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EXCLUSIVE @ FaMESHedX - By DaD Virtual Living
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Il Padiglione dell’Austria riproduce il microclima di un bosco austriaco. Ai visitatori è proposta l’esplorazione di uno spazio che, in assenza di climatizzazione, sarà raffreddato dal naturale effetto rinfrescante della evapotraspirazione delle piante.
È il polmone verde di Expo. Un concentrato di natura, architettura (il progetto è dell'architetto paesaggista Klaus K. Loenhart) e tecnologia che genera oltre 62 chili di ossigeno fresco ogni ora, ovvero il fabbisogno medio di circa 1800 persone. Il tutto, unicamente grazie a fonti di energia rinnovabile. Per dire, non c'è neppure un impianto di aria condizionata (e ci mancherebbe). Eppure passeggiando nel bosco si percepisce un'atmosfera di totale freschezza: la temperatura è inferiore addirittura di 4-5 gradi rispetto a quella esterna. Merito del refrigerio naturale delle piante e delle microgocce sprigionate ovunque dai nebulizzatori: in questo modo l'aria pulita non solo si sente, ma si vede.
Non un padiglione nel senso comune, ma una fitta foresta naturale
In queste settimane, va di moda l'hashtag #andratuttobene , un arcobaleno che spesso viene disegnato dai bambini come un grande sorriso colorato.
Alle volte anche la Natura vuole trasmetterci un po' di ottimismo... ed ecco apparire un arco circum-zenitale, un sorriso del cielo formato da cristalli esagonali di ghiaccio che creano un arcobaleno in piena luce, senza pioggia.
#andratuttobene ? speriamo... :)
#arch #arco #circumzenitale #cyrrus #cirri #ghiaccio #nuvole #covid19 #hope #speranza #tutto #all #bene #cielo #sky #padova
"Comincia con la neve, la storia che parla di te.
Ho provato a farla cominciare in tanti altri modi.
L’ho fatta cominciare con il caldo, con la luce, in un altro paese – più selvatico, più sporco, più povero – in un altra stanza,, non in questa
. Ma ogni volta uno zoom mi riporta a quella casa…"
Julie Myerson
Le parc Borély est un des parcs de la ville de Marseille, situé dans le VIIIè arrondissement, à proximité des plages du Prado, et de la Corniche.
Le parc, qui s'étend sur 17 hectares, est constitué :
d'un vaste jardin anglais,
d'un jardin à la française,
d'une roseraie et
d'un jardin botanique : le jardin Édouard Marie Heckel (en) (du nom de son fondateur) qui se décline en plusieurs jardins à thème dont
un jardin traditionnel chinois offert par la ville de Shanghai,
un jardin japonais,
un jardin de simples,
plusieurs serres, etc.
Plusieurs sculptures ornent le parc, dont « l'Homme aux oiseaux » de Jean-Michel Folon.
Au cœur du parc, flanqué du jardin à la française, se trouve le château Borély, construit au XVIIIè siècle par une riche famille marseillaise et aujourd'hui classé monument historique. Fermé pour des raisons de sécurité depuis 2004, le château a été rénové et accueille depuis 2013 le musée des Arts Décoratifs et de la Mode.
L'hippodrome Marseille Borély, ouvert en 1860, longe le parc.
PLATANE À FEUILLES D'ÉRABLE :
Le platane commun ou platane à feuilles d'érable (Platanus ×hispanica) est une espèce hybride d'arbres de la famille des Platanaceae. C'est un hybride entre le platane d'Occident (Amérique du Nord) et le platane d'Orient (ouest de l'Asie, sud est de l'Europe), à fertilité très faible (seule une infime partie des graines peuvent germer), apparu au cours du XVIIIè siècle en Europe. Cette espèce est couramment utilisée comme arbre d'ornement et d'alignement le long des rues.
Existant en Europe, au Crétacé, le platane y disparaît à l'ère glaciaire. Le platane d'Occident (peu courant en Europe et d'origine américaine) et le platane d'Orient (planté par les Romains en Italie, vers l'an 390 av. J.-C.) évoluent différemment. Ils sont introduits et hybridés en Espagne (d'où le nom "Hispanica") et en Angleterre vers 1650, pour donner le platane commun ou platane à feuilles d'érable, le plus courant en France.
Sa durée de vie est estimée à un millier d'années maximum, bien que l'Arbre d'Hippocrate (Platanus orientalis, espèce parente du platane commun) aurait prétendument 2400 ans.
Sa taille maximale connue est de 55 m (le platane du château des Bruyères à Pont-Saint-Esprit, dans le Gard).
D'après :
In questi giorni abbondanti nevicate hanno imbiancato le nostre montagne. In particolar modo l'Appennino Tosco-Emiliano ha visto accumuli di neve consistenti e così una giornata di sole dopo l'intensa bufera ha fatto nascere questa giornata a caccia di treni in DD.
Per le cattive condizioni meteo un complesso di ALe642 bolognesi è rimasto bloccato più a monte, così la E632.037 letteralmente "vola" ad alta velocità per andarlo a recuperare.
Grizzana (BO)
27/02/2018
Foto Andrea De Berti
L’Oltrepò Pavese è un'area della provincia di Pavia con superficie pari a circa 1 097 km² ed una popolazione di 146 579 abitanti, che deve il suo nome alla peculiarità di trovarsi a sud del fiume Po, in pieno Appennino Settentrionale, territorio geograficamente e morfologicamente molto simile a quello appartenente all'Emilia. L'Oltrepò Pavese è letteralmente incuneato tra l'Emilia-Romagna, con la provincia di Piacenza a est ed il Piemonte, con il Tortonese in provincia di Alessandria a ovest. Da sottolineare inoltre che nella parte più meridionale, percorrendo per pochi chilometri l'Alessandrino o il Piacentino, si trova il confine con la Liguria, più precisamente con la provincia di Genova.
L'Oltrepò Pavese nacque ufficialmente nel 1164, quando l'Imperatore Federico I concesse alla città di Pavia il diritto di nominare i consoli nelle località che costituiscono, grosso modo, l'attuale provincia di Pavia.
Con i secoli subì vari passaggi di ingerenza, da Milano, agli Spagnoli, agli Austriaci, ai Savoia, all'impero Francese... fino a quando nel 1859, dopo l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, il territorio ritornò a Pavia, la cui Provincia ricalcava in gran parte l'antico Principato.
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In questo Still life ho usato la copertina del catalogo della mostra “Amore e Psiche” tenutasi a Roma nel 2012 nel Museo di Castel Sant'Angelo. In essa è raffigurata un'opera di Jacopo Zucchi:
“Psiche scopre Amore” (1589).
La favola di Amore e Psiche che circolava già da secoli nel mondo greco-romano sotto svariate forme artistiche fu organizzata in un testo raffinatissimo da Apuleio intorno al 158 d.C.
Apuleio era nato in Numidia (grosso modo l'attuale Algeria) a Madaura, città divenuta colonia romana nella fine del primo secolo, famosa per le sue scuole.
Nei suoi numerosi viaggi di educazione, il retore e filosofo aveva avuto modo di ascoltarla sia in forma orale, sia di osservarla in pitture e sculture. Il testo, che parla essenzialmente di iniziazione, all'epoca una delle forme di istruzione sapienziale, ebbe una fortuna straordinaria attraverso i secoli, giungendo fino a noi con un contenuto che ancora oggi è oggetto di disparate interpretazioni; quella che qui seguo riguarda l'insegnamento psicologico, un insegnamento che non contiene raccomandazioni di buon senso, bensì istruzioni di tipo misterico, come appunto era in voga all'epoca dello scrittore, lui stesso iniziato ai misteri di Iside.
La storia di Amore e Psiche è incastonata nel lungo racconto intitolato “Le Metamorfosi” in cui Apuleio narra le incredibili vicende di Lucio che, trovandosi in Tessaglia, terra di streghe e di magie, assume una pozione per poter diventare un gufo, ma la servetta che gliela spalma sul corpo, sbaglia e Lucio si ritrova trasformato in asino pur mantenendo facoltà umane, cioè in grado di capire e di sentire quello che avviene intorno a sé, ma non di parlare. Da qui una serie infinita di avventure tragicomiche alla fine delle quali si ritroverà sfinito e addormentato sulla riva del mare dove, in sogno, gli apparirà la dea Iside che lo istruirà su come poter ritornare ad assumere sembianze umane.
In questa storia di iniziazione al maschile, Apuleio, con un fine stratagemma, inserisce anche una storia di iniziazione al femminile che è appunto quella di Amore e Psiche. Lucio, infatti, in forma di asino bersagliato e torturato dai vari padroni mentre si trova in una stalla, ha modo di ascoltare un racconto consolatorio che una vecchia donna fa a una ragazza spaventata che è stata appena rapita dai briganti.
Il racconto inizia come la classica fiaba che tante volte abbiamo ascoltato da bambini, ma qui si tratta dell'archetipo della fiaba: è la prima volta che viene codificata in forma scritta e farà da modello per tutti i raccontatori di fiabe nei secoli a venire. Dobbiamo perciò ad Apuleio questo regalo meraviglioso che le nostre nonne e bisnonne hanno usato come canovaccio per inventare storie al fine di farci addormentare ma anche spaventare parlandoci di orchi e streghe crudeli dove però sempre il piccolo protagonista riesce a sconfiggere le forze del male.
Gli antefatti: Psiche, figlia di un re, è talmente bella da essere onorata con omaggi e preghiere come se fosse la stessa Venere. Ed è talmente bella, di una bellezza sovrumana, che nessuno osa chiedere la sua mano, mentre invece, le due sorelle, molto meno attraenti di lei sono già sposate. Il padre, preoccupato, consulta un oracolo che decreterà uno “sposalizio di morte”: la fanciulla dovrà essere abbandonata su una rupe e lì sarà raggiunta e portata a nozze da un mostro serpentiforme che volando nell'aria “ogni animale molesta e impiaga col ferro e col fuoco ogni creatura vivente”. Qui per il lettore è chiara l'allusione alla forza travolgente dell'amore, all'eros che scaglia le sue frecce e ferisce, ma il padre ovviamente prende alla lettera le parole dell'oracolo e disperato conduce la figlia sull'altissima rupe lasciandola sola ad affrontare il destino decretato da forze alle quali egli non può opporsi.
Nel frattempo Venere infuriata perché i suoi luoghi di culto sono deserti, dall'alto fa vedere la fanciulla a suo figlio Amore (o Cupido, o meglio ancora Eros) e raccontandogli delle gravi mancanze che sta subendo a causa di questa sfacciata mortale che osa rivaleggiare con lei in bellezza, gli ordina di scagliare una freccia affinché ella si innamori di un uomo di condizione infima “un uomo ridotto così in basso, che in tutta la terra non si trovi uno più disgraziato di lui”.
Intanto l'afflitta Psiche, ormai sola sulla rupe scoscesa, viene ad un tratto sollevata da un soffio leggero e carezzevole: è il dio del vento Zefiro che la trasporta in una valle bellissima in mezzo alla quale sorge un palazzo pieno d'oro e di stanze luminose dove, dopo essere entrata ella si aggira stupita ascoltando voci di ancelle invisibili che soddisfano ogni sua necessità. Quando scende la notte la fanciulla va a dormire; poco dopo, nel buio profondo uno “straniero” entra nel letto e giace con lei e prima che il sole sorga egli se ne va. Notte dopo notte si ripete la scena, lui le parla e le dice che non può svelarle la sua identità, pena gravi conseguenze. Psiche in un primo momento accetta questo stato di fatto, le ore notturne che passa con questo essere invisibile sono quanto di più bello e appagante avesse mai potuto sognare. Ma sentendosi sola nelle lunghe giornate che trascorre a palazzo, riesce a convincere lo sposo riluttante a dare il suo assenso a che le sorelle vengano a trovarla. Queste ultime, scoperto lo stato di opulenza in cui Psiche vive, la tempestano di domande e quando lei confessa che non ha mai visto il suo sposo le instillano il dubbio che sicuramente questi è l'essere mostruoso di cui aveva parlato l'oracolo e che la sua vita è in grave pericolo. Nel frattempo Amore non manca di avvertire Psiche sul rischio di quanto le sorelle vanno insinuando, ora che è in attesa di un figlio – le dice - potrebbe compromettere anche la vita che sta sbocciando nel suo ventre. Psiche felice di questa notizia e sempre più devota al suo sconosciuto amore promette che non svelerà mai il loro segreto, a patto però che riesca a vedere ancora le sorelle. Amore acconsente suo malgrado, e così, in una visita successiva, le perfide donne sempre più invidiose convincono Psiche a munirsi di una lama affilata e una lucerna in modo che, nottetempo, essa possa scoprire la vera identità del mostro che dorme con lei e ucciderlo.
Psiche, spaventata da quanto hanno ipotizzato le sorelle, nel cuore della notte agisce illuminando Amore che giace addormentato: ma, piena di stupore vede che è un giovane bellissimo e, scorgendo ai piedi del letto una faretra, si rende conto che si trova al cospetto del dio Amore in persona.
Pervasa di gioia e di ammirazione continua a guardare incantata il dio addormentato, poi sfila dalla faretra una freccia e provandone la punta con un dito si ferisce profondamente: “Così Psiche, ignara, spontaneamente cadde nell'amorosa rete di Amore”.
Continuando ad osservare il dio addormentato, sempre più desiderosa di baci e di carezze, Psiche, inavvertitamente fa vacillare la lucerna: una goccia d'olio cade sul corpo del giovane che si sveglia scoprendo che lei non ha tenuto fede alle tante raccomandazioni che le aveva rivolto. Amore, ferito, addolorato e arrabbiato, senza una parola fugge via. Psiche si aggrappa a una sua gamba e viene trascinata in alto sempre più in alto fino a che sfinita si lascerà andare precipitando in un prato.
A questo punto iniziano le peregrinazioni della fanciulla alla ricerca del suo amato.
Ma che cosa ci ha detto la favola fin qui?
Intanto ci sta parlando dell'amore. L'eros-drago dell'oracolo, l'espressione di quel sentimento che travolge, appaga, fa soffrire, trafigge con le sue frecce, facendoci a volte perdere la ragione, ma
che all'inizio provoca in chi lo vive uno stato di beatitudine indifferenziata. Questo amore si svolge nel pieno della notte, in totale estasi, non c'è bisogno di conoscere l'amato, è sufficiente vivere in quello che l'antropologo Bachofen, teorico del Matriarcato, chiamò lo “stadio palustre”, cioè uno stadio primitivo umano dove ancora non esiste coscienza, dove tutto avviene in modo naturale, ed è proprio quello che, all'inizio, Psiche vive, immersa nel buio notturno a contatto con il fascino magico del suo sposo invisibile che però le chiede di mantenere questo stato indefinitamente.
Nel racconto di Apuleio rientra, in questo divieto, anche la credenza antica che un dio non può essere visto, pena l'annientamento, come capiterà ad alcune mortali del mito che incautamente chiederanno, in particolare a Zeus di manifestarsi. O come succederà, per esempio ad Atteone che avendo imprudentemente osservato Artemide al bagno sarà sbranato dai suoi cervi.
Qui il divieto assume un'altra sfumatura: “Restiamo così in uno stato indifferenziato, non abbiamo bisogno d'altro...”, è la richiesta che, in questo caso, il maschile fa al femminile, come se una volta tornati alla realtà del visibile si potesse perdere tutto ciò che l'estasi notturna regala. Ma non a caso, in questa favola che assume a questo punto un ulteriore sfumatura di significato, abbiamo a che fare con Psiche, l'anima e più in generale la mente. La mente umana ha bisogna di conoscere e di riconoscere, questo è uno dei tratti che ci distingue dagli animali che, loro sì, vivono in uno stadio lacustre perenne, senza tempo, paghi della loro natura istintiva e delle facoltà per sopravvivere, gli animali non hanno calendari, non hanno storia, vivono in un eterno presente.
Qui Psiche, sebbene sollecitata dalle sorelle invidiose, ha il coraggio di fare la prima trasgressione: disobbedendo al desiderio dello sposo, dà l'avvio alla faticosa ricerca della “verità”. Chi sei tu? Chi sono io? Perché siamo qui? Dove andremo? Che sarà di noi?
Ed ecco che il gesto di sollevare la lucerna diventa simbolico, da qui in poi, come vedremo, le straordinarie prove che dovrà affrontare la fanciulla saranno faticosi, pericolosi, incerti passi verso la consapevolezza, o per meglio dire, la coscienza.
La mode, l'art de paraître au 18e siècle.
1782 par Élisabeth Louise Vigée Le Brun (1755-1842). - Détail.
(Exposition Musée d'Arts de Nantes)
Tangara
Tupí name Tangara dancer, for the tanagers and other bright finch-like birds.
cyanicollis
L. cyaneus dark-blue; Mod. L. collis -necked (> L. collum neck).
Anthracothorax
Gr. anthrax coal (i.e. black); thorax chest.
nigricollis
nigricollis L. niger black; Mod. L. -collis -necked ( L. collum neck).
En mode l'Exorciste😜😱
La chouette chevêche possède 14 vertèbres cervicales , cela lui permet d'effectuer une rotation de sa tête à 180°, voire plus.
Verso la fine degli anni Ottanta mi iscrissi alla facoltà di Magistero a Roma. Frequentai alcune lezioni tra cui un corso monografico, biennale, di Letteratura Italiana avente come tema la figura di Ulisse nella letteratura dall’antichità fino al Novecento.
L'uomo emerso potentemente dai due poemi omerici che avevano fondato la storia del nostro Occidente era stato variamente interpretato dagli scrittori delle differenti epoche, connotate ognuna da una sensibilità e ricettività diverse, sempre però lasciando all'eroe greco il ruolo di protagonista.
Il corso abbracciava più di venticinque secoli e fu l'occasione per rimettere in ordine la cronologia confusa degli eventi storici con cui ero uscita dalle scuole superiori e soprattutto aprì un mondo di ricerche e di studi appassionanti sulla mitologia classica e sulla storia antica che da allora non ho mai abbandonato. Nelle storie antiche un linguaggio del tutto inedito parlava alla parte sconosciuta di me che aveva necessità di esprimersi, avevo trovato un canale attraverso cui dare nome a sentimenti, sensazioni, paure. Mi ero da poco separata affrontando non poche turbolenze, ma alla fine ero riuscita a capire di aver bisogno di un supporto terapeutico che mi aiutasse a decifrare i motivi dei tanti errori compiuti senza averne consapevolezza; così mi addentrai in un territorio avventuroso, quello dei sogni, senza minimamente sospettare dove mi avrebbe portata. Sollecitata dal terapeuta ogni mattino, al risveglio, trascrivevo i sogni e mi stupivo di quanto durante il sonno fossi capace di compiere veri e propri viaggi nel tempo e nello spazio; spesso volavo usando solo la forza delle braccia e delle gambe sorvolando città, picchi nevosi, praterie immense, provando un grande senso di libertà, di forza, di leggerezza. Navigazioni aeree, lunghi percorsi a piedi, o in mare, alla ricerca di luoghi sconosciuti di cui avevo percezione ma che non riuscivo a distinguere, un po’ come era accaduto a Cristoforo Colombo munito di carte nautiche imprecise, ma che seguendo la sua intuizione per cercare le favolose Indie, aveva poi trovato un mondo nuovo.
Altrettante avventure durante le lezioni al Magistero che si tenevano nel pomeriggio e di sabato mattina; eravamo quasi tutti studenti lavoratori perciò ci eravamo organizzati, a turno, per registrarle e, come si diceva allora, per sbobinarle, così da avere a disposizione lo scritto di quello che la straordinaria professoressa siciliana ci andava raccontando. Fu un lavoro di gruppo molto impegnativo, ma avevamo capito che non potevamo lasciare disperdere il patrimonio di sapere che la professoressa, Maria Teresa Acquaro Graziosi, ci trasmetteva con passione e rigore. Furono due anni entusiasmanti, durante i quali riuscii a seguire anche le lezioni di Storia dell’Umanesimo sempre tenute dalla stessa docente. Fu così che venni completamente affascinata dal risveglio culturale avvenuto in Italia tra la seconda metà del Trecento e il Quattrocento. La professoressa ci parlava di come già Dante avesse avuto l’intuizione dell’importanza del mondo antico, pur restando fedele al Cristianesimo, ma con Petrarca e Boccaccio, complici anche le mutate condizioni economiche e sociali, si fosse iniziato a pensare che bisognava studiare più a fondo le opere degli antichi conservate nei monasteri; sebbene fossero state salvate dalle devastazioni barbariche a partire dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, si era persa però la conoscenza del greco e molti manoscritti redatti in quella lingua, alla fine del Trecento, erano completamente illeggibili. La professoressa ci parlava di come Petrarca e Boccaccio avessero avvertito l’urgenza di penetrare nei segreti del greco, e di come anche per la letteratura latina bisognasse superare l'interpretazione allegorica che finora se ne era data per farla aderire ai canoni del Cristianesimo, era tempo di intraprendere una lettura più aderente allo spirito dei tempi in cui erano state redatte quelle opere. Un salto notevole di intelligenza interpretativa certamente legato ai tempi nuovi, quelli dei mercanti e dei commerci che, da Marco Polo, avevano inaugurato un nuovo modo di pensare e di vivere, gli scambi con altre popolazioni, il cercare di comprendere usi e costumi altrui avevano fatto maturare i tempi per il cambiamento. Forti di questa nuova consapevolezza Petrarca e Boccaccio stabilirono una sorta di sodalizio intellettuale scambiandosi informazioni e consigli per riuscire a realizzare la loro comune necessità di conoscere e di rinnovarsi attraverso la lettura e lo studio dei classici. Lo stesso Boccaccio, venuto a conoscenza di un monaco in Calabria che conosceva il greco, si recò di persona in quella regione per convincerlo a trasferirsi in Toscana con la promessa di ospitarlo in casa propria e di fargli avere un incarico di insegnamento. Lo convinse, e Leonzio Pilato, così si chiamava l'erudito, selvatico all’aspetto e di modi sgradevoli, seguì Boccaccio e si accinse alla traduzione dal greco in latino dell'Iliade e dell'Odissea. Così lo descrisse Boccaccio:
“Nell'aspetto è uomo rozzo, ha la faccia nera, la barba prolissa, la chioma nera occupata sempre in continui pensieri, di costumi rozzo, né molto civile huomo, ma si come l'isperienza ha dimostrato, dottissimo di lettere Greche e come un'arca pieno d'historie e favole greche, benché della latina non sia molto instrutto”.
Certo non deve essere stata facile la convivenza, ma tanto era il desiderio di decifrare il greco che Boccaccio si adattò di buon grado a convivere con l'ospite così somigliante a un barbone.
Questo primo lavoro di decifrazione dei due poemi greci avviò la ri-scoperta del mondo antico; dopo secoli di oblio veniva fuori come da uno scavo nel tempo un altro modo di vivere, non più penitenza e attesa di una vita oltremondana come era stato per tutto l'alto medioevo, ma le passioni dell’uomo inserito nel mondo reale con tutte le complicazioni, gli errori, le speranze, le delusioni. Immagino la sorpresa e la meraviglia nel leggere il pianto di Ulisse alla corte dei Feaci, le sue avventure amorose con maghe e ninfe, i sentimenti di nostalgia, i naufragi, la perdita dei compagni, il ritorno a Itaca; dopo l'esclusiva lettura dei Vangeli, testi biblici e religiosi, o al più la Commedia di Dante, si comprende come Boccaccio fosse ansioso di sentire dalla bocca di Leonzio Pilato “l'arca piena d'historie e favole greche”.
Pian piano questo fermento di riscoperta dell’antico, partendo da Firenze, si propagò tra le corti di Milano, Napoli, Urbino, Mantova, Ferrara, Venezia dove operavano i cosiddetti umanisti laici e di Roma dove, alla corte del papato, operavano gli umanisti chierici. Fu un periodo di passaggio attraversato da molte contraddizioni e conflitti, bisognava conciliare il credo della dottrina cristiana con queste nuove acquisizioni, la riscoperta dell’uomo in quanto tale, con tutti i suoi difetti, i pregi; il desiderio di emanciparsi e di godere della vita terrena poteva essere pericolosamente vicino all'eresia ed infatti molti artisti, come Sandro Botticelli, soggiogato e impaurito dalle prediche del Savonarola abbandonò per sempre le meravigliose pitture “pagane” che aveva prodotto con tanta maestria ed entusiasmo per ritornare a quelle religiose.
Pur mantenendosi per lo più vicini allo spirito del Cristianesimo, gli Umanisti cominciarono a rivisitare gli uomini antichi in termini più concreti: andiamo a vedere come vivevano, cerchiamo di imparare da loro, andiamo a sentire cosa hanno da dirci ancora oggi. E in effetti trovarono tesori di umanità: Odissea, Iliade, i tragici greci, i filosofi, soprattutto Platone, e di seguito i pensatori e poeti romani, Cicerone, Seneca, Virgilio, Plinio il Vecchio che davanti alla catastrofe dell’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, scienziato ante-litteram, presa una nave si reca sul luogo per esaminare dal vero ciò che sta succedendo per farne un resoconto veritiero.
Bisognava riflettere su quei testi e su quelle memorie, bisognava ricominciare a pensare a quegli uomini come nostri progenitori, come antenati dai quali si poteva apprendere un nuovo stile di vita che fosse più vicino alle esigenze reali della gente. Come avevano vissuto, lavorato, edificato? In Roma si ergevano monumenti incredibili come il Colosseo, il Pantheon, ponti, migliaia di chilometri di acquedotti parlavano silenziosamente della grande abilità e intelligenza costruttiva dei Romani, era necessario studiare quelle opere talmente perfette nell'esecuzione da superare i millenni.
A tal punto era arrivata la spasmodica ricerca nei monasteri di tutta Europa che, raccontò un giorno la professoressa Acquaro Graziosi, uno di essi tornando con una nave carica di codici, quando la nave affondò con il suo prezioso carico, per il dispiacere diventò canuto in una sola notte.
Anche Leonzio Pilato, tornando da Costantinopoli e diretto a Venezia, nel 1365 morì sulla nave colpita da un fulmine, e con essa andarono a fondo il bottino di libri che riportava con sé.
All’inizio del Quattrocento si può far risalire una più ampia volontà di recuperare ciò che ancora giaceva nei luoghi di cultura, rappresentati da biblioteche e monasteri sparsi in tutta Europa.
A Firenze grande fu l’importanza del nonno di Lorenzo il Magnifico, Cosimo il Vecchio de’ Medici, ricchissimo banchiere, che attivamente finanziò i circoli intellettuali.
L’entusiasmo per le opere antiche diventa piena applicazione nel Cinquecento, il Rinascimento, quando pittori e scultori come Michelangelo si calano nelle “grotte” come quelle della Domus Aurea per studiare dipinti e sculture, o come il “divino” Raffaello che viene incaricato dal Papa di fare una mappa dei reperti archeologici in Roma diventando, giovanissimo, “Sovrintendente alle antichità romane”.
Tutto questo fervore ad opera dei pochi che erano in grado di capire l’importanza del patrimonio lasciatoci dagli antichi, di secolo in secolo sarà sempre più organizzato, tanto da generare, soprattutto dopo l’unità d’Italia, la creazione di magnifici musei che in parte deriveranno dalle collezioni private di principi, papi e cardinali, in parte dagli scavi sempre più a carattere scientifico e metodologico, volti a ricostruire, attraverso i reperti, la storia antica che ci era arrivata con così tante lacune. È grazie all’entusiasmo e allo strenuo lavoro di quei pionieri che l’Italia è diventata una grande macchina del tempo dove entrare per conoscere ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che potremmo diventare. Roma, a sua volta, è una formidabile macchina del tempo, vi si trovano, senza soluzioni di continuità, testimonianze di tutti i periodi storici a cominciare dai resti di capanne preistoriche sul Palatino. Ho ascoltato una volta un anziano professore inglese su un autobus, l'85, che si rivolgeva a un giovane in piedi accanto a lui: “Il sogno di ogni storico è quello di abitare a Roma”. Stavamo transitando davanti alla “maestà” del Colosseo, come canta Antonello Venditti in unsuo brano.
Nell’Umanesimo maturo, molte acquisizioni tecniche e scientifiche vennero recuperate dal mondo antico, copiate e realizzate, una fra tante la prospettiva che modificò il modo di dipingere, dando più verisimiglianza alle scene, e fornendo ai cartografi la possibilità di realizzare mappe sempre più precise. Inoltre, vari pittori iniziarono a dipingere autoritratti, nascondendosi tra la folla di un corteo o di una scena religiosa, primi esiti del grande lavoro di consapevolezza compiuto nel voler rimettere l'uomo al centro del dibattito culturale e sociale. Alcuni di questi selfie d'epoca sono stati decifrati solo nel Novecento da accorti studiosi d'arte, come nel caso dell'autoritratto del Mantegna nella Camera degli Sposi a Mantova, dissimulato, ironicamente, tra i fregi decorativi che completano e dividono le varie scene affrescate. Il pittore sembra così scrutare ciò che avviene nel talamo nuziale. Chissà se gli occupanti della camera, intenti nei loro commerci amorosi, si siano mai accorti di quello sguardo indagatore e un po' accigliato!
Nella Firenze della seconda metà del Quattrocento un pittore, Sandro Botticelli, alla corte dei Medici, dove operavano personaggi come Marsilio Ficino, filosofo del neoplatonismo, Agnolo Poliziano, insigne filologo, perfetto conoscitore del greco e del latino, Pico della Mirandola, dalla prodigiosa memoria e altri avevano creato un cenacolo di altissimo livello finanziati dal politico, nonché banchiere, Lorenzo de’ Medici al quale dobbiamo l’immortale “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia / chi vuol esser lieto sia del doman non v’è certezza” vero e proprio manifesto dell’Umanesimo, componimento che in brevi righe riassume tutto l’entusiasmo, le scoperte, il mondo interiore che gli uomini del Quattrocento avevano non solo riscoperto, ma messo in pratica con un potente cambio di mentalità. È una vera e propria bomba che dall’Italia si propagherà nell’Europa intera, niente sarà più come prima. È iniziato il Rinascimento, la rinascita del mondo antico.
In questo contesto fervido di idee, studi, progetti Agnolo Poliziano che aveva letto, a lungo meditato e perfino imitato nelle sue “Stanze per la Giostra” le Metamorfosi di Ovidio fornisce a Sandro Botticelli le descrizioni dettagliate che serviranno per dipingere i due quadri più belli del mondo: la Venere che esce dalle acque e la Primavera.
Ovidio dona agli uomini del Quattrocento un' “arca piena di favole e di historie”, i canoni della bellezza, uno sguardo nuovo sulla natura, la consapevolezza del mondo in continua trasformazione, l'incanto e il mistero della femminilità.
“Io sono un poeta, un grande poeta!”, aveva gridato più e più volte, in una notte d'agosto, una voce stentorea presso le rovine dei Mercati di Traiano. Era la voce di Ovidio.
Con piena coscienza del proprio valore Ovidio conclude con mirabili versi le Metamorfosi:
“... Ma con la parte migliore di me io volerò in eterno più in alto delle stelle, e il nome mio rimarrà, indelebile. E ovunque si estende, sulle terre domate, la potenza romana, le labbra del popolo mi leggeranno, e per tutti i secoli, grazie alla fama, se qualcosa di vero c’è nelle predizioni dei poeti, io vivrò.”
Gli uomini del Quattrocento, come Botticelli, raccolsero il suo messaggio e furono in grado, anche grazie alla sua voce che parlava da un tempo remoto, di produrre opere indimenticabili.
Mi piace pensare che il manichino seduto sui libri antichi, lungi dall'essere un uomo meccanico, sia in qualche modo l'emblema di tutti quegli uomini coraggiosi che furono in grado, grazie alle loro opere, di risvegliarci dal sonno medievale durato un millennio.
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L'Arte della sopravvivenza
Una breve vacanza nel Parco Nazionale del Gran Paradiso mi ha portato faccia a faccia con un campione nell'arte della sopravvivenza, il Camoscio (Rupicapra rupicapra). Osservare questi magnifici animali nel loro ambiente, da l'idea di come l'evoluzione abbia lavorato sulla specie perfezionandola e rendendola parte integrante delle montagne.
Ma qual'è il segreto del Camoscio?
Analizziamo come prima cosa gli zoccoli, sono composti nella parte anteriore da due strutture triangolari dai bordi taglienti chiamate "pinzette" che favoriscono l'aderenza a substrati duri come la roccia e il ghiaccio. Mentre nella parte posteriore troviamo la solea, morbida ed elastica che facilita la presa su superfici lisce. Inoltre fra le due dita è presente un lembo di pelle (plica cutanea) che quando è teso aumenta la superficie d'appoggio della zampa, in questo modo l'animale distribuisce il proprio peso su una superficie maggiore evitando di sprofondare su terreni innevati.
Il cambio del pelo in Autunno è un'altra caratteristica importante per la sopravvivenza della specie, infatti il manto invernale è più spesso e scuro e migliora così sia il potere isolante che l'assorbimento delle radiazioni solari.
Infine, il proprio apparato digerente specializzato da ruminante gli consente di cambiare la dieta in inverno permettendogli un'efficiente digestione di specie coriacee come i licheni frondosi che colonizzano alcuni alberi (es: il Larice).
Le Nieuwe Instituut, situé à Rotterdam , en Hollande-Méridionale , est un musée d' architecture , de design et de culture numérique , ainsi qu'une plateforme pour les industries créatives. Il organise des expositions et des débats autour de diverses disciplines du design, notamment le graphisme, le design produit, les jeux, la mode, l'architecture (d'intérieur), l'urbanisme et l'architecture paysagère.
Le Nouvel Institut est situé dans le Museumpark . Le bâtiment, conçu par Jo Coenen , a été achevé en 1993. Le bâtiment comprend une entrée, au-dessus de laquelle se trouvent des bureaux et des espaces d'étude, côté Museumpark une librairie, des services de restauration, une librairie et un espace de conférence, une aile d'exposition avec un espace pour les objets spéciaux au sous-sol (« La Salle du Trésor »), ainsi que plusieurs étages reliés par une rampe et un bâtiment d'archives incurvé sur la Rochussenstraat. Une sculpture monumentale du sculpteur néerlandais Auke de Vries a été placée dans l'étang, à côté de l'entrée. En 2012, une rénovation a eu lieu et le design original a été adapté.
The New Institute, located in Rotterdam, South Holland, is a museum of architecture, design, and digital culture, as well as a platform for the creative industries. It organizes exhibitions and discussions around various design disciplines, including graphic design, product design, games, fashion, (interior) architecture, urban planning, and landscape architecture.
The New Institute is located in the Museumpark. The building, designed by Jo Coenen, was completed in 1993. The building comprises an entrance, above which are offices and study areas; on the Museumpark side, a bookstore, catering services, a library, and a conference space; an exhibition wing with a space for special objects in the basement ('The Treasure Room'); several floors connected by a ramp; and a curved archive building on Rochussenstraat. A monumental sculpture by Dutch sculptor Auke de Vries was placed in the pond next to the entrance. In 2012, a renovation took place and the original design was adapted.
Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni ( Milão , 7 de março 1785 - Milão , 22 de maio 1873 ) foi um escritor , poeta e dramaturgo italiano . É considerado um dos maiores romancistas italianos de todos os tempos, principalmente por seu famoso romance Os noivos , a pedra fundamental da literatura italiana [2] . Ele era um senador do Reino da Itália .
Alessandro Manzoni, (born March 7, 1785, Milan—died May 22, 1873, Milan), Italian poet and novelist whose novel I promessi sposi (The Betrothed, 1952) had immense patriotic appeal for Italians of the nationalistic Risorgimento period and is generally ranked among the masterpieces of world literature.
Uno dei maggiori autori della letteratura italiana, Alessandro Manzoni è anche l’esponente più importante del romanticismo italiano. Autore di molte opere, Manzoni vive il rapporto con il suo tempo interpretandone gli ideali e l’impegno morale, sempre teso alla ricerca di una lingua “viva”. Il problema si affaccia prepotentemente all’attenzione poetica dell’autore durante la stesura dei Promessi Sposi e lo porterà a numerosi scritti sull’argomento che avrebbero dovuto confluire in un testo che però non vedrà mai la luce. Un apporto fondamentale alla letteratura italiana - e non solo - Manzoni lo fornisce con la stesura del suo romanzo storico I Promessi Sposi iniziato nel 1821 e pubblicato in dispense nella sua forma definitiva, dopo una travagliata vicenda redazionale, tra il 1840 e il 1842. La scelta del genere fu molto coraggiosa, non godendo in Italia di ampia fortuna, a differenza di altri Paesi. Con I Promessi Sposi Manzoni rivoluzionò l’intera concezione del genere. Parlando dell’opera del Manzoni, però, intendiamo un particolare romanzo che è quello storico; la certezza dell’intento storico dell’autore ci viene da diverse indicazioni, ma quella fondamentale è il sottotitolo stesso dei Promessi Sposi. Storia milanese del secolo XVII. In questo modo l’eterna riflessione manzoniana circa il rapporto tra fedeltà storica ed invenzione diviene il principale nodo da sciogliere. La componente realistica del testo è dominante, ma la grande novità consiste nel continuo alternarsi di racconto e riflessione, al punto da giustificare tanto la definizione di romanzo dei fatti, quanto quella di romanzo delle idee. Il genere del romanzo non è però l’unico con il quale si confronta Alessandro Manzoni: egli infatti scrive anche liriche di stampo neoclassico in età giovanile e Inni sacri. Questi ultimi costituiscono una vera svolta nella poesia manzoniana: il fondamentale evento della conversione infatti non investe solo la vita privata, ma è anche alla base di un profondo ripensamento dell’attività letteraria.
“L'Amore non è una passione. L'Amore non è una emozione. L'amore è una comprensione profonda del fatto che in qualche modo l'altro ti completa. Qualcuno ti rende un cerchio perfetto; la presenza dell'altro rinforza la tua presenza.” ( cit. OSHO)
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I GRUCCIONI. Come le rondini ed altri uccelli migratori, vengono dalle lontane terre africane per giungere nel nostro continente a compiere la loro missione: cioè quella di riprodursi. Arrivano nel mese di maggio e dopo aver svezzato la prole, ripartono tra la fine di agosto e l'inizio di settembre. Appena arrivati si riuniscono in colonie e cercano un posto adatto per nidificare, sempre in luoghi soleggiati e con scarsa vegetazione; di solito si tratta di pareti di arenaria o pareti di cave abbandonate e a volte anche sul suolo, preferibilmente scosceso.
IL LORO NIDO. Una volta formatesi le coppie inizia la costruzione del nido, che è caratterizzato da un lungo cunicolo (che può superare anche i due metri) scavato nel terreno con il becco e le zampe, che termina con una camera più larga che permette all'uccello adulto di potersi girare e dove poi verranno deposte e incubate le uova.
COSA AMANO. Amano posarsi sui rami rinsecchiti degli alberi o su quelli con poco fogliame, in modo che possano controllare tutto quello che succede intorno a loro e sorvegliare i nidi da eventuali predatori.
DI COSA SI NUTRONO. Questi uccelli si cibano essenzialmente di insetti volanti che inseguono e catturano in volo, anche con mille acrobazie. E' uno spettacolo meraviglioso osservarli mentre si gettano velocissimi dietro le prede, che per quanto provino a scappare difficilmente sfuggono alla loro presa. Le prede sono in prevalenza vespe e api, da cui deriva anche il nome, ma anche bombi, calabroni, cicale, farfalle, libellule, mosche e altri. Gli insetti velenosi prima di ingoiarli o prima di essere portati ai piccoli, vengono sbattuti ripetutamente con il becco sopra un ramo per ucciderli.
I PICCOLI DI GRUCCIONE. I gruccioni depongono di norma dalle quattro alle otto uova di colore bianco che vengono covate per circa venti giorni sia dal maschio che dalla femmina. Dopo la schiusa inizia un "via vai" continuo di entrambi i genitori per trasportare gli insetti e imboccare la prole. I piccoli vengono alimentati nel nido per circa un mese e mano a mano che crescono vanno a ricevere il cibo all'ingresso del cunicolo: in questo modo l'uccellino più attivo verrà alimentato maggiormente e volerà via per primo, e così in pochi giorni, uno alla volta anche gli altri. Terminato lo svezzamento voleranno tutti insieme nei nostri cieli ancora per un altro mese, mangiando il più possibile prima di intraprendere il lungo viaggio di ritorno
Le Grand Casino de Vichy, aujourd’hui appelé Palais des Congrès-Opéra, est le bâtiment emblématique de la cité thermale. Il voit le jour à la suite de la venue de Napoléon III, alors Empereur des Français, selon les plans de l’architecte Charles Badger. Construit à partir de décembre 1863 dans le style « Beaux-Arts », il est inauguré le 2 juillet 1865.
Situé en plein cœur du parc des Sources, le Casino de Vichy est un des symboles de la ville. Agrandi avec la construction de l’Opéra, en 1901, il est facilement repérable. Sa façade principale, ouverte sur le parc, est ornée de quatre cariatides représentant les quatre saisons. Lors de son premier séjour dans la cité thermale, en1861, Napoléon III, Empereur des Français déplore l’absence de casino. « Il y a, à l’emplacement de l’actuel hall des Sources, un établissement de bains construit en 1831. Et c’est à l’étage de celui-ci, appelé la Rotonde de l’établissement thermal, que sont donnés quelques concerts et spectacles. » énonce Fabien Noble, directeur du musée de l’Opéra de Vichy. C’est ici qu’un grand gala est organisé en l’honneur de Napoléon III. « Il y avait une petite scène qui ne permettait pas une production artistique très poussée. » Et cela ne correspond pas au niveau de prestation que l’Empereur souhaite pour Vichy. Il veut en faire la première station thermale européenne et ordonne, par décret, de grands travaux d’urbanisme. « On perce des routes thermales qui favorisent l’arrivée dans le centre-ville, on construit la gare, l’église Saint-Louis, les parcs d’Allier et le Casino. »
L’édification de ce dernier est prise en charge par la Compagnie fermière de Vichy. C’est Charles Badger, architecte parisien, qui va en exécuter les plans. Les travaux commencent en décembre 1863. Le Casino est inauguré le 2 juillet 1865. « Il est le pendant des établissements de bains situés de l’autre côté du parc des Sources et répond au besoin de divertissement sur la deuxième grande moitié du XIXeme et la première du XXeme siècle. » À partir de cette date, on va dissocier la fonction de soin de la fonction de divertissement. « Il n’est pas le premier casino construit dans une ville thermale mais il est le premier à inclure une salle de théâtre. Il dispose également de plusieurs salons de jeux, d’un salon de lecture réservé aux messieurs, d’un salon de conversation destiné aux dames et d’une vaste salle des fêtes. La salle de théâtre est relativement moderne avec une scène de taille modeste mais qui offre de vastes possibilités artistiques et peut accueillir environ 1.000 spectateurs. Cela permet de recevoir de grands artistes et aussi de produire beaucoup de musique, d’opéra, de théâtre et des ballets. Vichy est la Reine des villes d’eaux et la capitale d’été de la musique. » Mais le théâtre va rapidement montrer son insuffisance face à l’essor de la cité thermale qui accueille toujours plus de curistes sur la fin du XIXème siècle.
C’est pourquoi la construction de l’opéra est lancée. La salle de théâtre de 1865 et les différents espaces du bâtiment voient leurs fonctions redistribuées. La salle de spectacle est transformée en salle de jeux au prix de travaux assez importants. « Le toit de l’ancien théâtre est rehaussé derrière un fronton. Et à partir de 1901, on l’appelle le Grand Casino de Vichy. » Et pour cause. Ici, c’est le temple des jeux. Mais pas encore d’argent : Les petits chevaux et le billard sont très prisés. A partir de 1907, l’argent fait son apparition avec le baccara ou la roulette.
À la fin du XIXème siècle, c’est presque 2.000 personnes qui viennent chaque jour. « On en était même à réduire la durée des abonnements qui étaient initialement de trois semaines, correspondant au 21 jours de cure, pour permettre au plus grand nombre de venir se divertir. » Face à cette affluence toujours plus forte, on va sans cesse pousser les murs pour agrandir les lieux. « La ville fonctionnait seulement l’été, de mai à septembre. Mais dans les plus grandes années, c’était presque 200.000 curistes et touristes en cinq mois. C’était incroyable. Surtout que beaucoup venaient de l’étranger et des colonies. » Une extension est réalisée sur la partie ouest. Elle abritera un restaurant dans l’entre-deux-guerres. En 1911, la façade devant la salle Berlioz est avancée afin d’ouvrir un nouvel espace destiné au baccara.
Et puis vient le déclin.« La fin des colonies dans les années soixante et l’arrivée des congés payés ont fait que Vichy, qui n’est pas en bord de mer, est un peu passée de mode. L’orchestre d’une centaine de musiciens va progressivement voir son effectif diminuer jusqu’à disparaitre en raison de son coût élevé. » La ville rachète le bâtiment et devient propriétaire des lieux le 14 juin 1988. Après une vaste campagne de travaux, elle y installe le Palais des Congrès en 1995.
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..il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare. Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo...
Genesi, 2
Alphonse Kahn et Théophile Bader, deux cousins juifs alsaciens , entreprennent en 1895 de s'installer à l'angle de la rue de la Chaussée d'Antin pour y ouvrir le premier magasin des Galeries Lafayette qui initialement fut une mercerie qui créait et vendait des articles et vêtement de mode . L'affaire fonctionne plutôt bien puisque un an plus tard , tous deux achètent la totalité de l'immeuble de la rue Lafayette . En 1905 les acquisitions s'étendent aux numéros 38, 40 et 42 du boulevard Hausmann ainsi qu'au 15 de la rue de la Chaussée d'Antin . Les architectes Georges Chedanne et Ferdinand Chanut se succéderont à l'aménagement de ces nouveaux espaces de vente jusqu'en octobre 1912 , date qui marque l'inauguration du grand magasin. Ce dernier justement, se distingue par son ampleur : il rassemble 96 rayons, un salon de thé , une bibliothèque ainsi qu'un salon de coiffure , le tout réparti sur cinq étages . Les Galeries Lafayettes créerent leur propre marque de vêtements " Eversmart " . Au centre de l'édifice , une immense coupole de 33 mètres de haut imprégnée de style " art nouveau " et byzantin règne sur les balustres des étages inférieurs décorés de feuillages et dont on doit la réalisation à Louis Majorelle à qui l'on doit également la rampe de l'escalier monumental aujourd'hui disparu . Par ailleurs, les 47.800 m2 de surface bénéficient d'une grande luminosité grâce au nombre important de vitraux reliés les uns aux autres par une armature métallique ornée de motifs floraux .
Vere protagoniste assolute della Pontebbana per decenni, le E652 stanno lasciando lentamente spazio alle locomotive più moderne.
L'unità 144 in livrea xmpr traina presso Tricesimo un convoglio di veicoli tramoggia (con un intruso in coda). Di sfondo le immancabili nuvole sulla Carnia.
Tricesimo-S.Pelagio (UD)
04/06/2019
"La persona che nasconde e quella a cui viene nascosto, in una parte profonda di loro stesse, sanno tutte e due di sapere. Anche se la differenza sta solo tra il dire e il non dire, a causa del fatto di aver tracciato una linea, man mano che aumenta il peso del tempo, può anche crearsi una grande lacerazione. Ma può anche accadere che, per il fatto di non aver detto, si possano evitare delle irreparabili ferite. A seconda del carattere dei personaggi coinvolti, quale sia la soluzione migliore può variare, ma ad ogni modo, l'unica cosa che mi sembra sicura è che il corpo e la mente delle persone ricevono e trasmettono molte più informazioni di quanto le persone stesse non pensino. Questa colorazione misteriosa a volte mi spaventa, perché mi dà la sensazione di essere completamente esposta, a volte mi conforta e mi stringe il cuore.
Banana Yoshimoto
...che semplicemente con parole Belfaniane ...due esseri complicati si incontrano e provano a capirsi...nelle fasi trascorse tutto a loro sembra più chiaro se non il finale...tutto rimane sospeso in una scala di colori a schiarire... ombre di carattere in evoluzione....si spera in un lieto fine...;-)
The Artist Shed is participating in the third TR Event hunt of the year. The Bunny Hop Hunt runs from March 22 (noon SLT) to March 31 (noon SLT) and you are looking for Bunny Eggs (each store has its own unique Bunny Egg).
Participants have hidden 2-10 prizes each all over the Slytherin region in hopes you'll have a tough time locating them. Prizes are L$25 or less and hunt keys are provided at the landing point so you can form a plan of attack. The eggs can be large or small, high or low, inside & outside of objects! No hints!
I have made a couple of décor items with a Spring theme.
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Visit Bunny Hop: maps.secondlife.com/secondlife/Slytherin/125/122/22
Preview of my gifts: maps.secondlife.com/secondlife/BuenaVista/43/186/22"
....S'assicurò d'avere in sacchetta bastevoli sigarette,
riacchianò in macchina e se ne partì in direzione di Montelusa.
C'era, proprio a mezza strata tra i due paìsi,
un viottolo di campagna, ammucciato darrè a un cartellone pubblicitario,
che portava a una casuzza rustica sdirrupata,
allato aveva un enorme ulivo saraceno che la sua para di centinaia d'anni sicuramente li teneva.
Pareva un àrbolo finto, di teatro, nisciùto dalla fantasia di un Gustavo Doré,
una possibile illustrazione per l'Inferno dantesco.
I rami più bassi strisciavano e si contorcevano terraterra,
rami che, per quanto tentassero,
non ce la facevano a issarsi verso il cielo e che a un certo punto del loro avanzare se la ripinsavano
e decidevano di tornare narrè verso il tronco facendo una specie di curva a gomito o,
in certi casi, un vero e proprio nodo.
Poco doppo però cangiavano idea e tornavano indietro, come scantati alla vista del tronco potente,
ma spirtusato, abbrusciato, arrugato dagli anni.
E, nel tornare narrè, i rami seguivano una direzione diversa dalla precedente.
Erano in tutto simili a scorsoni, pitoni, boa, anaconda di colpo metamorfosizzati in rami d'ulivo.
Parevano disperarsi, addannarsi per quella magarìa che li aveva congelati, "canditi",
avrebbe detto Montale, in una eternità di tragica fuga impossibile.
I rami mezzani, toccata sì e no una metrata di lunghezza,
di subito venivano pigliati dal dubbio se dirigersi verso l'alto o se puntare alla terra per ricongiungersi con le radici.
" Montalbano, quando non aveva gana d'aria di mare,
sostituiva la passiata lungo il braccio del molo di levante con la visita all'arbolo d'ulivo.
Assittato a cavasè sopra uno dei rami bassi,
s'addrumava una sigaretta e principiava a ragionare sulle facenne da risolvere.
Aveva scoperto che, in qualche misterioso modo,
l'intricarsi, l'avvilupparsi, il contorcersi, il sovrapporsi,
il labirinto insomma della ramature,
rispecchiava quasi mimeticamente quello che succedeva dintra alla sua testa,
l'intreccio delle ipotesi, l'accavallarisi dei ragionamenti. ... Isando gli occhi e la testa per far calare meglio la prima tirata di fumo,
il commissario s'addunò di un braccio dell'ulivo che faceva un cammino impossibile,
spigoli, curve strette, balzi avanti e narrè, in un punto pareva addirittura un vecchio termosifone a tre elementi.
"No, non mi freghi" gli murmuriò Montalbano respingendo l'invito.
Ancora non c'era bisogno di acrobazie, per ora bastavano i fatti, solamente i fatti.
"La gita a Tindari", di Andrea Camilleri, (Ed. Sellerio Editore Palermo, pag 97)
En avançant vers le port pourrez vous croiser du monde. Parfois les rencontres sont surprenantes. Or du temps, les quais vous font dépasser toutes époques et tous les préjugés. Ainsi sur les quai l'élégance n'est pas forcément celle établie par les derniers canons de la mode. L'élégance à l'ancienne (ou retro comme on dit) s'invite, comme l'observateur expert du port du Havre, avec sa chemise et son veston, sa casquette, et l'inoubliable pipe.
LA PUBBLICITA' E' L'ANIMA DEL COMMERCIO.
Ogni azienda cerca di distinguersi in base al suo segmento di mercato trovando ogni volta soluzioni creative. Che siano ben riuscite o no sta al consumatore deciderlo. Il prodotto pubblicitario deve tener conto di come si presenta al suo pubblico, curando in particolar modo l’ immagine, il messaggio e il contenuto.
Uno degli aspetti principali di queste campagne creative è il fatto che “mostrano e non dicono” l’immagine è così preponderante che “parla da sola”, l’aspetto visuale permette di rendere il messaggio immediato, ancor prima che gli occhi possano soffermarsi a leggere le parole.
Il significato del messaggio rimane impresso nella mente dell’osservatore il quale assocerà quel determinato valore mostrato all’azienda che lo ha prodotto. Ancor prima di leggere la marca o il prodotto pubblicizzato quello che salta agli occhi (e alla mente) è il valore comunicato. Dopodiché l’osservatore si domanderà chi è l’autore di quel messaggio, buttando un’occhio alla marca…
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“L'Amore non è una passione. L'Amore non è una emozione. L'amore è una comprensione profonda del fatto che in qualche modo l'altro ti completa. Qualcuno ti rende un cerchio perfetto; la presenza dell'altro rinforza la tua presenza.”
Osho
Finalmente arrivammo a Varanasi, la città del «divino splendore», chiamata Benares dai mussulmani conquistatori. Ora è di nuovo chiamata Varanasi ed è considerata dagli induisti il centro religioso più sacro di tutto il paese, dedicata al culto di Shiva. Il famoso pellegrino cinese Hsiian-tsang visitò Varanasi nel VII secolo e vi contò trenta monasteri buddhisti e circa cento templi induisti. Nel XII secolo vi erano circa duemila templi induisti, che furono in gran parte distrutti quando i sultani musulmani di Delhi si impadronirono della città. Situata sul fiume Gange, è forse la più antica città del mondo e da tempi immemorabili è meta di pellegrinaggio. Sono migliaia i pellegrini che giungono qui ogni anno per bagnarsi nelle acque sacre del Gange, e molti di loro sono anziani venuti qui a morire poiché credono di ottenere in tal modo l'immediata salvezza dell'anima.
Un pensiero a Gigilivorno.
A un anno dal raduno nazionale flickriano (13 e 14 giugno 2009), il mio pensiero e quello di tutti quelli che in qualche modo l'hanno conosciuto, frequentato e stimato.
Musée des Beaux-Arts. Exposition temporaire : " À la mode. L'art de paraître au XVIIIème siècle " du 13 mai au 22 août 2022 (exposition déjà présentée à Nantes du 25 novembre 2021 au 6 mars 2022).
Une forme d’art tout à fait inédite et éphémère s’est développée entre la fin du XIXe siècle et le second quart du XXe siècle.
Elle doit son originalité à une volonté d’imiter la nature dans le cadre d’aménagements rustiques, souvent remarquables, parfois exceptionnels, identifiés dans le département de l’Hérault. Restée longtemps décriée et encore aujourd’hui méconnue, elle doit ses deux principales expressions à une ornementation faux bois ciment et à des aménagements rocailles, utilisés autrefois dans les parcs et jardins publics ou privés. Par effet de mode, l’engouement pour cette forme d’art va être tel que certains de ces éléments vont être associés à des réalisations tout aussi originales, comme pour l’ornementation en faux bois ciment de certaines façades, conférant à ces exemples une architecture de l’étrange.
Ils soulignent les capacités techniques et la virtuosité de maçons locaux maîtrisant le ciment armé, totalement novateur à cette période. L’art du faux bois va par ailleurs être souvent associé à des aménagements rocaille, souligné par de remarquables réalisations de fausses grottes, enrochements rustiques, bordures de cheminements, éléments d’accompagnement de bassins…
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A new and ephemeral kind of art appeared between the late 19th century and early 20th century. as it is explained in that article, it expresses the will to imitate nature in rustic style layouts which are often outstanding and sometimes exceptional and were identified in hérault. it was criticized and remains quite unknown; it is mainly expressed in two ways: cement fake wood decoration and rock layouts used in public or private gardens. it became a trend and was used for unusual projects such as the decoration of some facades, which conveys a strange architecture expression to the buildings. In that article the reader will discover the richness and diversity of the elements presented thematically. they stress the technical skill and virtuosity of the local masons who mastered reinforced concrete that was totally new at the time. The art of fake wood was often associated to rock layouts (fake grottoes and rip-raps, path edges, basin decorations …). That heritage is extremely fragile and often requires restoration so that it can be preserved. The aim of that article is to show its interest.
da Wikipedia
La chiesa di San Secondo si erge solitaria in un'ampia radura che si incontra poco oltre il crinale della Serra Morenica di Ivrea, non lontana dalla sede della Comunità monastica di Bose, nel territorio del comune di Magnano. Per la suggestione del sito e per l'eleganza delle sue forme, essa costituisce uno dei più interessanti esempi di architettura romanica tra il Biellese e il Canavese.
Cenni storici e architettonici [modifica]
Nel luogo in cui si erge la chiesa dedicata a San Secondo, martire della legione Tebea, esisteva una chiesa più antica, più bassa e a navata unica costruita forse dai benedettini[1]. Nella prima metà dell'XI secolo la chiesa fu alzata e ampliata sino ad assumere grosso modo l'attuale aspetto.
La struttura architettonica della chiesa, con murature in conci e scapoli di pietra e ciottoli disposti in corsi orizzontali[2], è quella usuale del romanico popolare, con una semplice facciata a salienti che mostra la suddivisione interna a tre navate. La navata centrale e quella destra terminano in altrettante absidi di grandezza diversa, dotate di finestre a feritoia marcatamente strombate, decorate da lesene e archetti pensili che corrono sotto la linea di gronda. Si intuisce come l'absidiola di sinistra sia stata sacrificata dall'erezione della torre campanaria intervenuta in anni successivi.
Il campanile, a cui si è fatto spazio al termine della navata destra, ha un aspetto di grande eleganza, con i riquadri inferiori più compatti, segnati solo da feritoie, mentre i due riquadri più alti sono alleggeriti da eleganti trifore con colonnine e capitelli a stampella.
All'interno della chiesa le tre navate sono divise da rustici pilastri rettangolari con archi a tutto sesto; la copertura è realizzata in capriate lignee. In fondo alla navata destra, sulla parete del campanile, si è conservato un affresco risalente al XIII o XIV secolo raffigurante una Crocifissione con la Madonna e San Giovanni.
La chiesa ha avuto una storia piuttosto tormentata. Costruita in origine quando attorno a essa vi era l'antico borgo di Magnano, perse successivamente la sua rilevanza quando, a partire dalla fine del XIV secolo, la popolazione si trasferì più in basso (ove si trova l'attuale comune di Magnano). All'inizio del XVII secolo il ruolo di parrocchiale fu assunto dalla nuova chiesa di Santa Marta e non vi era più ragione per conservare l'antica chiesa romanica: fu dunque stabilito, nel 1606, che essa venisse demolita per riutilizzare il materiale edilizio per la nuova chiesa. I fedeli, tuttavia, si opposero a tale decisione e ottennero che essa rimanesse attiva: si procedette così alla sua sistemazione con aggiunte barocche. Nel corso del XIX secolo la chiesa fu nuovamente lasciata decadere. Solo nel 1968 venne deciso dalla Provincia di Vercelli e dalla Sovrintendenza del Piemonte di ristrutturare l'edificio religioso e di restituire a esso l'originario aspetto romanico
A 74 anni è morto Ray Manzarek, tastierista e fondatore nel 1965 con Jim Morrison (scomparso nel 1971) dei Doors.
In realtà nelle esecuzioni dal vivo (e nel primo album), grazie alla sua buona tecnica, fu anche il bassista dei Doors, suonando un Rhodes Piano Bass appoggiato sul top piatto dell’organo (un Vox Continental e successivamente un Gibson G101). Questo gli permetteva di gestire la linea di basso con la mano sinistra e l’organo con la destra. In questo modo l’organo fu sempre suonato su ottave alte, dando alla melodia quel suono deciso e tagliente che gli ha reso tanta fortuna.
Schubert - Ave Maria (Opera)
www.youtube.com/watch?v=2bosouX_d8Y
Saint-Malo
(in bretone Sant-Maloù, in gallo Saent-Malo, in italiano antico San Malò) è un comune francese e una sottoprefettura (arrondissement di Saint-Malo), capoluogo di due cantoni (nord e sud) del dipartimento francese Ille-et-Vilaine, nella regione della Bretagna. È una città balneare famosa, ricca di eventi soprattutto estivi, e attira turisti in maniera crescente (maggiormente inglesi, tedeschi, olandesi).
È una città costiera, fortificata con una cintura di bastioni. Il suo porto sbocca sul Canale della Manica e il suo litorale è tra quelli francesi il maggiormente esposto al fenomeno delle maree (l'ampiezza supera i 10 metri).
Gli abitanti di Saint-Malo si chiamano "maluini", in francese: malouins. La lingua bretone, che fa parte delle lingue celtiche, non è mai stata parlata. Invece, la lingua che si usava era il gallo, ovvero un dialetto neolatino della parte est della Bretagna. Sia il gallo, sia il bretone si possono studiare oggi nelle università bretoni.
all' interno della città vecchia si trova la cathèdrale Saint-Vincent.
iniziata nell' XI secolo, ospita una eccellente collezione di vetrate medievali e moderne.
l' attuale cattedrale di st-malo è dovuta ai rifacimenti resi necessari dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma la costruzione dell' edificio originario venne intrapresa nell' XI secolo per concludersi soltanto nel '700. all' interno la chiesa custodisce la tomba di Jacques Cartier, il navigatore nato a st-malo che nel 1534, cercando attorno a terranova un passaggio per la cina, scoprì il Canada.
Il Quarzo puro (Cristallo di rocca) è incolore ma, quando al suo interno sono presenti delle inclusioni, queste lo colorano in vari modi.
L'Ametista ne è un esempio: il suo colore violetto è dato da inclusioni di Ferro al suo interno.
Grallaria nuchalis - Chestnut-naped Antpitta - Tororoi chusquero.
Grallaria
Mod. L. grallarius stilt-walker (> L. grallae stilts).
nuchale / nuchalis
Mod. L. nuchalis of the nape, nuchal (Med. L. nucha nape > Arabic nukha spinal marrow).