert for Campagnolo's 50th
Anniversary groupset. The magazine was the May 1983 issue of
'Cyclist Monthly'. Best seen on large size. I'm not sure I'm too fond
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Cristina D'Avena & Gem Boy
Carroponte - Sesto San Giovanni - Milano
11 Luglio 2013
© Mairo Cinquetti
© All rights reserved. Do not use my photos without my written permission. If you would like to buy or use this photo PLEASE message me or email me at mairo.cinquetti@gmail.com
Cristina D'Avena nasce a Bologna lunedì 6 luglio 1964 da Alfredo, medico, e da Ornella, casalinga. All'età di 3 anni e mezzo esordisce cantando "Il valzer del moscerino" alla decima edizione della rassegna canora per bambini Zecchino d'Oro; il brano si aggiudica il 3º posto. Dopo l'esperienza allo Zecchino d'Oro, rimane all'Antoniano come componente del Piccolo Coro fino al 1976, ma continuerà a frequentarlo per altri 5 anni accompagnando la sorella Clarissa, nata 10 anni dopo di lei e anche lei diventata nel frattempo componente del coro.
Nel 1981 Cristina è una diciassettenne studentessa di Liceo Classico che vede il canto solo come un hobby. In quel periodo, Alessandra Valeri Manera, l'allora responsabile della tv dei ragazzi della neonata Canale 5, era alla ricerca di una voce femminile che potesse interpretare la sigla della serie animata giapponese "Pinocchio": per questo motivo interpellò Augusto Martelli, direttore artistico-musicale della rete nonché figlio del maestro Giordano Bruno Martelli. Fu proprio Martelli padre, tramite il figlio, a segnalare a Valeri Manera il nome di Cristina D'Avena, avendo egli avuto modo di frequentarla fino a poco tempo prima presso il Piccolo Coro dell'Antoniano. Dopo essere stata sottoposta ad un provino discografico, Cristina, ancora minorenne, firma un contratto di esclusiva (a cui è legata ancora oggi) con l'etichetta discografica di Canale 5, la Five Record (in seguito ridenominata RTI Music, oggi inglobata in RTI s.p.a.), e diviene così l'interprete della canzone "Bambino Pinocchio" composta da Martelli figlio che di lei all'epoca disse: « Diventerà una grande cantante ». Il successo commerciale del relativo 45 giri diede effettivamente inizio alla carriera di Cristina: da allora non ha mai smesso di incidere e, grazie alla quantità di sigle da lei registrate, è l'unico personaggio dello spettacolo la cui voce è presente sulla tv italiana ininterrottamente dai primi anni '80 almeno una volta al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l'anno.
Sempre da questo periodo inizia a pubblicare numerosi singoli ed album, che complessivamente venderanno un totale di circa 6 milioni di copie: nel 1983, infatti, Five Record dà vita a "Fivelandia", il primo volume di quella che diventerà una longeva collana destinata a contenere le sigle dei cartoni animati in onda sulle reti del biscione; un appuntamento fisso dell'autunno a cadenza annuale, a cui si aggiungerà, a partire dal febbraio 1987, la sua versione primaverile anch'essa a cadenza annuale dal titolo "Cristina D'Avena con i tuoi amici in tv". Tra le canzoni di maggior successo dei primi anni, particolare menzione per "Canzone dei Puffi" del 1982 (grazie alla quale verrà premiata con il suo primo Disco d'Oro per le oltre 500.000 copie vendute) e "Kiss me Licia" del 1985 (Disco di Platino per le oltre 100.000 copie vendute del relativo album): quest'ultima è la sigla a cui la cantante dichiarerà più volte di essere maggiormente legata.
A partire dal settembre 1986 raggiunge, tuttavia, una popolarità ulteriore a quella già acquisita in 5 anni con la sola interpretazione delle sigle, nonché una notevole visibilità, quando interpreta il ruolo di Licia nella prima di 4 serie di telefilm per ragazzi intitolata "Love me Licia": la serie è basata sulla protagonista e sui personaggi del cartone animato giapponese "Kiss me Licia" (che aveva fatto il suo debutto 12 mesi prima), del quale questa produzione italiana con attori in carne e ossa prosegue idealmente le vicende. È così che quella che fino a questo momento era quasi soltanto una voce (quel timbro così particolare che milioni di bambini italiani avevano già imparato a riconoscere) diventa di fatto un volto, il volto di una ragazza dall'aspetto più giovane dei suoi 22 anni che l'intero pubblico, anche quello più adulto, ora conosce e apprezza già. A "Love me Licia" seguiranno "Licia dolce Licia" nella primavera 1987, "Teneramente Licia" nell'autunno 1987 e "Balliamo e cantiamo con Licia" nella primavera 1988; le serie vengono trasmesse il lunedì, il mercoledì e il venerdì alle ore 20:00 su Italia Uno in diretta concorrenza coi telegiornali Rai e raggiungono insperati ascolti record.
Nel 1987, mentre i brani da lei incisi ammontano già ad un centinaio, Cristina registra un brano in lingua francese: si tratta della versione francofona della sigla italiana "Lovely Sara" (da lei già interpretata pochi mesi prima), destinata ad accompagnare la messa in onda di "Princesse Sarah" che sarà il primo cartone animato ad essere trasmesso su La Cinq, rete televisiva francese di proprietà di Silvio Berlusconi costruita sul modello di Canale 5. Grazie a questa sua incisione la cantante, che per la prima volta vide apparire il proprio nome sulla copertina di un disco pubblicato e distribuito esclusivamente all'estero, è conosciuta e ricordata ancora oggi dai bambini francesi degli anni '80.
Conclusasi la saga di Licia nella primavera 1988, dall'autunno Italia Uno decide di mettere in scena proprio Cristina e la sua realtà quotidiana, costantemente impegnata tra gli studi universitari alla Facoltà di Medicina e il lavoro di cantante. Non a caso, durante l'ultima puntata dei telefilm di Licia, Cristina D'Avena compare nel ruolo di se stessa annunciando la sua intenzione di metter su una band musicale. Pochi mesi dopo viene infatti trasmessa su Italia Uno "Arriva Cristina", a cui seguiranno "Cristina" nell'autunno 1989, "Cri Cri" nell'autunno 1990 e "Cristina, l'Europa siamo noi" nell'autunno 1991. "Cri Cri" si compone di due serie da 36 episodi l'una, mentre "Cristina, l'Europa siamo noi" viene trasmessa da Retequattro anziché da Italia Uno e alle ore 19:00 anziché al consueto orario delle 20:00. Come già avvenuto per le 4 serie di Licia, per ognuno di questi telefilm Five Record pubblica un disco contenente la sigla e tutti i brani cantati all'interno degli episodi: i primi tre album diventano Dischi di Platino.
Tra i suoi concerti più riusciti quelli realizzati nel novembre 1989 e 1990 al PalaTrussardi di Milano, a cui assistettero un totale di circa 20.000 spettatori, e quello del 1992 al FilaForum di Assago (13.000 persone in sala e 3.000 all'esterno) i cui incassi sono stati interamente devoluti alla Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Con alle spalle la stessa autrice-produttrice degli esordi ed una casa discografica che, grazie solamente alle sue canzoni, nel 1991 ottiene un fatturato di oltre 9 miliardi di lire, negli anni '90 la cantante prosegue, regolarmente e senza interruzioni, ad incidere nuove sigle e a pubblicare CD; numeri, i suoi, che tanti artisti blasonati, ancora oggi, le invidiano. Persino la cantante Mina, nel 1994, inciderà ed inserirà in uno dei suoi album una cover di una canzone di Cristina del 1988 dal titolo "Sempre attento al regolamento"; per l'occasione, testo e titolo furono modificati e la canzone divenne "Tu dimmi che città".
All'attività musicale e discografica si aggiunge l'attività di conduttrice e co-conduttrice televisiva (nonché radiofonica) iniziata già nel 1989 col varietà del sabato sera di Canale 5 "Sabato al circo", esperienza grazie alla quale Cristina, insieme a tutto il cast del programma, si aggiudicherà il Telegatto nella categoria "Programmi per ragazzi". Il programma andrà avanti per quattro anni, fino al 1992, quando cambia titolo, rete e giorno di programmazione e diventa "Il Grande Circo di Retequattro", in onda per 16 settimane da mercoledì 7 ottobre. Assieme a Gerry Scotti presenta per due anni lo speciale di Capodanno di Canale 5, in onda il 31 dicembre 1989 con il titolo "L'allegria fa 90" e il 31 dicembre 1990 con il titolo "Evviva l'allegria". Dall'8 novembre 1992 conduce su Italia Uno "Cantiamo con Cristina", la versione per bambini del "Karaoke" di Fiorello che va in onda alle ore 20:00 della domenica: in ogni puntata si affrontano due squadre che si sfidano sulle note delle sigle di Cristina. Nella stagione 1993/94 farà parte del cast della sesta edizione di "Buona Domenica", al fianco di Gerry Scotti e Gabriella Carlucci: qui, tra le altre cose, conduce la rubrica "Radio Cristina" dove commenta lettere e fax inviati dai più piccini e si esibisce in alcuni numeri musicali e di danza (in questi spazi avrà anche modo di eseguire le canzoni dell'album "Cristina canta Disney" fresco di pubblicazione). Avrà poi il ruolo di inviata speciale in giro per l'Italia nella quinta edizione di "La sai l'ultima?", in onda su Canale 5 nella stagione televisiva 1995/96 e condotta da Gerry Scotti assieme a Paola Barale. A partire dal 15 settembre 1996, invece, conduce per due anni di seguito, alternandosi settimanalmente col doppiatore ed amico Pietro Ubaldi, il contenitore di cartoni animati e giochi telefonici "Game Boat", in onda tutti i giorni nel preserale di Retequattro; in questo periodo, tra l'altro, viene pubblicato il quattordicesimo capitolo di "Fivelandia", premiato con il Disco di Platino per le oltre 100.000 copie vendute. Nel 1998, nel 1999 e nel 2000 ritorna allo Zecchino d'Oro in qualità di co-conduttrice al fianco di Cino Tortorella e Milly Carlucci. Nell'autunno 1998 è chiamata da Fabio Fazio per condurre con Andrea Pezzi il varietà del venerdì sera di Rai Due "Serenate", ideato dallo stesso Fazio che inizialmente doveva esserne il conduttore. Su Rai Uno, invece, condurrà il tradizionale "Concerto di Primavera", sia ad aprile 1999 che ad aprile 2000, oltre che lo special natalizio "Buon Natale a tutto il mondo" di cui sarà la presentatrice sia nell'edizione del 1999 che in quella del 2000.
Nel 1998 debutta anche al cinema, seppur con un cameo: interpreta infatti se stessa in una scena del film "Cucciolo" di Neri Parenti accanto a Massimo Boldi, con il quale aveva già lavorato ai tempi di "Sabato al circo".
Nel dicembre 2002 Cristina festeggia ufficialmente 20 anni di carriera (sebbene l'incisione di "Bambino Pinocchio", la sua prima sigla per un cartone animato, risalga al secondo semestre del 1981) con la pubblicazione di un doppio CD dal titolo "Cristina D'Avena: Greatest Hits" (ma il titolo inizialmente previsto è "Cristina D'Avena: Vent'anni"), che raccoglie i più grandi successi della cantante (il CD 1 è relativo agli anni 1981-1990, il CD 2 agli anni 1991-2002) e include una nuova versione, riarrangiata e reinterpretata per l'occasione, della sua prima sigla. Proprio nel giorno d'uscita del disco, il 6 dicembre, dall'auditorium di Cologno Monzese la rete televisiva satellitare Video Italia le dedica, in prima serata e in diretta contemporanea su Radio Italia, una puntata di oltre 2 ore della sua trasmissione "Serata con...", durante la quale la cantante esegue dal vivo gran parte dei brani dell'album, in quella che si rivela essere una vera e propria festa-concerto a cui prendono parte fan storici, amici e collaboratori di vecchia data.
Il suo nome per oltre 20 anni è stato professionalmente associato in modo indissolubile a quello di Alessandra Valeri Manera: responsabile dei programmi per ragazzi delle tv del biscione dal 1980 al 2001 e a conti fatti talent scout e creatrice del personaggio "Cristina D'Avena", Valeri Manera è stata anche ideatrice, autrice, direttrice artistica e produttrice di tutti i lavori della cantante alla quale è legata da una sincera amicizia, sebbene dal 2001 la sua attività si sia ridotta ad una composizione saltuaria dei testi di sigle. In coppia con Valeri Manera, nel 2002 Cristina firma per la prima volta come autrice una sua canzone dal titolo "I colori del cuore". Nel 2007 firma da sola il testo di una sua sigla per un cartone animato (il titolo del brano, e della serie, è "Dolce piccola Remì") e da allora, di tanto in tanto, alcune delle sigle da lei interpretate portano il suo nome come unica autrice delle parole.
Il 14 aprile 2007, al Roxy Bar di Bologna, Cristina celebra 25 anni di successi con un grande concerto, accompagnata dall'irriverente gruppo dei Gem Boy con il quale inaugura una collaborazione che dura ancora oggi. In questa occasione riceve da Red Ronnie il prestigioso riconoscimento "Gandhi 9.11", un totem luminoso creato dall'artista Marco Lodola e destinato a quei personaggi che si sono maggiormente distinti come portatori di pace. Nello stesso anno, poi, si verifica un vero e proprio record per la cantante: alla cifra di 1.210 euro si chiude l'asta online del CD del 1989 "Cristina D'Avena e... i tuoi amici in TV 3", venduto sul portale eBay il 10 settembre. La vendita viene resa nota e definita dalla divisione italiana del sito come « il primato mai raggiunto online da un CD in Italia »; non a caso, la versione CD dell'album è considerata uno tra i pezzi più rari nella produzione discografica della cantante, non tanto per le 14 sigle in esso contenute (reperibili comunque su altre pubblicazioni successive) ma poiché, nella sua versione digitale, venne stampato in un numero limitatissimo di copie rispetto ai classici formati utilizzati all'epoca (sebbene per ancora pochi anni), vale a dire l'LP e l'MC. Il record è stato addirittura superato il 10 novembre del 2011, quattro anni dopo, quando un'altra copia messa all'asta è stata venduta alla cifra di 3.010,00 euro.
In questa fase della sua carriera, nonostante da tempo non abbia più un programma tutto suo, la cantante continua a farsi vedere dal pubblico televisivo accettando l'invito di numerose trasmissioni Rai o Mediaset che la chiamano per intervistarla o per vederla esibirsi; nella puntata del 16 febbraio 2008 del programma di prima serata di Rai Uno "I Migliori Anni" si registrerà un picco di ascolti pari a 7.618.000 telespettatori proprio nel momento della sua partecipazione al programma in cui dal vivo canta la sigla di "Kiss me Licia". Nello stesso anno pubblica due libri per bambini, di cui la cantante è autrice e narratrice, dal titolo "Le fiabe di Fata Cri: Fata Cri e i draghetti pasticcioni" e "Le fiabe di Fata Cri: Fata Cri e il ballo degli scoiattoli": quest'ultimo venderà 37.500 copie.
Dopo aver scritto e interpretato la sigla della serie animata "Twin Princess - Principesse Gemelle" che diverrà il suo primo singolo ad essere commercializzato come download digitale, nel 2009 realizza un disco che si distacca dalle sigle tv per le quali è da sempre conosciuta: per la prima volta infatti si rivolge al grande pubblico, non solo a quello dell'infanzia, e lo fa con un album dal titolo "Magia di Natale", in cui reinterpreta 12 brani della tradizione natalizia, classici e moderni, tutti arrangiati dal maestro Valeriano Chiaravalle. Il disco è anche l'occasione, per la cantante, di incidere per la prima volta in lingua inglese. Nell'album figura anche una cover di "Childhood", brano di Michael Jackson con il quale l'artista ha voluto rendere omaggio al Re del Pop.
Da giovedì 21 gennaio 2010 torna a lavorare in tv: è nel cast della seconda edizione del programma di prima serata di Italia Uno "Matricole & Meteore". Nello show, composto da 8 puntate e condotto da Nicola Savino e Juliana Moreira, ha il doppio ruolo di ospite fisso e inviata speciale nei panni di una principessa alla ricerca del Principe Azzurro; nelle varie puntate si esibisce anche in alcuni medley di sigle fra le tante incise nel corso della sua carriera. Dal 28 febbraio dello stesso anno è testimonial di Intervita ONLUS, organizzazione umanitaria internazionale impegnata in progetti di sviluppo nel Terzo Mondo attraverso il sostegno a distanza, per la quale registrerà 15 messaggi promozionali trasmessi da Canale 5. A partire dal periodo autunnale, le serie di telefilm che la videro protagonista tra l'86 e il '91 riacquistano visibilità nonché rinnovata fortuna grazie alla loro riproposizione da parte del canale Hiro di Mediaset Premium e, poco tempo dopo, anche per mano di La5 che le trasmette, tutte le sere, allo stesso orario della prima messa in onda, vale a dire alle 20. Visto il grande successo riscosso (la fascia oraria in cui vengono trasmessi risulta essere la più seguita per la rete), la casa discografica della cantante decide di ristampare, per la prima volta su CD e dopo oltre due decadi di assenza dal mercato discografico, le colonne sonore di ciascuna delle 8 serie, raccogliendole in due box multidisco intitolati "Licia e i Bee Hive Story" e "Arriva Cristina Story", che appassionati vecchi e nuovi accoglieranno con straordinario entusiasmo.
Anche nel nuovo millennio la cantante ha continuato e continua a tenere concerti in tutta Italia, sia da sola che accompagnata dal gruppo dei Gem Boy; uno dei suoi ultimi concerti più fortunati è sicuramente quello tenuto ad Avellino nel maggio del 2010 dove, tra bambini e adulti, ha raccolto oltre 15.000 spettatori.
Nel gennaio 2011 incide una sigla per la prima volta in duetto con una voce femminile: quella di Alessia Volpicelli, piccola paziente del C.R.O. (Centro di Riferimento Oncologico) di Aviano; il brano, di cui la D'Avena è anche autrice, si intitola "Emily della Luna Nuova". Nello stesso periodo firma anche il testo di una canzone per uno dei concorrenti del programma televisivo "Io Canto": si tratta del brano "Tutto quello che ho" incluso nell'album d'esordio di Simone Frulio dal titolo "Tredici".
L'anno successivo la cantante torna in tv e approda su Super!: per tutta l'estate è infatti la conduttrice di "Karaoke Super Show!", la prima produzione del canale televisivo per ragazzi edito da De Agostini. In onda nel week-end dalle più belle piazze della riviera romagnola, il programma prevede la partecipazione di due squadre composte da bambini, genitori e nonni che si sfidano interpretando i grandi tormentoni estivi, le canzoni dello Zecchino d'Oro più amate e naturalmente le più famose sigle dei cartoni animati di Cristina. Ma il 2012 è anche l'anno del 30º anniversario del debutto artistico di Cristina D'Avena: per festeggiare questa ricorrenza viene messa in atto una serie di celebrazioni a partire già dal dicembre 2011, quando apre il fanclub ufficiale della cantante che gli ammiratori chiedevano insistentemente da tempo. Ad aprile del 2012 i festeggiamenti proseguono con l'inaugurazione del suo negozio online, all'interno del quale è possibile trovare gran parte della sua sempre più abbondante produzione discografica oltre a tanti prodotti e gadget esclusivi, scelti e ideati direttamente da Cristina in persona. Le celebrazioni di questo importante traguardo si materializzano anche a livello discografico con la nascita di un grande progetto in due parti dal titolo "30 e poi...", che debutta nei negozi di dischi il 27 novembre 2012 con l'uscita del triplo CD "30 e poi... Parte Prima". L'album è composto da 3 CD che racchiudono un totale di ben 70 sigle originali dei cartoni animati più famosi degli anni '80, '90 e 2000; la scaletta è impreziosita dalla presenza di tre sigle inedite (una risalente al '95, una al '99 e un'altra ancora al 2009) qui pubblicate per la prima volta in assoluto e di una ora disponibile per la prima volta su CD, da una reinterpretazione di Cristina del classico natalizio "O Holy Night", da un megamix dei suoi storici successi anni '80 e infine da una cover del brano "L'anno che verrà" di Lucio Dalla, con la quale l'artista vuole rendere omaggio al cantautore suo concittadino. Il progetto "30 e poi..." prosegue quindi nel 2013 con una serie di iniziative a tema e si concluderà nell'autunno dello stesso anno con l'uscita di "30 e poi... Parte Seconda".
Are we driving technology, or are we being driven by it? This question and others are addressed in the Analytical Corner - The Components of a Winning National Digital Strategy led by Jennifer Beckman, Debbie Chungu and Emre Alper at the IMF Headquarters during the 2019 IMF/World Bank Annual Meetings, October 16, 2019 in Washington, DC. IMF Photograph/Stefani Reynolds
Cristina D'Avena & Gem Boy
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11 Luglio 2013
© Mairo Cinquetti
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Cristina D'Avena nasce a Bologna lunedì 6 luglio 1964 da Alfredo, medico, e da Ornella, casalinga. All'età di 3 anni e mezzo esordisce cantando "Il valzer del moscerino" alla decima edizione della rassegna canora per bambini Zecchino d'Oro; il brano si aggiudica il 3º posto. Dopo l'esperienza allo Zecchino d'Oro, rimane all'Antoniano come componente del Piccolo Coro fino al 1976, ma continuerà a frequentarlo per altri 5 anni accompagnando la sorella Clarissa, nata 10 anni dopo di lei e anche lei diventata nel frattempo componente del coro.
Nel 1981 Cristina è una diciassettenne studentessa di Liceo Classico che vede il canto solo come un hobby. In quel periodo, Alessandra Valeri Manera, l'allora responsabile della tv dei ragazzi della neonata Canale 5, era alla ricerca di una voce femminile che potesse interpretare la sigla della serie animata giapponese "Pinocchio": per questo motivo interpellò Augusto Martelli, direttore artistico-musicale della rete nonché figlio del maestro Giordano Bruno Martelli. Fu proprio Martelli padre, tramite il figlio, a segnalare a Valeri Manera il nome di Cristina D'Avena, avendo egli avuto modo di frequentarla fino a poco tempo prima presso il Piccolo Coro dell'Antoniano. Dopo essere stata sottoposta ad un provino discografico, Cristina, ancora minorenne, firma un contratto di esclusiva (a cui è legata ancora oggi) con l'etichetta discografica di Canale 5, la Five Record (in seguito ridenominata RTI Music, oggi inglobata in RTI s.p.a.), e diviene così l'interprete della canzone "Bambino Pinocchio" composta da Martelli figlio che di lei all'epoca disse: « Diventerà una grande cantante ». Il successo commerciale del relativo 45 giri diede effettivamente inizio alla carriera di Cristina: da allora non ha mai smesso di incidere e, grazie alla quantità di sigle da lei registrate, è l'unico personaggio dello spettacolo la cui voce è presente sulla tv italiana ininterrottamente dai primi anni '80 almeno una volta al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l'anno.
Sempre da questo periodo inizia a pubblicare numerosi singoli ed album, che complessivamente venderanno un totale di circa 6 milioni di copie: nel 1983, infatti, Five Record dà vita a "Fivelandia", il primo volume di quella che diventerà una longeva collana destinata a contenere le sigle dei cartoni animati in onda sulle reti del biscione; un appuntamento fisso dell'autunno a cadenza annuale, a cui si aggiungerà, a partire dal febbraio 1987, la sua versione primaverile anch'essa a cadenza annuale dal titolo "Cristina D'Avena con i tuoi amici in tv". Tra le canzoni di maggior successo dei primi anni, particolare menzione per "Canzone dei Puffi" del 1982 (grazie alla quale verrà premiata con il suo primo Disco d'Oro per le oltre 500.000 copie vendute) e "Kiss me Licia" del 1985 (Disco di Platino per le oltre 100.000 copie vendute del relativo album): quest'ultima è la sigla a cui la cantante dichiarerà più volte di essere maggiormente legata.
A partire dal settembre 1986 raggiunge, tuttavia, una popolarità ulteriore a quella già acquisita in 5 anni con la sola interpretazione delle sigle, nonché una notevole visibilità, quando interpreta il ruolo di Licia nella prima di 4 serie di telefilm per ragazzi intitolata "Love me Licia": la serie è basata sulla protagonista e sui personaggi del cartone animato giapponese "Kiss me Licia" (che aveva fatto il suo debutto 12 mesi prima), del quale questa produzione italiana con attori in carne e ossa prosegue idealmente le vicende. È così che quella che fino a questo momento era quasi soltanto una voce (quel timbro così particolare che milioni di bambini italiani avevano già imparato a riconoscere) diventa di fatto un volto, il volto di una ragazza dall'aspetto più giovane dei suoi 22 anni che l'intero pubblico, anche quello più adulto, ora conosce e apprezza già. A "Love me Licia" seguiranno "Licia dolce Licia" nella primavera 1987, "Teneramente Licia" nell'autunno 1987 e "Balliamo e cantiamo con Licia" nella primavera 1988; le serie vengono trasmesse il lunedì, il mercoledì e il venerdì alle ore 20:00 su Italia Uno in diretta concorrenza coi telegiornali Rai e raggiungono insperati ascolti record.
Nel 1987, mentre i brani da lei incisi ammontano già ad un centinaio, Cristina registra un brano in lingua francese: si tratta della versione francofona della sigla italiana "Lovely Sara" (da lei già interpretata pochi mesi prima), destinata ad accompagnare la messa in onda di "Princesse Sarah" che sarà il primo cartone animato ad essere trasmesso su La Cinq, rete televisiva francese di proprietà di Silvio Berlusconi costruita sul modello di Canale 5. Grazie a questa sua incisione la cantante, che per la prima volta vide apparire il proprio nome sulla copertina di un disco pubblicato e distribuito esclusivamente all'estero, è conosciuta e ricordata ancora oggi dai bambini francesi degli anni '80.
Conclusasi la saga di Licia nella primavera 1988, dall'autunno Italia Uno decide di mettere in scena proprio Cristina e la sua realtà quotidiana, costantemente impegnata tra gli studi universitari alla Facoltà di Medicina e il lavoro di cantante. Non a caso, durante l'ultima puntata dei telefilm di Licia, Cristina D'Avena compare nel ruolo di se stessa annunciando la sua intenzione di metter su una band musicale. Pochi mesi dopo viene infatti trasmessa su Italia Uno "Arriva Cristina", a cui seguiranno "Cristina" nell'autunno 1989, "Cri Cri" nell'autunno 1990 e "Cristina, l'Europa siamo noi" nell'autunno 1991. "Cri Cri" si compone di due serie da 36 episodi l'una, mentre "Cristina, l'Europa siamo noi" viene trasmessa da Retequattro anziché da Italia Uno e alle ore 19:00 anziché al consueto orario delle 20:00. Come già avvenuto per le 4 serie di Licia, per ognuno di questi telefilm Five Record pubblica un disco contenente la sigla e tutti i brani cantati all'interno degli episodi: i primi tre album diventano Dischi di Platino.
Tra i suoi concerti più riusciti quelli realizzati nel novembre 1989 e 1990 al PalaTrussardi di Milano, a cui assistettero un totale di circa 20.000 spettatori, e quello del 1992 al FilaForum di Assago (13.000 persone in sala e 3.000 all'esterno) i cui incassi sono stati interamente devoluti alla Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Con alle spalle la stessa autrice-produttrice degli esordi ed una casa discografica che, grazie solamente alle sue canzoni, nel 1991 ottiene un fatturato di oltre 9 miliardi di lire, negli anni '90 la cantante prosegue, regolarmente e senza interruzioni, ad incidere nuove sigle e a pubblicare CD; numeri, i suoi, che tanti artisti blasonati, ancora oggi, le invidiano. Persino la cantante Mina, nel 1994, inciderà ed inserirà in uno dei suoi album una cover di una canzone di Cristina del 1988 dal titolo "Sempre attento al regolamento"; per l'occasione, testo e titolo furono modificati e la canzone divenne "Tu dimmi che città".
All'attività musicale e discografica si aggiunge l'attività di conduttrice e co-conduttrice televisiva (nonché radiofonica) iniziata già nel 1989 col varietà del sabato sera di Canale 5 "Sabato al circo", esperienza grazie alla quale Cristina, insieme a tutto il cast del programma, si aggiudicherà il Telegatto nella categoria "Programmi per ragazzi". Il programma andrà avanti per quattro anni, fino al 1992, quando cambia titolo, rete e giorno di programmazione e diventa "Il Grande Circo di Retequattro", in onda per 16 settimane da mercoledì 7 ottobre. Assieme a Gerry Scotti presenta per due anni lo speciale di Capodanno di Canale 5, in onda il 31 dicembre 1989 con il titolo "L'allegria fa 90" e il 31 dicembre 1990 con il titolo "Evviva l'allegria". Dall'8 novembre 1992 conduce su Italia Uno "Cantiamo con Cristina", la versione per bambini del "Karaoke" di Fiorello che va in onda alle ore 20:00 della domenica: in ogni puntata si affrontano due squadre che si sfidano sulle note delle sigle di Cristina. Nella stagione 1993/94 farà parte del cast della sesta edizione di "Buona Domenica", al fianco di Gerry Scotti e Gabriella Carlucci: qui, tra le altre cose, conduce la rubrica "Radio Cristina" dove commenta lettere e fax inviati dai più piccini e si esibisce in alcuni numeri musicali e di danza (in questi spazi avrà anche modo di eseguire le canzoni dell'album "Cristina canta Disney" fresco di pubblicazione). Avrà poi il ruolo di inviata speciale in giro per l'Italia nella quinta edizione di "La sai l'ultima?", in onda su Canale 5 nella stagione televisiva 1995/96 e condotta da Gerry Scotti assieme a Paola Barale. A partire dal 15 settembre 1996, invece, conduce per due anni di seguito, alternandosi settimanalmente col doppiatore ed amico Pietro Ubaldi, il contenitore di cartoni animati e giochi telefonici "Game Boat", in onda tutti i giorni nel preserale di Retequattro; in questo periodo, tra l'altro, viene pubblicato il quattordicesimo capitolo di "Fivelandia", premiato con il Disco di Platino per le oltre 100.000 copie vendute. Nel 1998, nel 1999 e nel 2000 ritorna allo Zecchino d'Oro in qualità di co-conduttrice al fianco di Cino Tortorella e Milly Carlucci. Nell'autunno 1998 è chiamata da Fabio Fazio per condurre con Andrea Pezzi il varietà del venerdì sera di Rai Due "Serenate", ideato dallo stesso Fazio che inizialmente doveva esserne il conduttore. Su Rai Uno, invece, condurrà il tradizionale "Concerto di Primavera", sia ad aprile 1999 che ad aprile 2000, oltre che lo special natalizio "Buon Natale a tutto il mondo" di cui sarà la presentatrice sia nell'edizione del 1999 che in quella del 2000.
Nel 1998 debutta anche al cinema, seppur con un cameo: interpreta infatti se stessa in una scena del film "Cucciolo" di Neri Parenti accanto a Massimo Boldi, con il quale aveva già lavorato ai tempi di "Sabato al circo".
Nel dicembre 2002 Cristina festeggia ufficialmente 20 anni di carriera (sebbene l'incisione di "Bambino Pinocchio", la sua prima sigla per un cartone animato, risalga al secondo semestre del 1981) con la pubblicazione di un doppio CD dal titolo "Cristina D'Avena: Greatest Hits" (ma il titolo inizialmente previsto è "Cristina D'Avena: Vent'anni"), che raccoglie i più grandi successi della cantante (il CD 1 è relativo agli anni 1981-1990, il CD 2 agli anni 1991-2002) e include una nuova versione, riarrangiata e reinterpretata per l'occasione, della sua prima sigla. Proprio nel giorno d'uscita del disco, il 6 dicembre, dall'auditorium di Cologno Monzese la rete televisiva satellitare Video Italia le dedica, in prima serata e in diretta contemporanea su Radio Italia, una puntata di oltre 2 ore della sua trasmissione "Serata con...", durante la quale la cantante esegue dal vivo gran parte dei brani dell'album, in quella che si rivela essere una vera e propria festa-concerto a cui prendono parte fan storici, amici e collaboratori di vecchia data.
Il suo nome per oltre 20 anni è stato professionalmente associato in modo indissolubile a quello di Alessandra Valeri Manera: responsabile dei programmi per ragazzi delle tv del biscione dal 1980 al 2001 e a conti fatti talent scout e creatrice del personaggio "Cristina D'Avena", Valeri Manera è stata anche ideatrice, autrice, direttrice artistica e produttrice di tutti i lavori della cantante alla quale è legata da una sincera amicizia, sebbene dal 2001 la sua attività si sia ridotta ad una composizione saltuaria dei testi di sigle. In coppia con Valeri Manera, nel 2002 Cristina firma per la prima volta come autrice una sua canzone dal titolo "I colori del cuore". Nel 2007 firma da sola il testo di una sua sigla per un cartone animato (il titolo del brano, e della serie, è "Dolce piccola Remì") e da allora, di tanto in tanto, alcune delle sigle da lei interpretate portano il suo nome come unica autrice delle parole.
Il 14 aprile 2007, al Roxy Bar di Bologna, Cristina celebra 25 anni di successi con un grande concerto, accompagnata dall'irriverente gruppo dei Gem Boy con il quale inaugura una collaborazione che dura ancora oggi. In questa occasione riceve da Red Ronnie il prestigioso riconoscimento "Gandhi 9.11", un totem luminoso creato dall'artista Marco Lodola e destinato a quei personaggi che si sono maggiormente distinti come portatori di pace. Nello stesso anno, poi, si verifica un vero e proprio record per la cantante: alla cifra di 1.210 euro si chiude l'asta online del CD del 1989 "Cristina D'Avena e... i tuoi amici in TV 3", venduto sul portale eBay il 10 settembre. La vendita viene resa nota e definita dalla divisione italiana del sito come « il primato mai raggiunto online da un CD in Italia »; non a caso, la versione CD dell'album è considerata uno tra i pezzi più rari nella produzione discografica della cantante, non tanto per le 14 sigle in esso contenute (reperibili comunque su altre pubblicazioni successive) ma poiché, nella sua versione digitale, venne stampato in un numero limitatissimo di copie rispetto ai classici formati utilizzati all'epoca (sebbene per ancora pochi anni), vale a dire l'LP e l'MC. Il record è stato addirittura superato il 10 novembre del 2011, quattro anni dopo, quando un'altra copia messa all'asta è stata venduta alla cifra di 3.010,00 euro.
In questa fase della sua carriera, nonostante da tempo non abbia più un programma tutto suo, la cantante continua a farsi vedere dal pubblico televisivo accettando l'invito di numerose trasmissioni Rai o Mediaset che la chiamano per intervistarla o per vederla esibirsi; nella puntata del 16 febbraio 2008 del programma di prima serata di Rai Uno "I Migliori Anni" si registrerà un picco di ascolti pari a 7.618.000 telespettatori proprio nel momento della sua partecipazione al programma in cui dal vivo canta la sigla di "Kiss me Licia". Nello stesso anno pubblica due libri per bambini, di cui la cantante è autrice e narratrice, dal titolo "Le fiabe di Fata Cri: Fata Cri e i draghetti pasticcioni" e "Le fiabe di Fata Cri: Fata Cri e il ballo degli scoiattoli": quest'ultimo venderà 37.500 copie.
Dopo aver scritto e interpretato la sigla della serie animata "Twin Princess - Principesse Gemelle" che diverrà il suo primo singolo ad essere commercializzato come download digitale, nel 2009 realizza un disco che si distacca dalle sigle tv per le quali è da sempre conosciuta: per la prima volta infatti si rivolge al grande pubblico, non solo a quello dell'infanzia, e lo fa con un album dal titolo "Magia di Natale", in cui reinterpreta 12 brani della tradizione natalizia, classici e moderni, tutti arrangiati dal maestro Valeriano Chiaravalle. Il disco è anche l'occasione, per la cantante, di incidere per la prima volta in lingua inglese. Nell'album figura anche una cover di "Childhood", brano di Michael Jackson con il quale l'artista ha voluto rendere omaggio al Re del Pop.
Da giovedì 21 gennaio 2010 torna a lavorare in tv: è nel cast della seconda edizione del programma di prima serata di Italia Uno "Matricole & Meteore". Nello show, composto da 8 puntate e condotto da Nicola Savino e Juliana Moreira, ha il doppio ruolo di ospite fisso e inviata speciale nei panni di una principessa alla ricerca del Principe Azzurro; nelle varie puntate si esibisce anche in alcuni medley di sigle fra le tante incise nel corso della sua carriera. Dal 28 febbraio dello stesso anno è testimonial di Intervita ONLUS, organizzazione umanitaria internazionale impegnata in progetti di sviluppo nel Terzo Mondo attraverso il sostegno a distanza, per la quale registrerà 15 messaggi promozionali trasmessi da Canale 5. A partire dal periodo autunnale, le serie di telefilm che la videro protagonista tra l'86 e il '91 riacquistano visibilità nonché rinnovata fortuna grazie alla loro riproposizione da parte del canale Hiro di Mediaset Premium e, poco tempo dopo, anche per mano di La5 che le trasmette, tutte le sere, allo stesso orario della prima messa in onda, vale a dire alle 20. Visto il grande successo riscosso (la fascia oraria in cui vengono trasmessi risulta essere la più seguita per la rete), la casa discografica della cantante decide di ristampare, per la prima volta su CD e dopo oltre due decadi di assenza dal mercato discografico, le colonne sonore di ciascuna delle 8 serie, raccogliendole in due box multidisco intitolati "Licia e i Bee Hive Story" e "Arriva Cristina Story", che appassionati vecchi e nuovi accoglieranno con straordinario entusiasmo.
Anche nel nuovo millennio la cantante ha continuato e continua a tenere concerti in tutta Italia, sia da sola che accompagnata dal gruppo dei Gem Boy; uno dei suoi ultimi concerti più fortunati è sicuramente quello tenuto ad Avellino nel maggio del 2010 dove, tra bambini e adulti, ha raccolto oltre 15.000 spettatori.
Nel gennaio 2011 incide una sigla per la prima volta in duetto con una voce femminile: quella di Alessia Volpicelli, piccola paziente del C.R.O. (Centro di Riferimento Oncologico) di Aviano; il brano, di cui la D'Avena è anche autrice, si intitola "Emily della Luna Nuova". Nello stesso periodo firma anche il testo di una canzone per uno dei concorrenti del programma televisivo "Io Canto": si tratta del brano "Tutto quello che ho" incluso nell'album d'esordio di Simone Frulio dal titolo "Tredici".
L'anno successivo la cantante torna in tv e approda su Super!: per tutta l'estate è infatti la conduttrice di "Karaoke Super Show!", la prima produzione del canale televisivo per ragazzi edito da De Agostini. In onda nel week-end dalle più belle piazze della riviera romagnola, il programma prevede la partecipazione di due squadre composte da bambini, genitori e nonni che si sfidano interpretando i grandi tormentoni estivi, le canzoni dello Zecchino d'Oro più amate e naturalmente le più famose sigle dei cartoni animati di Cristina. Ma il 2012 è anche l'anno del 30º anniversario del debutto artistico di Cristina D'Avena: per festeggiare questa ricorrenza viene messa in atto una serie di celebrazioni a partire già dal dicembre 2011, quando apre il fanclub ufficiale della cantante che gli ammiratori chiedevano insistentemente da tempo. Ad aprile del 2012 i festeggiamenti proseguono con l'inaugurazione del suo negozio online, all'interno del quale è possibile trovare gran parte della sua sempre più abbondante produzione discografica oltre a tanti prodotti e gadget esclusivi, scelti e ideati direttamente da Cristina in persona. Le celebrazioni di questo importante traguardo si materializzano anche a livello discografico con la nascita di un grande progetto in due parti dal titolo "30 e poi...", che debutta nei negozi di dischi il 27 novembre 2012 con l'uscita del triplo CD "30 e poi... Parte Prima". L'album è composto da 3 CD che racchiudono un totale di ben 70 sigle originali dei cartoni animati più famosi degli anni '80, '90 e 2000; la scaletta è impreziosita dalla presenza di tre sigle inedite (una risalente al '95, una al '99 e un'altra ancora al 2009) qui pubblicate per la prima volta in assoluto e di una ora disponibile per la prima volta su CD, da una reinterpretazione di Cristina del classico natalizio "O Holy Night", da un megamix dei suoi storici successi anni '80 e infine da una cover del brano "L'anno che verrà" di Lucio Dalla, con la quale l'artista vuole rendere omaggio al cantautore suo concittadino. Il progetto "30 e poi..." prosegue quindi nel 2013 con una serie di iniziative a tema e si concluderà nell'autunno dello stesso anno con l'uscita di "30 e poi... Parte Seconda".
the Surly Cross Check has been re-christened for its third tour of duty. The job it was likely actually born to do, and one it which it does profoundly well. It is now my one-gear Beer Bike. Absurdly overbuilt with Paul Component brakes and seat post, a lovely Brooks B17 saddle that my mother gave me ten years ago, and most recently the addition of a lovely Velo Orange Hunter Pass and Six Pack rack combo, it can carry the tastiest of six-packs anywhere in Roxborough and nearby neighborhoods a tasty six-pack is needed.
Hosts and guests of the U.S. AFRICOM C4ISR Senior Leader Conference tour a winery in the hills above Vicenza, Italy, Feb. 3, 2011.
U.S. Army Africa photo by David Ruderman
U.S. Africa Command (AFRICOM) hosted its second annual C4ISR Senior Leaders Conference Feb. 2-4 at Caserma Ederle, headquarters of U.S. Army Africa, in Vicenza, Italy.
The communications and intelligence community event, hosted by Brig. Gen. Robert Ferrell, AFRICOM C4 director, drew approximately 80 senior leaders from diverse U.S. military and government branches and agencies, as well as representatives of African nations and the African Union.
The conference is a combination of our U.S. AFRICOM C4 systems and intel directorate,” said Ferrell. “We come together annually to bring the team together to work on common goals to work on throughout the year. The team consists of our coalition partners as well as our inter-agency partners, as well as our components and U.S. AFRICOM staff.”
The conference focused on updates from participants, and on assessing the present state and goals of coalition partners in Africa, he said.
“The theme for our conference is ‘Delivering Capabilities to a Joint Information Environment,’ and we see it as a joint and combined team ... working together, side by side, to promote peace and stability there on the African continent,” Ferrell said.
Three goals of this year’s conference were to strengthen the team, assess priorities across the board, and get a better fix on the impact that the establishment of the U.S. Cyber Command will have on all members’ efforts in the future, he said.
“With the stand-up of U.S. Cyber Command, it brings a lot of unique challenges that we as a team need to talk through to ensure that our information is protected at all times,” Ferrell said.
African Union (AU) representatives from four broad geographic regions of Africa attended, which generated a holistic perspective on needs and requirements from across the continent, he said.
“We have members from the African Union headquarters that is located in Addis Ababa, Ethiopia; we have members that are from Uganda; from Zambia; from Ghana; and also from the Congo. What are the gaps, what are the things that we kind of need to assist with as we move forward on our engagements on the African continent?” Ferrell said.
U.S. Army Africa Commander, Maj. Gen. David R. Hogg, welcomed participants as the conference got under way.
“We’re absolutely delighted to be the host for this conference, and we hope that this week you get a whole lot out of it,” said Hogg.
He took the opportunity to address the participants not only as their host, but from the perspective of a customer whose missions depend on the results of their efforts to support commanders in the field.
“When we’re talking about this group of folks that are here — from the joint side, from our African partners, from State, all those folks — it’s about partnership and interoperability. And every commander who’s ever had to fight in a combined environment understands that interoperability is the thing that absolutely slaps you upside the head,” Hogg said.
“We’re in the early stages of the process here of working with the African Union and the other partners, and you have an opportunity to design this from the end state, versus just building a bunch of ‘gunkulators.’ And so, the message is: think about what the end state is supposed to look like and construct the strategy to support the end state.
“Look at where we want to be at and design it that way,” Hogg said.
He also admonished participants to consider the second- and third-order effects of their choices in designing networks.
“With that said, over the next four days, I hope this conference works very well for you. If there’s anything we can do to make your stay better, please let us know,” Hogg said.
Over the following three days, participants engaged in a steady stream of briefings and presentations focused on systems, missions and updates from the field.
Col. Joseph W. Angyal, director of U.S. Army Africa G-6, gave an overview of operations and issues that focused on fundamentals, the emergence of regional accords as a way forward, and the evolution of a joint network enterprise that would serve all interested parties.
“What we’re trying to do is to work regionally. That’s frankly a challenge, but as we stand up the capability, really for the U.S. government, and work through that, we hope to become more regionally focused,” he said.
He referred to Africa Endeavor, an annual, multi-nation communications exercise, as a test bed for the current state of affairs on the continent, and an aid in itself to future development.
“In order to conduct those exercises, to conduct those security and cooperation events, and to meet contingency missions, we really, from the C4ISR perspective, have five big challenges,” Angyal said.
“You heard General Hogg this morning talk about ‘think about the customer’ — you’ve got to allow me to be able to get access to our data; I’ve got to be able to get to the data where and when I need it; you’ve got to be able to protect it; I have to be able to share it; and then finally, the systems have to be able to work together in order to build that coalition.
“One of the reasons General Ferrell is setting up this joint information enterprise, this joint network enterprise . . . it’s almost like trying to bring together disparate companies or corporations: everyone has their own system, they’ve paid for their own infrastructure, and they have their own policy, even though they support the same major company.
“Now multiply that when you bring in different services, multiply that when you bring in different U.S. government agencies, and then put a layer on top of that with the international partners, and there are lots of policies that are standing in our way.”
The main issue is not a question of technology, he said.
“The boxes are the same — a Cisco router is a Cisco router; Microsoft Exchange server is the same all over the world — but it’s the way that we employ them, and it’s the policies that we apply to it, that really stops us from interoperating, and that’s the challenge we hope to work through with the joint network enterprise.
“And I think that through things like Africa Endeavor and through the joint enterprise network, we’re looking at knocking down some of those policy walls, but at the end of the day they are ours to knock down. Bill Gates did not design a system to work only for the Army or for the Navy — it works for everyone,” Angyal said.
Brig. Gen. Joseph Searyoh, director general of Defense Information Communication Systems, General Headquarters, Ghana Armed Forces, agreed that coordinating policy is fundamental to improving communications with all its implications for a host of operations and missions.
“One would expect that in these modern times there is some kind of mutual engagement, and to build that engagement to be strong, there must be some kind of element of trust. … We have to build some kind of trust to be able to move forward,” said Searyoh.
“Some people may be living in silos of the past, but in the current engagement we need to tell people that we are there with no hidden agenda, no negative hidden agenda, but for the common good of all of us.
“We say that we are in the information age, and I’ve been saying something: that our response should not be optional, but it must be a must, because if you don’t join now, you are going to be left behind.
“So what do we do? We have to get our house in order.
“Why do I say so? We used to operate like this before the information age; now in the information age, how do we operate?
“So, we have to get our house in order and see whether we are aligning ourselves with way things should work now. So, our challenge is to come up with a strategy, see how best we can reorganize our structures, to be able to deliver communications-information systems support for the Ghana Armed Forces,” he said.
Searyoh related that his organization has already accomplished one part of erecting the necessary foundation by establishing an appropriate policy structure.
“What is required now is the implementing level. Currently we have communications on one side, and computers on one side. The lines are blurred — you cannot operate like that, you’ve got to bring them together,” he said.
Building that merged entity to support deployed forces is what he sees as the primary challenge at present.
“Once you get that done you can talk about equipment, you can talk about resources,” Searyoh said. “I look at the current collaboration between the U.S. and the coalition partners taking a new level.”
“The immediate challenges that we have is the interoperability, which I think is one of the things we are also discussing here, interoperability and integration,” said Lt. Col. Kelvin Silomba, African Union-Zambia, Information Technology expert for the Africa Stand-by Force.
“You know that we’ve got five regions in Africa. All these regions, we need to integrate them and bring them together, so the challenge of interoperability in terms of equipment, you know, different tactical equipment that we use, and also in terms of the language barrier — you know, all these regions in Africa you find that they speak different languages — so to bring them together we need to come up with one standard that will make everybody on board and make everybody able to talk to each other,” he said.
“So we have all these challenges. Other than that also, stemming from the background of these African countries, based on the colonization: some of them were French colonized, some of them were British colonized and so on, so you find that when they come up now we’ve adopted some of the procedures based on our former colonial masters, so that is another challenge that is coming on board.”
The partnership with brother African states, with the U.S. government and its military branches, and with other interested collaborators has had a positive influence, said Silomba.
“Oh, it’s great. From the time that I got engaged with U.S. AFRICOM — I started with Africa Endeavor, before I even came to the AU — it is my experience that it is something very, very good.
“I would encourage — I know that there are some member states — I would encourage that all those member states they come on board, all of these regional organizations, that they come on board and support the AFRICOM lead. It is something that is very, very good.
“As for example, the African Union has a lot of support that’s been coming in, technical as well as in terms of knowledge and equipment. So it’s great; it’s good and it’s great,” said Salimba.
Other participant responses to the conference were positive as well.
“The feedback I’ve gotten from every member is that they now know what the red carpet treatment looks like, because USARAF has gone over and above board to make sure the environment, the atmosphere and the actual engagements … are executed to perfection,” said Ferrell. “It’s been very good from a team-building aspect.
“We’ve had very good discussions from members of the African Union, who gave us a very good understanding of the operations that are taking place in the area of Somalia, the challenges with communications, and laid out the gaps and desires of where they see that the U.S. and other coalition partners can kind of improve the capacity there in that area of responsibility.
“We also talked about the AU, as they are expanding their reach to all of the five regions, of how can they have that interoperability and connectivity to each of the regions,” Ferrell said.
“(It’s been) a wealth of knowledge and experts that are here to share in terms of how we can move forward with building capacities and capabilities. Not only for U.S. interests, but more importantly from my perspective, in building capacities and capabilities for our African partners beginning with the Commission at the African Union itself,” said Kevin Warthon, U.S. State Department, peace and security adviser to the African Union.
“I think that General Ferrell has done an absolutely wonderful thing by inviting key African partners to participate in this event so they can share their personal experience from a national, regional and continental perspective,” he said.
Warthon related from his personal experience a vignette of African trust in Providence that he believed carries a pertinent metaphor and message to everyone attending the conference.
“We are not sure what we are going to do tomorrow, but the one thing that I am sure of is that we are able to do something. Don’t know when, don’t know how, but as long as our focus is on our ability to assist and to help to progress a people, that’s really what counts more than anything else,” he said.
“Don’t worry about the timetable; just focus on your ability to make a difference and that’s what that really is all about.
“I see venues such as this as opportunities to make what seems to be the impossible become possible. … This is what this kind of venue does for our African partners.
“We’re doing a wonderful job at building relationships, because that’s where it begins — we have to build relationships to establish trust. That’s why this is so important: building trust through relationships so that we can move forward in the future,” Warthon said.
Conference members took a cultural tour of Venice and visited a traditional winery in the hills above Vicenza before adjourning.
To learn more about U.S. Army Africa visit our official website at www.usaraf.army.mil
Official Twitter Feed: www.twitter.com/usarmyafrica
Official YouTube video channel: www.youtube.com/usarmyafrica
PictionID:44808651 - Title:Atlas Payload Component - Catalog:14_014201 - Filename:14_014201.TIF - - - Image from the Convair/General Dynamics Astronautics Atlas Negative Collection. The processing, cataloging and digitization of these images has been made possible by a generous National Historical Publications and Records grant from the National Archives and Records Administration---Please Tag these images so that the information can be permanently stored with the digital file.---Repository: San Diego Air and Space Museum
Bronze Persian horse statuette
About 2" high and long--rumored to be a portrait of Alexander the Great's horse Bucephalus.
Faux bronze with gilt highlights. all hand sculpted.
Ever seen this before...:?
The gun comes into the major parts of body, light, magazine and shroud.
The Halo 3 Assault Rifle, built in Lego.
Features:
~Spring-loaded charging handle
~Removable magazine
~Removable "electronics suite"
Built without glue
Non-firing
PictionID:44025874 - Title:Atlas Component - Catalog:14_009129 - Filename:14_009129.TIF - - - - - Image from the Convair/General Dynamics Astronautics Atlas Negative Collection---Please Tag these images so that the information can be permanently stored with the digital file.---Repository: San Diego Air and Space Museum
Components of a PTB (below the knee prosthesis)
Socket with adjustable pylon.
Shaped cosmetic cover
Prosthetic foot
Cosmetic covering
Hosts and guests of the U.S. AFRICOM C4ISR Senior Leader Conference tour a winery in the hills above Vicenza, Italy, Feb. 3, 2011.
U.S. Army Africa photo by David Ruderman
U.S. Africa Command (AFRICOM) hosted its second annual C4ISR Senior Leaders Conference Feb. 2-4 at Caserma Ederle, headquarters of U.S. Army Africa, in Vicenza, Italy.
The communications and intelligence community event, hosted by Brig. Gen. Robert Ferrell, AFRICOM C4 director, drew approximately 80 senior leaders from diverse U.S. military and government branches and agencies, as well as representatives of African nations and the African Union.
The conference is a combination of our U.S. AFRICOM C4 systems and intel directorate,” said Ferrell. “We come together annually to bring the team together to work on common goals to work on throughout the year. The team consists of our coalition partners as well as our inter-agency partners, as well as our components and U.S. AFRICOM staff.”
The conference focused on updates from participants, and on assessing the present state and goals of coalition partners in Africa, he said.
“The theme for our conference is ‘Delivering Capabilities to a Joint Information Environment,’ and we see it as a joint and combined team ... working together, side by side, to promote peace and stability there on the African continent,” Ferrell said.
Three goals of this year’s conference were to strengthen the team, assess priorities across the board, and get a better fix on the impact that the establishment of the U.S. Cyber Command will have on all members’ efforts in the future, he said.
“With the stand-up of U.S. Cyber Command, it brings a lot of unique challenges that we as a team need to talk through to ensure that our information is protected at all times,” Ferrell said.
African Union (AU) representatives from four broad geographic regions of Africa attended, which generated a holistic perspective on needs and requirements from across the continent, he said.
“We have members from the African Union headquarters that is located in Addis Ababa, Ethiopia; we have members that are from Uganda; from Zambia; from Ghana; and also from the Congo. What are the gaps, what are the things that we kind of need to assist with as we move forward on our engagements on the African continent?” Ferrell said.
U.S. Army Africa Commander, Maj. Gen. David R. Hogg, welcomed participants as the conference got under way.
“We’re absolutely delighted to be the host for this conference, and we hope that this week you get a whole lot out of it,” said Hogg.
He took the opportunity to address the participants not only as their host, but from the perspective of a customer whose missions depend on the results of their efforts to support commanders in the field.
“When we’re talking about this group of folks that are here — from the joint side, from our African partners, from State, all those folks — it’s about partnership and interoperability. And every commander who’s ever had to fight in a combined environment understands that interoperability is the thing that absolutely slaps you upside the head,” Hogg said.
“We’re in the early stages of the process here of working with the African Union and the other partners, and you have an opportunity to design this from the end state, versus just building a bunch of ‘gunkulators.’ And so, the message is: think about what the end state is supposed to look like and construct the strategy to support the end state.
“Look at where we want to be at and design it that way,” Hogg said.
He also admonished participants to consider the second- and third-order effects of their choices in designing networks.
“With that said, over the next four days, I hope this conference works very well for you. If there’s anything we can do to make your stay better, please let us know,” Hogg said.
Over the following three days, participants engaged in a steady stream of briefings and presentations focused on systems, missions and updates from the field.
Col. Joseph W. Angyal, director of U.S. Army Africa G-6, gave an overview of operations and issues that focused on fundamentals, the emergence of regional accords as a way forward, and the evolution of a joint network enterprise that would serve all interested parties.
“What we’re trying to do is to work regionally. That’s frankly a challenge, but as we stand up the capability, really for the U.S. government, and work through that, we hope to become more regionally focused,” he said.
He referred to Africa Endeavor, an annual, multi-nation communications exercise, as a test bed for the current state of affairs on the continent, and an aid in itself to future development.
“In order to conduct those exercises, to conduct those security and cooperation events, and to meet contingency missions, we really, from the C4ISR perspective, have five big challenges,” Angyal said.
“You heard General Hogg this morning talk about ‘think about the customer’ — you’ve got to allow me to be able to get access to our data; I’ve got to be able to get to the data where and when I need it; you’ve got to be able to protect it; I have to be able to share it; and then finally, the systems have to be able to work together in order to build that coalition.
“One of the reasons General Ferrell is setting up this joint information enterprise, this joint network enterprise . . . it’s almost like trying to bring together disparate companies or corporations: everyone has their own system, they’ve paid for their own infrastructure, and they have their own policy, even though they support the same major company.
“Now multiply that when you bring in different services, multiply that when you bring in different U.S. government agencies, and then put a layer on top of that with the international partners, and there are lots of policies that are standing in our way.”
The main issue is not a question of technology, he said.
“The boxes are the same — a Cisco router is a Cisco router; Microsoft Exchange server is the same all over the world — but it’s the way that we employ them, and it’s the policies that we apply to it, that really stops us from interoperating, and that’s the challenge we hope to work through with the joint network enterprise.
“And I think that through things like Africa Endeavor and through the joint enterprise network, we’re looking at knocking down some of those policy walls, but at the end of the day they are ours to knock down. Bill Gates did not design a system to work only for the Army or for the Navy — it works for everyone,” Angyal said.
Brig. Gen. Joseph Searyoh, director general of Defense Information Communication Systems, General Headquarters, Ghana Armed Forces, agreed that coordinating policy is fundamental to improving communications with all its implications for a host of operations and missions.
“One would expect that in these modern times there is some kind of mutual engagement, and to build that engagement to be strong, there must be some kind of element of trust. … We have to build some kind of trust to be able to move forward,” said Searyoh.
“Some people may be living in silos of the past, but in the current engagement we need to tell people that we are there with no hidden agenda, no negative hidden agenda, but for the common good of all of us.
“We say that we are in the information age, and I’ve been saying something: that our response should not be optional, but it must be a must, because if you don’t join now, you are going to be left behind.
“So what do we do? We have to get our house in order.
“Why do I say so? We used to operate like this before the information age; now in the information age, how do we operate?
“So, we have to get our house in order and see whether we are aligning ourselves with way things should work now. So, our challenge is to come up with a strategy, see how best we can reorganize our structures, to be able to deliver communications-information systems support for the Ghana Armed Forces,” he said.
Searyoh related that his organization has already accomplished one part of erecting the necessary foundation by establishing an appropriate policy structure.
“What is required now is the implementing level. Currently we have communications on one side, and computers on one side. The lines are blurred — you cannot operate like that, you’ve got to bring them together,” he said.
Building that merged entity to support deployed forces is what he sees as the primary challenge at present.
“Once you get that done you can talk about equipment, you can talk about resources,” Searyoh said. “I look at the current collaboration between the U.S. and the coalition partners taking a new level.”
“The immediate challenges that we have is the interoperability, which I think is one of the things we are also discussing here, interoperability and integration,” said Lt. Col. Kelvin Silomba, African Union-Zambia, Information Technology expert for the Africa Stand-by Force.
“You know that we’ve got five regions in Africa. All these regions, we need to integrate them and bring them together, so the challenge of interoperability in terms of equipment, you know, different tactical equipment that we use, and also in terms of the language barrier — you know, all these regions in Africa you find that they speak different languages — so to bring them together we need to come up with one standard that will make everybody on board and make everybody able to talk to each other,” he said.
“So we have all these challenges. Other than that also, stemming from the background of these African countries, based on the colonization: some of them were French colonized, some of them were British colonized and so on, so you find that when they come up now we’ve adopted some of the procedures based on our former colonial masters, so that is another challenge that is coming on board.”
The partnership with brother African states, with the U.S. government and its military branches, and with other interested collaborators has had a positive influence, said Silomba.
“Oh, it’s great. From the time that I got engaged with U.S. AFRICOM — I started with Africa Endeavor, before I even came to the AU — it is my experience that it is something very, very good.
“I would encourage — I know that there are some member states — I would encourage that all those member states they come on board, all of these regional organizations, that they come on board and support the AFRICOM lead. It is something that is very, very good.
“As for example, the African Union has a lot of support that’s been coming in, technical as well as in terms of knowledge and equipment. So it’s great; it’s good and it’s great,” said Salimba.
Other participant responses to the conference were positive as well.
“The feedback I’ve gotten from every member is that they now know what the red carpet treatment looks like, because USARAF has gone over and above board to make sure the environment, the atmosphere and the actual engagements … are executed to perfection,” said Ferrell. “It’s been very good from a team-building aspect.
“We’ve had very good discussions from members of the African Union, who gave us a very good understanding of the operations that are taking place in the area of Somalia, the challenges with communications, and laid out the gaps and desires of where they see that the U.S. and other coalition partners can kind of improve the capacity there in that area of responsibility.
“We also talked about the AU, as they are expanding their reach to all of the five regions, of how can they have that interoperability and connectivity to each of the regions,” Ferrell said.
“(It’s been) a wealth of knowledge and experts that are here to share in terms of how we can move forward with building capacities and capabilities. Not only for U.S. interests, but more importantly from my perspective, in building capacities and capabilities for our African partners beginning with the Commission at the African Union itself,” said Kevin Warthon, U.S. State Department, peace and security adviser to the African Union.
“I think that General Ferrell has done an absolutely wonderful thing by inviting key African partners to participate in this event so they can share their personal experience from a national, regional and continental perspective,” he said.
Warthon related from his personal experience a vignette of African trust in Providence that he believed carries a pertinent metaphor and message to everyone attending the conference.
“We are not sure what we are going to do tomorrow, but the one thing that I am sure of is that we are able to do something. Don’t know when, don’t know how, but as long as our focus is on our ability to assist and to help to progress a people, that’s really what counts more than anything else,” he said.
“Don’t worry about the timetable; just focus on your ability to make a difference and that’s what that really is all about.
“I see venues such as this as opportunities to make what seems to be the impossible become possible. … This is what this kind of venue does for our African partners.
“We’re doing a wonderful job at building relationships, because that’s where it begins — we have to build relationships to establish trust. That’s why this is so important: building trust through relationships so that we can move forward in the future,” Warthon said.
Conference members took a cultural tour of Venice and visited a traditional winery in the hills above Vicenza before adjourning.
To learn more about U.S. Army Africa visit our official website at www.usaraf.army.mil
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Introduced in 2004, the 1-Series replaced the 3-Series Compact as the entry-level platform in BMW's line-up, sharing many components with the contemporary (E90) 3-Series. Three- and five-door hatchbacks, a two-door convertible and similar coupé were offered, the latter providing the basis for the high-performance 1M model. Developed by BMW Motorsport and announced in December 2010, the 1M coupé used a tuned version of the N54 twin-turbocharged 3.0-litre straight-six engine producing 335bhp, which was delivered to the road via a six-speed manual gearbox and electronic limited-slip differential. Unusually, there was no optional paddle-shift semi-automatic transmission, making the 1M something of a rarity among modern-day supercars, not that that bothered traditionalists used to shifting gears manually.
With its front engine/rear drive layout, traditional sports car handling, and colossal amounts of low-down torque, the 1M was enthusiastically received, particularly by those who felt that BMW's image had become diluted by too many SUVs; indeed, Top Gear's Richard Hammond voted the BMW 1M his 'Car of the Year 2011'. Autocar quoted a 0-60mph time of 4.6 seconds, while the 1M's top speed was limited to 155mph. Production of this critically acclaimed, limited edition model ceased at the end of 2012, cementing the 1M's relative exclusivity and future interest among collectors.
Discerning members of the latter fraternity will recognise the exceptional quality of this pampered example, which has covered fewer than 2,000 kilometres in the hands of its sole owner and is presented in pristine condition. The 1M was collected in November 2011 by the vendor directly from BMW Welt in Munich, and taken to his home on the back of a pickup truck, because he did not want any snow, salt or other impurities to contaminate his beautiful new car.
As one would expect of such a fastidious owner, the vendor has treated his 1M with great care, driving it only in good weather in order to preserve it in 'as new' condition, and keeping it in a humidity controlled garage. All oil changes and other maintenance tasks have been carried out at the recommended service intervals. The paintwork is as it left the factory, showing no scratches or marks from the car wash as it has only been cleaned with de-mineralised water without using any detergents, sponges, or rags.
All parts are like new: the wheel rims show no blemishes, brake discs and callipers show no corrosion, and the headlights and body are free of stone chips. A cover has always been used on the driver's seat to protect it, while the steering wheel has only ever been gripped by gloved hands. The driver's side floor mat has been protected by a towel, and Alcantara interior trim never touched with bare hands. The passenger seat has rarely been used and the rear seats never used; indeed, the entire interior is like new. The engine bay is similarly spotless, and the under-body as clean as it was the day the car left the factory.
24 exposiciones de 90 segundos con teleobjetivo 200 mm f/1.8, ISO 1.600, cámara Canon EOS 6D modificada. Centro, (AR): 18h 22m 21s, (Dec.): -04° 37' 40". Campo angular: 10.5º x 11.1º. Escala: 6.9 arcsec/pixel.
Grieta de Serpens-Aquila (también conocida como la Grieta Aquila). Es una región del cielo en las constelaciones del Águila, de la Cola de la Serpiente , y la occidental Ofiuco que contiene nubes oscuras interestelares. Esta región forma parte de la Gran Grieta, una banda oscura que pasa por el medio del plano de la Vía Láctea.
Las nubes que forman esta estructura son llamadas "nubes moleculares", constituyendo una fase del medio interestelar, el cual es frío y suficientemente denso como para formar, particularmente hidrógeno molecular (H2). Estas nubes son opacas a la luz en la parte visible del espectro debido a la presencia de polvo interestelar mezclado con los componentes gaseosos de las nubes. Por tal razón, las nubes en la grieta de la Serpiente - Águila bloquean la luz de las estrellas del fondo en el disco de la galaxia, formando la grieta oscura. Este complejo está ubicado en dirección hacia el centro de la galaxia, en donde estas nubes moleculares son comunes, así es posible que no todos los componentes de la grieta se encuentren a la misma distancia y físicamente asociados unos con otros.
Varias regiones formadoras de estrellas se proyectan hacia (o cerca) de la dirección de la grieta de la Serpiente- Águila, incluyendo Westerhout 40, la Serpens Main, el Serpens South, Serpiente NH3, y MWC297/SH2-62.
Sh2-60, RCW 173. Es una nebulosa de emisión visible en la constelación del Escudo.
Es una gran región H II situada en el brazo de Sagitario a una distancia de unos 7.200 años luz.
En su dirección se extiende la brillante fuente de ondas de radio W42, en cuya distancia hay cierto desacuerdo: algunas estimaciones sugieren 7.200 años luz, indicando de este modo una clara asociación con Sh2-60, mientras que otras estimaciones sugieren una distancia mucho más grande , hasta unos 43.000 años luz, colocando así a esta fuente cerca del centro galáctico.
En Sh2-60 estaría asociada con dos fuentes fuertes de la radiación infrarroja, RAFGL 5263 y IRAS 18335 y la nube molecular SYCSW 513, identificado a través de sus emisiones a la longitud de onda de CO.
Sh2-59, RCW 172. Es una nebulosa de emisión en la constelación del Escudo.
Se trata de una región H II que constituye la porción iluminada de una extensa burbuja en forma de nebulosidad compleja claramente visible en las imágenes tomadas en la longitud de onda Hα. Su distancia no es conocida con precisión: varía entre 10.000 y 18.000 años luz, con lo que podría situarse en el brazo exterior de Escudo-Centauro. En la misma dirección también se observa la estrella binaria de rayos X Scutum X-1, pero puede tratarse de una efecto de proyección. Según el catálogo Avedisova, Sh2-59 está asociada con la fuente de radiación infrarroja RAFGL 2203 y a una fuente de ondas de radio, que indican la actividad de formación de estrellas.
NGC 6664. Es un cúmulo estelar abierto de Trumpler tipo III2m en la constelación del Escudo. Tiene una magnitud aparente de +7.80 y un diámetro angular aparente de 16 '. Se encuentra a unos 6.200 años luz. Fue descubierto en 1784 por William Herschel.
Sh2-64, W40, RCW 174. Es una nebulosa de emisión en la constelación de la Serpens Cauda; y constituye una de las regiones más cercanas de formación estelar.
Forma parte de una importante región de formación de estrellas, combinado con la brillante W40 fuente de radio, en el que se originan las estrellas masivas; sin embargo, debido a su fuerte oscurecimiento por la nebulosidad oscura Grieta Serpens-Aquila, ha sido poco estudiada hasta hace poco. La nebulosa recibe la radiación ionizante de algunas estrellas jóvenes y masivas como OS1a W40, W40 y W40 OS2a OS3a, todo ello rodeado por un disco protoplanetario. Las estimaciones de su distancia son unos 1.300 años luz).
Los estudios realizados por el telescopio espacial de rayos X Chandra han identificado 194 fuentes de rayos X casi con toda seguridad asociados con W40, coincidente con el mayor número de objetos estelares jóvenes; las estrellas de la secuencia pre-principal identificadas en esta región son aproximadamente 600 y se agrupan en un grupo joven abierto por su forma esférica inmersos en la nube de gas y fuertemente oscurecida por los bancos de polvo interestelar de la región.
α Scuti (α Sct/HD 171443/HR 6973). Es la estrella más brillante de la constelación del Escudo. Recibe el nombre, de origen griego, Ionnina or Ioannina (Ιωάννινα), que literalmente significa «de Juan», aunque probablemente el nombre se refiere al diseño de «Escudo dentro de un escudo» del blasón de Sobieski, conocido como diseño «Janina».
Situada a 199 años luz, es una gigante naranja de tipo espectral K3III. Es 132 veces más luminosa que el Sol y su radio es 21 veces más grande que el radio solar.
Alfa Scuti es una estrella variable cuyo brillo varía entre magnitud 3,81 y 3,87. Se desconoce su período de oscilación —si es que tiene alguno— y la clase de variable que es.
B101. Es una nebulosa oscura en la constelación del Escudo, incluida en el catálogo de Barnard y descrita como “definida, irregular de 13’ x 4’ separada de la nebulosa B100 por un grupo disperso de estrellas”.
B100. Es una nebulosa oscura en la constelación del Escudo, incluida en el catálogo de Barnard y descrita como “definida, irregular, curvada de 16’ de largo. Más amplia en la zona final del sur.”
η Serpentis (58 Serpentis / HD 168723). Es una estrella en la constelación de Serpens de magnitud aparente +3,26. Situada en Serpens Cauda —la cola de la serpiente—, es la segunda estrella más brillante del conjunto de la constelación, solo superada por Unukalhai (α Serpentis). Si bien no tiene nombre propio habitual, ocasionalmente recibe el nombre de Tang, del mandarín 唐朝 "Táng Cháo", por la dinastía imperial Tang.
Situada a 60,5 años luz del sistema solar, Eta Serpentis es una gigante naranja. Su luminosidad bolométrica —en todas las longitudes de onda— es 19 veces mayor que la luminosidad solar y su diámetro unas seis veces más grande que el del Sol.
Eta Serpentis tiene un contenido metálico inferior al del Sol. Hace unos 150 millones de años terminó la fusión de su hidrógeno interno y probablemente esté aumentando en brillo con un núcleo inerte de helio; cuando en un futuro se convierta en una gigante roja, será 25 veces más luminosa que en la actualidad.
IC 1276, Palomar 7. Es un cúmulo globular situado a unos 17.600 años luz en la constelación de la Serpiente. Fue descubierto en 1889 por Lewis Swift. Independientemente en 1952, este cúmulo fue redescubierto por George Abell y catalogado en el Catálogo Palomar como Palomar 7.
NGC 6539, también GCL 85. Es un cúmulo globular en la constelación de Serpens. Fue descubierto por Theodor Brorsen en 1856. Dista unos 7.800 años luz.
24 exposures of 90 seconds with telephoto lens 200 mm f / 1.8, ISO 1,600, Canon EOS 6D camera modified. Center, (AR): 18h 22m 21s,
(Dec.): -04 ° 37 '40 ". Angular field: 10.5º x 11.1º.Scale: 6.9 arcsec / pixel.
Serpens-Aquila Rift (also known as Aquila Rift). It is a region of the sky in the constellations of the Eagle, the Tail of the Serpent, and the western Ophiuchus that contains dark interstellar clouds. This region is part of the Great Crack, a dark band that passes through the middle of the plane of the Milky Way.
The clouds that form this structure are called "molecular clouds", constituting a phase of the interstellar medium, which is cold and sufficiently dense to form, particularly molecular hydrogen (H2). These clouds are opaque to light in the visible part of the spectrum due to the presence of interstellar dust mixed with the gaseous components of the clouds. For this reason, the clouds in the crack of the Serpent - Eagle block the light of the bottom stars in the disk of the galaxy, forming the dark crack. This complex is located towards the center of the galaxy, where these molecular clouds are common, so it is possible that not all the components of the crack are at the same distance and physically associated with each other.
Several star-forming regions are projected toward (or near) the direction of the crack of the Serpent-Eagle, including Westerhout 40, Serpens Main, Serpens South, Serpent NH3, and MWC297 / SH2-62.
Sh2-60, RCW 173. It is a visible emission nebula in the Shield constellation.
It is a large H II region located in the arm of Sagittarius at a distance of about 7,200 light years.
In its direction extends the bright source of radio waves W42, at whose distance there is some disagreement: some estimates suggest 7,200 light years, indicating in this way a clear association with Sh2-60, while other estimates suggest a much larger distance , up to about 43,000 light years, placing this source near the galactic center.
In Sh2-60 it would be associated with two strong sources of infrared radiation, RAFGL 5263 and IRAS 18335 and the molecular cloud SYCSW 513, identified through its emissions at the CO wavelength.
Sh2-59, RCW 172. It is an emission nebula in the Shield constellation.
It is an H II region that constitutes the illuminated portion of an extensive bubble in the form of complex nebulosity clearly visible in the images taken at the Hα wavelength. Its distance is not known with precision: it varies between 10,000 and 18,000 light years, with what could be located in the outer arm of Escudo-Centauro. In the same direction, the binary X-ray star Scutum X-1 is also observed, but it may be a projection effect. According to the Avedisova catalog, Sh2-59 is associated with the source of infrared radiation RAFGL 2203 and a source of radio waves, which indicate the activity of star formation.
NGC 6664. It is an open stellar cluster of Trumpler type III2m in the Shield constellation. It has an apparent magnitude of +7.80 and an apparent angular diameter of 16 '. It is about 6,200 light years away. It was discovered in 1784 by William Herschel.
Sh2-64, W40, RCW 174. It is an emission nebula in the constellation of Serpens Cauda; and constitutes one of the closest regions of star formation.
It is part of an important star formation region, combined with the brilliant W40 radio source, in which massive stars originate; however, due to its strong obscuration by the dark nebulosity Serpens-Aquila Crack, it has been little studied until recently. The nebula receives the ionizing radiation of some young and massive stars like OS1a W40, W40 and W40 OS2a OS3a, all surrounded by a protoplanetary disk. The estimates of its distance are about 1,300 light years).
Studies conducted by the Chandra X-ray space telescope have identified 194 X-ray sources almost certainly associated with W40, coinciding with the largest number of young stellar objects; The stars of the pre-main sequence identified in this region are approximately 600 and are grouped in a young group opened by its spherical shape immersed in the gas cloud and strongly obscured by interstellar dust banks in the region.
Scuti α (α Sct / HD 171443 / HR 6973). It is the brightest star in the Shield constellation. It receives the name, of Greek origin, Ionnina or Ioannina (Ιωάννινα), which literally means «de Juan», although probably the name refers to the design of «Shield inside a shield» of the Sobieski coat of arms, known as «Janina» design .
Located at 199 light years, it is an orange giant of spectral type K3III. It is 132 times brighter than the Sun and its radius is 21 times larger than the solar radius.
Alpha Scuti is a variable star whose brightness varies between 3.81 and 3.87 magnitude. Its oscillation period is unknown -if it has any- and the kind of variable it is.
B101 It is a dark nebula in the constellation of the Shield, included in the Barnard catalog and described as "defined, irregular 13 'x 4' separated from the B100 nebula by a scattered group of stars."
B100 It is a dark nebula in the constellation of the Shield, included in the Barnard catalog and described as "defined, irregular, curved 16 'long. Wider in the southern end zone. "
η Serpentis (58 Serpentis / HD 168723). It is a star in the constellation of Serpens of apparent magnitude +3.26. Located in Serpens Cauda - the tail of the serpent -, it is the second brightest star in the constellation, only surpassed by Unukalhai (α Serpentis). Although it does not have its own proper name, it occasionally receives the name Tang, from the Mandarin 唐朝 "Táng Cháo", by the Tang imperial dynasty.
Located at 60.5 light years from the solar system, Eta Serpentis is an orange giant. Its bolometric luminosity -in all wavelengths- is 19 times greater than the solar luminosity and its diameter is six times larger than that of the Sun.
Eta Serpentis has a metallic content lower than that of the Sun. About 150 million years ago it finished the fusion of its internal hydrogen and is probably increasing in brightness with an inert nucleus of helium; when in the future it becomes a red giant, it will be 25 times more luminous than at present.
IC 1276, Palomar 7. It is a globular cluster located about 17,600 light years in the constellation of the Serpent. It was discovered in 1889 by Lewis Swift. Independently in 1952, this cluster was rediscovered by George Abell and cataloged in the Palomar Catalog as Palomar 7.
NGC 6539, also GCL 85. It is a globular cluster in the constellation of Serpens. It was discovered by Theodor Brorsen in 1856. It is about 7,800 light years away.
This picture shows the seat bracket. I was going to anodize it, but decided it would be better with a powder coat.
Huge space in the space frame, possibilty for a a double interwoven structure. I need more paper though
next step
visual complexity X structural simplicity
Multi-Component Inspector Kit (MCIK) for Complementary Access (CA)/DIV Inspections
Safeguard Equipments - Extended Multi-Component Inspector Kit (MCIK) packed in soft bags inside plastic PeliCase IAEA Vienna, Austria, 3 October 2018
Photo Credit: Dean Calma / IAEA
Vrijdag namiddag besteld, zelfde dag pakje aangekomen in Memphis om 12:03AM lokale tijd en maandag om 10h36 afgeleverd. Rapper moet dat niet gaan!
Handig is vooral de SMD box met 1400 capaciteiten 0805. Zo kan ik eenvoudiger optimaliseren, je moet nu eenmaal naar SMD overschakelen omdat bepaalde componenten niet meer beschikbaar zijn in DIL. Ook de afmetingen moeten kleiner.
Nu nog de SMD pcb tekenen. Doel is een nog betere IR detector te bouwen die heel gevoelig is, ook voor kleine donkere beestjes in volle vlucht, en dit overdag waarbij er ook nog veel zonlicht aanwezig is. Of het echt beter zal worden moeten we afwachten. Zodra er resultaten zijn komen er wel nieuwe beelden.
Here is a completed set of wine charms. Dig the "licorice allsorts" style capacitor on the lower right!
This is part of a DIY "solder your own wine charms" project; read more about it here.
CBP components, Office of Field Operations, Office of Border Patrol and Office of Air and Marine compete in an Honor Guard Competition during the annual commemoration of Police Week in Washington D.C. Photos by James Tourtellotte.
Goodyear Corsair FG-1D (G-FGID)
When the Chance Vought FG-1D Corsair was introduced in 1940 it boasted the most powerful engine along with the largest diameter propeller of any fighter aircraft in history. The result of this engine and propeller combination was the first fighter to exceed 400mph. Corsairs were built right up to 1952, giving the type the honour of having the longest production run of any American piston-engined fighter.
The first service engagement for the Corsair was with the US Marine Corps operating from makeshift land bases across the Pacific, and it was not until later that she was operated from aircraft carriers initially with the British Fleet Air Arm. The Corsair proved to be a formidable air superiority fighter during World War II when she was the scourge of the skies across the Pacific, and continued to deliver sterling service in later years during the Korean War.
Our Corsair was built under licence by the Goodyear Aircraft Corporation at their facility in Akron, Ohio and allocated Bu No 88297. She was accepted by the US Navy on 9th April 1945 and delivered a mere two days later. She was initially dispatched to Guam in the Pacific, being allocated to the Aircraft Pool Airwing 2. The next piece of her known history has her at a Repair Depot in the Philippines, possibly Samar, for repairs in October 1945 and following this was returned ‘State-side’. Our Corsair then spent a number of years being allocated to various US Naval Air Reserve squadrons as well as varying periods of storage until she was eventually put up for disposal in March 1956 with a total of 1652 flying hours on the airframe. She was purchased by ALU-MET Smelters in January 1959 and languished in their yard until being rescued a year later by legendary stunt-pilot Frank Tallman. In his book The Great Planes, Frank Tallman calls her his all-time favourite aircraft.
Frank Tallman parted with the Corsair in 1966, and she passed through a number of other civilian owners until joining The Fighter Collection fleet in 1986.
The Fighter Collection’s Corsair is an extremely original example of the type as she has never been restored and has the distinction of being one of the few still flying with fabric wings.
Our Corsair is painted in the colours of a British Fleet Air Arm machine, KD345 of 1850 Squadron during December 1945, when they were embarked on HMS Vengeance of the British Pacific Fleet.
North American TF-51D Mustang 44-84847, Miss Velma, (N251RJ)
Built too late to see combat service in World War Two, P-51D 44-84847 was one of the last Mustangs constructed at North American Aviation’s Dallas, Texas, plant. Details of her post war service career are limited, but there is photographic evidence, from September 1951, of her serving with the 45th Tactical Reconnaissance Squadron at Kimpo, South Korea, during the Korean War.
By late 1951 the 45th TRS were replacing their aging Mustangs with RF-80 Shooting Star jets, and so 44-84847 was shipped back the US to serve with the Air National Guard until around 1956. Around this time she slips off the radar until January 1999 when she re-appears in North Dakota as a restoration project. The airframe joined The Fighter Collection fleet the following year and was moved to Chino, California for a full restoration with the decision made to modify her to two-seat TF-51D configuration.
The restoration culminated in a first flight in May 2007 with Steve Hinton at the controls. Following this our Mustang was painted in the 55th Fighter Group scheme of Capt Frank Birtciel’s P-51D 44-14561, Miss Velma. Following the successful completion of her flight testing, Miss Velma was fitted with external drop tanks and flew across the Atlantic to the UK, where she arrived at Duxford on the 4th July 2007
NAA P-51D “Ferocious Frankie”
The P-51 was the most successful long-range fighter escort of World War II, but it was not an instant success. Designed for the British in only 120 days to meet their requirement to purchase more fighters, the first Mustangs were built with Allison engines; while remarkable at low altitudes, these variants were considered under-powered and disappointing at higher altitudes. Happily, in late 1942 the aircraft was transformed when, in the UK, Rolls Royce Merlin engines were tested in place of the Allison. The Merlin, as used in the Spitfire, was then license-built by Packard in the USA and in 1943 was installed in the P-51B & C models. This near perfect marriage of engine and platform made the 1944 P-51D, with its bubble canopy and six-guns, one of the most iconic and potent fighters of all time.
The P-51D’s range was an incredible 2,055m (3,327km), thanks to its huge fuel capacity of 1,000 litres internally and 815 litres in drop tanks. Equally impressive was a level maximum speed of 437mph (703kph) at 25,000 feet, a max diving speed of 505mph (818kph) and a service ceiling of 41,900 feet (12,800m).
The OFMC Mustang was built at the North American Aviation Factory at Inglewood, California and accepted by the USAAF on 27/02/1945. One month later it was sent to the 8th Air Force, via Newark and Liverpool docks, serving at Leiston in Suffolk among other stations. The aircraft stayed in England for only 11 months before returning to Newark in January 1946. Briefly kept in storage, in January 1947 it was sent to the Royal Canadian Air Force, operating from Suffield, Alberta. In 1953 with only total 433 flying hours it was completely overhauled in Winnipeg and with only an additional 81 hours time thereafter, was put into outside storage in Carberry Manitoba. Happily, in 1957, it was sold into private hands and registered as N6340T. The aircraft was bought for $5,400 in 1962 with a total of 511 airframe hours. Flying in the Unlimited Race at Reno in 1974, the effectively stock (original) aircraft finished second with an average speed of 384mph.
In April 1980 the aircraft flew across the Atlantic to new owners, The Fighter Collection. Re-sprayed, it became known as Candyman / Moose, with the name on one side of the fuselage and the Moose’s head on the other. The Mustang was first displayed in the UK at Biggin Hill in 1981, flown by Ray Hanna, the OFMC’s founder.
In 1989, after filming in ‘Memphis Belle’, the aircraft was given a complete overhaul by The Fighter Collection at Duxford. The airframe was remarkably free of corrosion and damage, but a full strip down and component overhaul was undertaken. An overhauled original flying panel was installed. The rear fuel tank in the fuselage was removed and a wartime style modification made to fit a ‘dickey’ seat. This ‘mod’ in 1944 allowed Eisenhower to survey the D-day beaches from the back of a Mustang. A special 1760hp Merlin engine currently powers the aircraft.
Supermarine Spitfire Mk IXb G-ASJV
• Aircraft Type: Supermarine Spitfire Mk IXb
• Operator: The Old Flying Machine Company
• Year of Manufacture: 1943
• Powered by: Rolls-Royce Merlin
• Colour Scheme: 222 Sqn. RAF 1943
Air tested by the legendary Alex Henshaw in early August 1943, the illustrious history of this much loved aircraft then continued service with 222 Sqn. MH434 was was flown in combat by South African pilot Flt. Lt. Henry Lardner-Burke, DFC, with seven and a half kills, three damaged. On the 27th August 1943 in the St Omar area over France, Lardner-Burke shot down a Focke-Wulf FW-190 and damaged a second during a mission to escort USAAF B-17 bombers. On the 5th September 1943 Lardner-Burke and MH434 shot down another FW-190 in the Nieuport area, and on the 8th September 1943 claimed a half share in the downing of a Messerschmitt Bf-109G in Northern France. Later flown by Flt. Sgt. (later Wing Co) Bill Burge who declared it to be ‘the perfect Spitfire’. Post war service was seen with both the Dutch and Belgian air forces before finally returning home to civilian life. Ray Hanna began his outstanding partnership with MH434 in 1970 and it has been operated by his OFMCo since 1983. She remains the jewel in the company’s crown.