View allAll Photos Tagged INFAM,

“Infame” é uma performance concebida pela atriz e dançarina Gabriela Pina.

 

É um convite para abraçar seu lado sombra, instigar na mulher a busca pela sua essência negada e tomar posse dessa potência feminina, deixando de lado preconceitos, pressões sociais e relação de submissão, debruçando-se em um símbolo de força e libertação.

Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui.

Vedo la maestà der Colosseo,

vedo la santità der Cuppolone,

e so' più vivo, e so' più bono, no, nun te lasso mai,

Roma capoccia der monno infame.

 

Antonello Venditti e Francesco de Gregori - Roma Capoccia

  

Leggete attentamente, per favore.

 

Questa foto, pasquale nel suo turbinio alcolico, raffigura uno dei miei migliori amici al quale è giusto dedicare qualche parola, anche se tramite la sua idiosincrasia per i computer la leggerà soltanto nel 2018. E’ un po’ lunga, ma ne vale la pena, credetemi.

  

Lui è Omic. (si legge pronunciando la c di “ciccia”).

Anzi, lò l’è Omic. Alla romagnola.

 

Se ci sono altre persone al mondo come lui, vi auguro di incontrarle. E’ un vero numero 1, ed ecco alcuni perché:

 

Perché sa metterti sempre di buonumore, sia da ubriaco che da sobrio. Sempre.

Perché è il numero 1 nella classifica degli stronzi, che abbiamo inventato oramai 10 anni fa, ma non l’ho mai visto fare lo stronzo con nessuno.

Perché è buono come (credo) un cattolico si aspetterebbe che fosse il papa, ma lui non cerca mai di imporre niente a nessuno. Ed è realmente buono. Ha un rapporto un po’ particolare con Dio, lo bestemmia in continuazione, forse un po’ meno del suo babbo. Ma lo cita spesso.

Perché non l’ho mai visto negare un favore a un amico, e nemmeno a un conoscente. Ne ha negati ai nemici, perché è buono ma non coglione, nonostante le attuali tendenze politiche dicano il contrario.

Perché quando ti viene in aiuto, gli leggi negli occhi la felicità di farlo.

Perché non si vergogna di niente, neppure di dirti le sue e le tue verità. Ed è dignitoso come un imperatore illuminato senza regno, che non si cruccia di non avere un regno. E nemmeno un cavallo.

Perché è stonato come un campanaccio e scoordinato come un mancino (pur essendo destrorso), ma quando è in pista è più carismatico di Samuel dei Subsonica.

Perché ha un modo di intortare che ti fa’ incazzare, e soprattutto non lo fa’ intortare. Salvo le donne che poi si rivelano speciali.

Perché ha fermato una splendida amazzone bionda a Cesenatico dicendole “non stai per niente male!”, e lei gli ha risposto “io sto sempre benissimo, e tu che cazzo vuoi?”. E lui ha iniziato a ridere prima di lei (e di me).

Perché in dodici anni ha quasi imparato a giocare a beach volley, e si incazza talmente quando lo muri che non puoi che giocarci contro. Ma ti diverti di più a infamarlo se ci giochi insieme. E poi si vede il segno della coda da Supersajan mozzata.

Perché se a capodanno, perduti nella campagna tra Bologna e Ferrara, alle 5 gli dici – senza motivo – andiamo a Padova, non esita un secondo a prendere l’autostrada. Poi però ti porta a Venezia, perché gli piace di più.

Perché se lo chiami per dirgli che hai smesso con la morosa, con un tono disperato che neanche il giovane Holden nei giorni peggiori, lui si mette a ridere. A crepapelle. E tu pensi “che stronzo”. Ma lui continua a ridere. E tu gli dici “che stronzo”. E lui continua. Finchè non ti metti a ridere pure tu.

Perché REALMENTE ti puoi fidare di lui anche se gli capitasse di dover dormire con la tua donna. Anche perché in genere ci piacciono donne differenti, ma tant’è.

Perché a quasi trent’anni gli piace ancora andare al Velvet anche se non gli piacciono i concerti, e dormire in macchina.

Perché porta gli occhiali da sole di notte, come una rockstar. E urla “non mollare mai” fino alle 7 del mattino all’edicolante che ha appena aperto a Lido di Savio, poco prima di andarsene a letto. Ma non prima di aver fatto 20 volte il giro dell’isolato.

Perché se ti manca il decimo per il calcetto, e lui non ha proprio niente da fare, non gioca comunque, anche se dopo averlo infamato ti metti ad implorare. Però viene a fare un tifo che da solo è meglio della Curva Mare di Cesena (e non è per niente facile).

Perché quando c’è stata la selezione per Miss Italia, si è tolto la cintura e si è autolegato (il collo) alla rete di recinzione, urlando a squarciagola “a sit bona!!!” a tutte. Tutte, anche le spettatrici.

Perché sa aprire qualsiasi bottiglia con ogni genere di accendino.

Perché va a pesca da quando è bambino ma pensa che la “tagliata” sia un pesce alto tre dita.

Perché ha la mamma inglese (adorabile come il babbo) che quando si incazza con lui è meravigliosa col suo accento londinese. E gli ha insegnato un inglese perfetto, che lui ama romagnolizzare sempre e comunque. Perché – dice – è un vero baghino di Romagna.

Perché se torna a casa sbronzo, può infilarsi nel letto in mezzo ai suoi. O fare la pipì dentro una busta della coop, e appenderla all’anta dell’armadio.

Perché se si sveglia ancora ubriaco, può appoggiare la tazza del caffè sul frigo, e mettere il portafogli dentro al forno a microonde. Acceso. E toglierlo dopo dieci minuti, imprecando come un brigante ottocentesco.

Perché sa raccontare le barzellette, e non è cosa da poco.

Perché ci sono un oceano di altri motivi, ma sono stufo di scrivere (anche il sottoscritto è nella top 5 della classifica degli stronzi, d’altronde…)

 

GRAZIE OMIC!

    

E' arrivato il momento di decidere da che parte stare.

E' vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa.

Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.

Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi.

Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere.

E' difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo.

Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un'altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.

Sono questi gli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo con loro.

Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle.

 

La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà.

E' l'inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie.

Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.

Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.

Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

No me des tregua, no me perdones nunca.

Hostígame en la sangre, que cada cosa cruel sea tú que

vuelves.

¡No me dejes dormir, no me des paz!

Entonces ganaré mi reino,

naceré lentamente.

No me pierdas como una música fácil, no seas caricia ni

guante;

tállame como un sílex, desespérame.

Guarda tu amor humano, tu sonrisa, tu pelo. Dálos.

Ven a mí con tu cólera seca de fósforo y escamas.

Grita. Vomítame arena en la boca, rómpeme las fauces.

No me importa ignorarte en pleno día,

saber que juegas cara al sol y al hombre.

Compártelo.

 

Yo te pido la cruel ceremonia del tajo,

lo que nadie te pide: las espinas

hasta el hueso. Arráncame esta cara infame,

oblígame a gritar al fin mi verdadero nombre.

 

París, 1951/1952

Encargo - Julio Cortázar (Salvo el Crepúsculo)

Au pied de la falaise, un corps étendu,

Un oisillon si frêle, de plume dépourvu.

11 mai 2024, un énième samedi,

Pour toujours le dernier de ma si belle amie.

 

... A toi, mon éternelle amie ...

 

---

A 36 ans, elle a choisi le vide pour cesser de souffrir.

Lorsque la douleur surpasse la puissance du vertige... Que dire...

Tant de souffrances au corps, qu'elle a préféré partir.

 

Son corps a été retrouvé dans la nuit...

 

La montagne m'a pris deux amis, en 2016 et 2024, de 28 et 36 ans, mais je ne lui en veux pas... Ils l'aimaient au point de vouloir lui confier leurs rêves et, maintenant, la fin de leurs souffrances.

Deux des plus belles âmes que j'ai rencontrées sur cette Terre. On entend souvent ça lorsque quelqu'un disparaît, mais je le jure du plus profond de mon cœur : mon amie était une merveille !

Je remercie ceux qui sont là pour m'accompagner et m'aider à continuer sur mon chemin et à essayer d'avancer dans le brouillard. Pas facile d'accompagner.

J'adresse mes pensées à ses proches.

 

---

⚠️

Si vous avez des idées suicidaires ou que c'est le cas de l'un de vos proches, ou encore que vous êtes endeuillé par le suicide d'un proche :

3114.fr/

et si vous êtes endeuillé par suicide, une plateforme complète :

espoir-suicide.fr/

  

---

 

Cette chanson était son hymne, elle l'aura, selon son souhait, lors de la cérémonie à venir. Elle était écrivain, la poésie l'accompagnera jusqu'au bout.

"S'il faut mourir d'amour mourir de liberté

Partir comme un oiseau qui s'en est envolé

Alors oui que je meure comme un drapeau dressé

Une rose tendue face aux fusils pointés

Une rose en martyr pour nos humanités

Juste un bouquet d'amour pour nos amis tombés

..." Damien Saez

 

Saez / L'oiseau Liberté youtu.be/iQhIVsRpZfA?si=TVfnKPWQfns2-f8c

 

"Ce n'est pas un adieu c'est juste un au revoir

Nos Internationales battront toujours l'espoir

Et si nos frères tombent nous chanterons leur mémoire

Et si c'est sous les bombes que s'écrit notre histoire

Nous resserrerons nos rangs nous planterons nos croix

Nous combattrons les vents de qui nous combattra

Comme un oiseau blessé dans la nuit volera

Mon oiseau liberté qui repart au combat

S'il faut mourir d'amour mourir de liberté

Partir comme un oiseau qui s'en est envolé

Alors oui que je meure comme un drapeau dressé

Une rose tendue face aux fusils pointés

Une rose en martyr pour nos humanités

Juste un bouquet d'amour pour nos amis tombés

Qui n'ont oui que leur fleur à offrir au bûcher

Qu'une fleur à leur tendre à ces fusils pointés

Que se lèvent tous ceux qui ont le même dieu sur Terre

Puisque le dieu des dieux oui c'est d'aimer son frère

Quelle que soit la douleur des blessures de nos âmes

De mon pays qui pleure quand on touche à la flamme

Quels que soient les cimetières enfants de notre patrie

La force des lumières tire plus loin qu'un fusil

Mon pays des Lumières il est l'heure de s'unir

Ton drapeau triste France il est l'heure de brandir

Que flotte pour toujours de ce vendredi noir

Mon pays liberté le drapeau de l'espoir

Un jour l'oiseau m'a dit comme un souffle printemps

Qu'un jour prochain oui sur la terre de nos enfants

Il n'y aura plus la guerre il n'y aura plus le sang

Y'aura plus ces misères qui nous cernent à tous vents

Mon oiseau liberté ne craint pas les fusils

Il ne craint pas les balles de toutes tyrannies

Et même s'il s'envole tué par l'infamie

Renaîtra de ses cendres mon oiseau infini

Il repart au combat sous le ciel de novembre

La lumière renaîtra pour de meilleurs septembres

Il repart au combat face à l'ombre des nids

Il repart au combat contre la triste vie

Il vole sur les plaines il s'en va triste plume

Sous le chant de nos peines sous le chant de la lune

Au vent soufflant les terres qu'on martèle à l'enclume

Nous chantons nos prières pour que la nuit s'allume

Chante avec moi frangin pour notre mère la Terre

Qu'ici-bas il n'est rien qui ne fasse lumière

Nous sommes tous en chemin vers l'obscur ou le clair

Et perdus dans l'écrin de notre mère la Terre

Envolés sur le dos de l'oiseau liberté

Emportés par les crocs de la haine incarnée

Si nous sommes cernés par tous les terrorismes

Ceux du son de la haine ou ceux de nos fascismes

S'il faut plus qu'une armée pour protéger nos livres

On ne combat jamais mieux qu'en ouvrant des livres

Pour ceux-là fusillés qui pour l'éternité

Resteront le symbole de notre liberté

Nous chantons nos prières nous chantons pour la Terre

Nous chantons la lumière contre l'obscurité

Tous les peuples du monde pour lever liberté

Quelles que soient les prières pour ne pas oublier

Mains tendues à leurs frères contre fusils pointés

Que nous sommes sur la Terre tous frères d'humanité

Nous sommes fils des Ardennes nous sommes fils de Provence

Puis jusqu'aux Aquitaines nous sommes la France

Nous sommes pays du libre pays de tolérance

Face à l'assassin nous offrons l'innocence

De l'oiseau liberté face aux horreurs mitrailles

Nous ne quitterons jamais oui le champ de bataille

Nous n'avons qu'un seul dieu c'est la vie sur Terre

Nous n'avons qu'un seul dieu c'est d'aimer son frère

Mon oiseau liberté ne craint pas les fusils

Il ne craint pas les balles de toutes tyrannies

Et même s'il s'envole tué par l'infamie

Renaîtra de ses cendres mon oiseau l'infini

Et même s'il s'envole tué par l'infamie

Renaîtra de ses cendres mon oiseau l'infini"

"The city is looking for a murderer"

 

The famous sign of stigma imagined by German filmmaker Fritz Lang rises enigmatic in the Parisian sky.

Subway exit Bastille Opera.

 

* * *

 

"M. le Maudit"

 

La fameuse marque d'infamie imaginée par Fritz Lang s'élève énigmatique dans le ciel parisien.

Sortie de métro Opéra Bastille.

1er janvier 2005

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

Canon Powershot A450 CHDK.

 

…Mi volto di scatto, e riesco a vedere un vecchio alpino che piange. “saranno i gas lacrimogeni” penso, invece no, le sue lacrime partono dal più profondo del cuore. Vorrei abbracciarlo, potrebbe essere mio nonno, e mi provoca una tenerezza infinita. Mi guardo ancora intorno, provo un turbine di emozioni. Quasi non ci credo, eppure sono una persona molto logica e pragmatica. Intorno a me solo fumo grigio di gas cs. La gente urla e offre limone e maalox. Eppure non abbiamo fatto nulla. Chi è provvisto di maschera antigas si affretta a neutralizzare i lacrimogeni sparati in modo criminale nel campeggio, dove ci sono donne e bambini. Io stesso prima dell’infame attacco stavo mangiando un panino e mi gustavo una buona birra. Non smetto di guardare, ma gli occhi bruciano molto, anche il naso brucia da impazzire e sono al margine della zona di arrivo delle cartucce di gas. Arriva un ragazzo, ma è una maschera di sangue. Già, l’effetto dei lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo. Lo avevo notato, è un fotoamatore, come me. La reflex fa paura ai playmobil, mercenari in divisa che non guardano in faccia nessuno. E’ una lotta impari, proteste rumorose come la “battitura”, contro idranti, lacrimogeni e manganelli e contro chi li fotografa in atteggiamenti efferati la soluzione migliore è una cartuccia di gas sparata in pieno volto. Non so cosa fare, faccio ciò che mi riesce al meglio, scatto una foto, e poi un’altra e un’altra ancora. Voglio testimoniare al meglio ciò che sta accadendo, in barba a tutti quei giornalisti, o sedicenti tali, che sono servi del regime, uno in particolare, squisitamente infame sopra tutti gli altri, anche il suo amico meritava la fine che ha fatto.

Un bello sport sparare gas cs su popolazione inerme, e anche se non ho mai avuto opinione sulle nostre missioni di pace all’estero - e di questo mi vergogno profondamente - me ne sto formando una ben precisa. Ma qui a Kiomontistan è diverso, qui per i mercenari in divisa è come stare al poligono. Qualsiasi cosa o persona è un bersaglio, e poi li vedi ridere, e indicare i risultati delle loro azioni. In altri luoghi del mondo non è così facile, ma qui, è tutto meglio, più semplice.

Stanno cercando un piccolo pretesto per porre in essere azioni ben più efferate, quindi l’arma migliore è la mia reflex, che servirà per testimoniare gli accadimenti, raccolgo materiale che dimostra come i vigliacchi si comportano.

“Si, due maschere antigas….si, il prezzo mi va bene… ok, a mercoledì”. Già, perché per continuare a scattare mi serve la maschera antigas. Voglio continuare a testimoniare ciò che succede, anche se a volte guardando nel mirino della mia reflex, vorrei più aver con me il mio “Pearson”. Farò ancora ciò che credo mi riesca meglio: scattare foto.

NO TAV

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

  

Alle 19:45 stava preparando, insieme ai compagni di Resistenza Viola, il materiale per allestire la videoproiezione del film "IO RICORDO" davanti alla centrale, poiché era previsto di estendere l'invito anche alle forze dell'ordine, alle quali avremmo regalato alcune Agende Rosse. Poi gli spari, alcuni lacrimogeni arrivano nell'area tende ed è il caos. A.L. ha già vissuto quella scena, lo sgombero, il 3 luglio, le notti... è pronto, indossa la maschera antigas, gli occhialini e corre nella zona dove si stava recando per preparare l'evento, tiene in mano la macchina fotografica per documentare ed è pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno. Raggiunge il ponte tra una marea di gente che corre, occhi gonfi, tosse, qualcuno sembra disorientato. C'è molto fumo, troppo per capire da dove stanno sparando, quasi una coltre di nebbia. A.L. tenta di filmare e, poco prima di essere colpito al volto riesce a filmare il lancio di un lacrimogeno che parte, presumibilmente, dai mezzi mobili, quelli che hanno montati dei piccoli "cannoni" usati soprattutto per lanciare lacrimogeni a lunghe distanze. Ma qui parliamo di 20, forse 30 metri. Con quei mezzi, infatti, stavano sparando NON SOLO nell'area tende, ma anche sui NO TAV che ancora resistevano nella zona del ponte, a pochi metri dal cancello dietro il quale erano fermi i blindati. UN SECONDO è il tempo impiegato dal colpo che dal blindato raggiunge il ponte. Poi il video s'interrompe. A.L. viene colpito in pieno volto pochi secondi dopo, la maschera distrutta, il colpo è talmente forte da farlo cadere a terra. Alcuni compagni lo aiutano a sollevarsi e allontanarsi, ha il volto coperto di sangue, è confuso, non riesce a parlare. Raggiunge l'area tende dove subito arrivano alcuni medici presenti alla manifestazione e gli prestano le prime cure, la situazione è grave, naso e mascella sono gonfi, perde molto sangue, ha lacerazioni interne, sotto il palato, viene portato in auto al pronto soccorso di Susa.

Arrivato al pronto soccorso i medici, vista la gravità della situazione, lo sottopongono ad una TAC, che rivelerà fratture multiple a naso, mascella, lacerazioni profonde che vengono suturate immediatamente, ma la prognosi resta riservata, in attesa di trasferimento al reparto di chirurgia maxilo facciale di un ospedale di Torino, dove verrà sottoposto ad intervento chirurgico.

 

Doveva essere una giornata colorata, pacifica, resistente ancora una volta all'insegna della non violenza che da sempre contraddistingue le azioni del movimento NO TAV. Ma la frangia violenta ha agito ancora, presumibilmente usando nel modo peggiore (sparando a distanza troppo ravvicinata) un'arma che avrebbe lo scopo di allontanare le persone per effetto dei GAS e non per la spinta dei PROIETTILI! In questo modo la frangia violenta è quella in divisa, l'ingiustizia è coperta ancora una volta da una legalità svuotata ormai di ogni significato, se non quello di garantire l'impunità a chi commette forse la peggiore delle violenze, perché di questo si tratta quando un esercito armato fino ai denti spara a cittadini disarmati. La macchina del fango ha continuato per giorni nell'azione preventiva di costruire quanto oggi è accaduto, parlando di "infiltrati" reduci dalle manifestazioni per il decimo anniversario del G8 di Genova, oltre ai black bloc dei quali si continua a parlare, ma che nessuno evidentemente è in grado di identificare e arrestare (sarà che sono sempre un'invenzione?), quindi dovevano agire, dovevano creare gli scontri e l'hanno fatto prima del solito. Perché le altre sere attendevano una certa ora, ma questa volta no: hanno gasato il campeggio, dove c'erano anche anziani, donne e bambini, tra le 19:30 e le 20:00, annullando così gli eventi previsti, perché nella valle che resiste non si può dire che NO TAV = NO MAFIA!

 

Dall'ospedale A.L. manda un messaggio a tutti: "non mollate, ragazzi. Non molliamo. Resistere! Resistere! Resistere!". Uno dei medici che lo ha accolto al pronto soccorso ha semplicemente detto, dopo averlo esaminato "Lo stato è morto, la democrazia è morta, ma te ne rendi conto solo quando vedi queste cose". Queste cose noi non vogliamo più vederle. Abbiamo il diritto di conoscere le regole d'ingaggio, e di sapere chi ha ordinato di sparare sulle persone (altezza uomo) da quei blindati, con una potenza che ha rischiato di UCCIDERE perché avrebbe potuto finire così se A.L. fosse stato, come tanti, sprovvisto di maschera. Sappiamo che gli uomini in divisa hanno filmato tutto, sta a loro identificare esecutori e mandanti, inclusi i responsabili politici. Perché ancora una volta è stata ridotto ad una questione di ordine pubblico un problema che ha a che fare con la democrazia, con il fallimento della politica, con uno stato assente. Ora è giusto che nelle forze dell'ordine sia avviata un'inchiesta ed è tempo che la politica torni ad affrontare la questione che da 22 anni non trova soluzione. E' tempo di riportare il tema sul piano politico, dove da sempre avrebbe dovuto essere affrontato democraticamente. La Valsusa è pronta, ma non chiedeteci di ascoltare, o di discutere "come" accettare quest'opera inutile e devastante, e non tentate di farcela digerire spostandola in Liguria perché il messaggio è sempre stato forte e chiaro: né qui, né altrove.

E' arrivato il momento di fare allontanare le truppe e riaprire il dialogo. La Valsusa è pronta a spiegare le ragioni del NO, come lo è gran parte degli italiani.

Perché i sogni non si distruggono con i lacrimogeni. Neanche sparandoli in faccia.

Sans pitié, mon ami. Résistance.

(por obtenir más fotografías y informaciones hace falta activar el enlace al otro extremo de la página!)

Catedral de Fulda, Dom St. Salvator

Portal delantero

Datos Básicos

Denominación Católica Romana

Ubicación Fulda, Alemania

Diócesis de Fulda

Fiesta patronal de San Salvador

Historia de la Arquitectura

Client Adalberto de Schleifras

Arquitecto Johann Dientzenhofer

Construcción el 23 abril de 1704 -1712

Especificaciones

Inauguración el 15 de agosto de 1712, de estilo barroco

Edificio tipo basílica

Función y título

Iglesia de la catedral de la diócesis de Fulda (desde 1752)

Iglesia parroquial de la parroquia de la catedral de Fulda

Iglesia de la abadía del monasterio de Fulda (hasta 1802)

Iglesia del Santo Sepulcro de San Bonifacio

♁ 50 ° 33 '15 "N , 9 ° 40 '18" coordenadas: 50 ° 33 '15 "N , 9 ° 40 ' 18 " E | |

Plaza de la Catedral con la Catedral y la Iglesia de San Miguel

La cathedral máxima vista desde la torre del palacio de la ciudad

La cathedral de San Salvador de Fulda (en lengua vernácula: Duomo máximo de Fulda) es la antigua iglesia de la abadía del monasterio de Fulda y la tumba de San Bonifacio. Desde 1752, el duomo es iglesia catedral de la diócesis de Fulda. Representa el centro de la zona barroca de Fulda y es también el símbolo de la ciudad de Fulda.

Historia

Vista al monasterio (1655). En el centro es visible la Basílica Ratgar, la iglesia predecesor de la catedral.

Los fundamentos financieros por la construcción del duomo nuevo - entonces todavía iglesia de monasterio - así como el nuevo palacio abacial fueron creados por la frugalidad infame del anterior príncipe-abad Placidus von Droste. Los planes de la catedral fueron en 1700 de uno de los más importantes arquitectos alemán del barroco, Johann Dientzenhofer (1633-1726), despues de un viaje des estudios a Roma por el Papa recomendado como constructor, en nombre del principe-abad Adalbert von Schleifras elaborados. La Catedral de Fulda con la consciente inspiración de su sistema interno a la Basílica de San Pedro es un testamento artístico del viaje de estudios de Dientzenhofer. El edificio anterior, la Ratgar-Basílica, una vez la basílica más grande al norte de los Alpes, fue en favor de la nueva catedral destruido, antes de que el 23 de abril de 1704 se inició la construcción en el estilo barroco actual. En esta parte se utilizaron las bases de Ratgarbasilika. 1707 se completó la cáscara, 1708 esta fue cubrida y hasta 1712 diseñado el interior. El 15 de agosto de 1712 la catedral fue consagrada. En la de Príncipe-abad Adalbert von Schleifras en la fachada fijada placa de consagración sólo Cristo Salvador es indicado como título de la Iglesia. El edificio barroco sirvió como iglesia de abadía de los benedictinos y como iglesia de tumba de San Bonifacio y fue no hasta 1752 elevada en la categoría de catedral.

Con motivo el 1150 aniversario de la muerte de San Bonifacio tuvo lugar el 4 de Junio de ​​1905 un espectáculo de fuegos artificiales un petardo probablemente poniendo nidos de grajillas en la torre del duomo en llamas. Este luego quemó completamente. Aquí las dos campanas Osanna y Bonifacio fueron destruidos. Otras secciones de la catedral no se vieran afectadas.

Después de los daños de la guerra aérea durante la Segunda Guerra Mundial, la restauración se completó en 1954. El Papa Juan Pablo II visitó el 17 y el 18 de novembre de 1980 Fulda. Más de 100,000 creyentes estuvieron fluyendo a la plaza del duomo para recibirle allí emocionados.

A partir del 1 agosto al 3 octubre de 2012 el Museo Vonderau en Fulda mostraba la exposicion 300 años Catedral de Fulda. La publicación mencionada baja la literatura de Gregor K. Stasch ve a sí mismo como un volumen complementario a la exposición.

Arquitectura

La planta de la catedral de Fulda tiene la forma de una basílica pilar cruciforme de tres naves con un transepto el norte y el sur. En el medio hay un cruce con la alta cúpula de 39 m. La nave de 99 m de largo está orientada hacia el este, conectados a el están dos torres de 65 metros de alto de la fachada oeste del coro y dos capillas de cúpula externos (Andreas Capilla y Capilla de San Juan). Tras el crucero con una cúpula, la nave continúa con el altar mayor, el coro alto situado detrás y la cripta subyacente de Bonifacio. Las naves laterales son paralelas a la nave hasta la altura de la capilla de la Virgen (derecha) y la Sacristía (izquierda). La planta de este modo se ha ampliado a doble cruz. Los edificios de la capilla y la sacristía Señora tienen frontera con el antiguo edificio del convento.

Exterior

Torre de la campana

La fachada está flanqueada de dos altas torres de 65 metros estándo muy juntas. Sus cuatro proyectiles están claramente separados por cornisas perfiladas. Con un tamaño mayor al natural esculturas de Andreas Balthasar Weber muestran a la derecha Sturmius como abad con mitra, bácula de abad y el libro, a la izquierda Bonifacio como obispo con báculo de pastor y una Escritura atravesada de una daga. En la tercera planta hay una esfera con cobre y chapado en oro para un reloj mecánico y un reloj de sol. La torre consta de una cúpula de cola, una vez retrocedada, un linterna abierta y otra cúpula de cola con una linterna más pequeña, aguja en pico, cabeza de piña y la torre de cruz.

Portal principal

Cuatro columnas de tres cuartas masivas con semi-pilastras de acompañamiento flanquean la entrada principal. Ellas soportan el arquitrabe, el friso con triglifos y el fuerte cornisa. Sobre el arquitrabe con arco rebajado se sientan dos grandes ángeles sosteniendo el escudo de armas del príncipe - abad Adalbert von Schleifras. El escudo de armas, diseñado por Balthasar Esterbauer, se compone de dos campos con Fulda cruz de convento, en los otros dos campos son una hacha y un gancho hervidor de agua. La piedra cresta justo encima de la puerta lleva una inscripción de edificio del dueño Adalberto de Schleifras.

La puerta del porche está decorado con pilastras corintias y marco así como herrajes de hierro forjado.

La planta superior de la fachada se articula con enormes columnas. A grandes ventanas de arco decorado con columnas, adornos en el arco, arco de cortina y jarrones. La ventana está rodeada de esculturas de piedra arenisca que muestran los patrones de la ciudad de Fulda Simplizius y Faustino como de caballero. Sus escudos se muestran los tres lirios, el símbolo de los hermanos y de la Cruz, el emblema del Príncipe-Obispado. Ambas formas del escudo de armas de Fulda.

La fachada central se completa con un frontón triangular adornado de jarrónes concluido con una ventana redonda. En la parte superior del hastial es una figura de la bendición de Cristo (latín salvator Redentor).

Obeliscos

Al lado de las dos capillas abovedadas de la catedral se encuentran a la izquierda así como a la derecho en cada caso un alto obelisco de piedra arenisca de aproximadamente 11 metros. Además de la importancia ornamentalista estos tienen la función de ampliar la fachada de la catedral visualmente. En la placa de cierre se sienta una base con cuatro leones saltando. Sobre las figuars son el escudo de armas del propietario, así como varias inscripciones.

Interiores

La vista en el interior hacia el altar

El interior blanqueado se basa en elementos de la Basílica de San Pedro en Roma y la basílica de Letrán. El magnífico interior muestra la influencia del barroco romano y, según Georg Dehio "lo mejor de la era atribuible". El efecto espacial está determinada por el contraste entre el blanco de las superficies de pared y el estuco por un lado y el acorde de color de negro y de oro de los elementos arquitectónicos y el equipamiento a otro. Giovanni Battista Artari, un yesero, ornamento pintor y escultor creó el estuco del interior, así como las figuras a tamaño sobrenatural de la vida de los apóstoles de estuco. Las figuras de los apóstoles están representadas según una palabra de St. Paul. Así que los misioneros están de pie como "pilares" (Gal 2:09 GNB) o en los soportes de la cruz y de la catedral de tres naves.

The Golden Wheel (la rueda de oro)

Uno de los mayores objetos de interés en la vieja Ratgar-Basílica y más tarde la iglesia barroca fue la llamada "Golden Wheel", un carillón medieval, los fieles más de 370 años con su "resonancia de las esferas" encantando cuando sus hermosas campanas sonaron al sonido del órgano y el canto popular. Es cierto que la rueda de oro se hizo en el reinado del abad Juan I de Merleau en 1415. En un disco circular estuvieron situados 14 rayos de alrededor de 2,5 m de longitud. Sobre un eje corrieron dos cuerdas sin fin que le permitieron activarse en un movimiento rotativo, por lo que el total de 350 campanas y cascabeles en la rotación de esta estrella "en voz alta y fuerte" pero agradable y majestuoso sonaron.

Durante la posterior instalación en la catedral barroca de 1712 se fijaron sólo 127 campanas. El peso de la rueda se ha especificado con diez quintales. Al dar vuelta al observador se ofreció un gran espectáculo: remates góticos y ornamenos vesicas pisci brillaban de oro. Su lugar tenía la rueda en la nave del este de la cúpula.

En 1781 en el servicio divino de Pentecostés desgarró una cuerda y la rueda pesada cayó a la llegada del príncipe-obispo Heinrich von Bibra VIII al suelo. Hubo muertos y heridos.

Cuando la rueda de oro fue durante dos años en un Hofscheune (granero de la Corte), las campanas desaparecieron sin dejar rastro antes de que se hubiese decidido si la debe colgar de nuevo. El Hofschmied (herrero de la Corte) había desmontado la rueda y utilizado para fines profanos.

Cúpula

Vista de la cúpula

Vista exterior de la cúpula

Johann Dientzenhofer se había inspirado a su diseño de la bóveda para la catedral de Fulda de la Iglesia del Gesù en Roma, que es la iglesia madre de la compañía fundada por Ignacio de Loyola en 1534, la Compañía de Jesús (Orden de los Jesuitas). La cúpula de la catedral de Fulda debe ser como en la Iglesia del Gesù al centro óptico del edificio. En las enjutas de los pilares de la bóveda ahora pueden ser vistos los frescos bien conservados de Luca Antonio Columba. Los frescos pintados de Columba representan los cuatro evangelistas. En los nichos de la cúpula están de pie unas figuras a tamaño sobrenatural de Giovanni Battista Artari: directamente en frente del altar mayor empezando por el Arcángel Miguel, que se muestra con la balanza y la espada, el diablo a sus pies. J. Schwarz escribió en las "hojas de haya en 1849" en un poema de la historia de esta estatua:

El maestro, que hizo estallar la bóveda,

y en la alta cúpula de la catedral,

por la fuerza la piedra angular apretó ,

aparecido un fantasma aterrador.

Dijo: "Por toda la eternidad,

mi hombre audaz! Insultada te quedas,

Voy a prepararme para ti vergüenza,

si usted no escribe debajo de este".

Un pacto era, de la vida y la muerte

si el mal del templo retumba:

Una pequeña alma se había entregado a él,

tampoco el bulto blando!

Pero sin preocuparse con el ruido

El Maestro le quita el soporte;

El infierno se puede escuchar la burla

En Dios consagrada lugar santo.

Y en las oraciones piadosas de los Maestros

El último resto sostiene:

Está conmigo todos los buenos espíritus,

Oh Señor, que has creado todo el mundo!

Así la oración se pone de rodillas

el último apoyo en la mano.

Dios bendijo a la dificultad Maestro

la cúpula se fijó curvatura.

Y tristemente por el orificio central

El uno ya ver ahora en la catedral,

lo que fue testificado condujo por unanimidad, el fantasma celoso.

Dios siempre mantendrá este edificio

Con su cúpula maravillosa,

porque faltan las cifras infernales

porque el diablo trabajó.

A la izquierda, Arcángel Gabriel con un tallo de lirio, a la derecha, Arcángel Rafael con incensario y atrás un ángel de la guarda con un niño quien es mostrado el camino al cielo. En la linterna de cúpula es finalmente una figura de estuco que representa al Espíritu Santo como una paloma en la aureola.

de.wikipedia.org/wiki/Fuldaer_Dom

Parlamento Pulito: il 19° condannato

 

"Buongiorno a tutti, oggi puntata di aggiornamenti, intanto sul numero dei parlamentari pregiudicati, quando era iniziata la legislatura, meno di un anno fa erano 17, poi diventò definitiva la condanna all’On. Camber e diventarono 18, adesso se Dio vuole siamo già a quota 19, è diventata definitiva nei giorni scorsi la condanna al deputato dell’Udc di Ragusa Giuseppe Drago, quest’ultimo ha una storia strepitosa, è stato per quasi un anno Presidente della Regione Sicilia, Governatore della Sicilia, il giorno in cui cadde la sua Giunta oltre a prendere il cappotto, il cappello, l’ombrello e i suoi effetti personali, aprì anche la cassaforte che ospitava i fondi riservati a disposizione del Presidente della Regione, svuotò la cassaforte e mise tutto in un sacchetto e scappò con la cassa, la stessa cosa aveva fatto il suo predecessore, un certo Provenzano che non è parente del più noto Bernardo, Giuseppe Provenzano, i due sono stati poi indagati perché? Perché il nuovo Presidente, il diessino Capo di Casa, quando ha aperto la cassaforte per cercare i fondi a disposizione del Presidente, prima ho detto fondi riservati, non sono fondi riservati, sono fondi a disposizione del Presidente, per esempio Capo di Casa aveva bisogno di sostituire i cuscini nell’appartamento riservato al Presidente e trovò la cassa vuota, chiese spiegazioni e gli impiegati gli dissero che si era portato via tutto il suo predecessore, allora fece la denuncia, i magistrati interrogarono Drago, il quale disse di averli usati per beneficenza, lui faceva la beneficenza con i soldi degli altri, con i soldi nostri, il problema è che poi le pezze di appoggio per questi versamenti per la beneficenza si sono rivelate un’altra aggravante a suo carico perché pare che le avesse costruite ex post per giustificare quell’appropriazione, è stato rinviato a giudizio per peculato, pure la Corte dei Conti gli ha chiesto i soldi indietro, il processo è andato avanti con la lentezza che hanno i processi in Italia e quindi dopo qualche anno è stata confermata la sua condanna in appello a 3 anni, sempre per peculato e l’altro giorno è passata in giudicato in Cassazione sia a carico di Drago, sia a carico di Provenzano.

Naturalmente i due non faranno galera, perché? Perché c’è il condono, c’è l’indulto, Mastella, Forza Italia, Democratici di Sinistra, Margherita, Verdi, Rifondazione Comunista, Udc e mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno, forse facevo meglio a ricordare chi non votò per l’indulto nel 2006 e cioè l’Italia dei Valori, la Lega, una parte di Alleanza Nazionale e si astennero i Comunisti italiani, gli altri erano tutti favorevoli.

Grazie a quell’indulto vergognoso i due che erano scappati con la Cassa della regione non faranno neanche un giorno di galera, per fortuna i giudici hanno inflitto l’interdizione dai pubblici uffici, quindi Drago è parlamentare, adesso dovrà sloggiare dal Parlamento, naturalmente dopo la condanna in appello da semplice Consigliere regionale, Casini lo aveva portato in Parlamento proprio perché gli sembrava ingiusto che un condannato in appello per avere rubato i soldi della Regione, restasse fuori dal Parlamento e quindi l’aveva accompagnato a Montecitorio da dove adesso dovranno riaccompagnarlo fuori, non è automatico, sapete che quando un giudice emette una sentenza definitiva la Cassazione e questa sentenza prevede l'interdizione dai pubblici uffici, succede quello che è successo con Previti, la palla passa alla Giunta per le eleggibilità e le ineleggibilità, la quale deve stabilire se sia il caso o meno di ottemperare una sentenza definitiva della Magistratura, una dei tanti abusi a cui si presta questo Parlamento indecente, quindi se lor signori nella Giunta si decideranno a sancire quello che ha già sancito la Cassazione, il Signor Drago verrà accompagnato all’uscita senza potervi più rientrare e quindi nell’attesa che lo caccino abbiano 19 pregiudicati, manca ancora un po’ di materiale per arrivare a quota 25 che era la quota standard delle ultime legislature, però la legislatura è ancora lunga, devo dire che anche le pratiche della politica promettono bene, quindi penso che presto arriveremo a quota 25 che è il numero perfetto dei pregiudicati in Parlamento.

L'impero illegale di Berlusconi

 

Bisogna aggiornare anche ciò che abbiamo detto sulle liste elettorali per le europee perché ci sono delle novità, delle new entry oppure ci sono delle old entry che però hanno avuto nuovi sviluppi, la giustizia è lenta ma questi sono talmente veloci nel combinarne di tutti i colori che poi ogni tanto anche nei processi succede qualcosa, per esempio sappiamo da qualche giorno, grazie alla sentenza del Tribunale di Milano sul caso Mills che il nostro Presidente del Consiglio è un corruttore impunito, non che fosse una novità naturalmente, bastava leggere la sentenza a proposito del Caso All Iberian per esempio, per sapere che Craxi era stato pagato in nero da Berlusconi tramite il sistema delle società offshore, tra l’altro che era stato costruito dall’Avvocato Mills con ben 23 miliardi occulti, proprio guarda caso negli anni in cui in Parlamento passava la legge Mammì che santificava il monopolio della televisione commerciale da parte del Cavaliere, sono soldi con i passaggi documentali, lo dico perché in questi giorni dicono: ah ma non hanno trovato i passaggi di denaro tra Berlusconi e Mills e quando li hanno trovati tra Berlusconi e Craxi è cambiato qualcosa? Niente, Berlusconi aveva detto: se si scoprirà che ho dato anche soltanto una lira a Bettino Craxi, lascerò la politica, in realtà era entrato in politica proprio per nascondere il fatto che aveva dato i soldi a politici etc., quindi non c’è stata una condanna per corruzione soltanto perché i giudici non hanno stabilito il do ut des tra quei soldi e la legge Mammì anche perché era difficile stabilire un solo do ut des, visto che Craxi di leggi per Berlusconi ne aveva fatte parecchie e aveva fatto anche parecchie non leggi, consentendogli di espandersi all’infinito in un paese che era un far west dove la televisione non era minimamente normata per tutti gli anni 80, quindi ci fu una condanna per finanziamento illecito a entrambi che poi fu confermata, per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti, anche se cadde in prescrizione, in Cassazione definitivamente provato che Berlusconi comprava Craxi alla vigilia e durante l’approvazione della Legge Mammì.

Sapevamo che la Fininvest era un’azienda dedita alla corruzione della Guardia di Finanza perché ovviamente ogni volta che arrivano i finanzieri e mettevano il naso nei libri contabili, se non fossero stati corrotti avrebbero scoperto che i libri contabili erano taroccati, all’epoca non era stato ancora depenalizzato di fatto il falso in bilancio, quindi era un problema taroccare i libri contabili, bisognava corrompere i finanzieri, dopodiché si è depenalizzato il falso in bilancio, così i finanzieri anche se trovano i libri contabili taroccati non ci possono più fare niente.

Nelle sentenze abbiamo addirittura la prova che la Fininvest pagava la mafia, chi di voi legge la sentenza Dell’Utri 2004, la sentenza più sconvolgente, forse ancora più sconvolgente della sentenza Andreotti, quindi la sentenza più sconosciuta della nostra storia, si renderà conto che nell’archivio segreto della Cosca di San Lorenzo, uno dei quartieri di Palermo, uno dei mandamenti mafiosi di Palermo, fu trovato un libro mastro dove il capo cosca, credo che si chiami di cognome Biondino, segnava le entrate e le uscite della cosca, c’erano tutti quelli che pagavano il pizzo e poi in una voce separata c’era scritto Canale 5 e di fianco la cifra.

Era un regalino che ogni tanto la Fininvest mandava alla mafia, quindi che Berlusconi abbia sempre pagato e corrotto tutti, persino la mafia lui e le sue aziende lo sapevamo.

Adesso sappiamo una cosa in più, sappiamo che oltre a comprare, mi sono dimenticato, abbiamo la sentenza Mondadori nella quale è scritto che l’Avvocato Previti, Pacifico e Acampora che erano i legali della Fininvest nella battaglia per il controllo della Mondadori, comprarono con 420 milioni di lire in contanti il Giudice Vittorio Metta per scippare la Mondadori al proprietario legittimo De Benedetti e consegnarla nelle mani di Berlusconi, questo 20 anni fa, sono 20 anni che Berlusconi controlla qualcosa che non è suo.

Come si chiama uno che tiene una cosa che non è sua ma è di un altro? Si chiama ladro a casa mia, poi usate la parola che più vi aggrada, secondo me quella rende abbastanza bene l’idea!

Nella sentenza Mondadori che punisce i 3 Avvocati per avere corrotto il giudice e punisce il giudice per essere stato corrotto dagli Avvocati, c’è scritto che i soldi venivano dalla Fininvest di Berlusconi e che la corruzione del giudice era finalizzata ovviamente a far ottenere a Berlusconi quella Mondadori che il famoso lodo arbitrale aveva invece assegnato indubitabilmente a De Benedetti, quindi sappiamo già prima della sentenza Mills che Berlusconi e il suo gruppo sono il gruppo Berlusconi ha corretto la Guardia di Finanza, ha corrotto giudici, ha pagato politici, ci mancava una categoria, i testimoni, il falso testimone, a cosa serve? Serve a coprire reati commessi precedentemente, quando uno commette un reato, deve stare attento a non lasciare testimoni, se lascia testimoni deve pagarli perché dicano il falso in modo da garantirsi l’impunità e è esattamente per questo che Mills fu pagato, Mills sapeva tutto degli affari occulti di Berlusconi, aveva messo in piedi lui le società offshore nelle isole del canale, le Virgin Island e in altri paradisi fiscali, quelli che oggi Berlusconi dice di voler combattere, 64 società nei paradisi fiscali costruiti da Mills, negli anni 80, Mills sapeva anche perché erano state costruite queste società all’estero, per fare cosa Berlusconi usava queste società occulte che sfuggivano al bilancio consolidato del suo gruppo.

Quelle società servivano a schermare delle operazioni che erano illecite e che quindi non dovevano essere ricondotte alla persona di Berlusconi, 23 miliardi a Craxi, decine di miliardi a Previti, dai quali poi Previti attingeva le tangenti per girarle ai giudici, pagavano estero su estero Giulio Malgara perché non lo potevano pagare trasparentemente e ufficialmente? Perché Giulio Malgara era il Presidente dell’associazione degli inserzionisti pubblicitari e era anche uno dei padri padroni dell’Auditel, capite che se colui che deve stabilire gli ascolti di RAI e Mediaset prende soldi all’estero dal proprietario di Mediaset o di Fininvest, qualcuno potrebbe dubitare che l’Auditel non sia attendibile, perché? Perché per essere una rilevazione indipendente, chi fa la rilevazione non deve prendere i soldi né dall’uno né dall’altro, pagavano naturalmente Malgara con dei prestiti che però per anni e anni risultavano non restituiti, non so se li abbia restituiti ultimamente.

C’era il problema di Telepiù, la Legge Mammì aveva consentito a Berlusconi di avere 3 reti televisive, ma avrebbe dovuto girare, vendere a altri il suo giornale, Il giornale e vendere a altri le quote di maggioranza di Telepiù, la televisione privata che Berlusconi aveva creato, Berlusconi cosa fece? Né l’uno e né l’altro caso, girò Il giornale e i Telepiù a dei prestanomi, prestanome per il giornale era suo fratello Paolo, i prestanomi per le quote eccedenti di Telepiù, Berlusconi poteva avere soltanto il 10% in base alla Legge Mammì, il resto lo doveva alienare, a chi li ha girati? Li ha girati a dei suoi amici e prestanomi, tra cui l’immobiliarista Della Valle, nulla a che vedere con quello delle Tod’s, Moratti, Chirc, l’imprenditore televisivo tedesco etc., ai quali pare avesse dato i soldi per comprare le quote che erano sue, praticamente le quote erano rimaste sue, ma erano state intestate a teste di turco, a teste di legno, prestanomi e queste operazioni furono fatte sempre tramite le società offshore, perché? Perché erano una violazione palese della Legge Mammì e se si fosse scoperto come il pool di Milano ipotizzava ma non riuscì a provare, proprio perché queste prove non c’erano e Mills stava zitto, che Berlusconi possedeva più del 10% tramite i prestanomi, la Legge Mammì sanzionava questo comportamento con la revoca delle concessioni e se si fosse scoperto che era ancora il vero proprietario del Giornale e di Telepiù, Berlusconi avrebbe perso le concessioni per Rete 4, Canale 5 e Italia 1, sarebbe stato morto, rovinato, prima della discesa in campo sarebbe stato finito!

Quindi immaginate quanto era importante farle lontano dall’Italia queste operazioni e quanto era importante che Mills, che ne era a conoscenza, stesse zitto! In più ci sono scalate all’insaputa dalla Consob, irregolari alla Standa, Mondadori e alla Rinascente con soldi che provenivano da quelle risorse, riserve. La costruzione dell’impero di Berlusconi grazie al quale Berlusconi è Berlusconi, è avvenuta tutta all’estero e tutta di nascosto con traffici di ogni genere che a un certo punto rischiavano di venire fuori quando Mills fu convocata dalla Procura di Milano e poi dal Tribunale di Milano a testimoniare nel processo sulla corruzione della Guardia di Finanza e sul caso All Iberian fu lì che Mills, come scrive lui stesso al suo commercialista, è una storia che abbiamo già raccontando, credendo che la sua lettera restasse tra lui e il commercialista Drennan disse: io in quei due processi avrei potuto cacciare Berlusconi in un mare di guai se avessi detto la verità, se avessi ricondotto a lui personalmente quelle società, invece mi limitai a dire che erano società che avevo costruito per conto del gruppo, ma non dissi per conto di lui, non dissi che lui operava direttamente su quelle società, perché dato che la responsabilità penale è personale, se lui avesse detto che era Berlusconi in persona che operava su quelle società, si sarebbe aperto uno squarcio su tutte le attività che avevano creato l’impero di Berlusconi e Berlusconi sarebbe stato rovinato, ormai alla fine degli anni 90, quando era già in politica e stava all’opposizione e nessuno pensava che sarebbe tornato al governo, anche perché nessuno poteva immaginare che quei deficienti del centro-sinistra avrebbero rovesciato il Governo Prodi, mandando al governo D'Alema e Amato che hanno completamento distrutto per sempre la sinistra.

Questo era il momento drammatico, quando Mills viene chiamato al Tribunale di Milano a testimoniare, è lì che fa le false testimonianze o le testimonianze reticenti e è per gratitudine e per ricompensarlo di queste testimonianze false o reticenti che Berlusconi gli fa avere quei famosi 600 mila dollari che sono costati la condanna a Mills e che sarebbero costati la condanna anche a Berlusconi, se Berlusconi non si fosse scansato dal processo con una legge ad hoc che si chiama Legge Alfano e che tutti noi speriamo che presto la Corte Costituzionale a settembre – ottobre, quando la valuterà dichiari incostituzionale oppure che comunque il referendum che ha avviato Di Pietro porti a cancellarla e a restituire Berlusconi al suo habitat naturale, il Tribunale di Milano che è l’unico posto dove sta bene!

Quindi voi capite che questa sentenza Mills è una sentenza decisiva, onnicomprensiva per capire come Berlusconi ha fatto carriera prima come imprenditore e poi come si è salvato nella sua carriera di politico, grazie al silenzio di una persona, silenzio che naturalmente loro devono continuare a alimentare, quindi devono continuare a difendere Mills, anche se potrebbero benissimo infischiarsene visto che Berlusconi nel processo non c’è, in questi giorni avete sentito parlare Berlusconi e i suoi Avvocati, ma lui non era imputato, lui è fuori dal processo grazie al lodo Alfano, tutti hanno pensato che Berlusconi fosse stato colpito in qualche modo da quella sentenza, in realtà è stato colpito soltanto Mills, ma Berlusconi non può abbandonare Mills perché se parla Mills lui è rovinato “se parlassi io lo caccerei in un mare di guai” scrive Mills al suo commercialista nei primi anni 2000.

Questa sentenza quindi terrorizza il Cavaliere per quello che c’è scritto e per le implicazioni che può avere, indipendentemente dalla sorte processuale, è chiaro che nessuno andrà in galera per questa legge, visto che comunque è tutto indultato e anche se non fosse indultato comunque cadrà presto tutto in prescrizione, ma è perché è un altro tassello per ricostruire la verità e per smontare quella leggenda che vuole Berlusconi grande imprenditore, Berlusconi se non avesse violato tutte queste leggi nel modo che abbiamo descritto, non sarebbe mai diventato quello che è diventato, è un impero fondato sull’illecito, illegalità, corruzione, frode fiscale, falso in bilancio, sull’offshore , tutto occulto perché? Perché non si può fare niente di palese con quelle pratiche lì!

Quindi di Berlusconi sappiamo un po’ di più grazie a questa sentenza che è di primo grado, può darsi che in appello venga cambiata, ma i fatti purtroppo sono gli stessi, i fatti li conoscevamo anche prima che venisse emessa la sentenza, la sentenza era chiamata soltanto a sanzionare il comportamento per vedere se era anche penalmente rilevante, ma il fatto che ci fossero queste società, che fossero di Berlusconi, che fossero servite a quegli scopi, bastava leggere tutte le altre, questa è una specie di sunto di un’intera carriera criminale.

Carlo Bulletti (IdV) risponde

 

Concludo rapidamente sugli altri due o tre aggiornamenti, il primo riguarda Carlo Bulletti, è un candidato dell’Italia dei Valori, mi ha scritto dopo che l’ho definito uno un po’ lesto a cambiare casacca, candidato alle europee, mi ha scritto una lettera, devo dire che mi ha fatto piacere, perché non capita di frequente, di solito ti querelano, di solito ti minacciano, molto cortese dicendo che sono stato male informato, che lui è figlio di un democristiano della corrente di Zaccagnini, che si riconosce della cultura Liberal, che è per la laicità dello stato e smentisce una cosa che avevo detto in base a informazioni che avevo avuto dall’Emilia Romagna, cioè che lui fosse stato candidato nel 2004 in una lista del centro-destra con dentro Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega.

Lui stesso però dice che la sua, come candidato Sindaco a Cattolica, era una lista civica che si chiamava “per chi ama Cattolica” lista di centro-sinistra, però alternativa ai Democratici di Sinistra e che per questa ragione era stata appoggiata da tutto il centro-destra, quindi non era una lista ufficialmente del centro-destra, ma era una lista che era appoggiata da tutto il centro-destra e se è stata appoggiata dal centro-destra, vuole dire che lui ha accettato l’appoggio del centro-destra, quindi di Forza Italia, Alleanza Nazionale e della Lega, riconosco che non era formalmente la lista del centro-destra, ma era una lista civica sulla quale era confluito il centro-destra.

Non ho niente contro Bulletti, quest’ultimo è un medico, ho visto il suo programma, dice: sono per la laicità dello stato, la ricerca scientifica, il testamento biologico, i diritti delle coppie, mi sono schierato, dopo essermi iscritto al PD e candidato con Di Pietro proprio perché su questi temi della laicità e del testamento biologico, della ricerca scientifica e dei diritti delle coppie di fatto, l’ho trovato molto limpido e molto chiaro mentre invece il PD è ambiguo perché ha 3 o 4 linee diverse.

Non ho niente contro il Dott. Bulletti, do atto di questa sua lettera, chi di voi vuole saperne di più trova informazioni sul suo sito Bulletti.com, ho segnalato semplicemente che per i miei gusti personali, preferirei che quando si mantiene uno schieramento, anche se qui era un’alleanza capitatagli addosso, saltare un giro non farebbe male, dopodiché nessuno può essere inchiodato a vita a una posizione, però quello che segnalavo era che si poteva anche tentare di prendersi un anno, due anni sabbatici e poi riprovare la politica da un’altra parte, certamente come avevo già detto nella puntata sulle candidature, Bulletti come del resto Sergio Staino che si è candidato in una delle liste ex comunista, sinistra e libertà pur essendo iscritto al PD, non erano certamente personaggi che ritenevo impresentabili per ragioni etiche o per ragioni penali, mi sembravano due casi di non grande coerenza, ma al di là di questo nulla contro le persone.

Antinoro (Udc) e la compravendita dei voti

 

Invece per venire alle conclusioni, 3 candidati che hanno avuto degli sviluppi, uno è una new entry si chiama Antinoro, è dell’Udc naturalmente, è l’Assessore ai beni culturali della Giunta Giunta Regionale della Sicilia, Udc e ha ricevuto un avviso di garanzia per voto di scambio, i magistrati della Dda di Palermo hanno scoperto intercettazioni e altre cose che aveva dato 3 mila Euro a due mafiosi per assicurarsi un pacchetto di voti, pare 60 preferenze, di qui l’accusa di voto di scambio, l’operazione è molto più ampia, naturalmente i magistrati hanno scoperto che ogni voto veniva pagato fino a 50 Euro, quindi 50 Euro alla persona che ti dà la preferenza, molti politici pare che lo facessero, sono stati fermati 19 presunti mafiosi, sono stati arrestati 2 capimafia e tra i vari politici indagati c’è questo Antinoro che è assessore dell’Udc regionale, lo rimane anche da indagato per questo reato infamante, ha già detto: continuo a svolgere il mio lavoro e poi si difende dicendo che lui ha vinto prendendo 28 mila voti, bisogna vedere come li ha presi, non è un bel modo di difendersi perché se li ha pagati uno per uno, credo gli siano anche costati un occhio della testa, però non è un bel modo di difendersi dire: prendo tanti voti, non ho bisogno di comprarli, bisogna vedere come li prendi i voti, se li prendi spontaneamente o li prendi comprandoli!

Vedremo come andrà il processo, in ogni caso non si dimette e è candidato alle elezioni europee, Casini ha pensato di portare anche lui al Parlamento europeo, un indagato per voto di scambio con la mafia.

L'ufficio stampa di Raffaele Lombardo

 

Raffaele Lombardo è il Governatore, il capo della Giunta dove c’è pure questo Antinoro, bene, Lombardo avevamo detto che era sotto osservazione della Corte dei Conti per avere riempito lui e come il suo predecessore Cuffaro l’ufficio stampa della Regione Sicilia di giornalisti, tutti con contratti da caporedattori, ha un ufficio stampa che è più grosso di quello di Palazzo Chigi credo, circa 20 giornalisti per suonare la trombetta e decantare le lodi della sua meravigliosa Giunta, si è ritenuto che ci sia un enorme spreco di denaro pubblico, la Corte dei Conti ha chiesto il danno erariale a lui e a Cuffaro per 4 milioni di Euro e adesso si è mossa anche la Procura di Palermo che contesta sia a Cuffaro, sia a Lombardo, sia a altre persone, il reato di abuso d’ufficio per avere fatto queste assunzioni facili clientelari.

Mastella rinviato a giudizio

 

Infine Mastella, avevamo detto che Mastella era indagato per vari casi di concussione nel inchiesta che era nata a Santa Maria Capua Vetere che aveva portato all’arresto di sua moglie, di suo consuocero e che poi aveva portato a indagare lui e che poi aveva dato il pretesto a lui per far cadere il Governo Prodi, non è più indagato, nel senso che è già imputato, è arrivato proprio l’altro giorno, il 15 maggio, la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Napoli che ha ereditato quella di Santa Maria Capua Vetere, richiesta di rinvio a giudizio firmata dal Procuratore Lepore e dal PM Curcio e trasmessa al G.I.P. che nei prossimi giorni fisserà l’udienza preliminare.

Mastella ha commentato: non ci voleva la zingara per indovinare che sarebbe andata così, in realtà lui aveva detto che l’inchiesta era basata sul nulla e quelli di Santa Maria Capua Vetere erano dei cialtroni e che appena l’inchiesta fosse passata a Napoli, sarebbe immediatamente crollato l’impianto accusatorio, invece l’impianto accusatorio è tutto in piedi, c’è una rimodulazione dei reati, si parla di vari casi di concussione, reato comunque gravissimo invece dell’associazione a delinquere inizialmente contestata e c’è la richiesta di processo per Mastella, per sua moglie Sandra e per una ventina di imputati, quasi tutti dell’Udc , si parla di 3 casi di concussioni e altri di abuso d’ufficio.

Questo lo dico perché naturalmente sui giornali questa notizia, devo dire a parte Repubblica che l’ha messa in grande, è passata praticamente inosservata, Il Corriere della Sera ce l’aveva a pag. 20 in un trafiletto minuscolo in quelli dove di solito si dà notizia dello smarrimento di un barboncino da parte di una contessa che promette lauti ricompensi a chi glielo riporta sano e salvo, lì c’era la notizia che il Ministro della Giustizia del Governo di centro-sinistra, è imputato per plurime concussioni aggravate e è naturalmente candidato del centro-destra del Popolo della Libertà provvisoria al Parlamento europeo, passate parola!"

Testo:

Buongiorno a tutti, abbiamo fatto notte e forse si vede!

Per la Fininvest ieri non si è votato, ieri sera le reti Fininvest non hanno dato alcun tipo di informazione interessante sul tema, lasciando alla RAI e a Sky il compito di informare i cittadini italiani e questo poteva già essere un segnale di come era finito il risultato elettorale o di quello che si aspettavano i padroni, anzi il padrone della Fininvest, abbiamo assistito a sceneggiate, macchiette televisive di ogni genere, Gasparri che insulta una cronista dell’Unità che gli chiede un commento semplicemente al voto, nervosetto Gasparri, anche molto intelligente, come abbiamo visto, la Melandri che dopo aver visto ridursi di 7 punti in un anno i voti del suo partito va a spiegare all’Italia dei Valori che invece ha raddoppiato i suoi voti, che l’antiberlusconismo non paga, complimenti!

La Russa che chiosava le frasi di chiunque parlasse come se lui dovesse dare i voti e le pagelle, in realtà La Russa come abbiamo saputo era uno degli insegnanti della scuola per veline insieme a Brunetta e a Frattini, quindi probabilmente è bene che i voti li dia alle veline con i risultati che abbiamo visto, ma devo dire che la macchietta delle macchiette è il povero direttore de Il Giornale, Mario Giordano autore di questo titolo nella giornata di ieri l’ha colpito il fatto che il Partito Democratico ha perso punti, cosa che era superscontata, anzi fino all’altro giorno si pensava ne perdesse molti di più, non si è accorto che ha perso il governo, che ha perso il suo padrone e il primo titolo era addirittura più avvincente perché il primo titolo diceva che Berlusconi aveva mandato tutti a quel pais, in realtà molti hanno mandato a quel pais Berlusconi e poi sul pais c’è sul giornale spagnolo che ha rilanciato lo scandalo dei voli di Stato e della mignottocrazia per usare un termine caro a Paolo Guzzanti a Villa Certosa ci ritorniamo.

de Magistris e Catanzaro

 

Devo dire, commentando a caldo questi risultati dopo la notte dei dati, che un dato mi sembra subito importantissimo, un dato che qualcuno potrebbe definire locale, in realtà secondo me è un dato nazionale, forse uno dei più importanti dati nazionali che noi abbiamo da commentare, cos’è successo a Catanzaro? Qui sono successe delle cose che su questo blog e in questa rubrica, sul blog di Beppe, sul blog nostro voglio scendere, a Annozero, abbiamo trattato molto e siamo stati tra gli unici, tra i pochi a farlo, a Catanzaro l’Italia dei Valori che candidava l’ex sostituto Procuratore De Magistris di Catanzaro, cacciato proprio per aver scoperto il letamaio politico, affaristico – giudiziario di Catanzaro, della Calabria e in parte anche della Lucania, l’Italia dei Valori alle ultime elezioni aveva il 2,7/2,8%, oggi è al 18%.

La presenza di De Magistris ha fatto moltiplicare per 7 o per 8 i voti dell’Italia dei Valori, questo è un bellissimo segno che viene dal profondo sud, sud che viene identificato con l’astensionismo, menefreghismo, la sfiducia, qualunquismo, forse è la dimostrazione che quando si presentano personaggi nuovi, credibili, onesti e cristallini che hanno lavorato e pagato duramente per il loro lavoro, il sud risponde e il voto di Catanzaro è uno dei più bei segnali che vengono inviati alla classe politica o a quello che ne resta, dalle elezioni di ieri, per il resto sapete che c’è stato un astensionismo pari a 1/3 dei voti, un anno fa erano stati 1/3 tutti gli aventi diritto che per una ragione o per l’altra non avevano votato o non avevano votato in maniera valida.

Questa volta solo quelli che non hanno votato sono 1/3 degli aventi diritto, quindi la nostra classe politica rappresenta gli altri 2/3 e poi vedremo quanti di quelli che hanno votato, hanno votato in maniera valida, probabilmente sono gli annullamenti delle schede etc., molto più cospicui e quindi la rappresentanza della nostra classe politica, si avvicina paurosamente al 50%, ci avviciniamo a una metà del paese che non si sente rappresentata, oppure che si sente rappresentata da partiti che sono stati sempre considerati marginali, brutti anatroccoli, quelli da tenere ai margini perché non rispettano le regole della casta.

Questo è un altro dato molto interessante.

Il bibipartitismo fallito

 

Il terzo dato che mi sembra interessante è che il sogno o anzi l’incubo per come la vedo io e penso di molti di voi, del bipartitismo è fallito, l’idea che l’Italia possa essere ridotta a 2 partitoni, contenitori di tutto il contrario di tutto, senza più un programma, senza più un’idea comune che era poi il sogno di Berlusconi e Veltroni quando si stavano mettendo d’accordo nell’autunno – inverno 2007, per spartirsi l’Italia e cacciare fuori tutto quello che non rientrava nei due contenitori, tutti gli spuntoni della siepe dovevano essere potati per lasciare in piedi soltanto questa siepe unica, questo regime unico, il PD e il PDmenoelle come li ha chiamati Grillo è fallito, è naufragato, Veltroni è già a casa da tempo, Berlusconi ha iniziato la sua terza fase discendente, come sempre avviene quando comincia a governare, c’è un periodo di rincoglionimento collettivo dovuto all’imbonitore, alle televisioni al seguito, dopodiché quando si tocca con mano la truffa che lui sta mettendo in atto, immediatamente lui comincia a precipitare.

Il problema qual è? E’ che poi quando finisce di precipitare e perde le successive elezioni politiche, purtroppo le vince il centro-sinistra, il quale ha il compito o almeno ha finora avuto il compito di far dimenticare alla svelta le porcate di Berlusconi e di risuscitarlo dalle sue ceneri, questo è già avvenuto 2 volte dopo il 1994 quando fu Bossi a far cadere Berlusconi e Prodi vinse le elezioni del 1996 e i suoi alleati lo cacciarono nel giro di due anni, dopo che aveva portato l’Italia in Europa e la cosa si ripeté nel 2001 qua Berlusconi tra il 2001 e il 2006 governò 5 anni, ma dopo il primo anno cominciò a perdere tutte le elezioni intermedie comunali, provinciali, regionali e nazionali, referendum sulla Costituzione e europee e poi il centro-sinistra riuscì a farsi così del male e così in breve tempo che tra indulti, mastellate, risse varie etc., etc., riuscì a suicidarsi in un anno e mezzo.

Questa volta vedremo se succederà, è chiaro che Berlusconi che pensava di capitalizzare la propaganda con cui aveva ancora una volta rincoglionito la maggioranza degli italiani nel suo primo anno di governo, invece va a sbattere una bella nasata e la sua unica speranza è che il PD torni alle vecchie abitudini dell’inciucio, spaventato esso stesso di quel piccolo tasso di antiberlusconismo che aveva messo in campo nell’ultimo mese di campagna elettorale nel tentativo di mascherare la nullaggine della sua opposizione, staremo a vedere.

Sta di fatto che il sogno del bipartitismo è fallito, fallisce il progetto del Partito del Popolo della Libertà che si proponeva di essere maggioritario e addirittura autosufficiente, tant’è che Berlusconi ha sempre parlato di una tendenza verso il 50% del suo partito in modo da poter fare a meno della Lega, nell’ultimo periodo si era capito che non ci credeva neanche lui, tant’è che aveva fatto delle avance addirittura a Casini, in ogni caso la botta che ha preso ieri è molto più pesante di quella che lui stesso pensasse perché non solo non è arrivato al 50, non solo non è arrivato al 45, non solo non ha superato il 40, ma non ha neanche confermato il 38% e qualcosa che aveva preso soltanto un anno fa e si ritrova oggi al 35,3% dei voti.

Gli manca, cioè un 15% per avere la maggioranza nel paese e quel 15% non glielo può portare neanche la Lega che sta appena sopra il 10, dall’altro lato il Partito Democratico con la sua vocazione maggioritaria come la chiamava comicamente Veltroni, un anno fa aveva preso il 33 e rotti e adesso sta al 26,1, il che significa che sta esattamente alla metà dei voti che gli sarebbero necessari per avere una vocazione maggioritaria e quindi inevitabilmente dovrà tentare di allearsi con quelle forze che ha sdegnosamente respinto alle elezioni dell’anno scorso, sinistra radicale e che intendeva respingere dopo queste elezioni e cioè Di Pietro che invece gli ha portato via anche le mutande!

I due partiti non sono autosufficienti, i due partiti non possono neanche accontentarsi di qualche piccola alleanza che da soli non bastano a sé stessi per fare maggioranza e neanche con l’aggiunta di qualche alleato ci arriveranno. In compenso al di fuori del recinto PD, Pdl, detto anche Pd meno L c’è ben il 38% degli elettori italiani che non si riconoscono né nel PD e né nel Pdl e sono, ovviamente sono frazionati in una decina di sigle, ma sono comunque tutti gli italiani che non si rassegnano a morire o berlusconiani o Pidini, c’è il 10% della Lega, c’è l’8% dell’Italia dei Valori, c’è il 6,5% dell’Udc c’è il 3,4 e il 3,1 delle due liste di sinistra, più lo 0,5 del Partito Comunista dei lavoratori di Ferrando, c’è il 2,2% di quell’accozzaglia male assortita che va da Storace a Pionati a Raffaele Lombardo governatore della Sicilia ai consumatori e ai pensionati, c’è il 2,4 dei Radicali che probabilmente se avessero solo la Bonino senza Pannella avrebbero preso anche più voti, poi ci sono varie liste autonomiste nelle regioni autonome che fanno lo 0,7% e poi ci sono due liste di estremissima destra come Forza Nuova e come la Fiamma Tricolore che prendono l’1,3 %, quindi 38,2% di italiani che non vogliono stare né annessi al PD, né annessi al Pdl e ben il 15% degli italiani hanno votati per partiti che non hanno superato il quorum e che quindi non avranno rappresentanza al Parlamento europeo come non ce l’hanno perlopiù neanche al Parlamento italiano e questo è un altro problema che va segnalato.

Penso che uno sbarramento ci voglia che non si può continuare a mandare in Europa 40 partiti con magari un solo rappresentante, ma probabilmente lo sbarramento del 4% è eccessivo e forse il 3, garantirebbe l’ingresso di forze che comunque sono importanti, penso per esempio, mi dispiace molto al fatto che non ci sia più al Parlamento europeo una parlamentare come Monica Frassoni che lavorava molto bene sui temi dell’ambiente, a differenza del suo partito, quello dei Verdi che si è suicidato e penso anche alla Bonino che sicuramente in Europa avrebbe portato delle buone idee, a parte le idee sulla giustizia che per i Radicali sono esattamente identiche a quelle di Berlusconi.

Quindi teniamo presente che ci sono un blocco del 35 Pdl, un blocco del 26 PD e poi c’è ben il 38% degli elettori, la maggioranza degli elettori che non si riconoscono nel bipartitismo, quindi quest’ultimo non lo vogliamo, è inutile quindi che insistano lor signori, gli italiani non vogliono il bipartitismo e non siamo pronti per il bipartitismo, ci possiamo accontentare di un sistema che magari con uno sbarramento al 3%, lasci passare 5, 6, 7 partiti al massimo e quelli possono bastare perché sicuramente la sinistra estrema deve avere una rappresentanza, è molto pericoloso se non c’è una rappresentanza parlamentare della sinistra estrema e allo stesso modo la destra estrema non si riconosce in questa brodaglia del Popolo delle Libertà e infatti l’altro dato interessante è che molti di quelli che prima quando c’era Alleanza Nazionale votavano Alleanza Nazionale, adesso non hanno votato per il Popolo delle Libertà perché non vogliono essere accomunati a Berlusconi, alla peggio alleati ma non accomunati a Berlusconi e infatti alcuni di loro non sono andati a votare, anzi molti di loro non sono andati a votare, alcuni di loro hanno votato Di Pietro e alcuni altri come dimostrano i flussi, hanno votato per la Lega, soprattutto nel nord – est, ma anche nel centro Italia.

L'antiberlusconismo paga

 

Un’altra delle cose che mi sembra si possano dire è che il povero Franceschini con tutti i suoi limiti si è portato meglio del suo predecessore, è vero che Franceschini prima era il vice di Veltroni, ma sicuramente tra il cadavere politico di Veltroni e questo Franceschini che un po’ si muoveva, un po’ si agitava, magari scompostamente, magari con delle gaffe, magari con degli autogol, dei taffazzismi e dei fantosismi, però il fatto che nell’ultimo mese gliele abbia un po’ cantate a Berlusconi, ha fatto sì che frenasse la frana e non dimentichiamo che Franceschini quando ha preso in mano il Partito Democratico, i sondaggi del Partito Democratico erano più vicini al 20, che al 25%, quindi Franceschini qualche punticino lo ha racimolato anche se poi ha sbagliato completamente le candidature e infatti l’idea di mettere Cofferati, il vecchio Berlinguer in Veneto, vecchi arnesi come De Castro nel sud, sicuramente non hanno pagato.

Ma Franceschini ha fatto questo piccolo miracolo di salvare il salvabile di un partito che era dato ormai per avviato alla deriva, come li ha recuperati quei pochi punticini per evitare la debacle? Li ha recuperati con l’antiberlusconismo, con quello che viene chiamato curiosamente antiberlusconismo, in realtà in altri paesi si chiama semplicemente opposizione, da noi fa paura l’idea che l’opposizione si opponga, ha parlato un po’ di Costituzione, la anche mostrata proprio e poi ha parlato persino, pensate un po’, di questione morale, dopo avere tanto disprezzato chi parlava di regime, di Costituzione, di questione morale, di rischio di autoritarismo etc., etc., poi ha dovuto a sua volta fare propri quegli slogan e è riuscito a abbacinare qualche lettore, anche se è molto probabile che Franceschini verrà liquidato dalla vecchia nomenclatura che a ottobre tenterà di riprendersi il partito, tanto per non fare nomi, d’Alema o qualche suo prestanome tipo Anna Finocchiaro o tipo Bersani, in realtà sarà di nuovo l’inizio della fine perché riprenderanno con gli inciuci e quindi regaleranno a Di Pietro altri voti.

Credo che Franceschini dovrebbe ringraziare anche giornali tipo Repubblica, L’Unità che hanno cavalcato gli scandali e l’hanno quasi obbligato a occuparsi anche lui degli scandali di Berlusconi, anche se lui era tutto spaventato all’idea di doversi occupare degli scandali di Berlusconi e continuava a dire che questi scandali avrebbero fatto la fortuna di Berlusconi e l’avrebbero agevolato, come avete visto non era vero niente, il bello è che loro continuano a credere che l’antiberlusconismo favorisca Berlusconi e ogni volta che lo praticano, in realtà guadagnano voti, ma poi si spaventano e quindi smettono di fare l’opposizione.

La Lega, la Lega cresce di 2 punti rispetto alle elezioni dell’anno scorso, è molto meno eclatante il successo della Lega rispetto a quello di Di Pietro però comunque in un centro-destra che perde, la Lega intercetta qualche voto in libera uscita e è la dimostrazione che quando si parla chiaro, magari dicendo stronzate, ma si parla al proprio elettorato pur con soluzioni inimmaginabili, indecenti, a volte xenofobe, ma però si dà l’impressione di rispondere a quello che la gente chiede, poi la gente risponde.

E’ invece incoraggiante il fatto che nel centro-destra ci sia un 10% di elettori che si dichiarano proprio antropologicamente estranei al modello berlusconiano, infatti continuano a votare un partito come la Lega che ha molti leader anche molto improbabili, alcuni decisamente impresentabili, pur di non votare per quella coalizione che ha scritto Berlusconi Presidente, anche se Berlusconi non potrà fare né il Presidente, né niente altro in Europa, perché già purtroppo è Presidente del Consiglio in Italia.

Vince la società civile

 

Veniamo a Di Pietro, quest’ultimo è la migliore dimostrazione che l’opposizione deve opporsi, che quando l’opposizione si oppone soddisfa i suoi elettori e spesso soddisfa anche gli elettori degli altri partiti di opposizione che invece non si oppongono, vedi Casini che ha avuto un minuscolissimo aumento e vedi il PD che ha preso la batosta che sappiamo. La responsabilità che adesso spetta a Di Pietro è enorme perché quest’ultimo ha raddoppiato i suoi voti, quando si raddoppiano i voti, i rischi di imbarcare scorie di ogni genere sono altissimi, altissimi soprattutto in un partito che ancora non si è dato i necessari filtri per evitare certi ingressi e soprattutto per favorire certe uscite, quindi ci vorranno dei buttafuori e ci vorranno dei cerberi all’ingresso di quel partito, per evitare che tutti gli eserciti in rotta dei partiti sconfitti o dal quorum o dalle loro divisioni o decisamente dagli elettori, affluiscano lì dentro per riciclarsi in un partito che in questo momento sicuramente offre il maggior numero di prospettive, proprio perché è molto più piccolo rispetto agli elettori che ha.

Quindi penso che Di Pietro invece di pensare a togliere il suo nome dal simbolo, quello non credo che… magari lo deve mettere più piccolo, ma comunque è stato importante il nome perché il nome Di Pietro ricorda che quelli sono coloro che hanno votato contro l’indulto, unici a votare contro in tutto il centro-sinistra, ricorda che quelli sono coloro che si sono opposti etc., etc., quindi è chiaro che se uno ci mette la faccia deve metterci anche il nome, questo secondo me è abbastanza secondario.

L’importante è che poi il partito diventi un partito, faccia dei congressi, soprattutto a livello locale, perché è a livello locale che il rischio di imbarcare le scorie è più alto, è a livello locale che quando magari il capo non guarda qualcuno, fa entrare gente che poi scredita il buon nome di quel partito che a livello nazionale si presenta con volti come quelli di De Magistris e di tante altre persone per bene, che poi invece magari a livello locale si ritrova con i soliti traffichini di sempre, è una responsabilità grossa perché le classi dirigenti partono dal territorio e per partire dal territorio devono essere elette con congressi regolari, ufficiali, codificati e normati con regole molto precise, in modo che siano gli elettori a darsi la classe dirigente e non sia il capo a nominare la classe dirigente, oppure non siano i quadri intermedi a autonominarsi e a autoperpetuarsi facendo poi da tappo a quelle nuove energie positive che invece possono crescere, ho partecipato a alcuni incontri con i giovani che erano appena entrati nell’Italia dei Valori dopo la grande manifestazione di Piazza Navona dell’8 luglio dell’anno scorso e ho visto che lì ci sarebbero molte energie da sfruttare per fare una nuova classe dirigente.

Sicuramente il raddoppio dei voti di Di Pietro dimostra che era una leggenda metropolitana quella che girava secondo cui Di Pietro era stato salvato da Veltroni perché se Veltroni non faceva l’alleanza con Di Pietro, quest’ultimo non avrebbe passato il quorum del 4% o dell’8% al Senato e quindi non avrebbe piazzato nessuno, in realtà questo è un partito che come la Lega è in costante crescita e non ha bisogno di non Veltroni per accedere alle istituzioni, non come abbiamo visto in questa occasione, quando Di Pietro si presentava da solo, ha raddoppiato i suoi voti, rispetto a quando si presentava con Veltroni.

Diciamo che l’alleanza dell’anno scorso fu di reciproca convenienza, non fa certamente un regalo fatto dal Partito Democratico a Di Pietro.

Interessanti i rapporti interni alle due coalizioni, questo è un altro punto, la Lega l’anno scorso aveva 1/5 dei voti rispetto al Popolo delle Libertà, adesso quasi 1/3, Di Pietro aveva circa 1/8 dei voti rispetto al Partito Democratico, adesso quasi 1/3, 8% Di Pietro, 26% Partito Democratico, l’anno scorso era 33 e rotti contro i 4 e lo stesso avviene nel centro-destra, dove la Lega un anno fa era all’8 e il Pdl era al 38, mentre adesso la Lega è sopra il 10 e il Pdl è al 35 e questo naturalmente sposta gli equilibri all’interno delle due coalizioni, conterà di più la Lega e quindi sarà un elemento di destabilizzazione del governo, pensate soltanto ai pedaggi che ha pagato Berlusconi per seguire i leghisti sulla feroce politica di allontanamento addirittura dei barconi degli immigrati in alto mare, senza neanche distinguere quelli che avevano il diritto di asilo perché fuggivano da persecuzioni o da guerre, pensate il pedaggio che ha pagato Berlusconi per quella politica feroce e disumana con le proteste che il pur timido Vaticano ha avanzato e soprattutto il mondo cattolico e quindi con addirittura condanne dell’O.N.U., quindi se la Lega chiederà e pretenderà di più, ci sarà un allarme ancora più generalizzato nel mondo libero rispetto a questa orripilante destra che ci ritroviamo in Italia.

Un’altra cosa da dire è il cretinismo perdurante della sinistra radicale che sommata insieme fa il 6,5%, potrebbe portare in Parlamento europeo 4 o 5 suoi rappresentanti, invece ha pensato bene di dividersi con la geniale scissione di Vendola etc., etc., così di quel 6,5% non ce ne faremo niente e quel 6,5% degli elettori non avranno neanche un rappresentante. E’ il bertinottismo suicida che continua con i suoi successori, si potrebbe dire: peggio per loro, in realtà mi preoccupo molto per quegli elettori che non hanno rappresentanza.

Infine vediamo Berlusconi, Berlusconi non ha più neanche il 50% dei consensi con tutta la sua coalizione, se gli vogliamo aggiungere la Lega, arriva al 45%, se gli vogliamo aggiungere, ma è tutt’altro che scontato anche la Mpa di Lombardo e la destra di Storace che hanno fatto il 2% Berlusconi sta più o meno al 47% e non rappresenta più ma maggioranza degli elettori, naturalmente non la rappresenta neanche la somma Pdl più sinistra radicale, più radicali pannelliani etc., etc. che insieme a Di Pietro vanno a totalizzare un 43/44%, ma è interessante che questo governo dopo un solo anno di attività, non ha più il consenso della maggioranza degli italiani, già faceva ridere sentire Berlusconi millantare una popolarità del 75% quando proprio aveva fumato pesante, oppure millantare un Pdl verso il 50, bene adesso non hanno il 50 neanche con la Lega al loro interno e questo non significa che non abbiano il diritto di governare perché sono stati incaricati di farlo un anno fa, ma significa che dovranno tenere presente di non avere con sé neanche il 50% degli italiani, degli elettori aventi diritto che hanno dato un voto valido come abbiamo detto prima e che sono ormai meno del 60%, quindi in realtà se i voti validi sono meno del 60% degli aventi diritto, vuole dire che tutta la coalizione di Berlusconi, compresa addirittura la Mpa e la destra di Storace, non rappresentano più del 30% degli italiani, teniamo presente quindi questo dato.

Si è detto che è stata una brutta campagna elettorale, secondo me invece è stata una bellissima campagna elettorale perché chi ha voluto parlare di valori, Europa, programmi l’ha potuto fare nei comizi, ci sono candidati che in televisione non si sono mai visti come Sonia Alfano che pare abbiano preso una marea di voti, segno che la televisione da sola non basta più, si può anche farsi conoscere tramite Internet e questa è la vera novità, oppure tramite il solito contatto diretto del porta a porta e dell’incontro di piazza.

Le bugie hanno (ancora) le gambe corte

 

E’ stata una campagna bellissima perché finalmente sono venuti al pettine alcuni nodi, si sono sgonfiate alcune balle che aveva raccontato Berlusconi, lo scandalo Noemi ha sbugiardato le menzogne di Berlusconi e ha confermato quello che aveva detto la sua Signora e cioè che Berlusconi non sta bene di testa, è completamente squilibrato e è anche solito frequentare minorenni, la faccenda degli aerei di Stato ha impensierito molto gli elettori di una destra eventualmente superstite, legalitaria che si era indignata per il volo di Stato di Rutelli e Mastella al Gran Premio, ma a maggior ragione si indigna quando si vedono nani, ballerine, menestrelli e mignatte, aviotrasportati a decine nella residenza privata per i sollazzi del Presidente del Consiglio, le bugie sul terremoto stanno venendo al pettine e probabilmente esploderà un qualche tipo di contestazione o di rivolta al prossimo G8, le bugie sulla monnezza a Napoli si sono tradotte addirittura in una nuova inchiesta per truffa su quella vera e propria baggianata gravissima e pericolosissima per la salute che è il famoso inceneritore di Acerra, la monnezza che esplode a Palermo e che viene addebitata da Berlusconi alle giunte di centro-sinistra quando Orlando non governa più dal 2001 a Palermo, forse è monnezza fossile a questo punto, Milano dipinta da Berlusconi come la nuova Africa, quando Milano è governata dal centro-destra, praticamente dal 1992 quando arrivò Formentini seguito da Albertini, dalla Moratti, con Formigoni che dal 1995 è sempre governatore regionale, senza contare che il Milan sembra molto più Africa che non Milano visto che sono quasi tutti di colore, uno dei pochi che non lo era, cioè Kakà è stato appena venduto al Real Madrid, ma lo annunceranno oggi perché fino a ieri bisognava bidonare anche i tifosi del milan affinché votassero senza ancora sapere ciò che sapeva tutto il mondo e cioè che Kakà era già dal Real Madrid.

Le bugie addirittura per smentire il governatore Draghi che ne aveva detta una vera e cioè che c’è 1.600.000 italiani che rischiano, perso il posto di lavoro, di trovarsi con il culo completamente per terra perché non c’è neanche un sottilissimo ammortizzatore sociale che li attutisca il colpo, probabilmente sono anche di più di 1.600.000, ma il fatto che il governatore l’abbia detto era già interessante, Berlusconi che dormiva evidentemente durante il discorso come spesso gli accade, ha detto: ha fatto un bellissimo discorso berlusconiano, poi ha scoperto che aveva detto che c’era 1.600.000 di persone che stanno per perdere tutto e il governo non fa niente, allora Berlusconi dice: i dati non ci risultano.

In realtà sono dati reali e forse addirittura sottostimati e infine le bugie sulla sicurezza, a Roma 2 giorni prima delle elezioni sono state stuprate due donne, una è stata stuprata e l’altra è stata salvata dal provvidenziale intervento di un passante, la Questura ha nascosto la notizia per 40 ore e soltanto quando un giornalista l’ha saputa per vie traverse e l’ha diffusa su You Tube la Questura è stata costretta a confermarla, probabilmente aspettavano a annunciare gli stupri, aspettavano che passassero le elezioni anche perché se si fosse saputo prima, forse anche i romani avrebbero capito che non era vero che gli stupri erano colpa della Giunta Veltroni e che arrivata la Giunta Alemanno si sarebbe smesso di stuprare, probabilmente il problema dei delitti impuniti è un problema un po’ più complicato e riguarda un’impunità diffusa a macchia d’olio da questa classe politica infame e illegale, che naturalmente per salvare sé stessa dai processi ha completamente sfasciato la giustizia, autorizzando molti a cominciare a delinquere, avendo coscienza della quasi certezza dell’impunità, probabilmente ci sarebbero meno delitti se ci fosse una giustizia che invece di essere completamente distrutta dai politici, venisse di nuovo finanziata, curata e resa efficiente ma non se lo possono permettere.

La funzione dell’informazione dunque in questa campagna elettorale, è stata decisiva, l’informazione via Internet ma anche perfino su alcuni giornali, perché i giornali hanno parlato tanto degli scandali di Noemi, degli aerei di Stato, delle minorenni e del caso Mills soprattutto? Perché la stampa europea alla vigilia del G8 ha messo nel mirino l’Italia e quando la stampa europea si occupa dell’Italia facendo le domande giuste, anche i giornali italiani sono costretti, sia pur con l’uso di interpreti che traducono gli articoli della stampa estera, a dare conto di quello che gli altri dicono di noi, anche se potremmo dirlo noi stessi, visto che siamo noi i protagonisti di queste vicende e che queste vicende si svolgono sotto il nostro naso.

Menomale che ci sono il Pais, l’Economist, il Financial Times, i giornali tedeschi, persino il Wall Street Journal, giornale ultraliberista e di destra che ci raccontano quello che noi avevamo disimparato addirittura a vedere e a notare e quindi quando l’informazione funziona, la democrazia si riattiva nella sua circolazione e i risultati, come abbiamo visto, si vedono, l’abbiamo scampata bella!

Berlusconi si aspettava il plebiscito per poter dare la spallata definitiva alla già declinante democrazia italiana, è fermo al 35% che è ancora una cifra enorme, ma non è una cifra che gli consentirà probabilmente di fare i suoi porci comodi impunemente!

Vi aggiorno sul nuovo giornale il fatto quotidiano che abbiamo in programma per settembre, a oggi stiamo sfiorando le 20 mila prenotazioni per gli abbonamenti, aumentano al ritmo di 2 mila al giorno, per prenotarsi bisogna scrivere una mail con i propri dati a questo indirizzo mail: dettofatto@ilfatto.info, avrete tutte le informazioni per abbonarvi a prezzi scontati prima del 31 luglio, questione di qualche giorno vi daremo tutte le modalità e tutte le tariffe in modo che possiate scegliere, per chi non si può permettere un abbonamento tutto di colpo, ci sarà anche la possibilità di pagarlo a rate durante l’anno.

Abbonatevi, l’abbiamo scampata bella, passate parola!

MUSICALIZAN (Desde las 15hs) //////////////////////////////////////////////////////////

 

SABADO 15

Dj Br-1 + Miloo Moya + Under MC

Warm up: Musgo + Tubicha (Posadas)

 

DOMINGO 16

Limantes DJVJTJ (Dj Campeón +

Lucas DM + Vj Lima) y amigos

(Dj Lucas Luisao + Sol.del.Rio Vj)

Bonus track: Francisco Bochatón (20hs)

After hours: Bar & Queras

 

LUNES 17

Brujo MC & Los Chicos Malos (17hs)

 

PINTAN //////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Buenos Aires: Bs.as.Stncl + Caro Chinaski

B2 Crew (Die+Brook+Plast+Soer+Dame+Bebu)

Bert Van Wijk + Ice + Mariano Nerd + Freddy Filete

Santa Fe: Fernando Traverso + Faca

Fedederacion Arg. de Stickboxing

Chaco: Grupo we! + Caro Levitt + Pablo Kortes

Frío Extremo + Facu Vega + Alfredo Gil

Córdoba: Frehscore

Tucumán: Ian Turowski

Mendoza: Contramano

Misiones: Pupilas crew + Ironic

Rosario: Estefania Cloti

Paraguay: Infames Crew (Oz + Kast)

 

BAILAN ///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Bgirl Cielo (Super Campeones, Libreaks crew)

Caro y Facu (Terrible Style Crew)

Maigua bboy

Corrientrix

Chaco Stylo

 

BAR & QUERAS (ex-comisaria) ////////////////////////////////////////////////////

Comidas y Bebidas

Dj Resident: Juan Rosso

Posmode

Diego Figueroa + Jorge Tirner

Arsenal

 

LA FLOTA (Centro Cultural) /////////////////////////////////////////////////////////////////

Charlas (coordina Maxi Jacoby)

Talleres

 

AV. COSTANERA ////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Vj Next

La Dimension Descocada (Comedia Clase B con

Max Cachimba & Fito Marusich)

3H hermandad hip hop

  

Napoleón no solo armó un lío bárbaro con los reyes de España, sino también con los de Portugal, que huyeron en distintos barcos a Brasil en 1808. es que el rey y Carlota no se llevaban.

 

Brasil era una colonia de Portugal. Una vez en Río de Janeiro, la princesa Carlota Joaquina de Borbón, al enterarse de que su hermano estaba cautivo en Francia, se ofreció “desinteresadamente” a cuidarle sus posesiones en el Río de la Plata y el Reino de Chile. Faltaba más de un año para nuestra Primera Junta de Gobierno de 1810, pero todo esto fue preparando el ambiente para ello.

 

Y empezó a intrigar para lograr sus propósitos. Un grupo de patriotas , casi todos masones, argentinos, algunos ingleses y chilenos incluidos - creyó que si la apoyaba podía, a lo mejor, conseguir la independencia del Río de la Plata. ¿Quiénes? Manuel Belgrano, Nicolás Rodríguez Peña, Hipólito Vieytes, Antonio Beruti, Saturnino Rodríguez Peña y Manuel Padilla, nuestro conocido doctor J Paroissien, entre otros.

 

Carlota, que había nacido en 1775, tenía 33 cuando empezó a ambicionar el cono Sur en 1808. En realidad deseaba varios reinos a la vez, España Portugal, Brasil, Las Provincias de la Plata y Chile para empezar.

 

Para Santiago de Chile envió varias cartas y desde aquí le contestaron lo siguiente:

 

11 de mayo de 1809 por conducto de don Federico Dowling, correo de gabinete

 

14 de agosto de 1809

 

Señora, la carta de V. A. de 11 de mayo, que acaba de recibir esta Audiencia, obliga al más humilde reconocimiento, por las afectuosas expresiones con que se digna V. A honrarla.

 

Sus ministros han leído con el más profundo sentimiento de su corazón, la copia que tuvo la bondad V. A. de incluirle, de las instrucciones dadas al inglés Paroissien por el Doctor Saturnino Rodríguez Peña, cuya memoria desearía se borrase de la de los hombres, para que no quedase la del más sacrílego intento, cual es el de una conjuración con objeto de independencia y nuevo Gobierno.

 

Tanto es el amor y fidelidad que manifiestan todos los habitantes de este reino, a su más digno soberano el señor don Fernando Séptimo, que no puede darse intriga ni seducción capaz de desviar un momento la resolución de sacrificar sus vidas en su obsequio. V. A. dígnese de creerlo así, y que esta Audiencia será incesante en fomentar cuanto esté de su parte tan justos y obligatorios sentimientos.

 

¡Ojalá tuviera arbitrios V. A. de comunicarlos a nuestro idolatrado monarca, su más caro hermano el señor don Fernando Séptimo, no para inclinarlo a recompensa alguna que no apetece esta Audiencia, sino únicamente para que la noticia de lealtad y amor, y de éstos sus más obedientes vasallos, consolase de algún modo las amarguras que le hace sufrir la más infame de las perfidias!

 

!Quiera el cielo acabar de castigarla condignamente, y restituir a su merecido solio al Rey más amado de sus vasallos, para que así V. A. y familia Real consigan la alegría, que con tanta razón anhela, y la monarquía toda su mayor fortuna!

 

Estos son, señora, los votos continuos y sinceros que envía al cielo esta Audiencia unidos al de la prosperidad y dilatación de la preciosa vida de V. A. por muchos años. Santiago de Chile, y agosto 14 de 1809. Señora, a los reales pies de V. A., Serenísima.

 

José de Santiago Concha.- Juan Rodríguez Ballesteros.- José Santiago de Aldunate.-

 

Manuel Irigoyen.- Félix Francisco Baso y Berri.

 

A la Serenísima Señora Doña Carlota Joaquina de Borbón, Infanta de España y Princesa del Brasil.

La iniciativa de proclamar Presidente Provisional de la República al General Narciso Campero Leyes en reemplazo del derrocado General Hilarión Daza, la tomaron en la ciudad de Oruro, el 1° de enero de 1880, los señores José Ignacio León, Severo Fernández Alonso, Rodolfo Soria Galvarro y Emeterio Cano, secundados por el General Manuel Othón Jofré, que hasta días antes había sido Ministro de Guerra del Presidente Daza y estaba organizando nuevos batallones con los jefes, oficiales y soldados que abandonaron el departamento peruano de Tarapacá, después del desastre de San Francisco, y con reclutas nuevos.

El General Narciso Campero resultaba en esos momentos una elección lógica. Tenía el prestigio de su capacidad castrense (ganada en estudios en Europa) y experiencia en la vida pública desde los tiempos del dictador José María Linares, sumados al hecho de ser el comandante de la Quinta División, la única fuerza organizada que existía en el interior del país en las angustiosas circunstancias de esos días. Sus antiguas ambiciones personales de alcanzar el mando supremo había renacido desde que se diera cuenta que la estrella del General Hilarión Daza empalidecía rápidamente debido a su comportamiento en Tacna y la contramarcha de Camarones.

Los elementos jóvenes hubieran preferido al Coronel Eliodoro Camacho, principal autor del golpe de Estado de Tacna, pero la natural modestia de su carácter, su grado militar inferior y su inclinación a las ideas liberales, que veían con temor los políticos conservadores, perjudicaron su caso.

 

El Coronel Uladislao Silva y el señor Rudecindo Carvajal, que se habían autoproclamado integrantes de una Junta de Gobierno en la ciudad de La Paz quedaron huérfanos de apoyo y se vieron obligados a abandonar el precario poder que habían asumido.

El General Campero, el mismo día de su ingreso en Oruro (19 de enero de 1880), hizo pública por bando la siguiente declaración: "Aceptó la comisión provisional que me confiere la patria y asumo la Presidencia de Bolivia mientras se reúna la Convención Nacional cuya convocatoria se expedirá en el plazo de 20 días". En una proclama añadió: "Mi actual cometido habrá terminado el día en que la soberana asamblea empiece a ejercer sus augustas funciones y desde ahora, para entonces, retiro mi nombre, sea de la elección parlamentaria, sea de las ánforas electorales".

El Coronel Uladislao Silva, a quien el General Campero designó Inspector General del Ejército para consolarlo de haber sido frustrado como jefe de la nación, aprovechó de su nueva posición para soliviantar en Viacha a los batallones "Oruro", "Murillo 2v" y "Bolívar", apresar al General Casto Arguedas y marchar sobre La Paz para arrebatar a Campero el puesto al que creía tener mejor derecho. Lo acompañaron en su rebelión los coroneles José Manuel Guachalla y Federico Matos, y el hermano de éste, Severo Matos.

La única guarnición de La Paz la constituía el batallón "Victoria", comandada por el Coronel Juan Granier. Se apostó en las cuatro esquinas de la Plaza 16 de julio para defender al régimen de Campero. La superioridad numérica de las tres unidades de Silva la puso en fuga y dispersión después de un cambio de disparos que duró 20 minutos y causó 11 muertos y 20 heridos en ambos bandos.

El General Campero, se retiró a Obrajes y de allí subió al Altiplano.

Silva, dueño de La Paz, emitió un decreto que dijo: "La Paz, 12 de marzo de 1880. Considerando que el ejército, de acuerdo al sentimiento popular manifestado en el sentimiento de una dirección más conveniente y activa de la guerra, me ha investido espontáneamente de la suprema autoridad, asumo el mando supremo provisorio mientras representantes de los distintos departamentos de la república concurran a esta ciudad a formar el gobierno nacional".

 

El 18 de marzo salieron de La Paz los batallones "Bustillo" y "Morillo 2". Al día siguiente debía seguirlos el "Bolívar". En el camino a El Alto, aleccionados por elementos leales a Campero, se dispersaron en su totalidad. Silva, Guachalla y los Matos, por segunda vez, se vieron sin apoyo alguno. Huyeron hacia el puerto de Chichilaya. El ministro peruano que se encontraba allí para recibir y hacer embarcar a las tropas ofrecidas por Silva, les ofreció asilo diplomático en el "Yapura", impidiendo que fueran apresados y devueltos a La Paz. Con ellos lograron también salir hasta el Perú los otros jefes de su movimiento: el General Luciano Alcoreza, el Teniente Coronel Escolástico Pimentel y los mayores Federico Gambarte, Luis Gutiérrez, Juan Castillo y Enrique Larrea.

Los jefes acantonados en Tacna condenaron públicamente al Coronel Uladislao Silva y sus cómplices al enterarse del golpe contra el General Campero. El Coronel Eliodoro Camacho, en carta al Coronel Silva, le dijo: "Tacna, 16 de marzo de 1880. No me atrevo a calificar su acción, porque para ello tendría que emplear una palabra muy dura, cuyo significado infamante no quiero aplicar a ningún boliviano, pues jamás he creído que Bolivia contase entre sus hijos ninguno que atentase contra su sagrada existencia. Mientras tanto, señor Coronel, permítame preguntarle, ¿ha pensado usted la enorme responsabilidad que ha echado sobre sus hombros?... Ha detenido usted el envío de cuatro batallones a este cuartel general en el momento en que sabía, por mis reiterados oficios, lo urgente lo preciso, que era su venida para hacer frente al enemigo ocupando Moquegua nos ha cortado recursos del norte, sin los que no puede existir el ejército peruano que acompaña en este departamento al boliviano. ¿Cómo se llama, señor coronel, el que promueve la anarquía interna en los momentos supremos en que su patria se halla comprometida en una guerra nacional?... ¡Ah!, he roto mi pluma antes que escribir esa palabra que suele manchar la frente del hombre con el hierro del eterno oprobio; que no puedo usarla como calificativo del militar a quien alguna vez llamé compañero".

 

La luce del mattino saettava fresca sotto i portici; dopo le prime decine di metri Krueger aveva rotto il fiato e correva spedito in corso Duca Degli Abruzzi, sentiva il corpo scattante e la mente pronta al ragionamento, o meglio, a quella pratica di meditazione che aveva imparato a mettere in atto correndo: prendere un pensiero, librarlo a mezz'aria, e poi aspettare che fossero le intuizioni a sorgere dal profondo ad illuminarlo senza forzare il ragionamento logico.

Quel mattino aveva due pensieri all'ordine del giorno: l'elastico e il colloquio con il vice-ispettore.

Cominciò con l'elastico, cioè con questo concetto che ormai aveva elaborato da tempo sull'equivalenza tra la quantità di momenti positivi e negativi che si hanno nella vita, e della necessità di prepararsi ai momenti positivi quando le cose vanno male e viceversa; vedeva nei periodi forti in una direzione o nell'altra il caricamento di un elastico con un masso all'estremità, tanto più carico quanto più fosse negativo, o positivo, il periodo. Se si è a conoscenza di questo processo basta prepararsi: in questo modo si attutiranno i grandi dolori e potranno essere esaltate le gioie, per avere una vita migliore.

Era un ragionamento al quale la vita l'aveva portato, e lo mise lì, a mezz'aria, sentendo i passi veloci correre in sequenza.

Una illuminazione lo raggiunse subito: pensò di essere uno stupido ad aver concepito in questo modo l'elastico. Se equilibrio ci deve essere, che equilibrio sia: attutire i dolori o esaltare le gioie non porta ad un equilibrio, ma a spostarlo verso la positività il che a sua volta... richiede una negatività per ristabilirlo, che quindi continua a caricare l'eleastico.

La seconda illuminazione sull'argomento fu ancora più chiara della prima: vivere con questo concetto in testa porta a sentirsi 'giusti', equilibrati, anestetizzando l'effetto dell'elastico, soprattutto quando si presenta dal lato negativo. Ma questo ne pregiudica l'effetto; i colpi 'negativi' non sono capricci del destino ma occasioni di crescita senza le quali la persona risulta mancante di una parte. Altro che anestetizzarsi: bisogna lasciarsi ferire dai colpi della sorte perchè questi abbiano efficacia e possano farci crescere; anestetizzandoli invece non si fa che 'chiederne' altri più grandi e più forti.

Ora era più chiaro quanto era successo; svoltando a Porta Nuova portò la meditazione corsaiola sul punto numero due, il colloquio, non mancando di notare quanto utili fossero queste corse mattutine, e quanto lo sforzo fisico lo aiutasse a raggiungere quell'"abbassamento del livello mentale" studiato da Levy-Bruil che lasciava l'inconscio libero di illuminare la mente, di liberarsi dalle prigioni del conscio per uscire alla luce.

Si fermò un attimo nei giardini di piazza Carlo Felice a prendere fiato e, figurativamente con le mani tolse il concetto dell'elastico da davanti a lui con la destra e con la sinistra innalzò alla sua attenzione il colloquio; poi ricominciò a correre.

Ricordò ancora come rimase stordito dalla notizia della morte di Destefani, e che solo dopo qualche minuto collegò la richiesta di non allontanarsi dalla città con una possibile accusa nei suoi confronti. Ripercorse i dialoghi, per cercare di capire meglio; si accorse di ricordare ogni parola vividamente.

"Ispettore, lei collega la morte di Destefani a me?"

"No, si figuri, per ora una semplice precauzione, vorrei avere a disposizione tutte le persone collegate a questo caso; del resto lei sicuramente ieri notte non era a spasso per Torino a quell'ora, vero?"

"A quell'ora? che ora? Avevo passato la sera con la famiglia del preside Guerrini."

"Si, l'ho saputo, ma fino ad una certa ora. Poi è rientrato, padre Krueger?"

Fu a quel punto che i pensieri cominciarono ad aggrovigliarsi. Era stato nell'appartamento di Verdiana, ma non voleva assolutamente rivelarlo, temeva che lei venisse coinvolta in questa faccenda, se inoltre si fosse venuto a sapere che lui... un prete già accusato di pedofilia passa le notti nel dungeon di una mistress sadomaso... ce ne sarebbe stato per le cronache e i pettegolezzi per gli anni a venire.

"Sì, sono rientrato, dopo una lunga passeggiata."

"Quanto lunga? a che ora è rientrato?"

Ricordava l'ora del rientro in istituto.

"Verso le tre"

"Quasi quattro ore.. una passeggiata... lunga vero?"

"Sì, lo riconosco, molto lunga. Mi piace passeggiare la notte nel centro di Torino, la citta rivela meglio la sua storia quand'è vuota e silenziosa. Ma perchè queste domande? Davvero può pensare che sia stato io? E con che motivazioni?"

"Le ripeto, nessuna accusa, sola formalità. Però si tratta di una persona, la vittima, che le porta l'infamante accusa di pedofilia e contro la quale l'ho vista io scagliarsi fisicamente, in questo istituto. Capisce che sono precedenti che vanno per lo meno annotati."

"E per questo dovrei uccidere? Lei lo pensa davvero?"

Il preside osservava da un angolo il colloquio; aveva uno sguardo strano, un misto tra un piagnucolare continuo e una segreta speranza, che non si riusciva in alcun modo ad interpretare.

"Ripeto, non c'è nessuna accusa; sto solo informandomi, e quanto mi dice mi è prezioso. L'omicidio, se di omicidio si tratta, è avvenuto tra le due e le tre in strane circostanze; se la sente di guardare le foto del cadavere?"

"Si, certo."

Ricordando questo punto del colloquio, Krueger si fermò.

Era arrivato in piazza castello; sedette sulle panchine davanti a Palazzo Madama perchè non riusciva a correre e insieme a ricordare quelle foto che gli si proponevano in mente forti, troppo forti per riuscire a meditarle; il conscio prendeva il sopravvento e non lasciava spazio alle illuminazioni, così come durante la notte quelle foto si erano riproposte nel sonno inquieto.

Il luogo era una stanza, abbastanza spoglia, vicino a via Porta Palatina; non gli era stato detto l'indirizzo esatto.

Nelle prime foto, riprese dall'esterno della porta, vide confusamente il cadavere; sembrava inginocchiato, con le mani giunte in preghiera.

Di seguito le foto si facevano più chiare.

Su un inginocchiatoio, il corpo senza vita si presentava in ginocchio, diritto, sostenuto dalle gambe legate all'altezza delle ginocchia, delle cosce e dell'addome con strisce di velcro all'inginocchiatoio; dai vestiti si capiva quanto fortemente strette fossero quelle cinghie; i pantaloni erano quasi strappati in corrispondenza dei punti di legatura.

I gomiti, allo stesso modo, uniti e legati al legno; le mani, fissate insieme come in preghiera.

Il mento ricadeva sul petto.

Su tutto il collo, un acceso segno rosso.

Sul capo calvo, una parrucca gialla.

Sulla parrucca, due serpenti formavano una corona, presentando le due teste che si congiungevano sulla sua fronte.

 

Riprese a correre.

"E' morto per asfissia, è stato strangolato." diceva il vicequestore.

"Ma chi può aver voluto uccidere quell'uomo?"

"Non lo sappiamo, ma stiamo acquisendo i filmati di alcune telecamere di quella zona. Domani ne sapremo di più".

Non ricordò più molto del seguito del colloquio; ma per lui aveva perso importanza; a questo punto riuscì di nuovo a prendere il concetto, metterlo in alto e aspettare illuminazioni; aveva poco tempo, via Pietro Micca e via Cernaia da percorrere.

L'inginocchiatoio, la preghiera, la parrucca, i due serpenti: evidenti segni che, chiunque fosse stato, voleva che si ritrovassero. Simboli che lui conosceva fin troppo bene, presi uno ad uno; ma così... non se ne spiegava la ragione. Soprattutto i serpenti: erano di plastica, di quelli utilizzati per fare gli scherzi, ma in foto sembravano assolutamente veri. Il serpente simbolo della conoscenza del bene e del male. Il serpente che, doppio nel caduceo, il simbolo che si vede nelle farmacie, rappresenta il 'pharmacon', cioè il veleno, che può uccidere e può guarire.

Ma perchè la parrucca? L'atteggiamento di preghiera? Perchè, lo strangolamento?

E, soprattutto, perchè proprio ieri, il giorno in cui aveva sentito riaffiorare l'ira di dio? Potevano essere collegate le due cose? Questo superava di gran lunga le sue capacità di ragionamento, ma l'evidenza con cui si presentava al suo pensiero questa possibilità testimoniava che il suo inconscio la pensava diversamente. Aveva imparato a fidarsi dell'inconscio come ci si può fidare di un mostro che ti può aiutare, oppure, incenerirti in un attimo.

Arrivò in corso Palestro; questa volta cercò Minah con lo sguardo e fu un riposo vederla, una scelta obbligata passare dove lei l'avrebbe visto; fu facile prevedere che gli avrebbe chiesto un altro colloquio in mattinata, e fu contento di constatare l'avverarsi della previsione.

  

"Un caffè per me e uno per l'alchimista!" Disse Minah al bancone del bar, sorridendo di buon umore e avvicinandosi al tavolo in cui Krueger l'aspettava.

Lui registrò che dentro qualcosa si era mosso, sentirsi chiamare in quel modo irradiava calore all'interno del corpo.

Da quando aveva avuto le visioni, cioè da anni, le aveva sempre considerate qualcosa di nascosto e segreto; pur avvicinandole a quanto conosceva erano sempre rimaste librate nell'aria, prive di realtà. Ciò che stava succedendo, invece, le stava portando a terra, stava dando loro un connotato reale. In qualche modo lui sapeva di avere dentro qualcosa dell'alchimista che appariva nelle visioni; non sapeva chi fosse e quando fosse vissuto, ma sapeva di avere qualche parte in comune con quella esistenza, ed ogni volta che scorgeva nella realtà esterna indizi che ne ribadivano l'oggettività si sentiva pervaso da un calore interno e da una forza di volontà inarrestabile nell'approfondire il senso di queste visioni, che avevano il potere di scuoterlo.

Minah era la donna che più si avvivinava a quella della visione. Nonostante non le assomigliasse nè fisicamente nè nell'età, Krueger fin dal primo momento in cui l'aveva conosciuta, e lei aveva fatto suonare la prima nota dell'organo, capì che ci sarebbe stato qualcosa di intenso, nonostante la differenza di età. Il giorno in cui si era fuso con lei accarezzandola apparteneva alle sensazioni più sublimi dell'esistenza; ben valeva sopportare l'accusa di pedofilia per aver avuto così tanto.

 

"Il caffè lo vuoi corretto con polvere d'ali di pipistelli moldavi?" Lo prese in giro lei, particolarmente allegra.

"Dai dimmi ancora dell'alchimia, voglio sapere tutto!"

"Se vuoi sapere tutto ti dò la ricetta della pietra filosofale"

"Oh, si! Ma tu la sai?"

"Certo!"

"Dimmela!"

"Ce ne sono decine... quale vuoi?"

"Una che funzioni!"

"Beh, in questo caso... è più difficile."

"Ma c'è qualcuno che l'ha fatta, la pietra?"

"Oh, si, si narra di sì. Si dice anche che l'alchimista deve tenere segreta la ricetta, e nascondere il risultato, altrimenti chi lo paga vorrà sempre più e più oro fino a non consentirgli più di studiare e raffinare l'opera, che è lo scopo vero dell'alchimista."

"Fammi un nome."

"Hai letto Harry Potter?"

"Krueger! Ma sei matto! E che c'entra!? Sono seria!"

"Anch'io sono serio. In Harry Potter ad un certo punto è citato Nicholas Flamel; è proprio uno di quelli che si narra che la pietra filosofale l'abbia fatta. Uno degli elementi a favore di questo medico francese è che si dice che non l'abbia fatta da solo, ma con la moglie; è infatti necessario..."

E qui krueger abbassò la voce e la guardò negli occhi.

"essere in due, un maschio e una femmina, per poterlo fare".

A Krueger, mentre parlava, gli vennero in mente le visioni; quella specie di danza, i fiori, la solea. Gli apparvero gli occhi nocciola, e il sentimento forte che Minah fosse simile a quella donna della visione; per questo abbassò la voce e la guardò negli occhi, ma si rese subito conto che il gesto poteva essere equivocato.

Minah, se non l'avesse onosciuto, avrebbe pensato - "ma guarda che marpione questo" - ed invece rimase colpita da quella frase che lo metteva in gioco con lei in modo così diretto.

"Ma naturalmente sono leggende," - proseguì lui - " non supportate da fatti concreti."

"Mi prendi in giro... Fammi un esempio di un testo che spieghi come fare la pietra filosofale"

"Raimondo Lullo, Incipit tractatus aurora consurgens, c'è uno schema ad albero che spiega tutto. E' un testo che si pensava fosse scritto da san Tommaso D'Acquino, che pure aveva interessi nell'alchimia"

"E c'è la ricetta?"

"Certo!"

"E gli ingredienti si trovano"

"Si, tutti. Ad esempio c'è l'urina di un ragazzo incorrotto, facile da trovare."

"Cosa? La pipì di un ragazzino?"

"Esatto. E' un concetto molto diffuso nell'alchimia, sia l'urina che il sudore vengono spesso indicati come ingredienti, così come altri liquidi prodotti dal corpo. Particolare valore ha l'urina di un ragazzo 'incorrotto', cioè che non abbia raggiunto la pubertà. Ricorda quello che dicevamo ieri: è importante non la sostanza in sè, ma lo stato d'animo che genera; ci sono cose che cambiano cose..."

"...e cose che cambiano le persone, si, ricordo. E la pipì di un ragazzino cambia le persone?"

"Ha un valore, quello dell'estrazione di un qualcosa da una giovane vita che si appresta a maturare; spesso nell'alchimia queste 'estrazioni' sono importanti, perchè si vuole estrarre dalle 'cose' il loro spirito vitale, isolarlo per riutilizzarlo, estrarre l'anima dalle cose per poi 'applicarla' a piacere, per esempio trasformando i metalli vili in oro."

"Ma mai nessuno c'è riuscito ad estrarre l'anima dalle cose?"

"Certo! Uno dei primi processi alchemici è stato quello della distillazione. Sai come funziona: scaldando qualcosa di organico in un recipiente si generano dei vapori, quella è l'"anima" estratta dalla "cosa" se raffreddi quei vapori e li fai condensare hai ottenuto l'anima in forma liquida."

"Ehi! Ma quella è la distillazione,la procedura per produrre le grappe e i whisky! e i profumi!"

"Ora capisci perchè vengono anche chiamati 'spirito', vero? E perchè questo estratto poteva essere chiamato anche Elisir, o quintessenza. E perchè somministrandolo agli ammalati se ne avessero effetti... a volte notevoli!"

"Krueger, sei forte! Ma altro che alchimia... questa è chimica."

"Ricordati, l'uomo era diverso, allora; i fenomeni fisici incidevano diveramente sulle persone, il cui inconscio era particolarmente sensibile e ricettivo, non blindato e inaccessibile come oggi"

"... ci sono cose che cambiano le persone..."

"Brava!"

"Grazie! Ma hai anche parlato di Tommaso d'Acquino... non mi dirai che era un alchimista!"

Krueger la guardò sospettoso.

"Lo conosci? Perchè me lo chiedi?"

"Ma è un dottore della Chiesa! Non un alchimista! Uno dei fondatori della religione cattolica!"

Krueger si chiedeva fin dove poteva spingersi con quella ragazza, e soprattutto quanto poteva farlo con sè stesso.

"Minah... a volte le cose possono essere diverse da come sembrano. Anche in questo caso.

Te lo dirò brevemente: alla fine della vita Tommaso d'Acquino ebbe visioni che lo sconvolsero.

Lo presero per pazzo; solo il suo monaco segretario, Reginaldo, gli stette vicino e trascrisse ciò che diceva; da questo è nato l'Aurora Consurgens, uno dei testi alchemici più importanti.

Non era pazzo; semplicemente l'inconscio aveva fatto irruzione in lui, rivelandogli verità troppo grandi per poterle sopportare. L'unica cosa che disse a questo proposito è stata che di fronte a queste visioni, a queste rivelazioni che aveva ricevuto, tutte le cose che aveva scritto sulla Chiesa, cioè tutto ciò per cui lo riconosciamo come padre della Chiesa, 'palea sunt', sono paglia."

"Kruger! ma... ma sono cose sconvolgenti! E come fai tu a saperle! E perchè la Chiesa non le dice?"

Kruger abbassò gli occhi, e pensò alla risposta, e si interrogò: perchè conosco queste cose? Tornò indietro nel tempo, al periodo in cui non si fingeva ancora prete.

"Perchè ho il cuore spezzato."

"Cosa? Che dici! Perchè? Da chi?"

Minah intuiva qualcosa della difficoltà di Krueger nel parlare. Le auto giravano intorno, la gente chiacchierava, i rumori risuonavano, ma era come se si fosse formata una bolla di silenzio intorno a loro. Sentiva distintamente il suo respiro, un po' accelerato, prima che rispondesse:

"E' un detto antico, sono le indicazioni per diventare alchimista: studia, studia, studia e ancora studia. Poi spezza i libri, prima che i libri ti spezzino il cuore. Io non sono stato abbastanza attento, ed il mio cuore si è spezzato. Per questo so queste cose."

Minah lo guardava con occhi grandi, grata di essere proprio lei a ricevere quelle confidenze così personali.

"E... cosa vuol dire che il cuore si spezza?"

"Che possono capitare cose... brutte, negative, difficili da sopportare, pesanti, un'iradiddio."

Lo disse veloce, tutto insieme. Perchè sapeva che a qualcuno avrebbe dovuto pur dirlo.

"L'ira di dio? Cioè? E' una cosa alchemica?"

Lui raccolse le forze, e parlò.

"Si Minah, è un qualcosa che può centrare con l'alchimia. Attraverso ad essa si scatenano forze potenti; come sappiamo questo non è un problema, ai giorni nostri, perchè non abbiamo più la forza di gestire il nostro inconscio, che se ne sta bene tappato in fondo a noi. Un tempo utilizzando l'alchimia si poteva invece dare forza a queste potenze; l'immaginario dei draghi che sputano fuoco te ne può dare un'idea. Come in ogni cosa della vita esiste il positivo e negativo; così come l'alchimia può essere usata per creare la pietra filosofale allo stesso modo può essere usata... male diciamo, per averne vantaggi materiali per esempio, o senza avere la necessaria purezza di cuore pur possedendo una grande intelligenza. In questo caso, quando le cose vanno storte, si scatena.. l'iradiddio. Quando c'è grande intelligenza e poco cuore, può succedere."

"Urca, che spavento. Per fortuna è una cosa del passato"

"Ho paura di no"

"Come sarebbe a dire? Krueger! L'hai appena detto! Non abbiamo più la predisposizione per l'alchimia! Non può più succedere!"

Ora non poteva più tirarsi indietro.

"E' successo. Non so come, ma qualcuno, oggi lo può fare."

"Come fai a saperlo?"

"Hai presente il camion trovato nel campo a Pianezza?"

"Il camion? Ma cosa.... ma cosa c'entra? Che camion? Ah quello di Pianezza... che non sanno cosa l'abbia messo lì.. quello?"

"Sì quello"

"Vuoi dirmi che con un abbracadabra l'hanno spostato?"

"Magari, Minah, magari. No, è più complesso."

"Kruger, santiddio santocielo e tuttisanti. O tu sei pazzo, o tu sei dio."

"Tutte'e due no?"

Minah non resisteva più; si sentiva eccessivamente provata e sull'orlo di una crisi di nervi. L'uomo che aveva davanti la stava portando su intensità di pensiero mai provate; ma stava tremando dalla tensione.

"Kruger! Smettila! Mi stai facendo impazzire! Come pensi che possa sopportare quello che dici stando... tranquilla?"

Piano, molto piano.

Lentamente.

La mano di Krueger si mosse lentamente.

Partì dal gembo su cui era appoggiata, si mosse lungo la coscia, si alzò sopra al tavolo.

Si posò leggera sulla mano di lei.

Che tremava ancora.

Lei vide i suoi occhi umidi, intuì il turbine che girava sulla testa di quell'uomo, era certa di non sapere quasi nulla di lui, era certa che voleva sapere quasi tutto di quell'uomo.

Sentire la mano di Krueger coprire la sua le dava una sensazione di tranquilla pienezza, una serenità dolce e mai provata, la sensazione che con quegli occhi sarebbe andata ovunque.

Lui sentiva gli occhi umidi, sapeva che lei li stava osservando, sapeva che stava intuendo qualcosa di lui, le disse piano:

"Ti porterò lontano, Minah."

Lei non aspetto neanche un istante, la bocca portò nell'aria ciò che la mente non aveva neanche fatto tempo di pensare:

"Con te, ovunque."

"Buongiorno Kruger!" Il preside Guerrini... di nuovo dall'altra parte della strada, li aveva sorpresi così, con le mani ancora una sull'altra.

Entrambi la ritirarono, ma così velocemente da far cadere una tazzina; Minah distolse lo sguardo, Krueger salutò imbarazzato.

"Ci vediamo più tardi Krueger? Dobbiamo parlare!"

Krueger fece di sì con la testa e lo salutò con un ceno della mano.

Ora il viso di Minah era cambiato; non era più sorridente e sbarazzino, ma risoluto, intrigante, curioso.

"Ora non ti alzi più da lì prima di avermi spiegato il camion"

"Oh, non è difficile, Minah, a livello logico, molto più difficile accettare che possa essere successo.

Ti ho detto che a volte nelle operazioni alchemiche, nella preparazione dell'opera, qualcosa va storto; quasi sempre per incapacità, impreparazione o negligenza dell'artifex, cioè dell'alchimista.

L'ultima volta della quale ho notizie certe è del 1491 ed è avvenuta a Roma, ma l'effetto è caduto su Torino."

"Vuoi dire che una cosa fatta a Roma si è ripercossa su Torino? A quei tempi!"

"Esatto, sì, istantaneamente. Tu sai che allora il potere era tutto in mano alla Chiesa; l'uomo più potente del mondo, il papa, a quei tempi era Sisto IV, che s'era distinto anche per opere.. non molto edificanti. Pur di fare soldi per la Chiesa che aveva le finanza disastrate, concedette alle prostitute la liceità del loro lavoro, purchè comprassero il perdono con una tassa, concesse ai parroci di avere una o più concubine, purchè pagassero una tassa, e s'era inventato anche il massimo del marketing: pagando una tassa, a lui ovviamente, si poteva far passare l'anima di un caro defunto dal purgatorio al paradiso. Un mercato di morti inesauribile per un prodotto dal costo di produzione nullo. Un genio del mercato, i fondamentalisti finanziari di oggi se lo sognano uno così."

"Non divagare."

"Sisto IV aveva tra i suoi protetti il Cardinale Domenico della Rovere; era vescovo di Torino, ma viveva quasi sempre a Roma."

"Quello che è scritto sul Duomo?"

"Brava, proprio lui. Proprio per fare il duomo doveva abbattere le tre chiese che c'erano lì dove ora appare. C'erano in sequenza: la torre campanaria fatta dal Compeys, il vescovo precedente, la chiesa del Solutore, quella di San Giovanni, e quella di Santa Maria. Dietro ancora il Chiostro del Paradiso e la Sapienza, di cui ti parlerò un'altra volta.

Lui voleva fare il Duomo Nuovo abbattendo ogni chiesa; ma non tutti erano d'accordo, molti sostenevano che sarebbe stato meglio salvare la cosidetta insula episcopalis, questa zona di Torino fantastica con le tre chiese addossate ed intercomunicanti. Sì, erano vetuste e da risistemare; ma con tutti i soldi spesi per il Duomo Nuovo si sarebbe sicuramente riusciti a recuperarle. Facendo così però... il cardinale non ne avrebbe avuto un ritorno di immagine, invece abbattendo tutto, facendo un duomo alla nuova moda del Rinascimento, scrivendoci sopra ben grande il suo nome tutti i posteri l'avrebbero riconosciuto; infatti così è stato."

"Mi sa che non ti stia simpatico... vai avanti, devi arrivare al camion!"

"Qunado si procede all'opus, all'opera alchemica, c'è un momento molto delicato: quando si hanno tutti gli ingredienti e ci si appresta ad ottenere la pietra filosofale. La sequenza esatta è sottolineata da colori che si presentano in modo particolare, tanto che il momento è chiamato 'cauda pavonis', proprio perchè si dispongono come nella coda di un pavone. In quel momento la potenza è concentrata e tutto dipende dalla purezza d'animo dell'artifex. Se in quel momento i pensieri invece che essere puri sono rivolti verso qualcos'altro.. si possono scatenare disastri. Nel caso di Sisto IV e del cardinale quello che si voleva era il crollo delle chiese: e proprio questo accadde. In quella notte si racconta che le canne dell'organo che c'era tra le chiese del Solutore e di san Giovanni si misero ad urlare, e crollò la torre campanaria, facendo cadere le campane e uccidendo delle persone; questo diede lo spunto per definire pericolante il complesso e dare il via all'abbattimento per la costruzione del Duomo Nuovo."

"Quindi tu spostieni che il papa e il cardinale conoscevano l'alchimia? Conoscevano le sostanze necessarie, e le usavano per fare quella che chiami 'opera'? E che il desiderio del cardinale di abbattere tutto per fare una chiesa nuova si è abbattuto su Torino grazie ad una specie di concupiscenza... alchemica?"

Quella ragazza aveva condensato in poche parole anni di studi.

"Si, Minah, potrebbe essere così, lo penso proprio. Operarono in questo modo e l'effetto fu fulmineo; la modalità con cui si trasmise da Roma a Torino immediatamente è quello che oggi è conosciuto come 'entaglement quantistico', lo conosci?"

"Krueger.. abbi pietà di me..."

"E' un effetto studiato dalla meccanica quantistica, apparentemente paradossale; se si prendono due corpi che sono stati a contatto (due cose, o due persone) e poi li si separa anche di migliaia di km, può succedere che l'azione effettuata su un oggetto si ripercuota sull'altro, nello stesso momento e indipendentemente dalla distanza. L'alchimia mette in moto forze enormi, pescandole dall'inconscio collettivo, e le può scagliare a migliaia di km di distanza in questo modo, spostando masse grandi. A Torino c'era qualcosa che ha funzionato come bersaglio per la potenza scagliata da Roma."

"Che è quello successo col camion."

"Brava; anche se non capisco ancora quale sia stato il bersaglio usato. E, inoltre, si sente un profumo particolare, quando capita: odore di carta e incenso."

"Ma.. era quello che sentivo quando l'organo mi parlava?"

"Si Minah, si. Era il profumo che sentivi quando ti parlavo."

  

C'è la pagina Facebook di Krueger, e il romanzo si può approfondire e comprare su krueger.losero.net.

El nombre definitivo de esta Orden Militar tiene su fundamento. Ya se sabe la devoción que durante los siglos medievales se tuvo en España al apóstol Santiago, sobre todo desde que milagrosamente se descubrió su sepulcro allá por el siglo IX. Es natural que los caballeros se encomendasen de un modo especial al patrocinio de Santiago al entrar en batalla. Y es lógico que creyeran sentir en muchas ocasiones la protección celestial por la favorable intervención del Apóstol. Por esto, de acuerdo con el segundo arzobispo de Compostela, don Pedro Godoy, en 12 de febrero de 1171, don Pedro Fernández y toda su milicia se consagraron por vasallos y caballeros del apóstol Santiago, quedando hecho el maestre y sus sucesores canónigos de la iglesia compostelana y el arzobispo y los suyos frailes de la nueva orden de caballería. Así todos se nombrarían en lo sucesivo caballeros de Santiago y así los nombraría el papa en su bula.

la divisa del siglo XIX que se llevaba en los mantos o pendiente de triple collar de oro es la cruz roja en forma de espada, cuya extremidad superior forma como un corazon y los remates de las guardas unas flores de lis (cita del Diccionario universal de historia y geografía, Madrid: Mellado, 1848).

el pretendiente que deseara ingresar en la Orden de Santiago debía aprobar en sus cuatro primeros apellidos ser hidalgo (o hijodalgo) de sangre a fuero de España y no hidalgo de privilegio, cuya prueba debía de referirse asimismo a su padre, madre, abuelos y abuelas. Además debía probar, de la misma manera, que ni él ni sus padres ni sus abuelos habían ejercido oficios manuales ni industriales.

 

Tampoco podían obtener el hábito de la Orden aquellas personas que tuvieran raza ni mezcla de judío, musulmán, hereje, converso ni villano, por remoto que fuera, ni el que hubiera sido o descendiera de penitenciado por actos contra la fe católica, ni el que hubiera sido o sus padres o abuelos procuradores, prestamistas, escribanos públicos, mercaderes al por menor, o hubieran tenido oficios por los que hubieran vivido o vivieran de su esfuerzo manual, ni el que hubiera sido infamado, ni el que hubiera faltado a las leyes del honor o ejecutado cualquier acto impropio de un perfecto caballero, ni el que careciera de medios decorosos con los que atender a su subsistencia. El aspirante tenía que pasar después a servir tres meses en las galeras y residir un mes en el monasterio para aprender la Regla.

 

Posteriormente el Rey y el Consejo de las Órdenes abolieron cierta cantidad de estos requisitos.

 

si quieres averiguar más tienes que leer 🔗#CCBAE www.mcu.es/ccbae/es/consulta/registro.do?id=254301

Otra de las muchas calas de Mallorca y una de las más apreciadas del Llevant es esta de Cala Agulla, a algo menos de 2 kms de Capdepera y enclavada en una zona protegida que ha preservado sus dunas y su pinar contra el tipo de hoteles que se empezó a establecer por aquí. Sólo hay que ver la vecina Cala Ratjada para comprobarlo.

 

Hay muchos senderos que recorren la zona, siendo uno de los más interesantes el que la une con Cala Mesquida, mucho más aislada y con un camino de tierra infame que parece haber estado asfaltado hace años y que ahora es un problema si vas en coche.

 

/ www.lugaresadescubrir.blogspot.com/search/label/mallorca

/ www.viajesporiberia.blogspot.com/search/label/mallorca

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

editorial illustration for Infam magazine about "adventure"

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

En primer plano, escultura "La ola y el monstruo" (Antonio Sacramento, 1963). Fue colocada en los jardines centrales del arranque del paseo de Marina Moreno. Posteriormente se trasladó a la entrada del paseo de Calvo Sotelo, luego Gran Vía, donde estuvo en una infame ubicación hasta que en 2009 fue retirada. En 2017, restaurada y con una nueva base, fue repuesta en una ubicación más lucida, a unos metros de su antigua ubicación. En la imagen, al fondo, la plaza de Basilio Paraíso con el edificio de las facultades de Medicina y Ciencias.

 

Proyecto GAZA ("Gran Archivo Zaragoza Antigua") es un compendio de imágenes de la antigua Zaragoza (España), acompañadas de textos creados por José María Ballestín Miguel y la colaboración de Antonio Tausiet.

adioszaragoza.blogspot.com

 

Fuente visual de la imagen: foto Miguel Marín Chivite., en Heraldo de Aragón.

UN POEME ANTICLERICAL

  

Foutre des Saints et de la Vierge,

Foutre des Anges et de Dieu !

Sur eux tous je branle ma verge,

Lorsque je veux la mettre en feu...

C'est toi que j'invoque à mon aide,

Toi qui dans les culs, d'un trait raide,

Lanças le foutre à gros bouillons !

Du Chaufour, soutiens mon haleine,

Et pour un instant, à ma veine

Prête l'ardeur de tes couillons.

 

Que tout bande, que tout s'embrase ;

Accourez, putains et gitons :

Pour exciter ma vive extase,

Montrez-moi vos culs frais et ronds,

Offrez vos fesses arrondies,

Vos cuisses fermes et bondies,

Vos engins roides et charnus,

Vos anus tout remplis de crottes ;

Mais, surtout, déguisez les mottes :

Je n'aime à foutre que des culs.

 

Fixez-vous, charmantes images,

Reproduisez-vous sous mes yeux ;

Soyez l'objet de mes hommages,

Mes législateurs et mes Dieux !

Qu'à Giton l'on élève un temple

Où jour et nuit l'on vous contemple,

En adoptant vos douces mœurs.

La merde y servira d'offrandes,

Les gringuenaudes de guirlandes,

Les vits de sacrificateurs.

 

Homme, baleine, dromadaire,

Tout, jusqu'à l'infâme Jésus,

Dans les cieux, sous l'eau, sur la terre,

Tout nous dit que l'on fout des culs ;

Raisonnable ou non, tout s'en mêle,

En tous lieux le cul nous appelle,

Le cul met tous les vits en rut,

Le cul, du bonheur est la voie,

Dans le cul gît toute la joie,

Mais hors du cul, point de salut.

 

Dévots, que l'enfer vous retienne :

Pour vous seuls sont faites ses lois ;

Mais leur faible et frivole chaîne

N'a sur nos esprits aucun poids.

Aux rives du Jourdain paisible,

Du fils de Dieu la voix horrible

Tâche en vain de parler au cœur :

Un cul paraît, passe-t-il outre ?

Non, je vois bander mon jean-foutre.

Et Dieu n'est plus qu'un enculeur.

 

Au giron de la sainte Église,

Sur l'autel même où Dieu se fait,

Tous les matins je sodomise

D'un garçon le cul rondelet.

Mes chers amis, que l'on se trompe

Si de la catholique pompe

On peut me soupçonner jaloux.

Abbés, prélats, vivez au large :

Quand j'encule et que je décharge,

J’ai bien plus de plaisirs que vous.

 

D'enculeurs l'histoire fourmille,

On en rencontre à tout moment.

Borgia, de sa propre fille,

Lime à plaisir le cul charmant ;

Dieu le Père encule Marie ;

Le Saint-Esprit fout Zacharie :

Ils ne foutent tous qu'à l'envers.

Et c'est sur un trône de fesses

Qu'avec ses superbes promesses,

Dieu se moque de l'univers.

 

Saint Xavier aussi, ce grand sage

Dont on vante l'esprit divin,

Saint Xavier vomit peste et rage

Contre le sexe féminin.

Mais le grave et charmant apôtre

S'en dédommagea comme un autre.

Interprétons mieux ses leçons :

Si, de colère, un con l'irrite,

C'est que le cul d'un jésuite

Vaut à ses yeux cent mille cons.

 

Près de là, voyez saint Antoine

Dans le cul de son cher pourceau,

En dictant les règles du moine,

Introduire un vit assez beau.

A nul danger il ne succombe ;

L'éclair brille, la foudre tombe,

Son vit est toujours droit et long.

Et le coquin, dans Dieu le Père

Mettrait, je crois, sa verge altière

Venant de foutre son cochon.

 

Cependant Jésus dans l'Olympe,

Sodomisant son cher papa,

Veut que saint Eustache le grimpe,

En baisant le cul d'Agrippa.

Et le jean-foutre, à Madeleine,

Pendant ce temps, donne la peine

De lui chatouiller les couillons.

Amis, jouons les mêmes farces :

N'ayant pas de saintes pour garces,

Enculons au moins des gitons.

 

Ô Lucifer ! toi que j'adore,

Toi qui fais briller mon esprit,

Si chez toi l'on foutait encore,

Dans ton cul je mettrais mon vit.

Mais puisque, par un sort barbare,

L'on ne bande plus au Ténare,

Je veux y voler dans un cul.

Là, mon plus grand tourment, sans doute,

Sera de voir qu'un démon foute,

Et que mon cul n'est point foutu.

 

Accable-moi donc d'infortunes,

Foutu Dieu qui me fais horreur ;

Ce n'est qu'à des âmes communes

A qui tu peux foutre malheur :

Pour moi je nargue ton audace.

Que dans un cul je foutimasse,

Je me ris de ton vain effort ;

J'en fais autant des lois de l'homme :

Le vrai sectateur de Sodome

Se fout et des Dieux et du sort.

   

Le Marquis de Sade, Histoire de Juliette, ou Les Prospérités du vice, Paris, 1801.

Source : fr.wikisource.org/ .

Saint-Agnant-de-Versillat (Creuse)

 

Lanterne des morts du XIIe-XIIIe siècle.

 

Avec ses colonnettes plaquées sur les angles du fût polygonal elle constitue le pendant de celle de La Souterraine.

 

Toutes les lanternes des morts se présentent sous la forme d'une colonne creuse, ajourée au sommet. L'évidement de la colonne permet l’ascension d’une lampe à huile dont la lueur est visible la nuit à travers les ouvertures du fanal au sommet.

 

La plus ancienne trace écrite (XIIe siècle) qui évoque une structure semblable est un passage du De miraculis de Pierre le Vénérable*.

 

Vers 1150, la veille de la Noël. Au prieuré de Charlieu dans la Loire, un jeune oblat voit apparaître son oncle Achard, mort depuis quelques années, qui l’invite à le suivre pour contempler des choses merveilleuses. Après avoir quitté le dortoir et traversé cloître majeur et cloître des malades, ils arrivent au cimetière. Là, dans une clarté indéfinissable, l’enfant voit une foule innombrable d’hommes vêtus de l’habit monastique, assis sur des sièges. La scène se poursuit avec la description d’une véritable lanterne des morts : "Il y a, au centre du cimetière, une construction en pierre, au sommet de laquelle se trouve une place qui peut recevoir une lampe, dont la lumière éclaire toutes les nuits ce lieu sacré, en signe de respect pour les fidèles qui y reposent. Il y a aussi quelques degrés par lesquels on accède à une plate-forme dont l’espace est suffisant pour deux ou trois hommes assis ou debout*."

 

De manière générale, les lanternes sont concentrées dans le Limousin, le Poitou et la Saintonge.

 

(Sur le sujet, on peut voir : crm.revues.org/pdf/393)

  

* Pierre le Vénérable (Pierre de Montboissier), issu d'une des plus puissantes famille noble d'Auvergne par son père. Sa mère obtint du vivant de son mari, la permission de rentrer au couvent une fois les enfants élevés et lui mort. Pierre le vénérable sera abbé de Cluny de 1122 à 1156. Il fera traduire le Coran en latin (pour mieux le réfuter)**. Pierre le Vénérable est aussi l'auteur d'un "Livre des merveilles de Dieu" (De Miraculis). Il apparaît d'un antijudaïsme** fondamental (il propose par exemple de lever un impôt sur les juifs).

 

** "Qu’on donne à l’erreur mahométane le nom honteux d’hérésie ou celui, infâme, de paganisme, il faut agir contre elle, c’est-à-dire écrire. Mais les latins et surtout les modernes, l’antique culture périssant, suivant le mot des Juifs qui admiraient jadis les apôtres polyglottes, ne savent pas d’autre langue que celle de leur pays natal. Aussi n’ont-ils pu ni reconnaître l’énormité de cette erreur ni lui barrer la route. Aussi mon cœur s’est enflammé et un feu m’a brûlé dans ma méditation. Je me suis indigné de voir les Latins ignorer la cause d’une telle perdition et leur ignorance leur ôter le pouvoir d’y résister ; car personne ne répondait, car personne ne savait. Je suis donc allé trouver des spécialistes de la langue arabe qui a permis à ce poison mortel d’infester plus de la moitié du globe. Je les ai persuadés à force de prières et d’argent de traduire d’arabe en latin l’histoire et la doctrine de ce malheureux et sa loi même qu’on appelle Coran. Et pour que la fidélité de la traduction soit entière et qu’aucune erreur ne vienne fausser la plénitude de notre compréhension, aux traducteurs chrétiens j’en ai adjoint un Sarrasin. Voici les noms des chrétiens : Robert de Chester, Hermann le Dalmate, Pierre de Tolède ; le Sarrasin s’appelait Mohammed. Cette équipe après avoir fouillé à fond les bibliothèques de ce peuple barbare en a tiré un gros livre qu’ils ont publié pour les lecteurs latins. Ce travail a été fait l’année où je suis allé en Espagne et où j’ai eu une entrevue avec le seigneur Alphonse, empereur victorieux des Espagnes, c’est-à-dire en l’année du Seigneur 1141". Pierre le vénérable, cité par Jacques le Goff, Les Intellectuels au Moyen Age, "Le temps qui court", Le Seuil, 1957.

 

** "Les Juifs, qui vivent au milieu de nous sont bien plus mauvais que les Sarrazins : ils blasphèment librement, audacieusement, foulent au pied et souillent le Christ et les sacrements divins. Les Juifs sont les plus grands ennemis des chrétiens; s'ils s'en sortent indemnes, Dieu se détournera de nous. En effet, les Juifs doivent être haïs parce qu'ils haïssent Dieu. Les Sarrazins doivent être haïs parce que bien qu'ils reconnaissent que le Christ est né d'une vierge et sentent beaucoup de choses comme nous, ils nient la mort du Christ et sa résurrection, dans lequel réside notre salut. Or les Juifs doivent être d'autant plus détestés, eux qui ne sont d'accord en rien sur le Christ et la foi chrétienne, et qui rejettent tous les sacrements de la Rédemption humaine, les blasphèment et s'en moquent. Mais les Juifs ne doivent pas être tués, comme l'a dit le prophète : « Dieu me montre mes ennemis pour que je ne les tue pas » [Psal. 58. 2]; ils doivent être asservis à une vie pire que la mort, pour leurs plus grands tourments et leur plus grande ignominie, comme Caïn. Ils doivent être damnés par le Seigneur, preuve de la sévérité très juste de Dieu, qui s'exerce depuis la Passion et s’exercera jusqu'à la fin des temps : ils sont répandus sur toute la terre parce qu'ils ont répandu le sang du Christ sur la terre. Ainsi les Juifs ne doivent pas être tués, mais leurs vices doivent être punis. […] Certes ce que j'ai présenté peut suffire à tout homme, par la certitude de la chose elle-même. Mais, avec le Juif, dont j'ignore s'il est un homme, je dois continuer mon argumentation. Vraiment j'ignore si le Juif est un être humain, parce qu'il ne cède ni à la raison humaine, ni aux autorités divines, ni à ses propres écritures : je ne sais pas s'il est un homme, lui dont le coeur de pierre n'a pas été enlevé à sa chair, qui n'a pas reçu un coeur de chair, chez qui l'Esprit de Dieu n'a pas été encore placé. Sans cet esprit, aucun Juif ne peut être converti.” Pierre le Vénérable : Epistulae, 130 ,(lettre à Louis VII), 189, (vers 1150)

  

* Obtinet autem medium coemeterii locum, structura quaedam lapidea, habens in summitate sui quantitatem unius lampadis capacem, quae ob reverentiam fidelium ibi quiescentium totis noctibus fulgore suo locum illum sacratum illustrat. Sunt et gradus per quos illuc ascenditur, supraque spatium duobus vel tribus ad standum vel sedendum hominibus sufficiens. Éd. D. Bouthillier (op. cit. n. 2), p. 160.

 

gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8451116z/f5.item.r=Valeriu...

Titre : Valère Maxime [Valerius Maximus], Faits et dits mémorables [Facta et dicta memorabilia], traduit par Simon de Hesdin et Nicolas de Gonesse.

Date d'édition : 1400-1425

Type : manuscrit

Langue :Français

Format : Paris. - Écriture bâtarde. Probablement un copiste, malgré les différences de module aux ff. 244-249, 255-266, 315, l. 20-411. Hastes à cadelures. - Décoration :M. Meiss a attribué la décoration du manuscrit à l’atelier du Maître de Virgile (ainsi désigné d’après le Virgile, ms. Florence, Bibl. Laurenziana, Med. Pal. 69), connu dans les ateliers parisiens entre 1390 et la deuxième décade du XVe siècle : cf. Meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry. The Limbourgs and Their Contemporaries, p. 408-412. L’artiste travailla à plusieurs reprises pour le duc de Berry : on lui doit notamment l’illustration d’un exemplaire des Bucoliques et de l’Énéide de Virgile (Florence, Bibl. Laurenziana, Med. Pal. 69), d’une copie de la Cité de Dieu (Bruxelles, Bibl. Royale, 9294-95), d’une chronique de la campagne de Richard II en Irlande (Londres, Brit. Museum, Harley 1319). Onze peintures de petit format au début du volume (introduction), du prologue et des livres II-IX. Une peinture au début du chap. VIII du livre III. Légende des peintures : F. 1 (introduction) : Valère Maxime enseignant ; f. 2v (prologue) : jugement ? ; f. 71 (Livre II) : armement d’un chevalier ; procession triomphale ; f. 131v (Livre III) : Caton d’Utique et Poppaedius ; Caton d’Utique et Sylla ; f. 168v (Livre III, début du chap. VIII) : exécution des sénateurs capouans ; f. 173 (Livre IV) :réconciliation ; libéralité ; f. 208 (Livre V) : libération des prisonniers carthaginois ; f. 242 (Livre VI) : viol et suicide de Lucrèce ; f. 267v (Livre VII) : Metellus Macedonicus et sa famille ; f. 302v (Livre VIII) : les Horaces et les Curiaces en présence ; f. 345 (Livre IX) : luxure et cruauté (cf. la base mandragore.bnf.fr). Décoration secondaire : Les bordures offrent des similitudes avec celles des manuscrits datés de 1401-1402. Les riches encadrements de rinceaux de vignettes de certains feuillets du Français 282 (f. 1, 71, 131v, 169, 173) rappellent le travail du peintre Paul de Limbourg sur un autre ouvrage de la librairie de Jean de Berry : les Belles Heures actuellement conservées au Metropolitan Museum of Art de New York, Cloisters (f. 80, Meiss, op. cit., fig. 492). Les petites jarres éparpillées sur la baguette formant l’encadrement le f. 71 du Français 282 se retrouvent à l’identique sur la bordure du f. 191 des Belles Heures (Meiss, op. cit., fig. 409). Oiseaux (f. 1), faune (f. 1), papillon (f. 1), dragon (f. 71, 169) ornent la bordure. Au f. 131v, décor de gobelets d'or. - Au début de l’introduction (f. 1), initiale (8 lignes) ornée de vignettes avec riche bordure marginale (cf. - supra. - ). - Au début du prologue (f. 2), initiale ornée (7 lignes), à prolongement de baguette avec vignettes. - Au début des différents livres, initiales ornées (5 à 7 lignes), à prolongement de rinceaux de vignettes. - Au début des différents chapitres et des paragraphes, initiales ornées (3 lignes), à prolongement de rinceaux de vignettes. Quelques initiales de 4 à 5 lignes. - Pieds de mouche champis, à l’intérieur du texte et dans la marge signalant les notes. - Parchemin. - 411 ff. précédés et suivis d’un feuillet de garde en parchemin. - 390 x 280 mm (justification : 255/260 x 180 mm). - 52 cahiers : 18 (f. 1-8) ; 28 (f. 9-16) ; 38 (f. 17-24) ; 48 (f. 25-32) ; 58 (f. 33-40) ; 68 (f. 41-48) ; 78 (f. 49-56) ; 88 (f. 57-64) ; 98 (f. 65-72) ; 108 (f. 73-80) ; 118 (f. 81-88) ; 128 (f. 89-96) ; 138 (f. 97-104) ; 148 (f. 105-112) ; 158 (f. 113-120) ; 168 (f. 121-128) ; 178 (f. 129-136) ; 188 (f. 137-144) ; 198 (f. 145-152) ; 208 (f. 153-160) ; 218 (f. 161-169) ; 228 (f. 169-176) ; 238 (f. 177-184) ; 248 (f. 185-192) ; 258 (f. 193-200) ; 268 (f. 201-208) ; 278 (f. 209-216) ; 288 (f. 217-224) ; 298 (f. 225-232) ; 308 (f. 233-240) ; 3114 (12+2) (f. 241-254, pas de réclame apparente entre les ff. 241 et 254 ; reliure trop serrée pour faire le décompte des cahiers) ; 328 (f. 255-262) ; 334 (f. 263-266) ; 348 (f. 267-274) ; 358 (f. 275-282) ; 368 (f. 283-290) ; 378 (f. 291-298) ; 388 (f. 299-306) ; 396 (f. 307-312) ; 404 (f. 313-316) ; 418 (f. 317-324) ; 428 (f. 325-332) ; 438 (f. 333-340) ; 448 (f. 341-348) ; 458 (f. 349-356) ; 468 (f. 357-364) ; 478 (f. 365-372) ; 488 (f. 373-380) ; 498 (f. 381-388) ; 508 (f. 389-396) ; 518 (f. 397-404) ; 528 (f. 405-412). Réclames ornées, avec hastes montantes (f. 168v). Une signature de feuillets apparente au f. 376. F. 255-255v : Titres courants indiquant la numérotation des livres disposés en bandeaux sur fond or orné de vignettes : « Incipium I » (f. 2) ; « Liber I » etc. Bordure inférieure du f. 70 déchirée. - Mise en page :. - La traduction du texte de Valère Maxime qui fut commencée, sur l’ordre du roi Charles V, par Simon de Hesdin ( ?-1383), fut interrompue en 1383. Reprise, à l’instigation du duc de Berry, elle fut achevée par Nicolas de Gonesse (v. 1364-ap. 1415) le 28 septembre 1401. Au f. 287v, une annotation marginale indique le changement de traducteur : « Cy commence la translacion que maistre Nicole de Gonesse a faite et ycelle continue jusques a la fin (. - à l’encre bleue. - ) ». - Chez les deux auteurs, la traduction est accompagnée de « gloses encyclopédiques » (cf. Bruckner, dans. - Traduction et adaptation. - , p. 75). - La mise en page reflète l’étroite imbrication du commentaire et du texte en français de Valère Maxime. La transition de l’un à l’autre n’est pas toujours nette : au f. 103v, une note marginale souligne le passage de la traduction au commentaire : « Addicationes du translator sur le premier chapitre du second livre ». Aux ff. 1-106v, la transition est annoncée par les mots : « auctor » et « translator », calligraphiés à l’encre alternativement bleue et or aux ff. 1-106v, avec lettres d’attente (« au » ; « t » ; « tran »). On note le passage du latin en français (« aucteur », « translateur ») et la différence de calligraphie aux ff. 185-411. Aux ff. 107-145v, la transition est indiquée par les seuls pieds de mouche (texte) et lettres ornées (commentaires). Aux ff. 146-173v, les mots « le acteur », « le translateur », écrits à l’encre brune, se repèrent grâce aux pieds de mouche qui les précèdent. Quelques corrections se remarquent au f. 314 : le mot « translateur » a été gratté à plusieurs reprises. - Incipit du texte de Valère Maxime d’un module plus grand du f. 1 au f. 20. Têtes de chapitres, indications indiquant un passage à supprimer à l’encre bleue (f. 250 : passage encadré à l’encre bleue avec l’indication « vacat » ; f. 266v: « Vacat jusques a l’ystoire du .VII. - e. - livre qui est ou premier foillet ensuivant ») : cf. - infra. - Contenu). Incipit des différents livres notés à l’encre bleue ou or dans la traduction de Simon de Hesdin, à l’encre or dans celle de Nicolas de Gonesse. Explicit à l’encre or. - Quelques corrections à l’encre rouge à l’intérieur du texte. Annotations marginales contemporaines du manuscrit, indiquant notamment les sources, le plus souvent introduites dans la marge par des pieds de mouche identiques à ceux du texte. - À partir du f. 287 (début de la traduction de Nicolas de Gonesse), les citations latines sont soulignées à l’encre brune. Apparaissent des « Addicions », inscrites à l’encre dorée, le traducteur ayant inséré dans son texte de nombreux emprunts aux commentaires de Dionigi da Borgo S. Sepolcro et Luca de Penne, ainsi qu’à Boccace (. - De casibus virorum illustrium. - et. - De mulieribus claris. - ), Pierre Comestor, Salluste, Suétone et Plutarque : cf. J. Monfrin, dans. - The Late Middle Ages and the Dawn of Humanism outside Italy. - , Leuven-The Hague, 1972, p. 139. - Annotation (XIX. - e. - s.) : f. 411v. - Réglure à l’encre, peu visible par endroit. - Reliure de maroquin rouge restaurée en 1973, avec armes et chiffre royaux (XVIIe-XVIIIe s.). Tranche dorée. Au dos titre en capitales : « VALERE LE GRAND ». D’après l’inventaire de 1413, le volume était recouvert de velours écarlate (vermeil) et garni de quatre fermoirs d’argent doré aux armes du duc : cf. infra Historique. - F. 1 et 411 : estampilles de la « BIBLIOTHECAE REGIAE » (Ancien Régime, avant 1725), correspondant au modèle Josserand-Bruno, type A, n° 1

Droits : domaine public

Identifiant : ark:/12148/btv1b8451116z

Source : Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Français 282

Description : Le manuscrit contient la traduction des Dits et faits mémorables de Valère Maxime. Commencée en 1375 par Simon de Hesdin pour le roi Charles V (livres I-VII, 4e chapitre : f. 1-287v), elle fut achevée par Nicolas de Gonesse en septembre 1401, pour le duc de Berry (5e chapitre du livre VII-IX : f. 287v-411). Les deux traductions sont accompagnées d’un commentaire qui s’inspire partiellement de celui de Dionigi de Borgo San Sepolcro : cf. A. Valentini, « Entre traduction et commentaire érudit… », La traduction vers le moyen français, 2007, p.355-367. F. 1-v. [Préface]. « La briefté et fragilité de ceste douleureuse vie temporelle et la constance de le inconstance et variableté de fortune …-… en l’onneur et reverance duquel, aprés Dieu, je ay entrepris cest oeuvre a fere ». F. 2-71. [Livre I]. « Urbis Rome et cetera : C’est le commencement du proheme de ce livre pour l’entendement duquel avoir …-… laquelle avoit cinquante coustes de long et avoit afeublé un mantel de pourpre. Et yci fine de ceste (de ceste : répété) matiere et par consequent du premier Livre ». « Icy fine la translacion du premier livre de Valerius Maximus, avec la declaracion d’icellui et addicions plusieurs, faite et compillee l’an mil .CCC. soixante et quinze, par frere Simon de Hesdin, de l’ordre de Saint Jehan de Jherusalem, docteur en theologie ». F. 71-131v. [Livre II]. « Dives et prepo[tens] ». « Translat[or] (à l’encre or) ». « Aprés ce que Valerius a parlé ou premier Livre des choses qui appartiennent au service et honneur des dieux …-… quant ilz devoient rendre sentence aucune, il leur convenoit jurer qu’ilz la rendirent vraye et juste. Et ycy fine la translacion du second Livre de Valerius Maximus, faicte et acomplie par frere Simon de Hesdin, l’an mil .CCC. .LXXVII., le second jour de may ». F. 131v-173. [Livre III]. « En cest tiers Livre a .VIII. chapitles. Le premier est de indole, le secont de force, le tiers de pacience …-… et quant il vit que Phelipe n’en faisoit compte et que la couleur ne lei (sic) contenance ne lui muoit point, Alixandre fut tout asseuré et fut guéri ou quart jour ». « Et icy fine le tiers Livre et commence le quart, et cetera ». F. 173-208. [Livre IV]. « Transgrediatur et cetera : En ceste partie Valerius commence son quart Livre, ouquel il a .VIII. chappitres : le premier de moderacion, le second de ceulx qui furent ennemis et puis redevindrent amis …-… Il n’est plus male chose que de aver, ne il n’est plus chose inique que amer peccune ». « Et ycy fine ce quart Livre ». F. 208-242. [Livre V]. « Cy commence le quint Livre (à l’encre bleue) ». « Translateur ». « Libertati et cetera : Icy commence Valerius son quint Livre, lequel a dix chappitres, selon ce que il appert en la poursuite …-… aussy qu’il ne muert nul qu’il n’ait vescu, aussi ne puet il nulz vivre qu’il n’ait a mourir ». « Et ycy fine le chapitre de tout le quint Livre ». F. 242-266v. |Livre VI]. « Cy commence Valerius le .VI.e Livre (à l’encre or) ». « Unde te virorum et cetera : Cy commence Valerius le .VI.e livre, et est le premier chappitre de chasté, pour laquelle recommander il fait un petit prologue …-… Et pour ce que petis enffans les ont tost perdues et usees, compare il les biens de fortune a celle maniere d’echaussement ». « Et ycy fine le .VI.e livre ». F. 267r-v : fin du 3e chapitre du Livre VI à supprimer : « … on notter que les femmes …-… Icy fine le chapitre de severité et aussi le .VI.e Livre » [déjà copié aux ff. 255r-v].Note explicative : « Vacat jusques a l’ystoyre du .VII.e Livre, qui est ou premier foillet ensuivant (à l’encre bleue) ». F. 267v-302v. [Livre VII]. F. 267v-287v. [Chap. I-IV : traduction de Simon de Hesdin] « Volubilis fortune et cetera : Icy commence le .VII.e Livre, lequel selon mon advis n’a que six chappitres a translater …-… Scipio disoit c’on ne devoit pas seulement donner voye a son ennemi de fouir mais lui aidier a le faire et trouver ». F. 287v-302v. [Chap. V-X : traduction de Nicolas de Gonesse]. « Le Ve chapitre qui est diz Repulses (à l’encre or) ». « Aprés ce que Valerius ou chapitre precedent a parlé des fais soubtis en armes appellés stratigemes …-… c'est-à-dire que a decente dacion doit estre decente accepcion correspondent ». « Et en ce se termine le Xe chapitre de ce VII.e Livre. Aprés s’ensuit le .VIII.e Livre ». F. 302v-345. [Livre VIII]. « Le premier chapitre du .VIII.e Livre qui est des causes pour lesquelles les infames coupables furent absoubz ou condempnés (à l’encre or) ». « Tunc quoque ». « Translateur (à l’encre or) ». « Yci commence le .VIII.e Livre qui contient .XVI. chapitres. Le premier est des causes pour lesquelles aucuns coupables furent absolz ou condempnés …-… et par ce moyen fu Arbogastes desconfit avec sa poissance, et en ce je feray fin de la translacion du .VIII.e Livre de Valere. Cy après s’ensuit le .IX.e ouquel Valerius determine des vices ». F. 345-411. [Livre IX]. « Cy commence le .IX.e Livre qui parle de luxure et de superfluité. Le premier chapitre (à l’encre or) ». « Blandum eciam ». « Translateur (à l’encre bleue) ». « En ceste partie commence le .IX.e Livre de Valerius, qui est des fais et des dis dignes de memoire de la cité de Romme …-… Des exemples dessus dis, il appert assez que ceulz qui par mensongerie ont esté eslevés aus grans et nobles estas en sont decheu aprés ignominieusement et en ce je feray fin de ce livre ». F. 411v. « Par l’aide divine sans laquelle (la : dans l’interligne) nulle chose n’est droitement commencee (e : dans l’interligne) ne profitablement continuee (e : dans l’interligne) ne menee affin, est la translation de Valere le Grant terminee. Laquelle commence tres reverent maistre Symon de Haydin, maistre (maistre : répété à l’encre rouge dans l’interligne) en theologie, re(i)ligieulx des Hospitaliers de Saint Jehan de Jherusalem, qui poursuivi jusques au .VII.e livre ou chapitre des stratagemes, et la lissa des la en avant jusques a la fin du livre. Je, Nicholas de Gonesse, maistre es ars et en theologie, ay poursuivi ladicte translation au mains mal que ay peu, du commendement et ordennance de tres excellent et puissent prince, mon seigneur le duc de Berri et d’Auvergne, conte de Poitou, de Bouloingne et d’Auvergne, et a la requeste de Jacquemin Coureau son tresorier. Et ne doubte point que mon stile de translater n’est ne si bel ne si parfait comme est celui devant. Mais je prie a ceulx qui la liront qu’il le me pardonnent. Car je ne suiz mie si expert es histoires comme il estoit. Et fut finee l’an mil .CCCC. et .I. la veille Saint Michiel l’archange (à l’encre or) ».

Description : Le manuscrit fut offert à Jean de Berry, le 1er janvier 1402, par son trésorier et maître d’hôtel Jacques Coureau. Au f. 411v se lit à la lampe de wood l’ex-libris du duc : « Ce livre est au duc de Berry. – JEHAN ». Le volume figure dans les inventaires de la bibliothèque établis en 1413 et 1416 : 1° inventaire de 1413-1416 : « Item un grant Livre de Valerius Maximus, historié et escript de lettre de court ; et au commancement du second fueillet a escript : Urbis Rome ; couvert de veluiau vermeil, garni de .IIII. fermouers d’argent dorez, esmaillez aux armes de Monseigneur ; lequel sire Jaques Courau lui envoia a estraines le premier jour de janvier l’an mil .CCCC. et .I ». Addition : « Ista pars, cum duabus partibus sequentibus [nos 912-913] reddite fuerunt per dictum Robinetum, ut supra » (Arch., nat. KK 258, n° 911 ; cité par Guiffrey, I, p. 236, n° 911). 2° compte de Jean Lebourne, exécuteur testamentaire du duc de Berry (Bibl. Sainte-Geneviève, ms. 841, n° 1097). Le volume est alors prisé 75 livres tournois. L’incipit indiqué dans l’inventaire de 1413 peut être repéré au f. 2 : « Urbis Rome [et cetera]…» . On perd la trace du manuscrit après la dispersion de la librairie du duc de Berry. Il entra à une date indéterminée dans la bibliothèque royale. La mention d’un exemplaire de « Valère le Grand, françois », notée dans l’inventaire de la fin du XVIe s. (Paris), est trop succincte pour affirmer qu’elle correspond au Français 282. Le volume est, en revanche, répertorié dans les catalogues postérieurs : 1° inventaire de Rigault (1622), n° 313 ; 2° inv. des frères Dupuy (1645), n° 519 ; 3° inventaire de Clément (1682), n° 6911.Cotes inscrites au f. 1 : [Rigault II] « trois cents treize » ; [Dupuy II] 519 ; [Regius] 6911. Inventaire 1622 : « Valere le Grand, traduit de latin en françois, les VII premiers livres par Simon de Hesdin, et les autres par Nicolas de Gonnesse, maitre es arts et de theologie ». Inventaire 1645 : « Valere le Grand, mis en françois par Simon de Hesdin et Nicolas de Gonnesse, avec commentaires ».

Provenance : bnf.fr

Date de mise en ligne : 28/11/2011

 

gallicalabs.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8451116z/f5.image Titre : Valère Maxime [Valerius Maximus], Faits et dits mémorables [Facta et dicta memorabilia], traduit par Simon de Hesdin et Nicolas de Gonesse.

Date d'édition : 1400-1425

Type : manuscrit

Langue : Français

Format : Paris. - Écriture bâtarde. Probablement un copiste, malgré les différences de module aux ff. 244-249, 255-266, 315, l. 20-411. Hastes à cadelures. - Décoration :M. Meiss a attribué la décoration du manuscrit à l’atelier du Maître de Virgile (ainsi désigné d’après le Virgile, ms. Florence, Bibl. Laurenziana, Med. Pal. 69), connu dans les ateliers parisiens entre 1390 et la deuxième décade du XVe siècle : cf. Meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry. The Limbourgs and Their Contemporaries, p. 408-412. L’artiste travailla à plusieurs reprises pour le duc de Berry : on lui doit notamment l’illustration d’un exemplaire des Bucoliques et de l’Énéide de Virgile (Florence, Bibl. Laurenziana, Med. Pal. 69), d’une copie de la Cité de Dieu (Bruxelles, Bibl. Royale, 9294-95), d’une chronique de la campagne de Richard II en Irlande (Londres, Brit. Museum, Harley 1319). Onze peintures de petit format au début du volume (introduction), du prologue et des livres II-IX. Une peinture au début du chap. VIII du livre III. Légende des peintures : F. 1 (introduction) : Valère Maxime enseignant ; f. 2v (prologue) : jugement ? ; f. 71 (Livre II) : armement d’un chevalier ; procession triomphale ; f. 131v (Livre III) : Caton d’Utique et Poppaedius ; Caton d’Utique et Sylla ; f. 168v (Livre III, début du chap. VIII) : exécution des sénateurs capouans ; f. 173 (Livre IV) :réconciliation ; libéralité ; f. 208 (Livre V) : libération des prisonniers carthaginois ; f. 242 (Livre VI) : viol et suicide de Lucrèce ; f. 267v (Livre VII) : Metellus Macedonicus et sa famille ; f. 302v (Livre VIII) : les Horaces et les Curiaces en présence ; f. 345 (Livre IX) : luxure et cruauté (cf. la base mandragore.bnf.fr). Décoration secondaire : Les bordures offrent des similitudes avec celles des manuscrits datés de 1401-1402. Les riches encadrements de rinceaux de vignettes de certains feuillets du Français 282 (f. 1, 71, 131v, 169, 173) rappellent le travail du peintre Paul de Limbourg sur un autre ouvrage de la librairie de Jean de Berry : les Belles Heures actuellement conservées au Metropolitan Museum of Art de New York, Cloisters (f. 80, Meiss, op. cit., fig. 492). Les petites jarres éparpillées sur la baguette formant l’encadrement le f. 71 du Français 282 se retrouvent à l’identique sur la bordure du f. 191 des Belles Heures (Meiss, op. cit., fig. 409). Oiseaux (f. 1), faune (f. 1), papillon (f. 1), dragon (f. 71, 169) ornent la bordure. Au f. 131v, décor de gobelets d'or. - Au début de l’introduction (f. 1), initiale (8 lignes) ornée de vignettes avec riche bordure marginale (cf. - supra. - ). - Au début du prologue (f. 2), initiale ornée (7 lignes), à prolongement de baguette avec vignettes. - Au début des différents livres, initiales ornées (5 à 7 lignes), à prolongement de rinceaux de vignettes. - Au début des différents chapitres et des paragraphes, initiales ornées (3 lignes), à prolongement de rinceaux de vignettes. Quelques initiales de 4 à 5 lignes. - Pieds de mouche champis, à l’intérieur du texte et dans la marge signalant les notes. - Parchemin. - 411 ff. précédés et suivis d’un feuillet de garde en parchemin. - 390 x 280 mm (justification : 255/260 x 180 mm). - 52 cahiers : 18 (f. 1-8) ; 28 (f. 9-16) ; 38 (f. 17-24) ; 48 (f. 25-32) ; 58 (f. 33-40) ; 68 (f. 41-48) ; 78 (f. 49-56) ; 88 (f. 57-64) ; 98 (f. 65-72) ; 108 (f. 73-80) ; 118 (f. 81-88) ; 128 (f. 89-96) ; 138 (f. 97-104) ; 148 (f. 105-112) ; 158 (f. 113-120) ; 168 (f. 121-128) ; 178 (f. 129-136) ; 188 (f. 137-144) ; 198 (f. 145-152) ; 208 (f. 153-160) ; 218 (f. 161-169) ; 228 (f. 169-176) ; 238 (f. 177-184) ; 248 (f. 185-192) ; 258 (f. 193-200) ; 268 (f. 201-208) ; 278 (f. 209-216) ; 288 (f. 217-224) ; 298 (f. 225-232) ; 308 (f. 233-240) ; 3114 (12+2) (f. 241-254, pas de réclame apparente entre les ff. 241 et 254 ; reliure trop serrée pour faire le décompte des cahiers) ; 328 (f. 255-262) ; 334 (f. 263-266) ; 348 (f. 267-274) ; 358 (f. 275-282) ; 368 (f. 283-290) ; 378 (f. 291-298) ; 388 (f. 299-306) ; 396 (f. 307-312) ; 404 (f. 313-316) ; 418 (f. 317-324) ; 428 (f. 325-332) ; 438 (f. 333-340) ; 448 (f. 341-348) ; 458 (f. 349-356) ; 468 (f. 357-364) ; 478 (f. 365-372) ; 488 (f. 373-380) ; 498 (f. 381-388) ; 508 (f. 389-396) ; 518 (f. 397-404) ; 528 (f. 405-412). Réclames ornées, avec hastes montantes (f. 168v). Une signature de feuillets apparente au f. 376. F. 255-255v : Titres courants indiquant la numérotation des livres disposés en bandeaux sur fond or orné de vignettes : « Incipium I » (f. 2) ; « Liber I » etc. Bordure inférieure du f. 70 déchirée. - Mise en page :. - La traduction du texte de Valère Maxime qui fut commencée, sur l’ordre du roi Charles V, par Simon de Hesdin ( ?-1383), fut interrompue en 1383. Reprise, à l’instigation du duc de Berry, elle fut achevée par Nicolas de Gonesse (v. 1364-ap. 1415) le 28 septembre 1401. Au f. 287v, une annotation marginale indique le changement de traducteur : « Cy commence la translacion que maistre Nicole de Gonesse a faite et ycelle continue jusques a la fin (. - à l’encre bleue. - ) ». - Chez les deux auteurs, la traduction est accompagnée de « gloses encyclopédiques » (cf. Bruckner, dans. - Traduction et adaptation. - , p. 75). - La mise en page reflète l’étroite imbrication du commentaire et du texte en français de Valère Maxime. La transition de l’un à l’autre n’est pas toujours nette : au f. 103v, une note marginale souligne le passage de la traduction au commentaire : « Addicationes du translator sur le premier chapitre du second livre ». Aux ff. 1-106v, la transition est annoncée par les mots : « auctor » et « translator », calligraphiés à l’encre alternativement bleue et or aux ff. 1-106v, avec lettres d’attente (« au » ; « t » ; « tran »). On note le passage du latin en français (« aucteur », « translateur ») et la différence de calligraphie aux ff. 185-411. Aux ff. 107-145v, la transition est indiquée par les seuls pieds de mouche (texte) et lettres ornées (commentaires). Aux ff. 146-173v, les mots « le acteur », « le translateur », écrits à l’encre brune, se repèrent grâce aux pieds de mouche qui les précèdent. Quelques corrections se remarquent au f. 314 : le mot « translateur » a été gratté à plusieurs reprises. - Incipit du texte de Valère Maxime d’un module plus grand du f. 1 au f. 20. Têtes de chapitres, indications indiquant un passage à supprimer à l’encre bleue (f. 250 : passage encadré à l’encre bleue avec l’indication « vacat » ; f. 266v: « Vacat jusques a l’ystoire du .VII. - e. - livre qui est ou premier foillet ensuivant ») : cf. - infra. - Contenu). Incipit des différents livres notés à l’encre bleue ou or dans la traduction de Simon de Hesdin, à l’encre or dans celle de Nicolas de Gonesse. Explicit à l’encre or. - Quelques corrections à l’encre rouge à l’intérieur du texte. Annotations marginales contemporaines du manuscrit, indiquant notamment les sources, le plus souvent introduites dans la marge par des pieds de mouche identiques à ceux du texte. - À partir du f. 287 (début de la traduction de Nicolas de Gonesse), les citations latines sont soulignées à l’encre brune. Apparaissent des « Addicions », inscrites à l’encre dorée, le traducteur ayant inséré dans son texte de nombreux emprunts aux commentaires de Dionigi da Borgo S. Sepolcro et Luca de Penne, ainsi qu’à Boccace (. - De casibus virorum illustrium. - et. - De mulieribus claris. - ), Pierre Comestor, Salluste, Suétone et Plutarque : cf. J. Monfrin, dans. - The Late Middle Ages and the Dawn of Humanism outside Italy. - , Leuven-The Hague, 1972, p. 139. - Annotation (XIX. - e. - s.) : f. 411v. - Réglure à l’encre, peu visible par endroit. - Reliure de maroquin rouge restaurée en 1973, avec armes et chiffre royaux (XVIIe-XVIIIe s.). Tranche dorée. Au dos titre en capitales : « VALERE LE GRAND ». D’après l’inventaire de 1413, le volume était recouvert de velours écarlate (vermeil) et garni de quatre fermoirs d’argent doré aux armes du duc : cf. infra Historique. - F. 1 et 411 : estampilles de la « BIBLIOTHECAE REGIAE » (Ancien Régime, avant 1725), correspondant au modèle Josserand-Bruno, type A, n° 1

Description : Le manuscrit contient la traduction des Dits et faits mémorables de Valère Maxime. Commencée en 1375 par Simon de Hesdin pour le roi Charles V (livres I-VII, 4e chapitre : f. 1-287v), elle fut achevée par Nicolas de Gonesse en septembre 1401, pour le duc de Berry (5e chapitre du livre VII-IX : f. 287v-411). Les deux traductions sont accompagnées d’un commentaire qui s’inspire partiellement de celui de Dionigi de Borgo San Sepolcro : cf. A. Valentini, « Entre traduction et commentaire érudit… », La traduction vers le moyen français, 2007, p.355-367. F. 1-v. [Préface]. « La briefté et fragilité de ceste douleureuse vie temporelle et la constance de le inconstance et variableté de fortune …-… en l’onneur et reverance duquel, aprés Dieu, je ay entrepris cest oeuvre a fere ». F. 2-71. [Livre I]. « Urbis Rome et cetera : C’est le commencement du proheme de ce livre pour l’entendement duquel avoir …-… laquelle avoit cinquante coustes de long et avoit afeublé un mantel de pourpre. Et yci fine de ceste (de ceste : répété) matiere et par consequent du premier Livre ». « Icy fine la translacion du premier livre de Valerius Maximus, avec la declaracion d’icellui et addicions plusieurs, faite et compillee l’an mil .CCC. soixante et quinze, par frere Simon de Hesdin, de l’ordre de Saint Jehan de Jherusalem, docteur en theologie ». F. 71-131v. [Livre II]. « Dives et prepo[tens] ». « Translat[or] (à l’encre or) ». « Aprés ce que Valerius a parlé ou premier Livre des choses qui appartiennent au service et honneur des dieux …-… quant ilz devoient rendre sentence aucune, il leur convenoit jurer qu’ilz la rendirent vraye et juste. Et ycy fine la translacion du second Livre de Valerius Maximus, faicte et acomplie par frere Simon de Hesdin, l’an mil .CCC. .LXXVII., le second jour de may ». F. 131v-173. [Livre III]. « En cest tiers Livre a .VIII. chapitles. Le premier est de indole, le secont de force, le tiers de pacience …-… et quant il vit que Phelipe n’en faisoit compte et que la couleur ne lei (sic) contenance ne lui muoit point, Alixandre fut tout asseuré et fut guéri ou quart jour ». « Et icy fine le tiers Livre et commence le quart, et cetera ». F. 173-208. [Livre IV]. « Transgrediatur et cetera : En ceste partie Valerius commence son quart Livre, ouquel il a .VIII. chappitres : le premier de moderacion, le second de ceulx qui furent ennemis et puis redevindrent amis …-… Il n’est plus male chose que de aver, ne il n’est plus chose inique que amer peccune ». « Et ycy fine ce quart Livre ». F. 208-242. [Livre V]. « Cy commence le quint Livre (à l’encre bleue) ». « Translateur ». « Libertati et cetera : Icy commence Valerius son quint Livre, lequel a dix chappitres, selon ce que il appert en la poursuite …-… aussy qu’il ne muert nul qu’il n’ait vescu, aussi ne puet il nulz vivre qu’il n’ait a mourir ». « Et ycy fine le chapitre de tout le quint Livre ». F. 242-266v. |Livre VI]. « Cy commence Valerius le .VI.e Livre (à l’encre or) ». « Unde te virorum et cetera : Cy commence Valerius le .VI.e livre, et est le premier chappitre de chasté, pour laquelle recommander il fait un petit prologue …-… Et pour ce que petis enffans les ont tost perdues et usees, compare il les biens de fortune a celle maniere d’echaussement ». « Et ycy fine le .VI.e livre ». F. 267r-v : fin du 3e chapitre du Livre VI à supprimer : « … on notter que les femmes …-… Icy fine le chapitre de severité et aussi le .VI.e Livre » [déjà copié aux ff. 255r-v].Note explicative : « Vacat jusques a l’ystoyre du .VII.e Livre, qui est ou premier foillet ensuivant (à l’encre bleue) ». F. 267v-302v. [Livre VII]. F. 267v-287v. [Chap. I-IV : traduction de Simon de Hesdin] « Volubilis fortune et cetera : Icy commence le .VII.e Livre, lequel selon mon advis n’a que six chappitres a translater …-… Scipio disoit c’on ne devoit pas seulement donner voye a son ennemi de fouir mais lui aidier a le faire et trouver ». F. 287v-302v. [Chap. V-X : traduction de Nicolas de Gonesse]. « Le Ve chapitre qui est diz Repulses (à l’encre or) ». « Aprés ce que Valerius ou chapitre precedent a parlé des fais soubtis en armes appellés stratigemes …-… c'est-à-dire que a decente dacion doit estre decente accepcion correspondent ». « Et en ce se termine le Xe chapitre de ce VII.e Livre. Aprés s’ensuit le .VIII.e Livre ». F. 302v-345. [Livre VIII]. « Le premier chapitre du .VIII.e Livre qui est des causes pour lesquelles les infames coupables furent absoubz ou condempnés (à l’encre or) ». « Tunc quoque ». « Translateur (à l’encre or) ». « Yci commence le .VIII.e Livre qui contient .XVI. chapitres. Le premier est des causes pour lesquelles aucuns coupables furent absolz ou condempnés …-… et par ce moyen fu Arbogastes desconfit avec sa poissance, et en ce je feray fin de la translacion du .VIII.e Livre de Valere. Cy après s’ensuit le .IX.e ouquel Valerius determine des vices ». F. 345-411. [Livre IX]. « Cy commence le .IX.e Livre qui parle de luxure et de superfluité. Le premier chapitre (à l’encre or) ». « Blandum eciam ». « Translateur (à l’encre bleue) ». « En ceste partie commence le .IX.e Livre de Valerius, qui est des fais et des dis dignes de memoire de la cité de Romme …-… Des exemples dessus dis, il appert assez que ceulz qui par mensongerie ont esté eslevés aus grans et nobles estas en sont decheu aprés ignominieusement et en ce je feray fin de ce livre ». F. 411v. « Par l’aide divine sans laquelle (la : dans l’interligne) nulle chose n’est droitement commencee (e : dans l’interligne) ne profitablement continuee (e : dans l’interligne) ne menee affin, est la translation de Valere le Grant terminee. Laquelle commence tres reverent maistre Symon de Haydin, maistre (maistre : répété à l’encre rouge dans l’interligne) en theologie, re(i)ligieulx des Hospitaliers de Saint Jehan de Jherusalem, qui poursuivi jusques au .VII.e livre ou chapitre des stratagemes, et la lissa des la en avant jusques a la fin du livre. Je, Nicholas de Gonesse, maistre es ars et en theologie, ay poursuivi ladicte translation au mains mal que ay peu, du commendement et ordennance de tres excellent et puissent prince, mon seigneur le duc de Berri et d’Auvergne, conte de Poitou, de Bouloingne et d’Auvergne, et a la requeste de Jacquemin Coureau son tresorier. Et ne doubte point que mon stile de translater n’est ne si bel ne si parfait comme est celui devant. Mais je prie a ceulx qui la liront qu’il le me pardonnent. Car je ne suiz mie si expert es histoires comme il estoit. Et fut finee l’an mil .CCCC. et .I. la veille Saint Michiel l’archange (à l’encre or) ».

Description : Le manuscrit fut offert à Jean de Berry, le 1er janvier 1402, par son trésorier et maître d’hôtel Jacques Coureau. Au f. 411v se lit à la lampe de wood l’ex-libris du duc : « Ce livre est au duc de Berry. – JEHAN ». Le volume figure dans les inventaires de la bibliothèque établis en 1413 et 1416 : 1° inventaire de 1413-1416 : « Item un grant Livre de Valerius Maximus, historié et escript de lettre de court ; et au commancement du second fueillet a escript : Urbis Rome ; couvert de veluiau vermeil, garni de .IIII. fermouers d’argent dorez, esmaillez aux armes de Monseigneur ; lequel sire Jaques Courau lui envoia a estraines le premier jour de janvier l’an mil .CCCC. et .I ». Addition : « Ista pars, cum duabus partibus sequentibus [nos 912-913] reddite fuerunt per dictum Robinetum, ut supra » (Arch., nat. KK 258, n° 911 ; cité par Guiffrey, I, p. 236, n° 911). 2° compte de Jean Lebourne, exécuteur testamentaire du duc de Berry (Bibl. Sainte-Geneviève, ms. 841, n° 1097). Le volume est alors prisé 75 livres tournois. L’incipit indiqué dans l’inventaire de 1413 peut être repéré au f. 2 : « Urbis Rome [et cetera]…» . On perd la trace du manuscrit après la dispersion de la librairie du duc de Berry. Il entra à une date indéterminée dans la bibliothèque royale. La mention d’un exemplaire de « Valère le Grand, françois », notée dans l’inventaire de la fin du XVIe s. (Paris), est trop succincte pour affirmer qu’elle correspond au Français 282. Le volume est, en revanche, répertorié dans les catalogues postérieurs : 1° inventaire de Rigault (1622), n° 313 ; 2° inv. des frères Dupuy (1645), n° 519 ; 3° inventaire de Clément (1682), n° 6911.Cotes inscrites au f. 1 : [Rigault II] « trois cents treize » ; [Dupuy II] 519 ; [Regius] 6911. Inventaire 1622 : « Valere le Grand, traduit de latin en françois, les VII premiers livres par Simon de Hesdin, et les autres par Nicolas de Gonnesse, maitre es arts et de theologie ». Inventaire 1645 : « Valere le Grand, mis en françois par Simon de Hesdin et Nicolas de Gonnesse, avec commentaires ».

Droits : domaine public

Identifiant : ark:/12148/btv1b8451116z

Source : Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Français 282

Provenance : Bibliothèque nationale de France

Date de mise en ligne : 28/11/2011

La Fin de journée des ouvriers de la métallurgie [Feierabend der Eisenarbeiter]

Œuvre d'Otto Dix (1891-1969)

1923

Aquarelle et crayon graphite

Legs Cornelius Gurlitt 2014

Kunstmuseum Bern, Suisse

www.kunstmuseumbern.ch/fr/collection-recherche

 

---------

 

Œuvre présentée dans l'exposition :

« L’art « dégénéré » : Le procès de l’art moderne sous le nazisme », Musée Picasso, Paris

 

Cette manifestation aborde l’exposition de propagande « Entartete Kunst » (Art dégénéré), organisée en 1937 à Munich, montrant plus de 700 œuvres d’une centaine d’artistes, représentants des différents courants de l’art moderne... dans une mise en scène conçue pour provoquer le dégoût du visiteur. C'est le point culminant d’une série d’expositions infamantes mises en place dans plusieurs musées allemands dès 1933 ... pour dénoncer les avant-gardes artistiques comme une menace à la « pureté » allemande.. (Extraits du site de l'exposition)

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

Er Cane e la Luna

 

C'era 'na vorta un Cane, in mezzo a un vicolo,

che abbajava a la Luna. Passò un Gatto.

Lasciala perde! - disse. - Che t'ha fatto?

Perché te guarda? Quanto sei ridicolo!

La luna guarda tutti, ma nun bada

a quelli che s'ammazzeno pe' strada.

 

E pe' questo ce sformo! - disse er Cane. -

In mezzo a tante infamie e a tanti guai,

ecchela lì! Nun s'è cambiata mai

e rimane impassibbile, rimane...

Me piacerebbe ch'aggricciasse er naso,

che stralunasse l'occhi...Nun c'è caso!

 

Perché 'ste cose qui l'ha viste spesso:

rispose er Gatto - er monno è sempre quello.

Quanno Caino sbudellò er fratello

la Luna rise tale e quale adesso:

ha riso sempre e riderà perfino

se un giorno Abele scannerà Caino...

Trilussa.

Certamente um dos esmaltes mais desejados da minha coleção! Tudo culpa da Cínthia e sua foto perfeita dele. www.flickr.com/photos/cinthiaemerich/15063422232/

Fique doidinha atrás dele e não consegui mais comprar nas lojas da marca e pela net o valor pedido era um tanto abusivo. Até a Lízia andou atrás dele no RJ pra mim, mas sem sucesso.

Até que a Dani resolveu desapegar e eu aproveitei a chance!!!

O submerged é aquele duochrome que varia entre verde, azul e roxo. Usei uma camada só sobre esmalte preto e ficou perfeito!

O esmalte em si é lindo, mas não é nenhuma novidade no mundo dos duos, se parece com o show e o cutiepie, só pra citar dois exemplos. Diferente mesmo é esse vidrinho, o que é essa tampinha, minha gente. É o esmalte mais sensual do mundo, a tampinha já vem ~molhadinha~ (piadinha infame, a gente vê por aqui).

Fiquei apaixonada por ele <3...

 

Para hacer frente a la inseguridad que vivía el país en los años posteriores al proceso de Independencia, el ministro Diego Portales ideó en 1836 un nuevo sistema de castigo, consistente en carros de metal que llevaban a los presos a trabajar en las obras públicas.

 

El presidio ambulante, como se le conoció en la época, tenía como elemento central la humillación de los reos ante el resto de la sociedad, con la finalidad de amedrentar a futuros delincuentes y hacer presente el poder del Estado ante los ciudadanos. Las frecuentes rebeliones de reos, las inhumanas condiciones en que se mantenía a éstos y la reprobación de los intelectuales liberales, llevó a la supresión del sistema en 1847 y su reemplazo por un sistema penal moderno, que tuvo como símbolo la construcción de la Penitenciaría

La legislación liberal del siglo XIX pretendió erradicar los castigos corporales y sustituirlos por un sistema basado en la privación de la libertad de los delincuentes, regido por normas racionales y uniformes. Sin embargo, los castigos corporales e infamantes siguieron presentes en la legislación y en la usanza penal durante todo el siglo, aunque con un menor grado de visibilidad pública. Las penas de azotes y de palos, a pesar de los frecuentes intentos de abolirlas, fueron una práctica generalizada en todo el país; de hecho, los azotes sólo fueron abolidos completamente en 1940.

Saint-Agnant-de-Versillat (Creuse)

 

Lanterne des morts du XIIe-XIIIe siècle.

 

Avec ses colonnettes plaquées sur les angles du fût polygonal elle constitue le pendant de celle de La Souterraine.

 

Toutes les lanternes des morts se présentent sous la forme d'une colonne creuse, ajourée au sommet. L'évidement de la colonne permet l’ascension d’une lampe à huile dont la lueur est visible la nuit à travers les ouvertures du fanal au sommet.

 

La plus ancienne trace écrite (XIIe siècle) qui évoque une structure semblable est un passage du De miraculis de Pierre le Vénérable*.

 

Vers 1150, la veille de la Noël. Au prieuré de Charlieu dans la Loire, un jeune oblat voit apparaître son oncle Achard, mort depuis quelques années, qui l’invite à le suivre pour contempler des choses merveilleuses. Après avoir quitté le dortoir et traversé cloître majeur et cloître des malades, ils arrivent au cimetière. Là, dans une clarté indéfinissable, l’enfant voit une foule innombrable d’hommes vêtus de l’habit monastique, assis sur des sièges. La scène se poursuit avec la description d’une véritable lanterne des morts : "Il y a, au centre du cimetière, une construction en pierre, au sommet de laquelle se trouve une place qui peut recevoir une lampe, dont la lumière éclaire toutes les nuits ce lieu sacré, en signe de respect pour les fidèles qui y reposent. Il y a aussi quelques degrés par lesquels on accède à une plate-forme dont l’espace est suffisant pour deux ou trois hommes assis ou debout*."

 

De manière générale, les lanternes sont concentrées dans le Limousin, le Poitou et la Saintonge.

 

(Sur le sujet, on peut voir : crm.revues.org/pdf/393)

  

* Pierre le Vénérable (Pierre de Montboissier), issu d'une des plus puissantes famille noble d'Auvergne par son père. Sa mère obtint du vivant de son mari, la permission de rentrer au couvent une fois les enfants élevés et lui mort. Pierre le vénérable sera abbé de Cluny de 1122 à 1156. Il fera traduire le Coran en latin (pour mieux le réfuter)**. Pierre le Vénérable est aussi l'auteur d'un "Livre des merveilles de Dieu" (De Miraculis). Il apparaît d'un antijudaïsme** fondamental (il propose par exemple de lever un impôt sur les juifs).

 

** "Qu’on donne à l’erreur mahométane le nom honteux d’hérésie ou celui, infâme, de paganisme, il faut agir contre elle, c’est-à-dire écrire. Mais les latins et surtout les modernes, l’antique culture périssant, suivant le mot des Juifs qui admiraient jadis les apôtres polyglottes, ne savent pas d’autre langue que celle de leur pays natal. Aussi n’ont-ils pu ni reconnaître l’énormité de cette erreur ni lui barrer la route. Aussi mon cœur s’est enflammé et un feu m’a brûlé dans ma méditation. Je me suis indigné de voir les Latins ignorer la cause d’une telle perdition et leur ignorance leur ôter le pouvoir d’y résister ; car personne ne répondait, car personne ne savait. Je suis donc allé trouver des spécialistes de la langue arabe qui a permis à ce poison mortel d’infester plus de la moitié du globe. Je les ai persuadés à force de prières et d’argent de traduire d’arabe en latin l’histoire et la doctrine de ce malheureux et sa loi même qu’on appelle Coran. Et pour que la fidélité de la traduction soit entière et qu’aucune erreur ne vienne fausser la plénitude de notre compréhension, aux traducteurs chrétiens j’en ai adjoint un Sarrasin. Voici les noms des chrétiens : Robert de Chester, Hermann le Dalmate, Pierre de Tolède ; le Sarrasin s’appelait Mohammed. Cette équipe après avoir fouillé à fond les bibliothèques de ce peuple barbare en a tiré un gros livre qu’ils ont publié pour les lecteurs latins. Ce travail a été fait l’année où je suis allé en Espagne et où j’ai eu une entrevue avec le seigneur Alphonse, empereur victorieux des Espagnes, c’est-à-dire en l’année du Seigneur 1141". Pierre le vénérable, cité par Jacques le Goff, Les Intellectuels au Moyen Age, "Le temps qui court", Le Seuil, 1957.

 

** "Les Juifs, qui vivent au milieu de nous sont bien plus mauvais que les Sarrazins : ils blasphèment librement, audacieusement, foulent au pied et souillent le Christ et les sacrements divins. Les Juifs sont les plus grands ennemis des chrétiens; s'ils s'en sortent indemnes, Dieu se détournera de nous. En effet, les Juifs doivent être haïs parce qu'ils haïssent Dieu. Les Sarrazins doivent être haïs parce que bien qu'ils reconnaissent que le Christ est né d'une vierge et sentent beaucoup de choses comme nous, ils nient la mort du Christ et sa résurrection, dans lequel réside notre salut. Or les Juifs doivent être d'autant plus détestés, eux qui ne sont d'accord en rien sur le Christ et la foi chrétienne, et qui rejettent tous les sacrements de la Rédemption humaine, les blasphèment et s'en moquent. Mais les Juifs ne doivent pas être tués, comme l'a dit le prophète : « Dieu me montre mes ennemis pour que je ne les tue pas » [Psal. 58. 2]; ils doivent être asservis à une vie pire que la mort, pour leurs plus grands tourments et leur plus grande ignominie, comme Caïn. Ils doivent être damnés par le Seigneur, preuve de la sévérité très juste de Dieu, qui s'exerce depuis la Passion et s’exercera jusqu'à la fin des temps : ils sont répandus sur toute la terre parce qu'ils ont répandu le sang du Christ sur la terre. Ainsi les Juifs ne doivent pas être tués, mais leurs vices doivent être punis. […] Certes ce que j'ai présenté peut suffire à tout homme, par la certitude de la chose elle-même. Mais, avec le Juif, dont j'ignore s'il est un homme, je dois continuer mon argumentation. Vraiment j'ignore si le Juif est un être humain, parce qu'il ne cède ni à la raison humaine, ni aux autorités divines, ni à ses propres écritures : je ne sais pas s'il est un homme, lui dont le coeur de pierre n'a pas été enlevé à sa chair, qui n'a pas reçu un coeur de chair, chez qui l'Esprit de Dieu n'a pas été encore placé. Sans cet esprit, aucun Juif ne peut être converti.” Pierre le Vénérable : Epistulae, 130 ,(lettre à Louis VII), 189, (vers 1150)

  

* Obtinet autem medium coemeterii locum, structura quaedam lapidea, habens in summitate sui quantitatem unius lampadis capacem, quae ob reverentiam fidelium ibi quiescentium totis noctibus fulgore suo locum illum sacratum illustrat. Sunt et gradus per quos illuc ascenditur, supraque spatium duobus vel tribus ad standum vel sedendum hominibus sufficiens. Éd. D. Bouthillier (op. cit. n. 2), p. 160.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

Lettera aperta...Se non ci riescono i vertici dello Stato a espellere i razzisti dalle istituzioni – come ha confermato l’inamovibilità del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, protetto dal suo partito – ciascuno di noi è chiamato a farsene carico. Il lancio di banane contro una concittadina dalla pelle nera, chiamata dal governo a occuparsi dell’integrazione di milioni di immigrati, ha un nesso inequivocabile con la violenza verbale di chi l’aveva paragonata a un orango. Altri le hanno augurato di subire uno stupro. Hanno appeso manichini insanguinati nei luoghi in cui lei doveva intervenire. Hanno messo in dubbio il suo diritto alla cittadinanza italiana per il fatto di essere nata in Congo. Insinuano che la sua laurea in oculistica la renderebbe inadeguata alla funzione ministeriale. Si lamentano che usufruisca di una scorta di polizia.

Di fronte a queste infamie esprimiamo, certo, ammirazione per il self control mostrato da Cécile Kyenge; e consideriamo elegante il suo sforzo di minimizzare nonostante le continue umiliazioni cui viene sottoposta insieme alla sua famiglia e a tanti altri cittadini che ne condividono il faticoso percorso di vita. Ma se anche lei minimizza, noi non possiamo permettercelo.

Stralcio di un articolo di Gad Lerner pienamente condiviso da Simansi

 

Open Letter ... If they can not the leaders of the State to expel racist institutions - as confirmed by the dismissal of Vice-President of the Senate, Roberto Calderoni, protected by his party - each of us is called to assume it. The launch of bananas against a fellow citizen with black skin, called by the government to deal with the integration of millions of immigrants, has an unequivocal link with the verbal violence of those who had likened to an orangutan. Others have wished to undergo a rape. They hung bloody mannequins in the places where she had to intervene. Have questioned his right to Italian citizenship by being born in the Congo. They insinuate that his degree in ophthalmology would make it inappropriate for the ministerial function. They complain that take advantage of one police escort.

Faced with these infamies express, of course, admiration for the self-control shown by Cécile Kyenge; elegant and consider his effort to minimize despite the constant humiliations which is submitted along with his family and many other people who share the difficult path of life . But even if she minimizes, we can not afford it.

Excerpt from an article by Gad Lerner fully shared by Simansi

Cette infâme blondasse a fait toute sa carrière en étant une ordure et a surjoué ce rôle lors de sa campagne, ce qui a manifestement beaucoup plu .

En une dizaine de jours il a confirmé au monde que ce n'était pas un rôle de composition .

 

Je n'achète d'habitude pas SINE mensuel . En effet SINE avait été viré de Charlie Hebdo car il avait, sans doute par provocation, éructé son anti-sémitisme à Val . Dommage, j'adorais ce vieil anar excessif en tout .

 

Bibliothèque Leroy-Pilard

 

¡¡¡¡AAUUUUCHH!!!......como quema este maldito cafe con sabor a noseke......mmmmm , quizas a lo que mas sabe es a rutina de domingo.....domingo de noviembre en los que la lluvia cae a cantaros al otro lado de mi ventanal mientras a este soy yo el que caigo rendido , cafe en mano y culo aposentado en mi mullido sofa chesterfield, tras una laaarga semana laboral........al menos el domingo toca relax.........voy a por hielo al congelador , uno o dos cubitos no creo que arruinen el reconcentrado sabor de mi expresso doble......antes tenia la costumbre de hacer todos los domingos a eso de las 3 de la tarde 2 expressos sencillos; uno para mi y el otro para mi amigo el "arqueologo Barato" y pese a ya no estar el por aki la fuerza de la costumbre y su omnipresente recuerdo me hacen que prepare uno doble que tomo yo por los dos.....y eske mi sencillo ritual de relax en los domingos lluviosos de esta epoca del año posee un ingrediente determinante el cual me fue proporcionado por Barato cuando aun hacia sus primeros pinitos como "arqueologo de Bazar Chino"...el ingrediente en cuestion fue un fracaso comercial ya que debido a su peligrosidad social fue prohibido su uso incontrolado e incluso penado con carcel su venta.....pero yo que soy un poco "outlaw" conservo uno.......os lo enseño en seguida , lo tengo en el congelador , los que seais polis no mireis , solo lo saco los domingos y asi de paso cojo el hielo pa mi cafe que siempre quema , eso tambien es parte del ritual....entro en la cocina y .........-ñiekkk---se abre la puerta del congelador----...y voilá:::¡¡¡¡EL GATO FRESCO!!!!(mirad la foto ahora)...jaja, ahi lo tenemos soñando con "la nada" ,que es la mejor forma de descansar....se que esta soñando por todas esas pequeñas cabecicas gatunas volatiles que aparecen y desaparecen con un simple "PLOP!"a su alrededor.....¿que pasa? , no me mireis asi , no es algo tan raro ; hay gente a la cual le salen "Zzzetas" de la cabeza mientras duermen y nadie les dice na, pues al Gato Fresco le salen cabecicas de gatos risueños y ya esta.

Esta curiosa estatuilla felina es el "relax" personificado ; su presencia provoca un estado de tranquilidad, calma y serenidad tremendo sin llegar al sueño y en comparacion el mas profundo estado de relajacion de un yogui al uso a su lado pareceria un autentico cambalache.....al contrario que el yoga que persigue un estado en el que el individuo se sienta uno CON su entorno vital , el Gato Fresco consigue que te sientas uno SIN tu entorno vital; esto viene a querer decir mas o menos que "te la suda todo".Fue Fabricado originalmente por los isleños de una pacifica isla del Pacifico y su composicion segun me revelo Barato era ; Un buen trozo de piedra pomez, un pellizquito de tila y otro de valeriana y por ultimo un buen taco de marihuana de la buena todo ello bien mezclado pero no agitado, ya que buscamos la calma y tranquilidad , no la agitacion. Resulta que lo tengo en la nevera porque parece ser la unica manera de que sus relajantes poderes no ejerzan influencia alguna en su entorno , debe ser por el rollo ese de que el frio entorpece y realentiza las reacciones químicas del entorno y tal y cual , el caso eske el tenerlo encerrado a bajas temperaturas y reposando sobre cubitos de hielo tiene un efecto de nana sobre el y se duerme tan agustico durante toda la semana hasta que llega el domingo y lo saco para colocarlo en la mesa camilla que queda entre mi ventanal y mi sofa chesterfield sobre el cual me espachurro con mi taza de cafe en mano y bajo el sedante influjo del Gato Fresco me centro en la lluvia y dejo que el resto del mundo se haga a un lado......pero claro , esto solo puedo permitirmelo los domingos ,ya que dejar al gato suelto entre semana puede ser letal porque imaginad ; me la sudaria el trabajo , la familia , amigos y demas obligaciones sociales e incluso las necesidades basicas van quedando progresivamente en desuso , osea , nada de comer , beber ¡ni siquiera dormir!....¿os vais haciendo ya a la idea de porque este producto aparentemente genial no triunfo en el mercado o de porque la isla mencionada se fue al carajo?...porque SI ,como lo ois; la isla autoctona de los Gatos Frescos se hundio bien hundida en el oceano ¿que por que? , pues digamos que "se espachurro en el sofa" , de seguido os lo cuento.....esperad que vuelva a encerrar al gato en el congelador que sinos me empiezo ya a quedar asi como "privao" y entonces poco os podria contar......buf , no os podeis ni imaginar lo que cuesta salir del influjo del maldito Gato Fresco cuando el domingo esta tocando a su fin , mucha voluntad la que hay que poner para volver al mundanal ruido , como diria cualquier jugador avezado de "Dungeons and Dragons" ; "tengo que pedirme un 20 en voluntad".....-------ñiekk-se cierra el congelador---¡¡¡listo!! , os cuento;

Barato y yo nos encontrabamos tiempo atras en esta misma estancia un domingo como hoy sobre la misma hora en pleno "momento expresso", al que acompañabamos de unas buenas latas de berberechos al natural de los de las rias gallegas con las que brindabamos(beberos el caldico con limon ,esta francamente bueno) y celebrabamos su recientemente conseguido contrato laboral con la asociacion de Bazares chinos para los cuales mi amigo Barato trabajaria como arqueologo,como "arqueologo barato".Ojeabamos juntos la conocida revista "Hay gente pa to" en su septima edicion y el articulo que mas llamo nuestra atencion era el que versaba sobre una pequeña isla ubicada en el oceano pacifico al sur de la linea del ecuador.Un lugar tranquilo,un lugar donde el "estres" no era mas que la respuesta a la pregunta "¿cual es el numero que resulta de sumar uno mas dos?" y donde la gente vivia con tal grado de despreocupacion que ni siquiera se habian preocupado en darle un nombre a su isla.Los isleños llevaban lo que se conoce por una "vida de gatos"; la filosofia del "dont worry-be happy" se respiraba en el ambiente y todo ello se dice que fue consecuencia de que los antepasados isleños observaran a los gatos y su continua cara de felicidad y decidieran imitarlos en la medida de lo posible....lo primero que hiceron era dilapidar sus antiguas creencia religiosas y al pesao dios de turno pal que habian de trabajar a destajo ofreciendole parte de sus cosechas y sustituirlo por unas simpaticas imagenes gatunas fabricadas en piedra pomez no por casualidad , sinos porque los isleños en consonancia con su recien adquirida forma de vida relajada no querian eslomarse demasiao trasportando pesadas piedras de aki pa ya y decidieron que ese material era la mar de ligero y facil de trabajar.Se realizaron en principio cientos de figuritas de "gatos frescos" pero conforme paso el tiempo y aumento gradualmente la cantidad de "gatos frescos" per capita , el nivel de relajacion de la poblacion se fue incrementando paulatinamente hasta llegar al punto de que la poblacion isleña se sorprendia y preguntaban acerca de como sus antepasados tenian tanta energia y ganas de trabajar para conseguir crear esas laboriosas figuritas, ¿acaso eran "superhombres"? y lo mismo fue pasando con la construccion y mantenimiento de casas , cultivos , caza , mantenimiento del orden social , procreacion y demas catalogo de necesidades para sostener cualquier comunidad humana.....el estado de calma obtenido mediante este pseudosistema de "autoconcentracion pasiva"(focalizas toda tu atencion practicamente en ti pero sin perseguir ningun fin determinado,osea "na productivo") que provocaban los Gatos Frescos acabo etiquetando de "imposible e inabarcable" a cualquier proyecto u actividad que la ya desecha sociedad isleña se planteaba por lo que llegaron a consumirse en su propia inactividad ya que llego el momento en que nadie tenia ganas siquiera de echarse algo al gaznate.Y aki llega el insolito momento en que la isla decidio "espachurrarse pa siempre en el sofa"; siempre se ha dicho aquello de que "la tierra hace al hombre" , pues e aki la excepcion a la regla; en esta isla "el hombre hizo a la tierra" ; la hizo arrunsarse de tal forma que se le quitaron las ganas hasta de mantenerse a flote y acabo sumergida en el profundo oceano pacifico con todos sus habitantes y demas "pertenencias" a excepcion de un buen puñao de Gatos Frescos los cuales al estar mayormente compuestos de piedra pomez , quedaron a flote a la espera que algun estresao de la vida corra a recogerlos antes de que se pierdan en la inmensidad del oceano.Y como no , aki entra Barato. Barato estaba estresado segun me contaba por la presion que sus nuevos jefes bazarchinistas ejercian sobre el pidiendole nuevos tesoros y descubrimientos cutre-salchicheros a razon de 1 por cada 6 dias de la semana(lunes a sabado) y otro exclusivamente en domingo , ya que al contrario que el resto de la humanidad , los chinos de los bazares se dedican a trabajar mas horas y mas a destajo si cabe los domingos para por lo visto conseguir que la conocida frase "trabajar como chinos" siga vigente.A Barato lo estaban poniendo a prueba, era "el nuevo" en la empresa y se le exigia que probase su valia, y este domingo ya se veia de patitas en la calle por no poder cubrir el cupo...pero el articulo sobre los Gatos Frescos parecia haberle devuelto las esperanzas en conservar su puesto de "arqueologo Barato todavia algo novato".

Barato tenia idea de ir al lugar del hundimiento de la isla y recuperar todos los "gatos frescos" que pudiese para asi cubrir su cupo de descubrimientos de los domingos ; telefoneo desde mi casa a sus jefes del bazar chino y les expuso su idea a la que ellos solo tenian que añadir el transporte; un simple barco pesquero bastaria......que decir tengo de que su peticion fue rechazada debido a la exagerada politica de ahorro de costes de la empresa china que no le permitio fletar ni siquiera una misera canoa inflable y debido en parte tambien a su condicion de "nuevo en la empresa" que le privaba de muchos privilegios que despues tuvo como era el de usar el transporte origamico(barcos y aviones gigantes de papel que ¡¡funcionan!!sin combustible fosil) del que disponia la empresa , pero como estaba "de prueba" , Barato tuvo que buscarse las castañas y las encontro y bien calenticas en el puerto de Valencia donde tenia un amigo llamado Fulgencio pescadilla , patron de barco mediante cursillo CCC(Barato lo conocio haciendo este cursillo) que heredo una gran fortuna de su familia y la dilapido en comprar y armar el "Odissea del Expolio",;un veloz barco ropax (carga/pasaje) de la marca mitsubishi que es capaz de operar con grandes cargas gracias a su enorme grua y tambien posee un pequeño submarino a bordo para fondear y facilitar la labor de avistamiento e identificacion de tesoros...el negocio de cazatesoros maritimo le fue bien una temporada , hasta que los gobiernos de los paises se espavilaron y empezaron a utilizar frases como;"proteger los legitimos intereses del pais en la defensa del patrimonio historico subacuatico" que viene a ser el decirle a un cazatesoros ;--"to lo que te saque pa mi" me da igual que estes en aguas internacionales o donde sea--; asi que cansados de que los politicos de turno , excusandose otra vez mas con lo de "el bien cultural y del patrimonio" se llenasen los bolsillos a su costa , Fulgencio pescadilla echo el ancla a su negocio y se dedico a la pesca ; el grandioso "Odissea del Expolio" quedo acondicionado como pesquero algo inusual colocandole unas grandes redes y un radar para bancos de peces de esos y asi seguia la cosa hasta ahora., pero Barato sabia que lo de "cazatesoros" se lleva en la sangre y que Fulgencio pescadilla no rechazaria su proposicion.......una llamada mas desde mi casa a su amigo Fulgencio y ni corto ni perezoso Barato cogio su "kit de arqueologia barata" y salio derechico al puerto de Valencia en donde estaba atracado el barco.La condicion fue ir a medias con los beneficios ya que Fulgencio ponia el trasporte y Barato la informacion y lo mas importante ; su "licencia para expoliar" que el Bazar Chino otorgaba a sus trabajadores-arqueologos pa que los gobiernos no les viniesen con gaitas cuando recuperaban algun tesoro perdido y olvidado.Barato podia utilizarla en el mar a modo de "patente de corso".El viaje de ida se paso en un periquete sin ninguna vicisitud que valga la pena mencionar , llegaron al lugar del siniestro , echaron las redes de cerco y una vez rodeados los "gatos frescos" recogieron las redes con haladores automaticos , hubo que repetir el proceso unas 7 veces para capturar a todos los "gatos frescos" a flote.....unas pocas horas despues ya los tenemos todos almacenados en los barcos ahi bien relajadicos ellos....ellos y los que no son ellos ,porque al poco tiempo la tripulacion comenzo a sentir el "efecto gato fresco" elevado a la maxima potencia , cientos y cientos de "gatos frescos" parecian susurrar a la tripulacion al oido el conocido estribillo;"dont worry -be happy" que decia la famosa cancion.Este incidente fatal supuso una prueba de fuego mas para Barato que fue el unico tripulante no afectado por la magia gatuna y no solo no se relajo , sinos que su nivel de estres se multiplico por tres cuando vio que devia cubrir el solo todas las tareas de control del barco ante el ensimismamiento y la apatia de sus camaradas.Asi que Barato se paso todo el viaje de vuelta to loco correteando por las estancias del barco al mas puro estilo "Benny Hill";corria de proa a popa , subiendo y bajando desde el puente de mando a la sala de maquinas y de vez en cuando pasando por el W.C.

Mientras tripulaba en solitario el barco de vuelta al puerto de Valencia ,Barato estuvo dandole vueltas a porque a el no le afectaba el siniestro efecto relajante de los "gatos frescos" ¿acaso el no tenia tambien derecho al relax?...bueno, la verdad eske trabajando para unos chinos en realidad no sueles tener ese derecho , pero no fue por eso exactamente , Barato llego a la conclusion de que esa proteccion "magica" la obtuvo hacia unas semanas al convertirse en "el septimo hijo de un septimo hijo";el siete es para multitud de culturas el numero magico por excelencia y muy recurrente en las diversas manifestaciones de esas culturas ,cuenta la leyenda que ser el septimo hijo varon de un septimo hijo varon(en las versiones "no.machistas" tambien dan cabida a las mujeres) tiene como resultado el obtener ciertos atributos magicos de manera innata, y a Barato a la hora de trabajar para el Bazar Chino una de las cosas que le requerian era "cierto toque magico"(sea lo que fuere eso) ya que de vez en cuando en su trabajo tendria que enfrentarse cara a cara con "lo magico".Asi pues Barato soluciono la papeleta haciendose adoptar por el Sr Gonzalez ;informatico de profesion y vocacion que era el cabeza de una familia de 6 hijos y a su vez procedia de otra en la cual el ocupaba el septimo lugar entre sus hermanos; y aunque fue asi un poco cogido por los pelos , Barato acabo transformandose en un septimo hijo de un septimo hijo.Ademas esta familia no fue elegida por Barato al tun tun , ya que todas las señales indicaban que eran la familia indicada , por ejemplo el que viviesen en el numero 111(7 en binario) de la calle de los Activistas(1) en Actividad(1) Activa(1) y en un sistema informatico binario "1 es activado" y "0 desactivado" , por lo que el nombre de la calle menciona tres veces algo activo que viene a ser otro 111, en binario otro 7......y por supuesto vivian en el septimo piso de su edificio , tres sietes juntos en su direccion eran algo a tener en cuenta....y gracias a esta adopcion acordada por Barato y el Sr Gonzalez el ahora estaba a salvo por como dice el conocido dicho popular "combatir el fuego con fuego" , mitigar la magia con magia............mientras Barato divagaba el "Odissea del Expolio" avanzaba a toda maquina rumbo al puerto de Valencia que ahora crecia mas y mas a los ojos de Barato mientras bebia unos tragos cortos de su querida botella de Vodka y se intentaba relajar un poco (aunque sin ayuda del "Gato Fresco",claro) tras la ajetreada travesia de regreso.Barato llamo al Bazar chino para que viniesen al puerto valenciano a recoger la mercancia y despues se dedico a intentar espabilar un poco a Fulgencio pescadilla y su tripulacion a los que hubo que someter finalmente a un tratamiento intensivo de 20 expressos dobles diarios durante una semana para que recuperaran su nivel de actividad habitual y volviesen a faenar su pesca diaria.

La venta de los "gatos frescos" fue subiendo como la espuma en las primeras 3 semanas pero apartir de ahi , los desordenes sociales derivados de los efectos provocados por el uso del "Gato Fresco" en multitud de hogares alertaron a las autoridades que tomaron medidas prohibiendo su venta y su uso incontrolado........los jefes Bazarchinistas echaron las culpas de no preveer esto sobre un resignado Barato que acepto tripular EL SOLICO otra vez el "Odissea del Expolio"(ya ke llevar a mas gente era tonteria porque sufririan el efecto "gato fresco" en todo su explendor y quedarian "no operativos") para devolver a los "gatos frescos" sobrantes a su lugar de origen,,,,"la nada" en medio de la inmensidad del oceano pacifico.Fue un fiasco para Barato, pero conservo su empleo como "arqueologo de bazar chino" y esperó a tener dias mejores los cuales no tardarian mucho en llegar...................y asi ocurrio todo , ahora disculparme que ya me va tocando el entregarme al sublime relax que me otorga mi "GATO FRESCO"........¡¡PUAAAGGG!!!, este cafe esta frio del todo.....que asco.

 

PD;El conocido autor J.a.p.m opina en su libro algo infame y de tono prepotente;-"Se bastante mas de islas que vosotros,subcriaturas"- que esa isla del pacifico en concreto asi como otras tantas se han hundido y hundiran por el efecto del calentamiento global sobre nuestro planeta , la subida de las aguas y todo ese percal.......seguro que con el resto no se equivoca , pero con esta isla concreta si , creedme , se por experiencia de lo que es capaz un solo "gato fresco" y si uno de ellos puede "hundir" la vida de una pesona, sin duda cientos de ellos pueden hundir un islote enterico.

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

..ricordo il caldo opprimente, i capelli sudati appiccicati alla fronte e il cuore che batteva a mille, nascosto nel nascondiglio migliore del mondo, tra le foglie alte e sottili di un campo di erba spagna, nessuno mi può trovare qui, nessuno..e sarò io a fregarli quelli là che credono di essere i più bravi, sarò io a liberarli tutti..tutti quelli che sono stati infamamente beccati e stanno lì contro al muro della chiesa con l'aria scocciata nell'ombra un po' fresca di un pomeriggio tropicale..io con le formiche che incolonnate mi passano tra le scarpe da tennis di due numeri più grandi, con le scarpe usate di un cugino ricco regalate a natale e adesso sfatte e impolverate..lì con i grilli che saltano ovunque e le piccolissime cicale verdi sulle braccia ..dall'alto una vedetta mi avrebbe sicuramente scovato, avrebbe visto la galleria scavata a carponi per giungere nel mezzo del campo..e io li acquattato e rannicchiato ad aspettare il momento più propizio..quello che mi avrebbe dato la gloria del liberatore..del piccolo eroe scaltro e pronto al sacrificio per la libertà di tutti..ma nessuna vedetta, nemmeno quella del libro Cuore mi avrebbe scovato adesso, non c'erano alberi su cui salire, nè colline da cui scrutare l'orizzonte, solo un fosso profondo e una muraglia mezza crollata al limitar di quel campo coltivato in paese, vicino alla chiesa, vicino a quello che era stato per secoli il campo santo e che adesso era il nostro desertico campo di calcio, quello che se davi una zappata credendo di prendere il pallone venivano su ossa di ogni genere..magari di qualche soldato di Napoleone o dell'imperatore Francesco Giuseppe..o forse solo di qualche povero poverissimo bracciante, che trecento anni prima era morto per il morso di una vipera o solo per colpa di una vita di miserie, per inverni con troppa neve e troppo ghiaccio e per estati torride da spaccar il cervello ai mietitori..un campo verde scuro, un mondo a parte se guardato da vicino, perché ogni angolo del mondo è un mondo a parte quando si è abbastanza piccoli per poterlo osservare e capire..e il sole implacabile dall'alto bombardava la campagna di calore, le gocce di sudore cadevano sulla terra secca come pioggia, su canyon microscopici con microscopici esploratori a percorrerli..non era ancora il momento..nemmeno per guardare dov'era il nemico, rimanere immobili e ascoltare, tra l'assordante coro delle cicale, qualsiasi segnale di avvertimento..quello era l'imperativo da rispettare a tutti i costi..ma gli imperativi a me non piacciono tanto e non resisto alla tentazione di guardare cosa succede, non ce la faccio davvero a star lì ancora per tanto, non voglio diventare la nuova tana per un esercito di formiche rosse, che poi magari cominciano a pizzicarmi..e mi fan male le ginocchia e mi scappa pure la pipì che fra un po' mi scoppia la vescica..e poi sono sicuro che non mi vede nessuno, sarò veloce e silenziosissimo nell'alzare la testa e far ruotare il mio sguardo a 360° a mo' di periscopio, dai ci provo!..ecco così piano piano in direzione della tana, là vicino alla fontanella..nn c'è nessuno, i due addetti alla mia ricerca non ci sono..non ci sono..non ci sono..e io cosa faccio devo scattare..non resisto più alla tentazione..mi alzo di scatto e comincio a correre a più non posso tra quel prato troppo cresciuto..ma sento un rumore avvicinarsi sento frusciare sempre più forte l'erba spagna, mi giro..sono loroooooooooo..sono dietro di me , non li avevo sentiti..eccolo lììììììììììììììì..corri alla tana l'abbiamo beccato..noooooooooooo..non può finire così..e poi io corro veloce..non come il Chicco ma quasi e poi il Chicco mica mi sta inseguendo, lui gioca a calcio benissimo e a nascondino non ci viene quasi mai, questi due li posso fregare quando voglio..e corri geppe che non hai altro da fare!!!!..corri e non guardare..

 

..l'aria calda e lattiginosa si apriva al mio passaggio, le mani sferzate dalle foglie e poi la corsa sulla ghiaia che se cadi ti fai malissimo, e qualcuno che cade c'è..hehe..il Teo è a terra..che gusto..no nn mi prendi nemmeno tu adesso..io corro più veloce di te, agli allenamenti al muro io ci arrivo prima..non mi becchi..non mi becchi..ma lui grida che ce la fa..ce la fa..no ecco la fontanella manca talmente poco, ma è sempre più vicino..e le mie gambe sembrano rallentare come se non le governassi più, come se stessi sognando..uno di quei stupidi sogni in cui vorresti scappare da un pericolo o dalla vergogna di una situazione paradossale e le gambe se ne stanno immobili o vanno dove vogliono..ma questo non e un sognoooooo..corri geppe corri più forte con le scarpe di due numeri più grandi che forse quest'autunno ti prendono le adidas!!! quelle che hanno i grandi..quelle che ti sogni anche di notte..bianche con le tre righe blu parallele, la suola bianca i lacci bianchi..ma quanto sono belle?!?..e tu a scuola sei sempre stato bravo..anzi bravissimo..devono comprartele per forza..dai corri alla fontanella che le adidas il gino te le compra..il gino che arriva a casa che sa di resina di abete e di fatica nera..il gino che lavora anche il sabato pomeriggio e non si lamenta mai..il gino che conosce il proprietario di una grandissima segheria austriaca che lo invita sempre e lui non ci va mai..il gino che ti sembra che abbia sempre un po' paura di rischiare nella vita..il gino che si ricorda di quando era piccolo e di notte si svegliava tra gli sfollati e all'orizzonte vedeva i bagliori dei bombardamenti e il buio faceva così paura con quei rumori di morte e distruzione..il gino che è il mio papà e ha dei muscoli incredibili sulle braccia e un giorno sono sicuro che li avrò anche io..ma adesso non ce li ho per niente e nemmeno i peli sulle gambe come quelli di terza media che fumano e parlano di ragazze..proprio non li capisco io..adesso ho solo le mie gambe con i loro muscoletti che pompano sangue a mille per farmi arrivare..per farmi arrivare alla festa della mia liberazione e di quella di tutti quelli seduti all'ombra che adesso però sono in piedi e mi gridano geppeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii..ma a dire il vero nn li sento..sento solo il mio cuore battermi nelle orecchie e sfondarmi il petto..e cado o mi tuffo non lo so, ma il muro bagnato e verde di muschio io lo tocco e cosa importa se sono a terra e mi è arrivato addosso Sandro e se il mio ginocchio destro sanguina..

 

..io l'ho gridato nell'aria di quel giorno d'estate di tanti anni fa..io l'ho urlato con la voce rotta dalla fatica..guardando il cielo solcato da nuvole sottili e immobili..TANA LIBERA TUTTIIIIIIIIIIIIIIIII..e tutti furono liberati..e ci abbracciammo..e l'acqua della fontanella era fresca e buonissima..come me del resto allora..

 

English

 

Rafael Bordalo Pinheiro (21 March 1846 - 23 January 1905) was a Portuguese artist known for his illustration, caricatures, sculpture and ceramics designs, and is considered the first Portuguese comics creator.

Life

He was a disciple of his father, the painter Manuel Maria Bordalo Pinheiro, and brother of painter Columbano and mother D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes. He started publishing illustrations and caricatures in humoristic magazines such as A Berlinda and O Calcanhar de Aquiles, frequently demonstrating a sarcastic humour with a political or social message.

In 1875 he travelled to Brazil to work as an illustrator and cartoonist for the publication Mosquito (and later,another publication called O Besouro), which was also employing the Italian/Brazilian illustrator Angelo Agostini, until then the unrivaled cartooning authority of Brazil. Pinheiro eventually became editor of other humorous, politically critical magazines. His fame as a caricaturist led the Illustrated London News to become one of his collaborators.

In 1875, Bordalo Pinheiro created the cartoon character Zé Povinho, a Portuguese everyman, portrayed as a poor peasant. Zé Povinho became, and still is, the most popular character in Portugal.

In Zé Povinho, as in his other works, Bordalo Pinheiro's drawing style was innovative and influential, making extensive use of onomatopoeia, graphical signs (such as those to used represent movement), strong images (the manguito), and his unique style of mixing punctuation marks, such as brackets, with drawing.

In 1885, he founded a ceramics factory in Caldas da Rainha, where he created many of the pottery designs for which this city is known. The factory is still in business.

 

Português

 

Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro (Lisboa, 21 de Março de 1846 — 23 de Janeiro de 1905) foi um artista português, de obra vasta dispersa por largas dezenas de livros e publicações, precursor do cartaz artístico em Portugal, desenhador, aguarelista, ilustrador, decorador, caricaturista político e social, jornalista, ceramista e professor. O seu nome está intimamente ligado à caricatura portuguesa, à qual deu um grande impulso, imprimindo-lhe um estilo próprio que a levou a uma visibilidade nunca antes atingida. É o autor da representação popular do Zé Povinho, que se veio a tornar num símbolo do povo português. Entre seus irmãos estava o pintor Columbano Bordalo Pinheiro.

O Museu Rafael Bordalo Pinheiro, em Lisboa, reúne a sua obra.

Biografia

Nascido Rafael Augusto Prostes Bordalo Pinheiro , filho de Manuel Maria Bordalo Pinheiro (1815-1880) e D. Maria Augusta do Ó Carvalho Prostes, em família de artistas, cedo ganhou o gosto pelas artes. Em 1860 inscreveu-se no Conservatório e posteriormente matriculou-se sucessivamente na Academia de Belas Artes (desenho de arquitectura civil, desenho antigo e modelo vivo), no Curso Superior de Letras e na Escola de Arte Dramática, para logo de seguida desistir. Estreou-se no Teatro Garrett embora nunca tenha vindo a fazer carreira como actor.

Em 1863, o pai arranjou-lhe um lugar na Câmara dos Pares, onde acabou por descobrir a sua verdadeira vocação, derivado das intrigas políticas dos bastidores.

Desposou Elvira Ferreira de Almeida em 1866 e no ano seguinte nasceu o seu filho Manuel Gustavo Bordalo Pinheiro.

Começou por tentar ganhar a vida como artista plástico com composições realistas apresentando pela primeira vez trabalhos seus em 1868 na exposição promovida pela Sociedade Promotora de Belas-Artes, onde apresentou oito aguarelas inspiradas nos costumes e tipos populares, com preferência pelos campinos de trajes vistosos. Em 1871 recebeu um prémio na Exposição Internacional de Madrid. Paralelamente foi desenvolvendo a sua faceta de ilustrador e decorador.

Em 1875 criou a figura do Zé Povinho, publicada n'A Lanterna Mágica. Nesse mesmo ano, partiu para o Brasil onde colaborou em alguns jornais e enviava a sua colaboração para Lisboa, voltando a Portugal em 1879, tendo lançado O António Maria.

Experimentou trabalhar o barro em 1885 e começou a produção de louça artística na Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha.

Faleceu a 23 de Janeiro de 1905 em Lisboa, no nº 28 da rua da Abegoaria (actual Largo Raphael Bordallo-Pinheiro), no Chiado, freguesia do Sacramento, em Lisboa.

O desenhador

Raphael Bordallo-Pinheiro deixou um legado iconográfico verdadeiramente notável,tendo produzido dezenas de litografias. Compôs inúmeros desenhos para almanaques, anúncios e revistas estrangeiras como El Mundo Comico (1873-74), Ilustrated London News, Ilustracion Española y Americana (1873), L'Univers Illustré e El Bazar. Fez desenhos em álbuns de senhoras, foi o autor de capas e de centenas de ilustrações em livros, e em folhas soltas deixou portraits-charge de diversas personalidades. Começou a fazer caricatura por brincadeira como aconteceu nas paredes dos claustros do edifício onde dava aulas o Professor Jaime Moniz, onde apareceram, desenhados a ponta de charuto, as caricaturas dos mestres. Mas é a partir do êxito alcançado pel'O Dente da Baronesa (1870), folha de propaganda a uma comédia em 3 actos de Teixeira de Vasconcelos, que Bordalo entra definitivamente para a cena do humorismo gráfico.

Dotado de um grande sentido de humor mas também de uma crítica social bastante apurada e sempre em cima do acontecimento, caricaturou todas as personalidades de relevo da política, da Igreja e da cultura da sociedade portuguesa. Apesar da crítica demolidora de muitos dos seus desenhos, as suas características pessoais e artísticas cedo conquistaram a admiração e o respeito público que tiveram expressão notória num grande jantar em sua homenagem realizado na sala do Teatro Nacional D. Maria II, em 6 de Junho de 1903 que, de forma inédita, congregou à mesma mesa praticamente todas as figuras que o artista tinha caricaturado.

Na sua figura mais popular, o Zé Povinho, conseguiu projectar a imagem do povo português de uma forma simples mas simultaneamente fabulosa, atribuindo um rosto ao país. O Zé Povinho continua ainda hoje a ser retratado e utilizado por diversos caricaturistas para revelar de uma forma humorística os podres da sociedade.

Foi ele que se fez "ouvir" com as suas caricaturas da queda da monarquia.

O ceramista

Tendo aceitado o convite para chefiar o setor artístico da Fábrica de Faianças das Caldas da Rainha (1884), aí criou o segundo momento de renovação da cerâmica Caldense. Raphael Bordallo-Pinheiro dedicou-se à produção de peças de cerâmica que, nas suas mãos, rapidamente, adquiriram um cunho original. Jarras, vasos, bilhas, jarrões, pratos e outras peças demonstram um labor tão frenético e criativo quanto barroco e decorativista, características, aliás, também presentes nos seus trabalhos gráficos. Mas Bordalo não se restringiu apenas à fabricação de loiça ornamental. Além de ter desenhado uma baixela de prata da qual se destaca um originalíssimo faqueiro que executou para o 3º visconde de S. João da Pesqueira, satisfez dezenas de pequenas e grandes encomendas para a decoração de palacetes: azulejos, painéis, frisos, placas decorativas, floreiras, fontes-lavatório, centros de mesa, bustos, molduras, caixas, e também broches, alfinetes, perfumadores, etc.

No entanto, a cerâmica também não poderia excluir as figuras do seu repertório. A par das esculturas que modelou para as capelas do Buçaco representando cinquenta e duas figuras da Via Sacra, Bordalo apostou sobretudo nas que lhe eram mais gratas: O Zé Povinho (que será representado em inúmeras atitudes), a Maria Paciência, a mamuda ama das Caldas, o polícia, o padre tomando rapé e o sacristão de incensório nas mãos, a par de muitos outros.

Embora financeiramente, a fábrica se ter revelado um fracasso, a genialidade deste trabalho notável teve expressão nos prémios conquistados: uma medalha de ouro na Exposição Colombiana de Madrid em 1892, em Antuérpia (1894), novamente em Madrid (1895), em Paris (1900), e nos Estados Unidos, em St. Louis (1904).

O Jornalista

Raphael Bordallo-Pinheiro destacou-se sobretudo como um homem de imprensa. Durante cerca de 35 anos (de 1870 a 1905) foi a alma de todos os periódicos que dirigiu quer em Portugal, quer nos três anos que trabalhou em terras brasileiras.

Semanalmente, durante as décadas referidas, os seus periódicos debruçaram-se sobre a sociedade portuguesa nos mais diversos quadrantes, de uma forma sistemática e pertinente.

Em 1870 lançou três publicações: "O Calcanhar de Aquiles", "A Berlinda" e "O Binóculo", este último, um semanário de caricaturas sobre espectáculos e literatura, talvez o primeiro jornal, em Portugal, a ser vendido dentro dos teatros. Seguiu-se o "M J ou a História Tétrica de uma Empresa Lírica", em 1873. Todavia, foi "A Lanterna Mágica", em 1875, que inaugurou a época da actividade regular deste jornalista "sui generis" que, com todo o desembaraço, ao longo da sua actividade, fez surgir e também desaparecer inúmeras publicações. Seduzido pelo Brasil, também aí (de 1875 a 1879) animou "O Mosquito", o "Psit!!!" e "O Besouro", tendo tido tanto impacto que, numa obra recente, intitulada "Caricaturistas Brasileiros", Pedro Corrêa do Lago lhe dedica diversas páginas, enfatizando o seu papel,,,,

"O António Maria", nas suas duas séries (1879-1885 e 1891-1898), abarcando quinze anos de actividade jornalística, constitui a sua publicação de referência. Ainda fruto do seu intenso labor, "Pontos nos ii" são editados entre 1885-1891 e "A Paródia", o seu último jornal, surge em 1900.

A seu lado, nos periódicos, estiveram Guilherme de Azevedo, Guerra Junqueiro, Ramalho Ortigão, João Chagas, Marcelino Mesquita e muitos outros, com contributos de acentuada qualidade literária. Daí que estas publicações constituam um espaço harmonioso em que o material textual e o material icónico se cruzam de uma forma polifónica.

Vivendo numa época caracterizada pela crise económica e política, Raphael enquanto homem de imprensa soube manter uma indiscutível independência face aos poderes instituídos, nunca calando a voz, pautando-se sempre pela isenção de pensamento e praticando o livre exercício de opinião. Esta atitude granjeou um apoio público tal que, não obstante as tentativas, a censura nunca logrou silenciá-lo. E, todas as quintas-feiras, dia habitual da saída do jornal, o leitor e observador podia contar com os piparotes costumeiros, com uma crítica a que se juntava o divertimento. Mas como era natural, essa independência e o enfrentar dos poderes instituídos originaram-lhe alguns problemas como por exemplo o retirar do financiamento d'O António Maria como represália pela crítica ao partido do seu financiador. Também no Brasil arranjou problemas, onde chegou mesmo a receber um cheque em branco para se calar com a história de um ministro conservador metido com contrabandistas. Quando percebe que a sua vida começa a correr perigo, volta a Portugal, não sem antes deixar uma mensagem:

".... não estamos filiados em nenhum partido; se o estivéssemos, não seríamos decerto conservadores nem liberais. A nossa bandeira é a VERDADE. Não recebemos inspirações de quem quer que seja e se alguém se serve do nosso nome para oferecer serviços, que só prestamos à nossa consciência e ao nosso dever, - esse alguém é um infame impostor que mente." ( O Besouro, 1878)

O Homem e o Teatro

Com 14 anos apenas, integrado num grupo de amadores, pisou como actor o palco do teatro Garrett, inscrevendo-se depois na Escola de Arte Dramática que, devido à pressão da parte do pai, acabou por abandonar. Estes inícios — se revelaram que o talento de Raphael Bordallo-Pinheiro não se direccionava propriamente para a carreira de actor — selaram, porém, uma relação com a arte teatral que não mais abandonou.

Tendo esporadicamente desenhado figurinos e trabalhado em cenários, Raphael Bordallo-Pinheiro foi sobretudo um amante do teatro. Era espectador habitual das peças levadas à cena na capital, frequentava assiduamente os camarins dos artistas, participava nas tertúlias constituídas por críticos, dramaturgos e actores. E transpunha, semana a semana, o que via e sentia, graficamente, nos jornais que dirigia. O material iconográfico legado por Raphael Bordallo-Pinheiro adquire, neste contexto, uma importância extrema porque permite perceber muito do que foi o teatro, em Portugal, nessas décadas.

Em centenas de caricaturas, Raphael Bordallo-Pinheiro faz aparecer o espectáculo, do ponto de vista da produção: desenha cenários, revela figurinos, exibe as personagens em acção, comenta prestações e critica 'gaffes'. A par disso, pelo seu lápis passam também as mais variadas reacções do público: as palmas aos sucessos, muitos deles obra de artistas estrangeiros, já que Lisboa fazia parte do circuito internacional das companhias; as pateadas estrondosas quando o público se sentia defraudado; os ecos dos bastidores; as anedotas que circulavam; as bisbilhotices dos camarotes enfim, todo um conjunto de aspectos que têm a ver com a recepção do espectáculo e que ajudam a compreender o que era o teatro e qual o seu papel na Lisboa oitocentista.

 

1 2 ••• 13 14 16 18 19 ••• 79 80