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merops orientalis

 

kleine groene bijeneter

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merops hirundineus

zwaluwstaartbijeneter

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Schwalbenschwanzspint

 

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merops orientalis

 

kleine groene bijeneter

guêpier d'Orient

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merops pusillus

 

dwergbijeneter

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merops bullockoides

 

witkapbijeneter

guêpier à front blanc

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Dopo una lunga rincorsa spingendo con le dita palmate sull'acqua, il cigno è finalmente riscito a librarsi in volo. Per non affaticarsi si tiene basso, sulla superficie dell'acqua, dove le ali ricevono la spinta dell'aria che esse stesse comprimono. Tra poco però prenderà quota e andrà lontano, come un messaggero di bellezza, che nessuno può fermare ..... ..

White-fronted Bee-eaters perched in the late afternoon near their nesting holes in a sandbank on an island in the Kafue River (Kafue NP, Zambia).

The guides had put a branch on the sandbank before the breeding season to facilitate observation from a small boat.

 

merops bullockoides

witkapbijeneter

guêpier à front blanc

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Kafue National Park, Zambia

 

merops bullockoides

witkapbijeneter

guêpier à front blanc

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Uno degli organismi che certamente sopravviveranno all'uomo è la formica. Loro, le formiche, di qualsiasi specie, sono infatti invincibili, indistruttibili, perfettamente organizzate e in grado di sopravvivere a qualsiasi avversità, fisica e chimica. Sono anche formidabili e instancabili esploratrici, disposte a compiere viaggi lunghissimi per cercare risorse. Come in questo caso, in cui si sono spinte al fondo del fiore di un giglio arancione ..... ..

Panna Tiger Reserve, Madhya Pradesh, India

 

also called Little Green Bee-eater

merops orientalis

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guêpier d'Orient

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Il decollo del Cigno reale è sempre uno spettacolo naturale che suscita ammirazione. Il pesante corpo di questa specie deve infatti essere sollevato sulla superficie dell'acqua e dunque da un mezzo che non offre grandi possibilità di spinta. Da qui lo sforzo notevole e rumoroso, che precede la musica sibilante del battito dell'ala nell'aria ..... ..

Kafue National Park, Zambia

 

merops hirundineus

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"Camminando nell'aria...!!!!!"

Questo giovane airone stava girandosi su se stesso quando ha perso l'equilibrio ed è caduto giù dal posatoio, nel tentare di riprendere il volo penso si sia dato una spinta anche tentando di "camminare nell'aria"

Pura fortuna.......

Capanno privato

 

Per visualizzare lo scatto a pieno formato cliccare qui:

In full resolution here:

www.flickr.com/photos/154729792@N02/25692551267/sizes/o/

La prima neve ha messo in evidenza le mille forme che caratterizzano la montagna. Al tempo stesso ha messo in evidenza i tormentati processi evolutivi della crosta terrestre che hanno accompagnato la sua nascita. Le stratificazioni che vi si osservano, infatti, presentano una postura verticale: esito delle ciclopiche spinte orizzontali, che hanno indotto la stessa crosta terrestre a corrugarsi ..... ..

Quante volte mi sono fermato a guardare il cielo....quante volte?

Ogni pensiero volava libero tra quelle nuvole ,planava,spinto dal vento,fino a sentirlo reale.....li davanti a me!

Amo sognare , poiché dicono che i sogni sono parte di te ,sono un pezzo della tua anima.

Se davvero è come dicono allora, spingerò i miei sogni più intensi fino a toccare "Dio" .

Ogni mio pensiero sarà come un lampo che squarcia il cielo..e poi scompare, ma in quell' attimo sarà solo mio.

Ogni mio desiderio .....sarà un ordine!

Perchè non importa quanto grande sia il tuo "sogno", quanto immenso sia quell' attimo, sarai tu a decidere cosa farne.

Ci vorrà coraggio,dicevano,nel gestire la potenza della sua illusione, qualsiasi esso sia.

Io ...io so che lo fermerò quel momento e lo vivrò, lasciando per sempre uno squarcio nel cielo.

Ammiro i sognatori, perchè consapevoli di essere solo un istante.

Conosco bene quel coraggio, perchè è lo stesso che mi percorre....è lo stesso per cui vivo.

(Aladino)

  

from a small boat in the late afternoon on the Kafue River in Kafue National Park, Zambia

 

merops bullockoides

witkapbijeneter

guêpier à front blanc

Weissstirnspint

 

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merops pusillus

dwergbijeneter

guêpier nain

Zwergspint

 

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dust particles are floating in the air after the bee-eater has shaken its prey....

Captured from a small boat in the late afternoon on the Kafue River in Kafue National Park, Zambia

 

merops bullockoides

witkapbijeneter

guêpier à front blanc

Weissstirnspint

 

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Vistosi cumuli spinti dalla brezza marina sui primi rilievi dinarici alle spalle di Trieste: qui vista dall'Auremiano verso il Nanos e la Foresta di Tarnova...

in tree canopy bordering the Kafue River in Kafue NP, Zambia

A rather small bee-eater found in woodland near water in the south of Tanzania, Malawi and Zambia

merops boehmi

Böhm's bijeneter

guêpier de Böhm ou de Boehm

Böhmspint oder Böhm-Spint

 

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La prima neve ha messo in evidenza le stratificazioni inclinate che caratterizzano i tre giganti affiancati. Si tratta di giganteschi strati litici che evidenziano la potenza delle spinte orogenetiche. Il mantello della superficie planetaria si è corrugato in ciclopiche pieghe, di cui le montagne attuali, scavate dall'erosione, mostrano soltanto fantasiosi e talvolta suggestivi frammenti ..... ..

La manovra di prendere il volo è spesso assai impegnativa per gli uccelli. E questo nonostante l'evoluzione naturale abbia elaborato le soluzioni più idonee per milioni di anni. Per l'Avocetta, ad esempio, è relativamente facile, grazie alle lunghe zampe, che le consentono un minimo di spinta. Assai più faticoso e impegnativo è invece per specie di grandi dimensioni, come il Cigno reale ..... ..

photographed in the canopy of the dense riverine forest of the Kafue River in Kafue NP, Zambia

 

Böhm's Bee-eater is a rather small bee-eater found in woodland near water in the south of Tanzania and in Malawi and Zambia

 

merops boehmi

Böhm's bijeneter

guêpier de Böhm ou de Boehm

Böhmspint oder Böhm-Spint

 

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TREKKING DOLOMITES HIGH WAY 4 - CADINI DI MISURINA, a very small part. After the rain, wind-driven clouds lash the mountains. Ansei Valley, UNESCO, Veneto, ITALY.

Una garzetta vola su uno specchio d'acqua immobile della laguna d'inverno. Ha la luce alle spalle e questa sembra imprimerle una spinta leggera rendendo le ali quasi trasparenti. In realtà è la stessa struttura della garzetta ad essere leggerissima. Sono le sue ossa cave, è il suo profilo ed è la stessa dimensione delle ali, che le consentono di librarsi nell'aria con immutabile eleganza ..... ..

La sensazione della vastità, che nella bonaccia diviene monotonia, la si coglie efficacemente solcando la superficie del mare. Questo sembra voler fare il gabbiano che vola sul mare colorato dal tramonto. Il suo è un volo basso, che quasi sfiora la superficie appena increspata delle acque. In realtà, il gabbiano è stanco e il volo basso, con la spinta delle ali sull'aria, che la superficie marina restituisce, gli consente di risparmiare forze per raggiungere la meta in cui trascorrere la notte ..... ..

Sono proprio le nuvole ad ispirare, spesso, la fantasia dell'uomo. Disegnando improbabili castelli e vascelli volanti esse sembra sfidare la forza di gravità e ispirare misteri. Come in questo caso, in cui i cumulo nembi hanno raffigurato un misterioso drago volante. Un essere mitico, che tra poco si trasformerà sotto la spinta dei venti ..... ..

Un fiore di fiordaliso (Centaurea sp.) e una piccola ape nera: come a dire una "combinazione elementare", o meglio, una relazione ecologica elementare; in questo caso, di natura trofica. In questa immagine scontata, in questa relazione semplice e diretta, tuttavia, c'è la chiave stessa della vita sul Pianeta. Al punto che un Genio dell'Umanità si è spinto ad affermare che gli umani si estingueranno tre anni dopo l'estinzione delle api ..... ..

THANKS FOR YOUR VISIT AND FAVES

ON THE REACTIONS I WILL TRY TO RESPOND BACK

 

Zo jammer dat er geen geur bij de foto zit

 

Net als de Goudenregen levert de Sering fraai en hard hout, met een fijne structuur. Het kernhout heeft de kleur van de bloem en steekt af tegen het blanke spint. Het verse hout is net als de bloem, zeer aangenaam van geur.

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Such a shame that there is no scent with the photo

 

Like the Golden Rain, the Sering produces beautiful and hard wood with a fine structure. The heartwood has the color of the flower and contrasts with the white sapwood. Just like the flower, the fresh wood has a very pleasant fragrance.

L'ultima neve di primavera giunge sempre inattesa. Giunge sulla spinta di venti atlantici, che scaricano la loro umidità sulle Alpi Orientali dopo essersi raffreddati in quota. Il suo tocco, le sue sfumature azzurre sui rilievi alpini possiedono una nota di inconfondibile magia. E' una sorta di rito che si ripete e che promette che, comunque, la stagione difficile è terminata, ancora una volta e come sempre ..... ..

TREKKING AOSTA VALLEY HIGH WAY 1 - Clouds pushed by the wind rise towards the COLLE DI BRISON (or COL DE BREUSON) touching the ruined huts of Alpe Breuson and creating a suggestive landscape.. Valpelline Valley, Aosta Valley, ITALY.

Dudhwa National Park is located at the border with Nepal and is a part of Dudhwa Tiger Reserve in Uttar Pradesh, India

 

also called Little Green Bee-eater

merops orientalis

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guêpier d'Orient

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Il maltempo che imperversa ormai da settimane a sud dell’arco alpino, con giornate grigie anche quando non piove, mi ha spinto a cercare il sole oltralpe, sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni.

 

Il Niderbauen Chulm , una facile cima erbosa di 1924 m, dal buon dislivello di oltre 1200 m se non si approfitta della cabinovia da Sagendorf, offre una vista eccezionale di questo specchio d’acqua.

 

Per i puristi: questa foto non é "perfetta",* ma a me piace tantissimo. Ricordo l'atmosfera nella quale era immersa la scena che era unica e irripetibile.

L'ho fatta da una barca a motore in movimento e in condizioni di luce precarie, visto che eravamo al tramonto. Ho spinto al massimo il tele digitale e quindi ho dovuto abbassare molti i megapixel.

Ne é uscita questa mia creatura che per me é bellissima nonostante le sue imperfezioni.

Abbiate pazienza... :)

* mi chiedo se é importante e davvero raggiungibile la perfezione tecnica, se é necessario ottenere ad oltranza un risultato senza "macchie". Penso proprio di no.

Quello che più conta é a mio parare, ció che trasmette, la carica di emozioni che continene.

 

Ad un'osservazione superficiale, sembrerebbe, quello dell'immagine, un paesaggio di assoluta, selvaggia naturalità. In realtà non è così e i fili di una funivia, che sale alle alte quote rivela, impietosamente, la sua antropizzazione. L'uomo s'è spinto anche qui, dove un tempo diceva dimorassero gli dei; e l'ha fatto a folle agostane, con scarpe da tennis e camicette hawayane. Il conquistatore del Pianeta e il distruttore della sua naturalità si è rivelato, come sempre, inadeguato culturalmente ..... ..

one of the iconic bee-eater species of Africa.

Taken in Madikwe Game Reserve, South Africa

 

merops nubicoides

zuidelijke karmijnrode bijeneter

guêpier carmin

Scharlachspint

 

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Alla sommità del poggio riarso sono rimasti soltanto due arbusti. Sono due vecchi perastri, tormentati dalla siccità e lalle libecciate del Tirreno, ma forti e restistenti forse proprio per questo. La loro solitudine è stemperata infatti dal dialogo che essi intrattengono con i cieli vastissimi di Maremma, in cui le nuvole si sfilacciano per la spinta di venti impetuosi. Un dialogo, il loro, che profuma d'eternità e di leggenda ..... ..

Madeira : Pico do Arieiro

 

Il Pico do Arieiro è la terza cima più alta di Madeira con un’altitudine di 1818 metri. Tutt’intorno il panorama è mozzafiato ; le nuvole spinte dal vento fluttuano sulle incantevoli formazioni rocciose , qua e la spuntano ciuffi di un fiore che cresce spontaneo sull'isola , dal colore viola .

 

Nei giorni di Facebook, Twitter o Instagram è difficile spiegare ad un adolescente l’eccitazione che si provava nel ricevere una lettera da un “amico di penna”. Corrispondenti sparsi nel mondo che a fatica si riusciva a trovarli.

La scuola, la famiglia, i giornali: ogni sistema era buono per farsi aiutare ad avviare un’amicizia a distanza che, anche se solo epistolare, dava le sue belle soddisfazioni.

A volte, per attraversare appena qualche paese le risposte impiegavano settimane.

Poi magicamente il postino suonava.

E quando c’era posta era una festa.

Un giorno del 1947, sul Palestine Post di Gerusalemme apparve una lettera di un certo Alistair Hamilton, dodicenne che viveva in Nuova Zelanda che cercava amici da questa parte di mondo, nell’emisfero boreale.

Un ingegnere austriaco che viveva ad Haifa con la famiglia passò l’articolo al figlio Arye Meir che – spinto dalla voglia di capire come potessero vivere le pecore a testa in giù vista la posizione dell’Oceania sul globo terrestre rispetto al Medio Oriente – iniziò la corrispondenza.

Furono un paio d’anni di comunicazioni intensissime e intelligenti.

In fondo la vita era molto simile e anche Arye, come il suo amico Alistair, si era trasferito in una bella fattoria nel bel mezzo del niente, piena di polvere e animali da cortile.

Una era una “farm” e l’altra si chiamava “kibbutz” ma in tutte e due faceva un caldo cane e si lavorava come ciuchi.

Di qua e di là dal mondo.

Parlavano di francobolli e di futuro, di sport, di pianeti e di un mondo nuovo che usciva da una guerra grande e, quando la censura familiare lo consentiva, di amichette con le gote rosse e i vestiti attillati.

Poi, si sa, la vita è un’esperienza che prende e il tempo trita il presente come se non avesse mai futuro e così anche i nostri due scrittori postali furono affaccendati in mille altri impegni.

Come quello importante di diventare adulti.

E così la corrispondenza cessò per oltre vent’anni.

Fino a quando, Mr. Hamilton, diventato a un ricco allevatore di Dunedin non raccontò la sua storia ad un solerte impiegato postale dell’Isola del Sud.

Che per una magia che già esisteva anche senza Internet, ricostruì il percorso verso quello che ora si chiama Israele, dove abitava un giornalista famoso di nome Meir.

Il resto è presente.

La corrispondenza riprese e i due, che non si erano mai visti, si sono incontrati. Nell’ufficio postale numero 43 di Gerusalemme.

 

Di storie,

belle,

abbiamo bisogno ...

 

Per Bepi e Lollo

IL VENTO PORTA IL RICORDO DI ANTICHI PIONIERI, SPINTI DA UN SOGNO DI LIBERTÀ...

(Le Orme, Amico di ieri)

Gli uccelli acquatici devono compiere uno sforzo assai maggiore di quelli che frequentano il suolo, per alzarsi in volo. Ne è testimone evidente questo grosso germano reale, che dovendosi imprimere una forte spinta verso l'alto, poggiando su un fluido, usa le ali per aumentare la superficie di spinta. La fatica risulta evidente, ma la tecnica, sperimentata in un lungo percorso evolutivo, è comunque assai efficace ..... ..

merops hirundineus

 

zwaluwstaartbijeneter

guêpier à queue d'aronde

Schwalbenschwanzspint

 

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Sul profilo dell'alta soglia glaciale una schiera d'alberi sembra vegliare la valle di lontano. Come un'armata di guerrieri silenziosi essi hanno risalito i versanti, inerpicandosi sulle rocce inospitali e schierandosi infine sulla frontiera dei domini della foresta. Testimoni della tenacia della vita vegetale, essi resistono impavidi alla devastante spinta dei venti d'alta quota e all'abbraccio mortale del ghiaccio. La missione loro affidata non ammette sconfitte ..... ..

Questa rosa a cinque petali fa parte della dinastia delle rose primigenie, le cosiddette rose selvatiche o anche rose canine. Nel parco vicino casa quest'anno, ai piedi del Bosco Sacro degli antichi Romani, sono comparsi dei cespugli decorati da centinaia di rose selvatiche. Chi ha trasportato quei semi e li ha disposti così armoniosamente lungo il pendio? Certamente il vento o forse qualche insetto come la minuscola formica in cammino su questa rosa fotografata nel Roseto Comunale di Roma.

Ogni anno aspetto con trepidazione che il roseto apra i cancelli, il 21 aprile, per il Natale di Roma. La città, che deve la sua leggenda all'amore tra Afrodite e il bellissimo troiano Anchise, non potrebbe fare dono più bello ai suoi cittadini. Ogni volta che mi avvio (due metropolitane: la A fino alla stazione Termini e la B con fermata a Circo Massimo), sono impaziente di scoprire come la dea della bellezza si manifesterà nei boccioli che stanno aprendosi sotto il cielo della capitale. Risalendo le pendici dell'Aventino, con alla mia destra l'imponente Circo Massimo da dove, prima del Covid, partivano le sfilate storiche rievocanti gli antichi romani e i molti popoli con cui vennero a contatto, immagino le sorprese di bellezza che troverò e intanto tiro fuori la macchina fotografica dalla custodia; di solito porto con me la full frame con l'obiettivo 24-120 mm. Non manco mai di scattare una foto (anche se più tardi probabilmente la cancellerò) alle venerabili mura del Palatino. Infine arrivo sul piazzale arredato da una esedra di panchine in marmo con al centro un monumento di grandi dimensioni dedicato a Giuseppe Mazzini. Giunta in via di Valle Murcia, che divide in due il roseto, vado prima a ispezionare l'alta recinzione metallica che lo circonda dove molte corolle si insinuano tra le sbarre. Entro così nella dimensione di Venere.

Venere presso i Romani era stata preceduta da divinità italiche della vegetazione, ma anche di importazione perché già dal VI sec. a.C. era stato impiantato un Aphrodisium sulle coste laziali, in prossimità di Lavinio, luogo mitico dello sbarco di Enea, figlio di Afrodite e di Anchise.

A Roma, il mese dedicato a Venere era aprile che coincideva con il risveglio della primavera.

Mentre mi aggiro tra le corolle lussureggianti di colori, in un angolo ecco la delicata rosa a cinque petali, quella della foto. Dai pitagorici il numero cinque veniva considerato il numero dell'amore e del matrimonio perché unione del 2 – primo numero pari femminile e del 3 – primo numero dispari maschile. Dunque non a caso, bensì per una precisa osservazione della natura, la rosa a cinque petali – la rosa classica dell'antichità descritta negli affreschi di Paestum – viene dedicata a Venere, dea della generazione, dell'inizio della vita. Numero dotato di significato profondo se solo provassimo a distoglierci dalle lusinghe dei media e della pervasiva pubblicità e riflettessimo sull'apparente semplice complessità che cinque sono le dita della mano e cinque quelle del piede: gli strumenti attraverso i quali ci muoviamo nel mondo. La capacità di osservazione degli antichi e di meditazione sulle cose osservate mi commuovono, come quando scoprii che il nome pupilla deriva da “piccola bambola”, la minuscola figura che il romano vedeva riflessa nell'occhio di chi gli stava di fronte, e cioè l'immagine di se stesso! L'etimologia insieme alla mitologia sono fonti di continua scoperta. Usiamo un linguaggio ricco e pieno di significati, ma lo diamo per scontato, senza riflettere che dietro la complessità delle parole che usiamo, dei costrutti logici e grammaticali ci sono state generazioni e generazioni che hanno dovuto inventarselo per poter comunicare. Lo stesso nome di Venere si presta a molte interpretazioni tra le quali quella che potrebbe derivare da “venenum” che starebbe però qui a significare non veleno ma fascino magico.

 

Nonostante le splendide statue e gli affreschi che di lei ci sono pervenuti attraverso centinaia di secoli, per me la rappresentazione sublime della Venere è quella di Sandro Botticelli: la dolce, pudica fanciulla in piedi su una conchiglia in procinto di scendere sulla terra ferma dove l'aspetta una delle Ore, Tallo, l”Ora della primavera” una giovane con la cintura adorna di rose che porge alla dea un manto cosparso di primule e rametti di mirto. Su Venere, spinta dal soffio di Zefiro abbracciato all'amata Aura, cade una pioggia di rose.

I Romani onorarono Venere sotto differenti aspetti, a seconda della funzione che via via le attribuirono, sia per necessità politiche che sociali anche se il fondamentale aspetto di dea della generazione, dell'amore e della bellezza rimase sempre. E come tale fu onorata con templi e festività assai articolate come il lavaggio della sua statua, la lustratio, altro importantissimo rituale, come descrive Ovidio nei seguenti versi dei “Fasti”:

 

Togliete dal suo collo marmoreo i nastri d'oro,

togliete i ricchi ornamenti: la dea è tutta da detergere.

Asciugatole il collo, cingetelo di nuovo con gli aurei nastri:

ora le si offrano rose novelle e altri fiori.

with the sun reflecting off the water we were looking down at this pair of bee-eaters at the edge of a small river

(Dudhwa National Park and Tiger Reserve, Uttar Pradesh, India)

 

Chestnut-headed Bee-eater

merops leschenaulti

bruinkopbijeneter

guêpier de Leschenault

Braunkopfspint

 

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Sono sempre stata affascinata dalle origini: del mondo, dell'universo, degli animali, delle piante, dei minerali, ma ero talmente immersa nel silenzio che per lunghissimo tempo non ho avuto la percezione di essere nata.

Dov'ero quando non c'ero? A questa vaga domanda che riuscii a porre forse verso i sei sette anni mi fu risposto, in dialetto, che venivo da un altrove: “appart de' là”.

Così da piccola osservavo con interesse la vita dei piccoli insetti, delle piante, dei fiori, dei pochi animali da cortile che possedevamo: galline che improvvisamente cambiavano voce e andavano in cerca di un nido “personale” dove depositare le proprie uova e spesso le trovavo sotto un cespuglio con le ali allargate a covare il tesoro da cui sarebbero nati adorabili pulcini, gialli o neri per lo più. Oppure le mamme gatte che, con intuito ancestrale, nascondevano i propri piccoli per evitare che gli umani li affogassero prima che potessero reggersi da soli sulle zampe.

Non so quando ho iniziato a pormi domande più precise sulle mie origini, non ricordo. Però ad un certo punto, dopo una travagliatissima adolescenza, seguita da un'altrettanto complicata giovinezza, qualcosa è scattato: faticosamente ho riportato alla memoria la frase di una mia vicina di casa quando avevo nove anni. Era andata a trovare mia madre che mi aveva partorita da un paio di giorni: “Guarda che bella bambina sei diventata, e pensare che tua madre disse: portàtela via è brutta, non la voglio vedere!”

Forse è stata questa la molla che mi ha spinta a cercare sempre più lontani i miei antenati fino ad arrivare alle origini del mondo. Così quando ho scoperto, non moltissimi anni fa, che le Crete Senesi si erano formate dai sedimenti del mare pliocenico e in seguito modellate da erosioni e dall'intervento dell'inesorabile dio Crono, ho sentito di essere quasi tornata a casa, nella mia vera casa, modellata di argilla e di elementi primordiali. Tutta la zona delle Crete è ricca di fossili, io stessa, insieme ad un compagno di qualche anno fa ne ho trovati in abbondanza: avevano appena fatto uno scavo e improvvisamente erano venute alla luce centinaia e centinaia di conchiglie, soprattutto splendide turritelle. Nei pressi delle Crete, in località Lucciola Bella, sono stati trovati anche resti fossili di un giovane delfino. Ecco, se è vero, come dice il genetista Boncinelli che in noi c'è la memoria dell'universo dalla sua nascita fino ad oggi, se è vero che conserviamo i passaggi e tutte le metamorfosi che le nostre cellule hanno subito nei milioni di anni, io mi sento la sorella di quel piccolo delfino che, con il suo corpo ha permesso di aggiungere un tassello alla storia che ci riguarda tutti.

La Toscana e Siena in particolare sono nel mio cuore; quando sono entrata per la prima volta nella piazza del Campo - che è stata ideata come una vera e propria conchiglia - ho provato una vertigine, qualcosa, qualcuno mi accoglieva nel suo grembo, era come sentirsi protetta e accudita, al sicuro. E poi la grande avventura dentro il Palazzo Pubblico che contiene alcuni capolavori assoluti; qui vorrei parlare solo del ciclo degli affreschi di Ambrogio Lorenzetti sul Buono e Cattivo Governo. In particolare l'affresco che ritrae il Buon Governo in campagna mi ha letteralmente rapita. Nel 1338/1339 Lorenzetti compie il miracolo di rappresentare per la prima volta un paesaggio percorso da contadini al lavoro in tutte le stagioni dell'anno, gente che ara, semina, miete, batte il grano, porta i sacchi di grano al mulino; altri che salgono verso la città con muli carichi di cereali da vendere, un allevatore che porta il suo maiale di razza “cinta senese” al guinzaglio e nel frattempo scendono verso la campagna i nobili per la caccia col falcone e signori riccamente vestiti anch'essi per la caccia o per ispezionare le proprie terre; terre ben delimitate da filari di alberi e da pochi casolari sparsi nella campagna in modo armonico: tutto ha un senso di grazia e di armonia; commovente, in lontananza, il paesaggio primordiale delle Crete.

Grazie ad un amico Flickr, Luciano Giuliodori, che recentemente ha pubblicato due magnifiche foto in bianco e nero delle Crete Senesi, ho potuto rivivere le emozioni che questo paesaggio ancora oggi mi suscita. Luciano nelle sue foto ha dato risalto al paesaggio modellato dalla Natura e dall'uomo, mettendo in secondo piano i piccoli casolari che appena si intravvedono e che lasciano intendere quanto i suoi abitanti abbiano saputo rispettare questa terra che oggi tutto il mondo ci invidia. Le rare foto di Luciano sono pervase di solenne silenzio e di muta ammirazione per quello che la natura offre al nostro sguardo e che dovrebbe indurci a meditare e a goderne con gratitudine.

 

it.wikipedia.org/wiki/Allegoria_ed_effetti_del_Buono_e_de...

In spinta al R23635 Milano Centrale - Pisa Centrale ferma al segnale poco prima di imboccare il ponte sul Taro

Mi sono spinto sulle alture di Arenzano, a caccia della Via Lattea, pur sapendo che in questo periodo è praticamente impossibile da vedere, ma da lassù la vista non era affatto male!

Il mistero della strega di Blair è un film del 1999 diretto da Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez.

 

Realizzato da una coppia di registi/autori esordienti, il film si colloca a metà strada tra il genere documentaristico e l'horror, pur essendo un prodotto autoriale che sfugge ad una classificazione semplicistica. Preceduto da un'originale campagna pubblicitaria, il film ha ottenuto molti consensi di pubblico e critica, nonché numerosi riconoscimenti, tra cui il "Premio Giovani" per il miglior film straniero al Festival di Cannes 1999, nonché una menzione speciale al Festival di Sitges del medesimo anno.

Le riprese del film si svolsero nell'ottobre 1997.

Nel 2000, visto il notevole successo al botteghino, che lo ha reso il film di budget più basso con gli incassi più alti (248,6 milioni di dollari a fronte di un costo di produzione di 60.000 dollari), detenuto vent'anni prima da Interceptor, la casa che detiene i diritti, la Haxan Films, ha prodotto un seguito, Il libro segreto delle streghe: Blair Witch 2, nel quale, però, non sono stati coinvolti gli autori del primo episodio.

Altre opere derivate sono alcuni libri, una serie a fumetti, un fotoromanzo del primo film ed una trilogia di videogiochi di genere survival horror (che costitutiscono uno spin-off del gioco horror Nocturne).

Era previsto un terzo film della serie (un prequel annunciato nella versione DVD) ma non fu mai realizzato. Nel 2009 si iniziò a trattare per un seguito di questo primo capitolo che trascendesse i fatti del secondo, successivamente il 22 luglio 2016 al Comic-Con di San Diego è stato presentato, a sorpresa, il trailer del sequel Blair Witch. Il film è uscito negli USA il 16 settembre dello stesso anno con la regia di Adam Wingard.

I tre attori principali, tutti pressoché esordienti all'epoca delle riprese, interpretano i ruoli di se stessi.

 

All'inizio della proiezione si viene informati della scomparsa di tre ragazzi nell'ottobre 1994, inoltratisi nei boschi circostanti il villaggio di Burkittsville (anticamente chiamato Blair), nella contea di Frederick, nel Maryland (USA), e del ritrovamento di alcune pellicole e nastri audiovisivi da essi realizzati nei giorni immediatamente precedenti la loro sparizione.

Il film è presentato come un semplice montaggio in ordine cronologico di questo materiale rinvenuto, a ricostruzione dei fatti che hanno visto coinvolti i tre giovani.

Si scopre così che i tre studenti universitari Heather, Mike e Josh hanno deciso di realizzare un documentario scolastico, con cui fare luce su una misteriosa leggenda locale, quella della fantomatica "Strega di Blair", una vecchia di nome Elly Kedward vissuta alla fine del Settecento nel paese di Blair, a cui le cronache hanno attribuito atti di violenza a danno di bambini del paese, nonché la scomparsa di alcuni di loro.

La donna, che aveva rischiato il linciaggio dalla popolazione, era stata bandita dal villaggio e, rifugiatasi nei boschi, non vi aveva mai più fatto ritorno, per cui la credenza comune era che lì avesse trovato la morte.

Tuttavia, tempo dopo la sua presunta morte, molti ragazzini erano scomparsi nei meandri delle foreste di Blair, dove la popolazione credeva fosse il nascondiglio della Strega, e i fatti di sangue si moltiplicarono nelle zone selvagge che circondano il piccolo centro abitato, fino a risolversi nelle gesta di un locale serial killer realmente esistito e condannato a morte negli anni '40, Rustin Parr, che sostenne di aver compiuto i suoi efferati omicidi ai danni di sette bambini spinto dallo spettro della vecchia strega.

L'uomo, catturandone due alla volta, li portava nella cantina della sua casa in mezzo al bosco e ne costringeva uno a girarsi faccia al muro mentre uccideva l'altro.

Per realizzare il loro "Progetto" i tre non si sono limitati ad intervistare alcuni abitanti della cittadina di Blair ma hanno voluto immergersi di persona nell'ambiente stesso in cui si sarebbero verificate le sparizioni dei bambini.

Per questo, dopo aver raccolto una serie di testimonianze sulle fugaci apparizioni della Strega, che qualcuno giura di aver visto aggirarsi per i fitti boschi che circondano il paese di Blair, i tre ragazzi si intrufolano a loro volta nella foresta, seguendo un percorso che li dovrebbe condurre fino alle radure dove la Strega avrebbe perpetrato i suoi misfatti.

Fin dall'inizio i boschi appaiono inquietanti: sul percorso i ragazzi si imbattono in strani manufatti di legno e cumuli di pietre sul terreno (alcuni li vedono comparire un mattino attorno alla loro tenda). Durante la prima notte Josh afferma di aver udito una "risatina" sinistra fuori dalla tenda e nelle successive notti, in un clima di tensione crescente, i tre percepiscono la presenza di misteriosi visitatori all'esterno della tenda: sono frutto di uno scherzo di cattivo gusto dei giovani del luogo e dell'autosuggestione, oppure sono davvero le apparizioni degli spiriti delle vittime della Strega?

I tre, spaventati, sono decisi ad abbandonare il progetto del documentario e tornare alla civiltà ma si rendono conto ben presto di essersi completamente smarriti nell'immensità dei boschi e di non avere alcuna prospettiva di venirne fuori. A volte, convinti di proseguire sempre in linea retta, si ritrovano dopo ore nello stesso luogo.

A seguito di questi episodi i ragazzi perdono determinazione e fiducia reciproca, lasciandosi andare a scene isteriche ed a reazioni verbali violente.

Durante l'ennesima notte nel bosco Josh, rimasto fuori dalla tenda di guardia, scompare senza lasciare traccia. I due amici lo cercano disperatamente per tutto il giorno seguente e la sera, rimasti soli a farsi coraggio in tenda, odono in lontananza urla che potrebbero essere le sue. Usciti in cerca dell'amico, dovranno però arrendersi al fallimento.

La mattina dopo trovano, fuori dalla tenda, macabri resti riconducibili a Josh.

I due giovani rimasti, scioccati dalla paura e non credendo più all'ipotesi dello scherzo, ma convincendosi sempre più di essere involontari testimoni di qualcosa di ben più malvagio e sconvolgente, girovagano esausti senza meta nel bosco. Vengono nuovamente raggiunti dall'oscurità quando giungono ad una casa abbandonata, attratti in quel luogo dal lontano grido d'aiuto dell'amico scomparso.

È la casa in cui l'assassino Rustin Parr aveva compiuto i suoi terribili delitti.

Nel rudere, pieno di strani segni (sulle pareti si vedono molte impronte scure di mani ad altezza di bambino), i due ragazzi incontrano infine il loro destino. Mike, dopo aver ispezionato la soffitta, torna giù inseguendo la voce di Josh e, raggiunta la cantina, perde la telecamera che cade in terra. Un tonfo sordo lascia intendere che Mike è stato colpito.

Nelle caotiche scene finali si deduce che Heather, spaventata e urlante, accorre nelle cantine cercando di raggiungere Mike.

La ragazza lo segue e quando arriva ha una fugace visione dell'amico, immobile in un angolo, con la faccia rivolta al muro, come un bambino in castigo, prima di essere a sua volta colpita.

La sua telecamera cade a terra e riprende solo una fredda immobilità.

 

... questo scatto è come io immagino sia il bosco di Blair ...

 

In spinta ad un intercity entra in stazione a castelguelfo

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