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Elena non si è data per vinta e non ha abbandonato l'azienda di famiglia. La Lavorazione Pinoli - fondata nel lontano 1971 da Edo, Mauro Lanini e Loreno Gallai - era una solida realtà manifatturiera. L'arrivo, improvviso, della cimice americana delle conifere (un insetto parassita alloctono del pino mediterraneo) si è però abbattuto come un ciclone nella costa tirrenica distruggendo intere realtà aziendali. Impossibile raccogliere pigne e ricavarne pinoli. Semplicemente non c'era più nulla da fare. Di pinoli nemmeno l'ombra.
Ma darsi per vinti non è stata però un'opzione. Mai.
Con lungimiranza e attenzione l'azienda si è trasformata nell'attuale Maremmana Pellet: dalla raccolta dei pinoli alla gestione del patrimonio agroforestale della pineta leopoldina di Principina, Marina di Grosseto e non solo. La tutela dell'ambiente diventa una risorsa: dal legno si può ricavare il pellet, un prezioso combustibile di origine naturale.
Una scelta, che oggi, a distanza di anni, si è rivelata intelligente e redditizia. In un contesto nel quale l'approvvigionamento di combustibili fossili è diventato una sfida geopolitica e ambientale lo sfruttamento, responsabile, delle risorse agroforestali si è trasformato in un asset economico fondamentale per l'Italia e non solo.
Una risorsa, quella del pellet, che purtroppo non è ancora sfruttata a fondo in tutto lo stivale. Nonostante l'immensa quantità di foreste, infatti, il combustibile ricavato dalla lavorazione del legno continua in gran parte ad essere importato dai paesi produttori (Nord Europa e Austria soprattutto) con notevoli aumenti del prezzo finale. Così, nonostante il nostro Paese sia il più grande produttore di stufe a pellet a livello europeo, non ci sono abbastanza aziende che riescano a rispondere alla sempre più crescente domanda interna. L'ennesima contraddizione di una economia nazionale che sempre più spesso si rivela pigra nell'innovarsi tranne quando c'è da brandire vuoti slogan accattivanti.
Così, nel silenzio che un po' contraddistingue la Maremma e i suoi abitanti da sempre, una realtà piccola e familiare è diventata un esempio di economia circolare rispettosa dell'ambiente ben prima che questi argomenti finissero, spesso a sproposito, sulla bocca di tutti: dai politici agli influencer, interessati più a voti e alla fama che alla realizzazione di un progetto economico e lavorativo con solide basi.
Ho voluto fotografare perché raccontare con obiettività la propria terra, i luoghi dell'infanzia, le proprie radici è - probabilmente - la più difficile sfida per ogni narratore. E le sfide, quando si presenta l'opportunità, vanno raccolte.
Un motivo in più, quindi, per fotografare l'impegno di Elena, Loreno e Mauro attraverso le immagini del loro lavoro e del luogo dove - con impegno costante - si prendono cura con attenzione e sacrificio per consolidare una piccola realtà economica che è diventata il simbolo della resistenza e della forza di volontà. Cambiare si può e si deve.
Il mutamento climatico, le avversità ecologiche e i cataclismi economici modificano le nostre esistenze, i nostri sogni e le nostre aspettative. Ma resistere non solo è possibile ma anche doveroso. Queste immagini provano a testimoniarlo.
Martha and me have been a couple since school
So i`ve asked her to marry me as i`m no fool
Together we can help each other get old
With someone to snuggle when the night`s turn cold
My proposal we sealed with a loving kiss
From now on she`ll be a Mrs no longer a Miss
Some tutted at our affection and fun tickles
But we both know a heart has no wrinkles
Her pet name for me is Giggles or Wriggles
For our own amusement I call her Pringles
Well we can`t stand here kissing all day
The wind is picking up and I fear for my toupee
For tea this evening we`ve having the Vicar of Bray
As we both have ideas to plan for our big day
..................... Copyright (c) Rodney Harrison 2014
Taken with the Pentax Super-Multi-Coated Takumar 50mm f1.4 on the Canon 5D mk2 and edited in Lightroom
Pentax Spotmatic - Takumar 135mm + Orange filter
Foma 100
Rodinal 1+50
Ilford Multigrade Paper - Split grade 00+5
A collection of Takumar 55's. These lenses are still relatively inexpensive and always make me smile. The quality of the photos they produce is exceptional even by today's standards. Its no exaggeration to say they are among the greatest film-era M42 lenses.
The SMC on the left is probably the best optically IMO. It cost me $40 a couple of years ago. Its very, very sharp, with great colours/contrast, and a joy to use...just like the others only a tad better. The most interesting bokeh comes from the 10 bladed Auto-Takumars, the three in the middle (f2.2, f1.8 and f2 l-r). They have a different set-up to the next generation, early 1960s Super-Takumars. The most valuable is the Zebra in the middle. It took me years to find one...not because its pricey (not compared to new primes) but it is rare...a rare piece of history worth waiting for.
Plus a contemporary yellow filter - not needed with digital cameras and post processing.
Shot with SMC 50mm/1.4 Takumar. I took the same shot with a Kiev60 MF. Couldn’t resist posting this one after seeing how the Takumar rendered colours. I don’t own so many lenses, but this one just stands out every single time!