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« Non incontrerai mai due volti assolutamente identici.
Non importa la bellezza o la bruttezza: queste sono cose relative.
Ciascun volto è simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto.
È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi. »
(Tahar Ben Jelloun)
"Non siamo noi a trovare la Verità. È la Verità a trovare noi. Dobbiamo solo prepararci".
"Si può invitare un ospite che non si conosce? No. Ma si può mettere la casa in ordine, così che, quando l'ospite arriva, si è pronti a riceverlo e a conoscerlo".
Tiziano Terzani
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PS Nessuno si senta in obbligo di lasciare un commento , ancora una volta devo ricordare che un post con tanti commenti e awards non vuol dire FOTO BELLA , lo dico a quei pochi che continuano a "guardarti " dall'alto dandoti lezioni di comportamento .
Non parlo di critiche riguardanti la mia fotografia , anzi ben vengano , ma critiche sottili , cattive che fanno davvero male !!
PS del PS A volte la foto è un pretesto per comunicare cose che mi stanno a cuore , su 100 commenti o awards che passano nel mio post , se 20 vedono la foto e leggono , per me è una grandissima " vittoria "
PS del PS del PS. Sono per la libertà di parola opinione ed espressione , purchè non mi si offenda e non si tocchi chi mi è vicino , in nessuna maniera . Non accetto lezioni di stile e comportamento da nessuno !!!
Sarebbe meglio se ognuno di noi guardasse in casa propria , come si suol dire ,
nel proprio orticello.
La foto ? mah.... niente di che !!___View large___non male però in grande ( l'ha detto Nadia)
Scattata a Rimini 11 febbraio 2012
postata il 12 febbraio alle ore 16.16
La foto parla di lotta al razzismo ( per quei pochi )
"Guarda un filo d'erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia."
[Tiziano Terzani a Oriana Fallaci]
Il mio account Flickr Pro per il Mio spazio
14 dicembre 2011 Hai acquistato un Codice regaloda 1 anno $24,95
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5 gennaio 2008 in prova gratuita
Ricevuta
Ordine num.: 154672915
In altri anni, prima di questi anni di crisi e di guerre che stiamo vivendo, in periodo natalizio questa immagine ci avrebbe fatto pensare ad un decoro festivo, un po' eccessivo forse, al limite del kitsch, ma pur sempre evocativo di euforia, di regali, di festeggiamenti in generale. Ma oggi il rosso dilagante di questa immagine mi parla di sangue, di terrore, di guerre, di allarme, di paura, di reazioni violente a tutti i livelli... Certamente tutto ciò disattende lo spirito di questa festa dell'umanità che da sempre si celebra in questo periodo dell'anno. In era pagana si celebrava il solstizio d'inverno come il momento dell'anno in cui il sole comincia ad illuminare più a lungo la terra, le giornate si allungano, le campagne e i contadini ricominciano a prepararsi per la ripresa primaverile. Un significato analogo, elevato ad una sfera più alta, quella del sentire religioso, venne dato a questa festa della luce dai Cristiani, che in essa celebrano la nascita di Gesù, quel falegname ebreo nato in Galilea e crocifisso a Gerusalemme circa duemila anni fa, lasciando testimonianza di miracoli e insegnamenti che ancora oggi costituiscono luce di vita spirituale per milioni di credenti. Ma oggi, nella gravissima emergenza che stiamo vivendo, ritengo si debba vigilare contro quelle letture della storia che in modo distorsivo, strumentale, attribuiscono le cause di queste violenze all'una o all'altra parte politica, all'una o all'altra comunità religiosa. Nulla di più sbagliato, guai a cadere nella trappola dei fanatici integralisti che vogliono scatenare una guerra di religione: nelle guerre la religione è sempre stato un pretesto, un vessillo per giustificare delle guerre di conquista territoriale o economica. Nè dobbiamo credere a quei politici finti populisti, ma in realtà guerrafondai che vorrebbero trasformare il mondo in un labirinto di barriere e fili spinati. Nè bisogna perseguire una politica remissiva e di accoglienza senza controlli e senza una reale integrazione culturale dei grandi flussi migratori in atto. Uno solo dovrà essere l'obiettivo della nostra lotta a cui dedicare tutti gli sforzi e cioè la difesa della nostra democrazia con i suoi irrinunciabili presupposti di rispetto dei diritti umani fondamentali, ivi inclusi il diritto a un lavoro giustamente retribuito, il diritto all'istruzione, alla cura della salute, alla giustizia civile, alla libertà di stampa, di pensiero, di religione, valori tutti che sono ben lungi dal realizzarsi per troppe popolazioni e per ampie categorie di persone anche nei democratici paesi del nostro continente. Questa è la vera lotta da combattere, per ristabilire nel mondo il prevalere della buona politica sulla cattiva finanza, sul malaffare politico e finanziario alleati con un capitalismo senza regole che crea una ingiusta distribuzione delle ricchezze, facendo precipitare in povertà intere popolazioni, che poi naturalmente diventano terreno di crescita di attività criminali e terroristiche. Se difficilmente potremo essere sereni in questo periodo dell'anno, almeno cerchiamo di riflettere lucidamente e serenamente su come difendere la nostra democrazia e il nostro futuro. Buona riflessione a tutti!
L'animo umano... Può volare in alto, più in alto degli angeli,
compiere azioni eroiche.
O può essere un pozzo oscuro. Così orrendo che non ci si può neppure guardare dentro. Può compiere azioni di una ferocia inimmaginabile, per il solo gusto di fare del male...
Il pensiero va ai 18500 morti della striscia di Gaza, la maggior parte bambini ( i 31 bambini israeliani, vite preziose, sono stati ampiamente vendicati, se si voleva questo. Ma mi sembra un pretesto a questo punto).
Oltre un patrimonio artistico di tutta l'umanità irrimediabilmente distrutto. E i bombardamenti continuano mentre i superstiti muoiono di fame ed epidemie ...
Sto pensando a Leone, di cui ho letto stamattina, un gattino scuoiato vivo e abbandonato agonizzante per strada.
È stato curato per 4 giorni da veterinari volontari , ha lottato con tutte le sue forze, ma non ce l'ha fatta.
Resta una domanda : perché?
Un gesto contro la vita, di esseri che non sono più umani.
Tutto quello che sta accadendo nel mondo, col nostro consenso o silenzio, è un delitto contro l'umanità.
un cortile visto da una finestra di un antico palazzo di Città della Pieve
Umbria
The human soul can be a dark well
1. SRG (the dissident), 2. Untitled, 3. Untitled, 4. Untitled, 5. Day 130, 6. When in doubt, cut it out...., 7. Untitled, 8. ', 9. ', 10. A Pretest Once (k)New of Th' Polite Circles, 11. Just me, 12. rise and fall (consequences), 13. Miss Delerium Tremens, 14. double bass, 15. R001-009, 16. Untitled, 17. Untitled, 18. Untitled, 19. Untitled, 20. Untitled, 21. drink me..., 22. Untitled, 23. Isa Recycled, 24. life, 25. Dreamy, 26. allez, 27. Sex Sells Stolen Babies on the Black Sheep Market., 28. Fort Christiansted, 29. Sapling, 30. out from under, 31. Terminal, 32. Bay Bridge Crossing, 33. Untitled, 34. ***, 35. magenta dreams, 36. the invader 3
Created with fd's Flickr Toys.
This was a productive week for so many. Thank you for sharing your vision.
Prega e poi spara, che troverai sempre un pretesto valido e giusto per profanare qualcosa o qualcuno.
[E fu nella lunga notte della stella con la coda
che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
crocifisso con forchette che si usano a cena
era sporco e pulito di sangue e di crema
e al loro dio goloso non credere mai]
Lungarno di Pisa
Sono piacevolmente sorpreso,
questa foto è stata inserita da molti nelle proprie preferite.
E' un onore e vi ringrazio, fa parte di un portfolio, sui riflessi,
ma è un pretesto a spronare le persone,
quando possono, a soffermarsi un'attimo.
Guardarsi intorno,
cercando di godere appieno dello splendore della vita.
Soprattutto in periodi come quelli che stiamo vivendo oggi.
E' una mia filosofia, forse in controtendenza, ma a me piace un sacco lottare.
Sarò ancora più felice se qualcuno s'accoderà a questa mia folle idea.
Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare Se hai il cuore pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare. (O.Fallaci)
5 mesi che ti conosco...quella sera sei capitato li per caso, io per terra per uno scatto.
Sei entrato in quel locale con una mia amica e forse l ho capito da subito che mi sarei innamorata di te, due scatti fatti con la tua 40D sono bastati per avere la scusa un pretesto per cercarti,da quel giorno abbiamo passato tutto il nostro tempo assieme, tra litigi scontri tenerezze e tante ore a parlare di noi nel nostro salottino o sotto una coperta sdraiati in spiaggia.
Tante esperienze stupende passate e tante che verranno...
questo per dirti TI AMO (dato che purtroppo non te lo dico spesso come vorresti)
The Ford Mustang is an American car manufactured by Ford. It was originally based on the platform of the second generation North American Ford Falcon, a compact car. The original 1962 Ford Mustang I two-seater concept car had evolved into the 1963 Mustang II four-seater concept car which Ford used to pretest how the public would take interest in the first production Mustang. The 1963 Mustang II concept car was designed with a variation of the production model's front and rear ends with a roof that was 2.7 inches shorter. Introduced early on April 17, 1964, and thus dubbed as a "1964½" by Mustang fans, the 1965 Mustang was the automaker's most successful launch since the Model A. The Mustang has undergone several transformations to its current sixth generation.
prendo a pretesto il natale per fare gli auguri e soprattutto ringraziare le persone che mi accompagnano in questo strampalato percorso vitale: vecchi amici, nuove conoscenze, presenze fisse e semi-quotidiane, presenze sporadiche ma con un peso fondamentale, simpatie virtuali da approfondire, affinità elettive che sfidano le distanze e opposti che ti completano. ognuno con un ruolo, sempre importante, nella condivisione delle cose che fanno l'esistenza. non importa avere figli per lasciare (o ricevere) tracce, anzi. Quelle si creano - e profonde - coltivando e ascoltando la voce di chi ti dà da pensare che l'umanità può essere davvero bella e "superiore". il senso della vita per me sta lì: cercare persone belle, curiose, aperte e condividere qualcosa con loro. emotivamente, mentalmente, fisicamente e/o quant'altro. il resto è spesso una commediaccia infame, messa su da menti piccine per rimpicciolire il mondo a loro misura.
insomma, auguri.
ps - ho messo questo scritto su facebook, come augurio cumulativo per tutte le belle persone che conosco...faccio qui una menzione speciale ai flickriani, che tanto mi hanno dato in questi ultimi tre-quattro anni :) buon tutto!
allora...
rispondendo ,alla domanda posta nella foto precedente, potremmo dire che la causa dei conflitti internazionali , non è una , ma certamente sono molteplici, di sicuro una di certo è da reputarsi ...al controllo delle aree con sottosuolo ricco di petrolio.
le religioni il più delle volte ,(direi sempre) sono solo pretesti ed a crederci sono solo gli invasati,sapientemente manipolati da menti sopraffine.
comunque sia tutte le cause ,in fin dei conti ,convergono ,in un solo motivo :
quello di prevalere sugli altri,
o quello di no farsi prevalere.perché perdere l'identità , per chi sa solo identificarsi con la propria cultura, è la peggio sorte possibile,per questo qualcuno è disposto anche a morire............
giusto o sbagliato...???
a ognuno le proprie considerazioni.
L'eclissi di luna dello scorso 27 luglio è stata anche il pretesto per svago e divertimenti per molte persone: venerdì sera, musica, spiaggia, vino davanti al fuoco... impossibile non ballare un po'
Posa unica, canon EOS 6D con obbiettivo Tamron 15-30mm f/2.8 Di VC USD
#spiaggia #luna #moon #eclissi #eclipse #dance #vino #wine #fire #fuoco #sand #spiaggia #ballo #young #people #gente #portocaleri #rosolina #veneto #fun
you are likely to be the shoulder that everyone cries on.
sometimes you like having that role, but sometimes you don't.
oggi mi chiedo nulla.
"Ogni ritratto che è dipinto con sentimento è un ritratto dell'artista non del modello. Il modello è soltanto il pretesto, l'occasione. Non è il modello ad essere rivelato dal pittore; è piuttosto il pittore che sulla tela colorata, rivela se stesso. " Il ritratto di Dorian Gray.
ti porterò sempre con me.
it.youtube.com/watch?v=PH3ManNClM0
Lentamente tra una pagina e l'altra di un libro qualunque
ingannavo l'attesa già settembre poche voci distanti e
un autunno distratto al di là dei vetri
quasi speravo che non arrivassi più
quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando
Distrarsi sembrava piuttosto facile
credevo di sopportare la tua indifferenza
cercando pretesti e rimedi inutili
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro eri tu
Freddamente valutavo i miei limiti
i gesti avventati le frequenti rinunce
era tardi mi bruciavano gli occhi fissavo il soffitto
il mio letto disfatto
quasi speravo che non arrivassi più
quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando
Distrarsi sembrava piuttosto facile
credevo di sopportare la tua indifferenza
cercando pretesti e rimedi inutili
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro eri tu
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro eri tu
Autunno dolciastro autunno ...
...Tem um grande desejo escondido, submarino que nem as aguas confesso na falta dos puros desejos veio ela, na forma do irmão que se suicidou aos poucos, coisas de crônicas familiares e mineiras portuguesas do tipo não sei pra que vem essa luz banhar a sala espalhar essa neblina ensolarada me recuperar da noite mal dormida fascinado pelo meu proprio a.pó.drecimento me movo em subterfugios de quem tem o tempo do mundo o amor do mundo mas não tem vontades nem mais luzes que ascendam as manhas frias e europeias e nesse misturar de ficções amorosas de quem doente se põe de pretesto para fugas mal planejadas me recupero desses sentimentos berlinescos e me ponho no eixo, concentrado... os domingos que me perdoem... está assim: sem dar importância para os dramas e conchaves de familia para a alegria heineken do facebook para os egos de escritores mal compreendidos para o tesão do massagista para as modas da academia para o comércio muito bem organizado dos religiosos para o poder de se dissolver em agua e ar por que o pó, esse vai cinza virar nuvem, é isso que quero me fazer: nuvens aquaticas...
carlos pataca / dos cadernos de ficções onomatopeicas
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi.
A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi [...] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti [...] C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata [...]
E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.
M. Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere
We all need somebody to look at us.
We can be divided into four categories according to the kind of look we wish to live under. The first category longs for the look of an infinite number of anonymous eyes, in other words, for the look of the public [...] The second category is made up of people who have a vital need to be looked at by many known eyes. [...] Then there is the third category, people who need to be constantly before the eyes of the person they love [...]
And finally there is the fourth category, the rarest, the category of people who live in the imaginary eyes of those who are not present. They are the dreamers.
Perfect Day - Lou Reed
Una domenica fredda e innevata, ritrovo alle prime luci del mattino, con il tagliente gelo intorno, amici di vecchi data e di quelli inaspettati, che non ci avresti scommesso mai sopra...
Una meta lontana, relativamente, un luogo pieno di storie, tristi la maggiorparte, ma in fondo, il luogo non era cosi importante, in quel momento decisamente no, non me ne voglia la storia, ma per una volta, la sensibilità di raccontare le vite passate, la lascio lontana, in secondo piano...
Quello era solo il mezzo, il pretesto, per uno scopo che trascende ogni possibilità di comprensione, se non fosse per la semplice e genuina voglia di rivedere una persona dopo quasi un anno, e a quel punto il luogo era perfetto, la compagnia era perfetta, e una sigaretta alla luce soffusa di una finestra...
In fondo, Just a perfect day...
Thanks for a beautiful portrait to Stefano
Da un po' di anni a questa parte posto la prima foto dell'anno, come sempre sul tema a me caro, la ferrovia... Di solito rendo omaggio con un treno notturno simbolo di un'ideale viaggio nel tempo, partire la sera nel 2018 e arrivare al mattino nel 2019, lasciare l'anno vecchio per trovare quello nuovo. Salutare un'anno lungo e duro con la speranza che il nuovo ci porti una vita migliore...e per me è stato molto duro con la tremenda disgrazia che ha colpito Genova e di conseguenza l'azienda dove lavoro, che si trova proprio di fianco al ponte Morandi, condita dopo poco più di un mese da un grave lutto in famiglia...un uno-due che mi ha fatto vacillare ma non mi ha messo KO! Con tutte le difficoltà del momento, cassa integrazione per un paio di mesi poi ripresa a regime ridotto e il costante spettro della chiusura più i problemi a casa, ci si è barcamenati fino alla soglia dell'anno nuovo dove un po' di luce in fondo al tunnel si è cominciata a intravedere...l'acquisizione di una nuova area, anche se più piccola dove ricominciare, più la volontà delle ditte addette alla demolizione del ponte di averci ancora lì vicino per fare parte dei lavori, lavoro dal più grosso rottamaio di Genova, ha dato corpo alle speranze di ripresa. Non è uno sfogo questo ma solo un pretesto per augurare a me e a tutti voi amici di Fickr un'anno carico di positività e di prosperità!!!
Questa volta quindi è un'omaggio al traffico regionale ultimamente un po' tanto bistrattato da TI, specie in Piemonte dove nel 2012 vennero chiuse ben 11 tratte o linee ferroviarie, alcune di loro importanti se non fondamentali per gli utenti che da lì in poi si trovati ad incentivare il traffico su gomma servendosi dei pullman sostitutivi se non delle loro automobili. Forse qualcosa sta cambiando, un paio di linee potrebbero riaprire, una l'ha già fatto anche se solo per motivi turistici con un bel treno storico a vapore...ecco, speriamo che anche qui l'anno nuovo porti consiglio...
E464.365 in livrea dtr o dpr, che dir si voglia, al traino di un convoglio Vivalto nella medesima livrea a formare il R 6062 Genova Brignole - Acqui Terme in arrivo alla stazione di Ovada, in transito su uno dei tanti ponti in muratura della linea.
{2/52} settimana 10 - 16 gennaio
Ho giorni grigi in cui io non mi riconosco
volando un po' pesante prendo dentro tutti i vetri,
m' incazzo, ronzando, come un amplificatore in paranoia
e con un pungiglione, intriso di veleni,
cercando un pretesto, cercando una scusa,
affondo i miei colpi e soffoco la rabbia che grida.
[Subsonica]
si ringrazia la mia coinquilina, nonchè migliore amica, per aver premuto il pulsante dello scatto. e per abbozzare la mia mania fotografica ogni volta che ho qualche idea :)
edit: l'ho un po' desaturata, dopo averne parlato con lei. ahah! :D
*
"E tu sarai il pretesto
per approfondire
un piccolo problema
personale di filosofia
su come trarre giovamento
dal non piacere agli altri
come in fondo ci si aspetta che sia
Per esempio non è vero
che poi mi dilungo spesso
su un solo argomento... "
www.youtube.com/watch?v=9qwWjAxe8tA&ob=av3n
Ecco la mia Olivetti Valentine, classe 1968.
Desiderio realizzato, che ticchetta sollecitata da dita sottili e nasi a punta.
Salotto di casa, febbraio 2012
*
DIRETTI VERSO IL LIDO.
Il Lido corrisponde ad una piccola e caratteristica isola della Laguna che si estende per circa 12 km di fronte alla bellissima Venezia. Il celebre litorale è delimitato a nord dal porto di San Nicolò e sud da Malamocco, due 'bocche' attraverso le quali la Laguna entra in contatto con il mare.
Il rapporto tra la Laguna ed il mare Adriatico è da sempre fondato su un equilibrio mutevole e complesso: per un verso i lidi costituiscono delle strette barriere sabbiose che proteggono la terraferma dalle correnti marine e dall'altro sono necessarie anche delle aperture per consentire un ottimale afflusso d'acqua corrente dall'Adriatico.
Il Lido di Venezia conta circa 16.500 abitanti e la sua risorsa principale è il turismo, specialmente durante il periodo estivo durante il quale migliaia di vacanzieri affollano le bellissime spiagge. Il nome "Lido" deriva dal latino Litus che significa "litorale". Il Lido di Venezia nel 1202 fu usato per ospitare i 30.000 crociati francesi in attesa di salpare per la quarta crociata. Nel 1378-79 il Lido fu fortificato per proteggere Venezia dagli assedianti genovesi. Il Lido visse l'ultimo episodio bellico della storia di Venezia: in data 20 aprile 1797 il comandante Domenico Pizzamano fece sparare da lì delle cannonate alla goletta francese "Liberateur d'Italie" che cercava di entrare con la forza in laguna. Questo avvenimento diede il pretesto a Napoleone Bonaparte per dichiarare guerra a Venezia e porre fine alla sua millenaria indipendenza. Tra il 1816 ed il 1819 il Lido fu meta preferita del poeta Lord Byron che lì amava fare lunghe cavalcate.
CANON EOS 600D con ob. CANON 70-300 f./4-5,6 IS USM
Ci sono giorni in cui io non interagisco
e appeso al silenzio, come un ragno al soffitto,
sorveglio il mio spazio aereo, minacciando tutto ciò che gira.
Girando a vuoto un termitaio di pensieri,
che, masticando, si nutre del tempo che passa,
affilo la mia attesa, guardo e guardo che mi vedi.
Ho giorni grigi in cui io non mi riconosco,
volando un po' pesante, prendo dentro tutti i vetri,
m'incazzo, ronzando, come un amplificatore in paranoia
e con un pungiglione, intriso di veleni,
cercando un pretesto, cercando una scusa,
affondo i miei colpi e soffoco la rabbia che grida.
Dentro frenetici momenti di noia - Subsonica
E' lui l'oggetto dei desideri, dopo anni bui,
navigando a braccio tra galassie e difficoltà, eccolo là, in un angolo, in penombra,
immerso in un 'alba fredda e pulita.
E' GENESI, il pianeta che è in me.
Il fuoco non lo attacca, si spegne nei pressi della rarefatta atmosfera.
Regna il silenzio , il tempo scorre lento, senza sussulti.
Mi dispiace molto aver lasciato la Terra, ma ho dovuto farlo, la, non si respirava più.
I valori importanti, a me così cari, si sono sgretolati con gli anni.
Vige l'apparenza, l'approssimazione, tutto è mosso dal denaro.
ODIO IL DENARO!
Non ci fa bene perché, con esso,
spuntano fuori individui poco rassicuranti.
Lo so, è come dire che ho fallito.
Forse è così, ma non riesco a vivere in questo mondo insulso dove,
più di tutto, conta fregare l'altro anche se è, palesemente, più debole.
La mente ormai è catturata dall'orbita di GENESI,
che diamine.
ORA BASTA.
Voglio ricominciare da zero.
Probabilmente farò scelte dolorose ma necessarie, non me ne vogliano coloro che indugiano, mi dispiace non posso aspettarvi, è una vita che lo faccio.
E con quali risultati?
Racchiuso in uno scrigno, il pianeta è isolato dall'infezione, il male non può contagiarlo.
Presto cercheremo di raggiungere la superficie, allora forse, sarò più sicuro di aver scelto bene.
Ho voluto questo viaggio purificatore, ai confini dell'universo conosciuto, sia per me, che per tutti coloro che credono nella solidarietà ed altri valori simili.
Il tutto senza se e senza ma.
Solo se mi renderò conto di aver creato un po' d'aspettativa e consenso metterò in rete l'esplorazione del corpo celeste, non a caso ho scelto questa cromia.
Il pianeta è un pretesto, mi serve per parlare un po' con voi.
Spero siate in molti.
Altrimenti, non c'è problema, andrò da solo per la mia strada " celeste. "
ormai NON POSSO PIU' TORNARE INDIETRO.
Ho deciso, DEVO RINASCERE ... voi che fate? VENITE?
ANSA 26 febbraio, 09:44
Birmania, condanna confermata a Aung San Suu Kyi. Il Nobel resta ai domiciliari
Respinto l'appello contro la condanna a tre anni di reclusione e di lavori forzati per avere brevemente dato ospitalità ad un americano nel suo domicilio durante gli arresti domiciliari
La leader dell’opposizione ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni agli arresti. Nel mese di agosto il tribunale ha esteso per altri 18 mesi il termine di arresti domiciliari, perché la donna ha ospitato un cittadino americano che si era introdotto nella sua abitazione. Una vicenda che è apparsa fin da subito un pretesto per mantenere la Nobel per la pace al confino ed escluderla dalle elezioni politiche, indette dalla dittatura militare per il 2010.
Aung San Suu Kyi è l'ottava donna premiata col Nobel per la Pace nel 1991. Ma nessuno conosce bene la sua storia. Cerchiamo quindi di scoprire chi è questa "eroina sconosciuta".
it.wikipedia.org/wiki/Aung_San_Suu_Kyi
Se avete tempo guardatela in ______View large______non avete tempo ? oooooohhhh gesuuuuuù
Rimini 14 . 2 . 2010
postata il 26 . 2 . 2010 alle ore 22. 51
Comunque la pensiate commentate la foto , non sentitevi obbligati , nessun problema se non vi fermate ..............
Lavori in corso ....valeriodarimini.blogspot.com/
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Il locale, affacciato sulla piccola piazza della Consolata, sorse nel 1763 come bottega dell'acquacedratario e confetterie Giuseppe Dentis
I tavolini ed il banco in marmo, le boiseries, il pavimento in legno ed i serramenti in ghisa sono tutti elementi originali che documentano fedelmente l'immagine e l'atmosfera delle cioccolaterie torinesi dell' Ottocento
Qui si serviva il "bicerin" , la storica bevanda a base di caffè, cioccolato e crema di latte, celebrata anche da Alexandre Dumas, Puccini e Nietzsche, che ancora oggi viene gustata dagli avventori nella sua antica ricetta, insieme a fumanti tazze di cioccolata, zabaioni aromatizzati, liquore al cioccolato e mille altre bevande e dolciumi
Come al tempo in cui era frequentato da Cavour, questo caffè è un punto di ritrovo dove la consumazione è un dolce pretesto di chiacchiera, lettura ed incontro
Oggi come ieri questo luogo è parte della storia e della vita di Torino
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Clicca su . . . L . . . Grazie !
Su sfondo nero è meglio !
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©Giuli@naCastellengo
| Facebook |
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Un grazie di cuore a tutti i visitatori della mia galleria fotografica!
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© All rights reserved
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........Nessuno può fare per i bambini
quel che fanno i nonni:
essi spargono polvere di stelle
sulla vita dei più piccoli.
Alex Haley
Ho incrociato questo nonno ( lo vedo spesso in giro per Rimini ) sulla pista ciclabile ( ero in bici ) , l'ho raggiunto superato ed in fretta ho tirato fuori la Panasonic .......ed ho scattato , foto così così ma un buon pretesto per parlare di NONNI . Gli occhi dei gemellini li ho sfumati per ovvi motivi
Non tutti abbiamo la fortuna di avere i nonni però per fortuna son tanti i nipotini fortunati che possono contare sulla presenza e il sostegno quotidiano o anche sporadico dei nonni. C'è il nonno che porta e riprende il nipotino dalla scuola, la nonna che si sostituisce alla baby-sitter facendo risparmiare tanti soldini a mamma e papà .
Quanti sanno apprezzare la differenza fra anziani e vecchi?
L'errore fondamentale che spesso si commette (e purtroppo è commesso anche dai media e da chi è preposto all'assistenza agli anziani) è considerare la vecchiaia come ineluttabile. ........
in realtà
.......chi non ha fatto nulla per non invecchiare è colpevole della sua vecchiaia...e vecchiaia non è una colpa
E' necessario far capire agli adulti che da anziani avranno ciò che hanno seminato. Soprattutto
è più produttivo insegnare alla gente a invecchiare bene, piuttosto che assistere persone invecchiate male!
Scattata a Rimini il 7 . 10 . 2010
postata il 9 . 10 . 2010 alle ore 22.27
Se volete guardarla in ______View large______gli occhi dei bimbi li ho sfumati per ovvi motivi !!!
U2 - Unchained Melody (I need your love)
Non ho bisogno di tempo per sapere chi sei: conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere là dove taci, o nelle parole con cui tu taci?
Chi ti cerchi nella vita che stai vivendo, non sa di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all'indietro in ciò che hai fatto, prima, sommare azioni a sorriso,
anni a nomi, sarà come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta. Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale di tenebra e luce, dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora, nuda ormai dell'equivoco,
della storia, del passato, tu, amazzone sulla folgore, palpitante di recente
ed inatteso arrivo, sei così anticamente mia, da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi, e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere e forme e si fanno conti
e si crede di vedere chi tu sia, o mia invisibile.
P. Salinas
C'era una volta un albero che si credeva una nuvola. Gli pareva che le sue fronde soffici e panciute somigliassero incredibilmente al profilo ondoso delle nuvole nel cielo, e per questo pensava di essere pure lui una nuvola. In realtà sentiva di non appartenere alla terra, che senza pietà lo tratteneva per le radici. Ogni giorno allungava i rami verso le nuvole, tentava d'aggrapparsi alla loro scia. "Portatemi via con voi", gridava, ma le nuvole, troppo in alto, non gli davano retta, e perseveravano noncuranti nel loro viaggio misterioso.
Gli altri alberi lo trattavano con sufficienza, convinti che prima o poi quella fissazione gli sarebbe passata, e che avrebbe ripreso presto a comportarsi come una pianta normale. Ma lui non si dava per vinto, e ogni refolo di vento era il pretesto per allungare i suoi rami verso il desiderio impalpabile d'essere vapore. Successe così che centimetro dopo centimetro l'albero che si credeva una nuvola cominciò un lentissimo, quasi impercettibile cammino verso il cielo.
Passarono gli anni, e l'albero, che nel frattempo aveva percorso miglia e miglia sospinto dal vento, si trovò finalmente sulla sommità di una collina, in alto, vicino al cielo come non lo era mai stato. Arrivarono le nuvole, stavolta vicinissime, e lui ebbe un fremito lungo tutta la corteccia. "Portatemi via con voi", fece l'albero impazzito di gioia. Ma le nuvole, per l'ennesima volta non gli risposero nemmeno. Si limitarono ad attraversarlo come fantasmi, avvolgendolo nella loro pallida indifferenza. Lui allora, tutto a un tratto, si accorse di essere invicibilmente solo: gli altri alberi li aveva lasciati giù a valle, a nutrirsi della terra fertile alle basse altitudini, e si erano persino dimenticati di lui.
Lui, che era arrivato fino al cielo per inseguire il suo sogno, non aveva nemmeno più la forza di muovere un ramoscello. Così si rassegnò, e rimase immobile in una eterna solitudine, i rami ancora sporti a tentare di toccare le nuvole.
Quell'albero è sempre lì, e chi volesse andare a cercarlo per farsi raccontare la sua storia lo può trovare lungo la strada Tarquinese che serpeggia tra le colline dell'alto Lazio, pochi chilometri prima del borgo di Tuscania.
Un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte
L'ho riletta così tante volte questa frase, da conoscerla a memoria. La ritrovo nei libri, negli appunti, su pagine di quaderni, sulle agende.Su fogliettini volanti. E si, perchè a me piace annotare tutto ciò che leggo. Mi piace avere un libro sempre in borsa, sul comodino, in cucina. Mi piace ricordare che la mia più grande passione è sentire il profumo d'inchiostro e di pagine nuove.
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E poi c'è il mare.Quell'immensa e infinita distesa di acqua che si apre dinnanzi a te.
E poi ci sono questi spettacoli meravigliosi da toglierti il fiato. Da farti innamorare.
Come glielo dici, a un uomo così, che adesso sono io che voglio insegnargli una cosa e tra le sue carezze voglio fargli capire che il destino non è una catena ma un volo, e se solo ancora avesse voglia davvero di vivere lo potrebbe fare, e se solo avesse voglia davvero di me potrebbe riavere mille notti come questa invece di quell'unica, orribile, a cui va incontro, solo perché lei lo aspetta, la notte orrenda, e da anni lo chiama".
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E poi ci sono io......
e smettetela di dirmi di fare la "cosa giusta"
Non la farò mai.
Incessantemente, vicino a me, s'agita il Demonio, e mi vagola dattorno come un'aria impalpabile; io l'inghiotto e sento che mi brucia i polmoni e li riempie d'un desiderio eterno e colpevole.
Conoscendo il mio grande amore per l'Arte prende, qualche volta, le sembianze della più seducente delle donne, e con speciosi pretesti da ipocrita avvezza le mie labbra ai filtri più infami.
Lontano dallo sguardo di Dio, mi porta, ansante, rotto dalla stanchezza, nelle profonde e deserte piane della Noia,
e getta sui miei occhi confusi vesti lordate, ferite aperte, tutto il sanguinoso apparato della Distruzione!
(Baudelaire)
cammini per strada, ascoltando la musica, e poi eccola, la tua canzone preferita. non puoi resistere, proprio non ce la fai. allora appoggi la borsa, che adesso pesa ancora di più, chiudi gli occhi e balli.
tutti ti guardano perplessi, ma a te che te frega. ti ignorano sempre, che per una volta ti guardino, anche se per prenderti in giro. in realtà è di se stessi che ridono, tu sei solo un pretesto. balla amico, balli bene, fregatene... che tra poco dovrai riprendere in mano quella borsa e trascinartela dietro.
[..]
Chi ti cerca nella vita
che stai vivendo,
non sa di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
è seguirti all'indietro
in ciò che hai fatto prima,
sommare azioni a sorriso,
anni a nomi,
sarà come perderti.
Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte
[..]
Pedro Salinas - Non ho bisogno di tempo
Lei
Si alza ogni giorno con l’alba
Addormentata in pieno sole
Serba il momento di silenzio per la solitudine.
Appoggiata a una porta immaginaria vede la vita
La paziente vita che non le tocca vivere.
Percorre le strade dietro la voce che se la porta
Sorprende con assurdi lamenti chi la circonda
Riempe il suo circolo fatidico nella ricerca di pretesti.
Manca di tutto.
Ridotta nelle sue ansie
Riceve la notte appartata
Sporca di martellante vita
Nel petto un animale furioso.
Jeannette Miller
Esta foto participó en el juego En un lugar de Flickr
La torre medieval de planta cuadrada (la segunda mitad del siglo XII-principios del siglo XIII), adosada al lado occidental del brazo norte del transepto de la iglesia del Real Monasterio de Santa María de Veruela (Monasterio de Veruela), abadía cisterciense (XII-XVI) situada al lado del vertiente oriental del monte de Moncayo, en el territorio del municipio de Vera de Moncayo que forma parte de la Comarca de Tarazona y el Moncayo que se encuentra en la provincia de Zaragoza, Aragón, España.
La torre medieval (también denominada como «torre del crucero» o «torre del transepto») de la iglesia del Monasterio de Veruela fue primitivo campanario de la abadía y al mismo tiempo servía como torre de vigilancia. Esta torre fue levantada durante la segunda mitad del siglo XII, cuando se construía la cabecera de la iglesia monástica, pero fue reconstruida durante el siglo XIII (supuestamente a causa de algún error en el proyecto constructivo inicial que provocó la caída de una parte del ábside o después de una serie de fuertes tormentas que habían causado considerables daños al monasterio).
Las murallas almenadas del Monasterio de Veruela: El trazado de murallas que tiene forma de hexágono irregular; de casi un kilómetro de perímetro, y once cubos o torreones cilíndricos protegen una superficie próxima a las cinco hectáreas. Las murallas existentes fueron reconstruidas entre 1541 y 1544 para sustituir el anterior cerco pétreo medieval destruído en el siglo XIV durante «la Guerra de dos Pedros» (entre Pedro I de Castilla y Pedro IV de Aragón), cuando en 1357 las tropas castellanas ocuparon el Monasterio de Veruela.
LA LEYENDA SOBRE CUATRO SECRETOS DEL MAGNATE MEDIEVAL:
Se considera que el Monasterio de Veruela, la primera abadía cisterciense en la Corona de Aragón y uno de los conjuntos monumentales más emblemáticos, más preciosos y más bellos de Aragón contemporáneo, fue fundado en el siglo XII por don Pedro de Atarés, noble caballero vinculado con cuatro hechos que por falta de documentos que los aclarasen definitivamente se convirtieron con el tiempo en los fragmentos de la leyenda que sigue siendo actual no sólo por su correlación con la edificación de gran valor artístico y del encanto singular, sino con los importantes sucesos históricos y las particularidades de la naturaleza humana que no cambian durante los siglos.
(1) «...el casi rey...»:
Pedro de Atarés (1083 - Borja, 21 de febrero de 1151-1152), también mencionado en los documentos medievales como Pedro Taresa, Petrus Taresa, Petri Ataresi, Pero Atares, Per Atares, Pedro Athares, Pedro Atares o Ateres, pertenecía la familia real deAragón. Su padre fue García Sánchez, señor de Aibar, Atarés y Javierrelatre, y su madre fue Teresa Cajal (Caxal), «hermana de don Cajal que era el más poderoso y rico hombre que había de aquellos tiempos en los reinos de Aragón y Navarra». Por vía paterna Pedro de Atarés fue nieto del conde Sancho Ramírez, hijo natural del rey Ramiro I de Aragón.
Por herencia de su progenitor, don Pedro fue señor de Atarés y de Javierrelatre. Se supone que él fue educado en la corte real y participó en la Reconquista cristiana al lado del rey de Aragón y Pamplona (Navarra), Alfonso I el Batallador. En 1134 don Pedro de Atarés se mencionaba en los documentos medievales como tenente o señor de la villa de Borja, además pertenecía a su señorío toda la zona cercana del Moncayo y el Valle de Veruela. Aunque todavía se debate, si Pedro de Atarés recibió este señorío, mucho más grande y mucho mejor que sus dominios anteriores, por sus propios méritos de la mano del Rey Batallador o por la intercesión de su poderoso tío don Cajal. En cualquier caso Pedro de Atarés se trasladó con su familia, incluida su madre Teresa Cajal, a Borja y la convirtió en su residencia principal.
* En 1134, después de la batalla de Fraga, murió Alfonso el Batallador sin sucesión, dejando el testamento según el cual su reino debían heredar tres ordenes militares: la del Temple, del Hospital (de San Juan de Jerusalén) y de Santo Sepulcro. «La derrota cristiana en Fraga fue excepcional y produjo pánico. Era imposible imaginar cómo los 3 ordenes militares mencionadas en el testamento del Batallador van a gobernar las tierras donadas de Aragón y Pamplona, así que tomaron la iniciativa las influyentes personas del reino...»
* De acuerdo con el derecho aragonés había que buscar al rey siguiente «dentro de la raíz familiar»: así quedaron sólo 4 aspirantes. El primer candidato era Ramiro el Monje, pariente más cercano del difunto, como hermano legítimo, pero en aquel momento él era monje profeso y obispo selecto de Barbastro-Roda. El segundo pretendiente era Pedro de Atarés quien procedía del tronco real aragonés, aunque por línea natural. El tercero era García Ramírez el Restaurador, descendiente de los reyes pamploneses, también por línea natural. Y el cuarto era Alfonso VII de Castilla, pariente por línea legítima, pero relativamente lejano, pues «había que remontarse varias generaciones hasta Sancho el Mayor...»
Para los nobles aragoneses no era conveniente invitar al trono de su reino al candidato pamplonés o al soberano castellano, por eso había que elegir entre Ramiro el Monje y Pedro de Atarés. Justo en aquel momento tuvo lugar el primer episodio legendario de la vida de Pedro de Atarés, dejando en el aire la pregunta que todavía continúa intrigando a los investigadores: ¿por qué él no llegó a ser rey de Aragón y Pamplona, si «en aquesto quasi concordavan todos»...?
* Según la explicación recogida «bebiendo sin duda en fuentes de tradición oral» por el arzobispo Rodrigo Ximénez de Rada (1170 – 1247), descendiente de Pedro Tizón, uno de los protagonistas de aquel suceso y adversario de Pedro de Atarés, él no atendió con honores adecuados a los nobles navarros de los cuales dependía el resultado final de la elección y que vinieron a visitarle a Borja, pues estaba en el baño, o bañándose, o afeitándose, o lavando la cabeza... Y los porteros contestaron sin cortesía debida a los señores navarros que don Pedro no podía recibirles porque estaba muy ocupado. La sentencia fue inmediata: «... portándose (Pedro de Atarés) menos correctamente, comenzó a engreírse con su futuro nombramiento y envaneciéndose no ya por la posesión de la cosa, sino por la esperanza de la misma, desdeñábase de los nobles. Por esto dos magnates, Pedro Tizón de Cadreita y Pelegrín de Castillo Azuelo, nobles poderosos que querían mantener la fidelidad a su Señor natural, apartaron a muchos de su primer intento y procuraron con acelerada diligencia, que se sacara a Ramiro el Monge de su Monasterio...»
* La Crónica de San Juan de la Peña (XIV-XVI), relatando el mismo episodio de la visita de los embajadores navarros a Borja, hace una conclusión un poco diferente:
«...los nobles don Petrus Tizon de Catareyta et Pelegrín de Castellazuelo, como fuessen poderosos favlaron con muytos del regno et fiziessen que don Ramiro fuesse rey...Et don Per Atares quando se cató, fincó engannado...»
* Según la opinión de Jerónimo Zurita (1512-1580), «...teniéndose por cierto que sería don Pedro de Atarés eligido, dos ricos hombres que allí se hallaron que decían Pedro Tizón de Cuadreita y Pelegrín de Castellezuelo, que eran mucha parte en el reino, temiendo su regimiento y gobierno si viniese en su persona, por ser hombre muy elevado y de gran punto, que son calidades que aborrece el pueblo, y porque eran de bando contrario, les persuadieron que sobreseyesen en la elección diciendo que era hombre muy soberbio e insolente...De suerte que dos caballeros emprendieron contra un consentimiento y aprobación tan general sacar de la sucesión del reino al que tan cerca estuvo de reinar siendo solo entre ellos el que parecía más capaz de aquella dignidad, y pudieron persuadir a tantos que sacasen del monesterio un monje profeso para eligirlo por rey; y fueron parte para salirse con ello. Tanto puede muchas veces sola la estimación y reputación».
* De acuerdo con otras interepretaciones, la nobleza le ofreció a Pedro de Atarés la corona de Aragón y Pamplona, pues sólo él reunía todas las cualidades necesarias, pero él la declinó o la «renunció generosamente» para apoyar la elección de Ramiro II el Monje, porque:
- le consideraba candidato más adecuado por ser el pariente más próximo del fallecido Alfonso el Batallador;
- «...fue Señor á quien para rey no faltó sino arte, ó voluntad...»;
- «...no consiguió evitar una trampa tendida muy hábilmente por dos nobles muy astutos»;
- «...estaba tan harto de las intrigas cortesanas que prefirió la vida retirada en sus dominios»;
- «...sufría de las heridas recibidas en las batallas anteriores, por eso le atraía más la posibilidad de descansar, disfrutar de la vida familiar y dedicarse a la caza»;
- «...desengañado de las cosas del mundo se retiró para buscar a Dios en el sosiego»;
- «...fué tan humilde, que á poco trabajo pudiera ser rey de Aragón, y no lo quiso»...
*Por falta de referencias documentales del siglo XII, los investigadores contemporáneos consideran que aquellas «cortes en Borja de 1134» es sólo una leyenda medieval o un encuentro de conspiración para apoderarse del trono de Aragón...
«Algunos historiadores dicen que el episodio sobre la exagerada soberbia de Atarés fue un cuento inventado por los navarros, que disgustados de la unión con Aragón buscaban pretestos para separarse...»
Según los datos documentados:
1. Pedro de Atarés juró la fidelidad a Ramiro el Monje muy pronto después de su elección, a finales de septiembre-principios de octubre de 1134.
2. Durante el conflicto bélico entre Navarra y Aragón en 1135 Pedro de Atarés fue uno de tres árbitros, elegidos por «los prelados, nobles e cavalleros et gentes populares» para representar a la parte aragonesa en las conversaciones para acordar el histórico Pacto de Vadoluengo.
3. Diferentes autores describen a don Pedro como «príncipe de Aragón», «infante de Aragón», «conde de Atarés», aunque, según los documentos medievales publicados, él se mencionaba sólo como «señor» de Atarés, de Javierrelatre y de Borja, pero, al mismo tiempo, con ciertas diferencias de fechas, según la fuente que se cita, era también «tenente o senyor» de Tauste, Magallón, Ejea (de los Caballeros), Sos (del Rey Católico) y Huesca (hasta 1137) en el periodo desde febrero de 1134 hasta 1148, así como ayudaba a controlar numerosas posesiones de su madre Teresa Cajal, lo que confirma su importante influencia en los reinos de Aragón y de Pamplona.
4. No se sabe, si Pedro de Atarés hubiera fundado el Monasterio de Veruela al haber llegado a ser rey...
(2) El milagro de la fundación del Monasterio de Veruela:
Todos los expertos coinciden en que Pedro de Atarés estaba relacionado con el Monasterio de Veruela, pero el grado de su participación en la historia de esta abadía sigue inspirando diversas opiniones contrarias a pesar de la existencia de la antigua leyenda muy famosa.
Se cree que en el año 1141 don Pedro de Atarés, quien en aquel momento debía de tener 58 años, estaba en su señorío de Borja y protagonizó otro suceso singular:
«...La leyenda dice a grandes rasgos y según versiones, que don Pedro de Atarés encontrándose perdido en el bosque en medio de una fuerte tormenta, imploró la ayuda de la Virgen María y ésta se le apareció dándole protección. Como promesa por la ayuda prestada, ya que la Virgen así se lo pidió, él mandó construir el Monasterio de Veruela...la Virgen le dejó como prueba del milagro una imágen suya en lo alto de la encina donde se había aparecido, según otras fuentes sencillamente Pedro de Atarés encontró la imágen de Nuestra Señora en lo frondoso del bosque y lo consideró un hecho milagroso...»
Según los datos documentados:
1. La mayoría de historiadores acepta el hecho expuesto en un diploma copiado a fines del siglo XIII en la Privilegia o el Cartulario Magno de Veruela indicando que la dotación inicial y base para la fundación del monasterio la realizó Pedro de Atarés, señor de Borja, en febrero de 1146 mediante la donación del lugar de Veruela a los monjes cistercienses de la abadía francesa de L’Escaladieu (Scala Dei).
2. En los anos ochenta del siglo XX el autor francés Laurent Dailliez, «basándose en la información proveniente de un documento copiado en una crónica del siglo XV que se guarda en una colección privada, aportó otra secuencia cronológica que atribuía la fundación de la Abadía de Veruela al monarca navarro García Ramírez el Restaurador, quien, según esta versión, habría donado en 1145 los lugares de Veruela y la Oliva al Monasterio de Niencebas que, a mediados de la decada de los cincuenta del siglo XII se convertiría en el monasterio de Fitero».
3. La fundación del Monasterio de Veruela se le atribuye también al Conde de Barcelona, Ramón Berenguer IV, siguiendo otra secuencia documental, mencionada en las crónicas del siglo XVII.
4. El único documento original referente al asunto es una bula papal del año 1147 certificando que en esa fecha el Monasterio de Niencebas poseía las granjas de Fitero, La Oliva y Veruela.
5. Nadie duda de la participación de Pedro de Atarés y su familia en la fundación y la formación del Monasterio de Veruela mediante sus donaciones muy generosas. Como uno de los hechos que lo confirma se mencionan diversas inscripciones y sepulturas conservadas en la abadía, las que llevan, al mismo tiempo, a otro misterio polémico en la vida de este magnate medieval.
(3) El enigma de la descendencia de Pedro de Atarés y la Casa de Borja:
...si Pedro de Atarés tenía hijos...:
- Diferentes historiadores repiten la misma frase: «...Pedro de Atarés de su Muger Doña Garcenda de Bearne tuvo hijos, que están enterrados en Veruela con sus Padres» indicando como fuente de esta información los archivos del Monasterio de Veruela, aunque parece que los documentos originales que puedan confirmarlo se han perdido.
- Al mismo tiempo, basándose en el texto de Jerónimo Zurita, se afirma que «Pedro de Atarés falleció sin dejar descendencia porque sus hijos murieron siendo muy jóvenes, durante la vida de sus padres». Esta opinión se argumenta con el hecho de que justo por eso Pedro de Atarés y su madre Teresa Cajal en 1148 firmaron la donación, según la cual cada una de dos villas que formaban parte de sus dominios, Borja y Magallón, se repartían entre dos órdenes militares (los templarios y los hospitalarios de San Juan de Jerusalén).
- Aunque no se niega que Pedro de Atarés tenía no sólo otras posesiones propias, sino dominios recibidos como dote de su esposa («...En el siglo XII, el castillo de Grisel era posesión de Pedro de Atarés junto con Borja, Tarazona y Samangos por su matrimonio con Garcenda de Bearn...»).
- Tampoco se menciona en alguna parte el documento que aclare, qué edad tenían al morir los hijos de Pedro de Atarés y si él tenía nietos...
...si Pedro de Atarés fue «ascendiente fundador y tronco de la Casa de Borja»:
- La ausencia de los documentos originales medievales que mencionasen expresamente los nombres y la cantidad de los hijos que Pedro de Atarés tenía con Garcenda de Bearne o con alguna otra dama generó variadas fantasías legendarias y diferentes tratados genealógicos que se basan en las obras poéticas y misteriosas copias de manuscritos medievales que los expertos consideran poco fiables, vinculando a este noble caballero con la Casa de Borja.
Una de las leyendas familiares de los Borja narraba que, su antiguo pariente, Pedro de Atarés, fue descendiente no sólo del rey Ramiro I, sino del mismísimo Julio César quien estando de cuestor en Hispania romana había tenido un hijo o una hija de una relación romántica con una dama noble, vinculada posteriormente con la casa real de Aragón y Navarra. Y de allí provenía la famosa admiración de César Borja por Julio César y su divisa «César o nada».
Ellos presumían poder usar la doble corona aragonesa sobre sus armas por descender del caballero de sangre real y el Señor de Borja, además, se señalaba que el famoso heráldico «toro de los Borja» era la transformada «vaca de Bearne» aportada al blasón de don Pedro por su esposa doña Garcenda, «hija de D. Pedro Vizconde de Bearne, y de Doña Teresa Sancha consortes, nieta de D. Ponze de Aymeric Conde de Tolosa V y de la Infanta Doña Sancha hija del Rey D. Ramiro».
* Se afirmaba que uno de los hijos de Pedro de Atarés, llamado Pedro Ximen Garcés de Borja o Ximen Pérez de Borja (los nombres varian mucho según la obra que los menciona), por la denominación del señorío de su padre o por haber nacido en esta villa, falleció en la Batalla de Muret en 1213. Luego sus dos hijos (nietos de Pedro de Atarés), ya con apellidos «de Borja», acompañaron al rey Jaime I en la conquista de Valencia (1231-1244) y recibieron por sus méritos las posesiones en Játiva y Gandía, donde se arraigaron respectivamente dos ramas de esta famosa familia que «alumbró a los papas Calixto III (Alfonso de Borja, 1378-1458) y Alejandro VI (Rodrigo de Borja, 1431-1503), así como a San Francisco de Borja (1510-1572, canonizado por Clemente XI en 1671) de la Compañía de Jesús...»
- Se considera que esta genealogía tan legendaria fue inventada por orden del papa Alejandro VI cuando él concertaba el matrimonio de Lucrecia con Alfonso D’Este, heredero del ducado de Ferrara.
- De acuerdo con otra sugerencia, la correlación genealógica entre Pedro de Atarés y los Borja fue elaborada en el siglo XVII con motivo de la unión matrimonial de las casas de Borja y Centelles, cuando Carlos de Borja, V duque de Gandia, se proponía casarse con Magdalena de Centelles, condesa de Oliva, «descendiente de la dinastia carolinga». Entonces los Borja necesitaban «una ascendencia de similar categoria» y por su encargo el secretario del duque de Villahermosa, Joan Baptista Roig de la Penya (c. 1590-1650), escribió la obra «Origen ilustre de los Borjas o Progenie clara y origen de la antiquísima y noble familia de Borja», también denominada «Los quatro libros de la historia genealógica de la excelentísima familia Borja» (datada del 4 de marzo de 1621). El ducado de Villahermosa fue emparentado con la familia Borja a través de Luisa de Borja, hermana de Francisco de Borja, IV duque de Gandia, por haber contraído el matrimonio con su primo Martín de Gurrea y Aragón, duque de Villahermosa y conde de Ribagorza.
Según los datos documentados:
1. Lo único comprobado es que varios nobles aragoneses con el apellido «de Borja» acompañaron al rey Jaime I de Aragón a la conquista de Valencia y tomaron parte importante en el sitio de Játiva.
2. Los enlaces genealógicos en la Casa de Borja a partir de los finales del siglo XIII, cuando se forman «las ramas de Játiva y de Gandía», están confirmadas.
(4) La misteriosa «celda de la torre medieval» del Monasterio de Veruela:
En el interior del ala norte del transepto de la iglesia se abre la puerta detrás de la cual se encuentra la escalera de caracol que permite el ascenso a la torre medieval. En su interior sorprende una angosta dependencia diminuta que se conoce como «celda de la torre medieval». Cuenta la leyenda que aquella «diminuta celda» fue hecha por petición de don Pedro de Atarés, fundador del Monasterio de Veruela, pues le gustaba subir a esta torre para contemplar cómo variaba la belleza del Moncayo en diferentes épocas del año y cómo se desarrollaban las obras de construcción de la abadía. Luego él se encerraba en aquel espacio para rezar o descansar en soledad.
Cuando don Pedro sintió que se aproximaba el final de su vida, «él que había podido ser Rey de Aragón eligió reposar humildemente en el suelo de la puerta de acceso de los monjes a la iglesia, recordando a los que por encima pasan que nadie es más que otros, por muchas riquezas o títulos que tenga». Después de numerosos expolios de la abadía durante los siglos pasados, sus restos fueron removidos y su sepulcro fue saqueado varias veces. Dicen que por eso su alma fantasmal atormentada anda por el monasterio.Y durante las noches aparece en la ventana geminada de la torre medieval, mirando hacia el Moncayo, la silueta espectral del noble caballero Pedro de Atarés «quien había visto la corona real a dos dedos de su frente»...
Según los datos documentados:
1. La cronología de la fundación del Monasterio de Veruela y del periodo inicial de su construcción todavía no está aclarada definitivamente. La mayoría de historiadores opinan que don Pedro de Atarés al haber fallecido en 1151-1152, «no vio su sueño realizado porque la primera fecha documental del comienzo de la construcción de la abadía es de 1155, con la donación del Castillo de Monfort por Ramón Berenguer IV. En 1168 se produce la primera consagración de la capilla construida en el brazo norte del crucero, y en los años posteriores se irán consagrando las demás..».
2. De acuerdo con el manuscrito de Mariano Blas Ubide, monje cillerero de Veruela, redactado a base del archivo abacial y concluído el 30 de abril de 1821, esta torre podía formar parte del «primitivo recinto provisional»:
«...a seis de diciembre del mismo año de 1141, día de San Nicolás obispo, se asentó la primera piedra, y en memoria de tan dichoso día se hizo una competente yglesia en veneración de este santo, y fue la primera que se edificó para celebrar y cantar las divinas alabanzas hasta hacer y perfeccionar la principal o yglesia mayor que oy día se ve en el monasterio.
Luego que don Pedro de Atarés vio concluida esta pequeña yglesia y algunas celditas, dio noticia al abad de Escala Dei y le suplicó embiara competente número de 4 monges para dar principio a las divinas alabanzas, y consiguió que viniera el mismo abad Bernardo con otros nueve religiosos... Y haviendo visto el abad Bernardo que la fábrica y havitación heran competentes, bendixo la yglesia, celebró misa, reservó a Nuestro Señor, nombró por primer abad a Raymundo y declaró por uno de los monasterios cistercienses a este de Beruela, a 28 de julio del año 1146, como lo manifiesta una inscripción que mandó poner en la puerta de la yglesia y oy se conserva en la del claustro, que dice de esta manera: Anno MCXLVI indictione XIII quarto Kalendas julii, ordinatum est hoc insigne monasterium Saneta María de Berola per manum domini Bernardi, abatis Scala Dei».
4. La función exacta de la celda de la torre medieval se desconoce: pudo ser un espacio destinado para el descanso de los guardianes que debían vigilar los alrededores de la abadía; un lugar de aislamiento para la meditación o para el castigo de los monjes.
Lo único cierto es que Pedro de Atarés se llevó sus cuatro secretos para siempre y fue enterrado en el Monasterio de Veruela...
Las páginas y las obras consultadas y citadas:
El Románico Digital: El Monasterio de Veruela (la historia y la descripción del conjunto)
El Cister Ibérico: El Monasterio de Veruela
www.derechoaragones.es/i18n/catalogo_imagenes/grupo.cmd?c...
María Dolores Quiroga: Filiación genealógica y curiosos pormenores de la Casa de Rada
Príncipe de Viana, ISSN 0032-8472, Año nº 16, Nº 61, 1955, págs. 411-460 (descarga en pdf)
Jerónimo Zurita: Anales de Aragón (lib. II)
books.google.es/books?id=cRpA_KedPm0C&printsec=frontc...
José Yanguas y Miranda: Historia compendiada del Reino de Navarra, Ed.1832, pp.94-95
Miguel Ángel Pallarés Jiménez: La carta de población de Tauste y la frontera navarro-aragonesa después de la muerte de Alfonso I el Batallador (descarga en pdf)
CARTULAIRE DU TEMPLE (del siglo XII)
El Monasterio de Veruela (el folleto oficial)
La leyenda de la fundación y la descripción del Monasterio de Veruela
- El papa Borgia - (leyenda de Julio César) - Aguilar
La cabecera de la iglesia monástica de Veruela con la torre medieval
Joan Iborra: Joan Baptista Roig i l’Origen ilustre de los Borjas
Publicaciones del Gobierno de Aragón: Historia del Monasterio de Veruela
La relación genealógica de Pedro de Atarés y la boda de Lucrecia Borja
archive.org/stream/MN5146ucmf_6/MN5146ucmf_6_djvu.txt
UN VIAJE A LAS FORTIFICACIONES MEDIEVALES DE TARAZONA Y EL MONCAYO