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Crear negocio a través de la internacionalización: es esta palanca estratégica que sustenta el éxito de TUTTOFOOD. TUTTOFOOD no es una feria como las otras. Tras el éxito de tres ediciones en crescendo, TUTTOFOOD la exposición de B2B de Fiera Milano para la industria alimentaria, calentar motores para la próxima reunión, que se celebrará del 19 al 22 de mayo de 2013. Y ya mirando hacia su quinta edición, un histórico de Expo Milán 2015 dedicado al tema "alimentar al planeta. Energy for life ". El éxito de TUTTOFOOD 2011 han consagrado definitivamente como uno de los eventos más grandes y más calificados de la industria en Europa: 80.000 metros cuadrados de área de exposición, 40.000 visitantes, 2.000 marcas representadas y un aumento en el número de compradores del 33% con respecto a la edición anterior. Entre las novedades habrá 2013: actividades para cada sector del comercio. centrarse en el mundo de las empresas y operadores del sector; reuniones bilaterales previa a maximizar el retorno de la participación en la exposición en términos de negocios y relaciones; talleres, conferencias técnicas, prestigiosa colaboración con cuerpos más importantes y representativos y asociaciones comerciales del mundo variado de alimentos, procesamiento y catering. Y mucho más. Todo ello con un objetivo: satisfacer la demanda con la oferta.
Creare business attraverso l’internazionalizzazione: è questa la leva strategica che sta alla base del successo di TUTTOFOOD.
TUTTOFOOD non è una fiera come le altre.
Sull’ onda del successo di tre edizioni in crescendo, TUTTOFOOD, la mostra B2B di Fiera Milano per il comparto alimentare, scalda i motori per il prossimo appuntamento, in programma dal 19 al 22 maggio2013.
E già guarda verso la sua quinta edizione, quella storica dell’Expo Milano 2015 dedicato al tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
I successi di TUTTOFOOD 2011 l’hanno definitivamente consacrata come uno dei maggiori e più qualificati eventi del comparto in Europa: 80.000 mq di area espositiva, 40.000 visitatori, 2.000 marchi rappresentati ed un incremento del numero dei buyer del 33% rispetto alla precedente edizione.
Tra le novità 2013 non mancheranno: attività dedicate per ogni singolo settore merceologico; focalizzazione sul mondo delle aziende e degli operatori del settore; incontri bilaterali preventivamente organizzati per massimizzare il ritorno della partecipazione alla mostra in termini di business e relazioni; workshop, convegni tecnici, partnership di prestigio con i più importanti e rappresentativi enti e associazioni di categoria del variegato mondo dell’agroalimentare e della ristorazione. E tanto altro.
Il tutto con un unico obiettivo: far incontrare la domanda con l’ offerta.
Create business through internationalization: is this strategic lever that underpins the success of TUTTOFOOD. TUTTOFOOD is not a trade show like the others. In the wake of the success of three editions in crescendo, TUTTOFOOD the B2B exhibition of Fiera Milano for the food industry, heat engines for the next meeting, to be held from 19 to May 22, 2013. And already looking toward its fifth edition, the historical one of Expo Milan 2015 dedicated to the theme "feeding the planet. Energy for life ". The success of TUTTOFOOD 2011 have definitively consecrated as one of the largest and most qualified industry events in Europe: 80,000 sq m of exhibition area, 40,000 visitors, 2,000 brands represented and an increase in the number of buyers of 33% compared to the previous edition. Among the novelties there will be 2013: activities for each trade sector. focus on the world of companies and operators in the sector; bilateral meetings arranged in advance to maximize the return of the participation in the exhibition in terms of business and relationships; workshops, technical conferences, prestigious partnership with the most important and representative bodies and trade associations of the varied world of food processing and catering. And much more. All with one goal: to meet the demand with the supply.
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ROMA ARCHEOLOGIA, BENI CULTURALI, & RESTAURO ARCHITETTURA: "The Hidden Treasure of Rome," MUSEI CAPITOLINI, ENEL & UNI. OF MISSOURI [COLUMBIA] (09|2014 & 11|2014). [foto 1 di 18].
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Nota: Ricerca delle fonti online sul progetto: Dott.ssa Antonia Falcone, Roma (11|11|2014).
Note: News of the "The Hidden Treasure of Rome," and other Italian news resources courtsey of Dr. Antonia Falcone, Roma (11|11|2014).
"Mica per altro ma le opzioni potevano essere altre due:
1) attivavi una collaborazione Italia-USA dove si ospitavano a Roma in alloggi buoni a prezzi vantaggiosi (per le Università USA) gli studenti "yankee"
2) usavi il "mitico" decreto 500 per la cultura integrandolo con i fondi ENEL e facevi lavorare 'sti "mentecatti" di italiani."
Fonte | source:
Dott.ssa Antonia Falcone, Rome, personal communication (11|11|2014).
www.facebook.com/falconeantonia
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- Ignazio Marino, The Hidden Treasure of Rome, sottoscritto il protocollo d'intesa con Enel (10|11|2014).
Questa mattina con l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Francesco Starace, abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa per l’estensione a tutto il Gruppo Enel del progetto “The Hidden Treasure of Rome”. Progetto avviato l’anno scorso per la valorizzazione all’estero del patrimonio artistico e culturale dei Musei Capitolini.
“The Hidden Treasure of Rome” si colloca perfettamente nella grande opera che abbiamo intrapreso, sin dal nostro insediamento, per rilanciare l’immagine di Roma attraverso le sue bellezze storiche e artistiche, che rappresentano un volano importantissimo per la nostra economia, soprattutto in un momento di generale crisi per le casse comunali.
Il modello di scambio proposto del programma “The Hidden Treasure of Rome” offre enormi vantaggi. I ricercatori di musei e università tra le più prestigiose del Nord America, e di tanti altri paesi del mondo, avranno l’opportunità unica di studiare su materiali originali di incredibile pregio risalenti a tutte le epoche della storia di Roma, conservati accuratamente, fino ad oggi, presso l’Antiquarium dei Musei Capitolini.
Fonte | source:
-- Ignazio Marino, Roma (10|11|2014).
www.ignaziomarino.it/the-hidden-treasure-of-rome/
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ROMA, VIDEO - The Hidden Treasure of Rome, i tesori dei Musei Capitolini vanno in giro per il mondo, MERIDIANA NOTIZIE (10|11|2014). Video (02:24).
(Meridiana Notizie) Roma, 10 novembre 2014 – Centinaia di migliaia di oggetti archeologici che raccontano l’intera storia di Roma, conservati per oltre un secolo all’interno di oltre mille casse presso l’Antiquarium dei Musei Capitolini, saranno spediti in oltre 30 Paesi per essere studiati e catalogati dai più prestigiosi atenei e musei del mondo, prima di fare ritorno nella Capitale. Questo grazie al protocollo d’intesa firmato oggi tra il sindaco di Roma Ignazio Marino e l’amministratore delegato e direttore generale di Enel Francesco Starace, per estendere a tutto il gruppo il progetto The Hidden Treasure of Rome, avviato lo scorso maggio da Roma Capitale ed Enel Green Power, per la valorizzazione all’estero del patrimonio culturale dei Musei Capitolini.
Fonte |source:
-- MERIDIANA NOTIZIE (10|11|2014). Video (02:24).
www.meridiananotizie.it/2014/11/cultura/video-the-hidden-...
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ROME | ENEL AND THE CAPITOLINE MUSEUMS BRING THE HIDDEN TREASURE OF ROME TO THE WORLD, ENEL, ROME (05| 2014 & 11|2014).
MoU signed to extend the “The Hidden Treasure of Rome” programme to the Enel Group. Launched in May 2014 by Enel Green Power and the City of Rome the programme aims to bring to the fore the vast cultural heritage of the Capitoline Museums. Hundreds of ancient artefacts, most of them undocumented and never displayed, will be studied by the world’s most high-profile universities and museums thanks to the Enel Group’s presence in over 30 countries. Once studied and catalogued, the artefacts will be returned to Rome.
Enel Green Power will support the restoration of the Hall of Emperors in the Capitoline Museums’ Palazzo Nuovo.
Rome, November 10th, 2014 – Ignazio Roberto Marino, Mayor of Rome, has signed today with Francesco Starace, CEO and General Manager of Enel, a Memorandum of Understanding that will extend the agreement to develop the cultural programme “The Hidden Treasure of Rome”, signed in May 2014 by Enel Green Power (EGP) and the City of Rome, to the entire Enel Group.
The ceremony, held in Rome’s Piazza del Campidoglio, was also attended by the City of Rome’s Councillor for Culture, Giovanna Marinelli, the Cultural Heritage Capitoline Superintendent, Claudio Parisi Presicce and the CEO of EGP, Francesco Venturini.
Fonte |source:
Roma, ENEL (05| 2014 & 11|2014).
www.enel.com/en-GB/media/press_releases/enel-and-the-capi...
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- “Hidden Treasure of Rome” Project Unveiled; MU, Italian Museum, City of Rome, Energy Company Partner for Historical Cultural Project - The first-of-its-kind agreement allows MU researchers access to previously unstudied works from ancient Rome, UNIVERSITY OF MISSOURI (COLUMBIA), USA (15|10|2014).
COLUMBIA, Mo. -— For more than a century, hundreds of thousands of historical artifacts dating back to before the founding of Rome have been stored in crates in the Capitoline Museums of Rome, where they have remained mostly untouched. Now, the City of Rome; the Capitoline Museums, the first public museum in the world; and Enel Green Power North America, a leading renewable energy company; have started a project, known as “The Hidden Treasure of Rome,” which will bring those artifacts into the laboratories of U.S. universities to be studied, restored, categorized and catalogued. The University of Missouri is the first university selected for this project.
Fonte | source:
-- UNIVERSITY OF MISSOURI (COLUMBIA), USA (15|10|2014).
News | Notizie = munews.missouri.edu/news-releases/2014/0915-%E2%80%9Chidd...
VIDEO (07:30) = vimeo.com/106173581
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s.v.,
ROMA, I tesori "nascosti" di Roma all'estero reperti romani in trasferta negli Usa, IL MESSAGGERO (10|11|2014).
Altro che cervelli in fuga dall'Italia. Stavolta ad essere in fuga sono anche i tesori. Della serie, Roma svela e chiude nei magazzini, mentre gli stranieri studiano e comprendono, grazie soprattutto a mecenati “illuminati”. Ecco allora che centinaia di reperti archeologici dell’antichità, in larga parte inediti e mai esposti, chiusi da decenni dentro un centinaio di casse, prenderanno la strada oltreoceano verso atenei e università di prestigio, dove saranno analizzati, per poi fare ritorno a Roma. In tempi di crisi, rischiano di essere autorevoli partner a prendersi cura del patrimonio nascosto di Roma Capitale. È quanto prevede, infatti, il protocollo di intesa firmato oggi ai Musei Capitolini con il Gruppo Enel Green Power, per sostenere il programma “The Hidden Treasure of Rome” avviato già lo scorso maggio quando partirono per i laboratori dell’Università del Missouri 249 oggetti di ceramica e vernice nera (parte della collezione della sala V del vecchio Antiquarium del Parco del Celio).
Fonte | source:
-- IL MESSAGGERO (10|11|2014).
www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/roma_tesori_nascosti_rom...
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ROMA, Enel porta nel mondo i tesori nascosti dell'antica Roma, Notizie Tiscali (10|11|2014) & Video (02:14).
Roma (askanews) - Centinaia di reperti archeologici risalenti alle varie fasi della storia di Roma, patrimonio di inestimabile valore, torneranno a 'vivere'. Usciranno dal chiuso delle casse dell'Antiquarium dei musei capitolini, grazie un protocollo tra Enel e Roma Capitale. L'intesa darà la possibilità a ricercatori e studenti delle più importanti università del mondo di analizzare e catalogare i reperti che saranno poi rinviati nella Capitale per essere inseriti in altri progetti. Il memorandum, chiamato 'The Hidden Treasure of Rome' è stato illustrato dall'amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, che ha firmato l'accordo con il sindaco di Roma, Ignazio Marino.
-- Fonte | source:
Notizie Tiscali (10|11|2014) & Video (02:14).
notizie.tiscali.it/videonews/224021/Economia/
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ROMA, "THE HIDDEN TREASURES OF ROME" - IL TESORO DEI MUSEI CAPITOLINI IN GIRO PER IL MONDO, ARTE.IT (11|11|2014).
Roma - Una vasta gamma di reperti archeologici lascerà l’Antiquarium dei Musei Capitolini, nel Parco del Celio, e volerà all’estero dove verrà accolta all’interno di musei e università del Nord America e di altri paesi.
Si tratta di un tesoro di circa 100mila oggetti tra pitture, stucchi, mosaici, marmi, bronzi e utensili d’uso quotidiano che dal 1939 sono chiusi dentro un migliaio di casse e conservati in magazzino, e che adesso saranno promossi in prima fila dal programma “The Hidden Treasure of Rome”.
Attraverso una partnership internazionale, i resti saranno infatti oggetto di accurati programmi di ricerca e analisi. In cambio dell’opportunità unica di studiare materiali originali di tutte le epoche romane, i ricercatori che parteciperanno al progetto contribuiranno alla loro catalogazione e classificazione prima di restituirli.
-- Fonte | source:
ARTE.IT (11|11|2014).
www.arte.it/notizie/roma/il-tesoro-dei-musei-capitolini-i...
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s.v.,
1). [foto e stampa 1 di 100 =] Roma, I Fori Imperiali: Scavi archeologici, sterri e demolizioni per l’apertura di via dell’Impero (1928-1933). Museo della Civiltà Romana e Via dell' Impero: (2010): il mistero delle 500 casse, e riemergono i reperti catalogati nel 1939. (11|2014).
www.flickr.com/photos/imperial_fora_of_rome/sets/72157622...
2). ROMA ARCHEOLOGIA, ARCHITETURA e BENI CULTURALI: I FORI IMPERIALI | VIA DELL’ IMPERO – Antiquarium del Celio, ecco i tesori di Roma | Museo della Civilta’ Romana, ANSA (03|08|2013). Foto 1 di 27 (MASSIMO PERCOSSI [08|2013]). & Foto e stampa 1934-2014. (11|2014).
El rector de la UOC, Josep A. Planell, rep el premi George Winter 2013 de la Societat Europea de Biomaterials. Un jurat internacional d'experts ha atorgat aquest prestigiós premi a Planell, primer científic de l'Estat a rebre'l. Madrid, 10 de setembre de 2013.
El rector de la UOC, Josep A. Planell, recibe el premio George Winter 2013 de la Sociedad Europea de Biomateriales. Un jurado internacional de expertos ha otorgado este prestigioso premio a Planell, primer científico del Estado en recibirlo. Madrid, 10 de septiembre de 2013.
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Found a few photos off my Dropbox that I never uploaded. These are rare to begin with, but even rarer in top spec Prestigio guise. Imagine the depreciation it's suffered!
Ingredientes
1 lata de leite em pó
1/2 lata de açúcar refinado
Leite
5 colheres de chocolate em pó
1 lata de leite condensado
200 g de coco ralado sem açúcar
Margarina para untar
Instruções
Em uma tigela coloque o leite em pó e o açúcar, aos poucos adicione leite até dar o ponto de abrir com o rolo, fica firme. Em uma tigela coloque o leite condensado com o coco e deixe descansar. Abra um plástico e dê uma leve untada com margarina, coloque a massa do leite em pó e abra com o rolo, na espessura de 1 cm. Coloque o recheio e enrole o rocambole com cuidado, com a ajuda do plástico. Feche bem as pontas do plástico e leve na geladeira para gelar, quando quiser é só cortar as fatias.
1921eko uztailaren 9an, San Fermin jaiekin eta Argentinako Independentzia Adierazpenarekin bat etorrita (1816), ikurrina era ofizialean eta ospe handiz jaso zen Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxean. Gertaera hori mugarria izan zen ikurrinaren historian eta geroko bilakaeran, harrezkero euskaldun guztion baterako ikurtzat hartzeko hazia erein zela eta.
Urteurren hori gogoratzeko eta euskal diasporak Argentinari nahiz Euskadiri denboraren poderioz egindako ekarria aitortzeko, Sabino Arana Fundazioak eta Laurak Bat euskal etxeak baterako eta aldi bereko ekitaldia antolatu dute, Bilbon eta Buenos Airesen, ikurrina bi hiriburuetan igota. Laurak Bat euskal etxetik gertu dagoen Buenos Aireseko Montserrateko Andre Mariaren parrokian bedeinkatutako bi ikurrin jaso dituzte. Hemen, Euskadin, Andoni Ortuzar EAJ alderdiaren EBBko buruak, Mireia Zarate Sabino Arana Fundazioaren presidenteak eta Gorka Alvarez Eusko Jaurlaritzaren Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak igo dute euskal oihala. Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak, hain zuzen ere, ekitaldiaren buru jardun du.
Sarreran, Gorka Alvarezek kanpoko euskal komunitatearen lana goraipatu du, izan ere “gure Herriaren ametsa egia bihurtu baitu, gure herriaren hiru errealitate politikoak bat eginda: Hirurak bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Euskal etxe batean sartzen denak edo kanpoan euskaldun sentitzen denak Pirinioen bi aldeetan hedatzen den herri aparteko eta bakar bateko kide sentitzen du bere burua. Gure zaharrek irrikaz desiratu izan zuten ametsa eta belaunaldi berriek lortzen jarraitu dugun asmoa. Euskal diaspora euskararen herriaren anaiarteko batasun horren adibide garbia da”, adierazi du.
Gorka Alvarezek, orobat, kanpoko euskal herritar guztiak aitortu nahi izan ditu “egon ziren, egon dauden eta egongo diren tokietan herri honen izatea eta sentimendua bihotzean daramatelako, Euskadi herri unibertsal, munduko herri bihurtuta”.
Ikurrina, aberriaren ikurra
Beste alde batetik, Jose Gabriel Anitua Laurak Bat euskal etxeko presidenteak, Argentinatik zuzeneko konexioan arituta, duela ehun urte gertatutakoak gogoratu ditu, eta gertaera horrek antolatzaileentzat izan zuen garrantzia azpimarratu du, “100 urte geroago, gertaera horrek ondorengoengan izango zuen arrastoa inoiz ere ez zutela pentsatuko”.
“100 urtez Ikurrinak eraso bortitz eta presio sinbolikoak jasan zituen. Ikurrina jaso zuten egunean bertan, elkartekide gutxi batzuek salatuta, Montserrat auzoko komisarioa hurreratu zen euskal etxera, hura kentzeko agindua zuela; hala eta guztiz ere, Errepublikako presidente Hipolito Irigoienen lagun hurkoa zen euskal etxeko presidente Niceto Etxenagusiaren esku-hartzeari esker poliziaren hasierako asmoak bertan behera geratu ziren eta salaketa artxibatu zen azkenean. Geroago, urteen poderioz euskaldunon ikur sendoa zela, kexa diplomatikoen presioak ere jasan zituen frankismoarekin bat zetozen erregimen ez-demokratikoen garaian”, adierazi du Laurak Bat euskal etxeko presidenteak.
Eraso horiek guztiak gorabehera, Anituak gogorarazi du ikurrina “ez zela inoiz jaitsi eta urteak joan ahala aberriaren ikur bilakatu zela”.
“Gaur, Argentinan, ikurrina euskaldun guztien ikurtzat hartzen da. Horren erakusgarri, eranskailuak ikusten ditugu autoetan eta leihoetan, euskaldunen ondorengo argentinarrek nortasunaren erakusgarri hartu baitute, berezko ikur gisa, duela 100 urtetik hona”, adierazi du.
Bestalde, Oscar Alvarez Gila EHUko Historian doktore eta Amerikako Historiako irakasleak, euskal diasporaren ikertzaile eta “Antes de la Ikurriña: Bandera, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” liburuaren egileak, deitoratu egin du gaur egun “diaspora oraindik ere Euskadiko memoria historikoan oso ahaztua” dagoela, nahiz eta “gure iraganaren une askotan, eginkizun garrantzitsua izan zuen euskal nortasuna eratzen eta sendotzen”.
Horren harira, ikurrina aipatu du, diasporan jazo baitzen, lehen aldiz, ikurrina behin betiko aitortzeko urratsa. “1921eko uztailaren 9an, Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxea izan zen ikurrina jaso zuen lehen erakunde ez-politikoa, euskal nortasun nazionalaren ikur moduan. Pauso txikia izan zela eman lezake, baina hamarkada hartan ikurrina pixkanaka-pixkanaka onartzeko lehen urratsa izan zen, bai diasporan, bai euskal lurraldean. Ildo horretan, Eusko Ikaskuntzak ikurrina euskal banderatzat hartu behar ote zen aztertzeko txostena egin zuenean, diasporako euskaldunek ikurrina esangura horrekin erabiltzen zutela argudiatu zuen, besteak beste. 1936an, lehen Eusko Jaurlaritzak ofizialdu zuen ikurrina, eta horixe izan zen mugarri honen amaiera ona”, azpimarratu du.
Euskal diasporaren eginkizun erabakigarria
Azkenik, ekitaldiari amaiera eman dion Sabino Arana Fundazioaren presidente Mireia Zaratek euskal diasporak eta euskal etxeek euskal herritarren aberriaren etorkizunean duten zeregin erabakigarria azpimarratu nahi izan du.
“Bere burua maite duen herri orok berezko historia ondo ezagutu eta historia hori zabaltzen jakin behar du. Emigrazioa etengabea izan da gure aberriaren bilakaeran, eta Amerika izan da helmuga nagusia. Emigrazio haren ezaugarri nagusietako bat izan zen orduko diasporak jakin izan zuela euskal sustraiei lotutako nortasun-sentimenduari eusten eta gerora finkatutako herrialdeekiko konpromiso eta gizarteratze irmoa uztartzen, herrialde horien garapenean eta ongizatean lagunduta, eta, horrekin batera, baita gure aberriaren izen ona ederresten ere”, adierazi du.
Jardunaldi hau amaitu baino lehen, Mireia Zaratek “mundu osoan zehar dauden euskal etxeek egindako lanaren balio izugarria eta garrantzi estrategikoa” aitortu nahi izan du, “gure kulturari eutsi eta hurrengo belaunaldiei igorri diezuelako”. “Diktadura eta debekuen garaian, gure kulturaren babesleku izan zineten”, gaineratu du.
“Agur Jaunak” abestiaren doinuz amaitu da ekitaldia.
El 9 de julio de 1921, coincidiendo con las fiestas de San Fermín y de la Declaración de Independencia de la Argentina (1816), se izó solemne y oficialmente la ikurriña en el Centro Laurak Bat de Buenos Aires. Un hito que marcó la historia y el devenir de la ikurriña como enseña unitaria de todos los vascos y vascas.
Para conmemorar esta efeméride y reconocer la aportación de la diáspora vasca a Argentina y a Euskadi a lo largo de la historia, Sabino Arana Fundazioa y el Centro Laurak Bat han organizado un acto conjunto y simultáneo, con intervenciones desde Bilbao y Buenos Aires, que se ha iniciado con la izada de la ikurriña en las dos capitales. Han sido dos banderas bendecidas en la parroquia de Nuestra Señora de Montserrat de Buenos Aires, próxima al Laurak Bat. Aquí, en Euskadi, los encargados de izarla han sido el presidente del EBB de EAJ-PNV, Andoni Ortuzar, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, y el director para Comunidad Vasca en el Exterior del Gobierno Vasco, Gorka Álvarez. Precisamente, el director para Comunidad Vasca en el Exterior ha sido el encargado de conducir el acto.
En la introducción, Gorka Álvarez, ha destacado la labor de la comunidad vasca en el exterior, la cual “ha llevado a la práctica el anhelo de nuestro Pueblo, la unión de las tres realidades políticas en las que se encuentra dividido nuestro país: Hirurak Bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Quien entra en una Euskal Etxea o se siente vasco en el exterior, se siente parte de un pueblo único a ambos lados del Pirineo. Una aspiración que anhelaron nuestros mayores y una aspiración que seguimos persiguiendo las nuevas generaciones. La Diáspora Vasca es ejemplo de esa unión fraternal del Euskararen Herria”, ha afirmado.
Gorka Álvarez ha querido también reivindicar a todos aquellos vascos y vascas que “allá donde estuvieron, están y estarán llevan consigo el ser y el sentir de este pueblo, convirtiendo a Euskadi en un Pueblo universal, un Pueblo global”.
La ikurriña: icono nacional
Por su parte, el presidente del Laurak Bat, José Gabriel Anitua, en conexión directa desde Argentina, ha recordado los hechos acontecidos hace hoy cien años y ha destacado la importancia que el hecho tuvo para sus organizadores, “sin presentir que 100 años más tarde esa impronta se resignificaría en sus sucesores”.
“Durante 100 años la Ikurriña toleró violentas agresiones y presiones simbólicas. El mismo día en que fue izada, por denuncia de una minoría de asociados, se presentó el comisario del barrio de Montserrat con orden de arriarla; pero la intervención del presidente de le entidad, D. Niceto de Echenagusia, amigo personal del presidente de la República D. Hipólito Yrigoyen, hizo desistir la actitud policial y archivar la denuncia. Más tarde y ya consolidada por el paso de los años, también sufrió presiones por quejas diplomáticas, en tiempos de regímenes no democráticos, afines con el franquismo”, ha afirmado el presidente de Laurak Bat.
A pesar de todas estas agresiones, Anitua ha recordado que la ikurriña “jamás fue arriada y con el paso de los años se proyectó, alcanzando el significado de icono nacional”.
“Hoy en Argentina, se reconoce la ikurriña como emblema de todos los vascos. Basta ver por aquí las pegatinas en los automóviles o ventanas, porque los argentinos descendientes de vascos la adoptaron como muestra de identidad, les es propia, porque lo es desde hace 100 años”, ha afirmado.
Por otra parte, el doctor en Historia en la UPV y profesor de Historia de América, Óscar Álvarez Gila, estudioso de la diáspora vasca y autor del libro “Antes de la Ikurriña: Banderas, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” ha lamentado que a día de hoy “la diáspora sigue siendo todavía la gran olvidada en la memoria histórica de Euskadi”, a pesar de que “en muchos momentos de nuestro pasado jugó un papel relevante en la conformación y afianzamiento de la identidad vasca”.
En este sentido se ha referido a la ikurriña y a que fue en la diáspora donde se dio, por primera vez, el paso hacia su reconocimiento definitivo. “El 9 de julio de 1921 el centro vasco Laurak Bat de Buenos Aires fue la primera institución no política que decidió enarbolar la ikurriña como representación de la identidad nacional vasca. Puede parecer un pequeño paso, pero marcó el inicio de la progresiva aceptación de la ikurriña a lo largo de aquella década, tanto en la diáspora como en el territorio vasco; hasta tal punto que cuando Eusko Ikaskuntza emitió su informe sobre si la ikurriña debía ser considerada la bandera vasca, argumentó entre otras cosas que ya la usaban con este sentido los vascos de la diáspora. Su oficialización en 1936 por el primer Gobierno Vasco sería el colofón de esta historia”, ha destacado
Decisivo papel de la diáspora vasca
Por último, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, encargada de clausurar el acto, ha querido subrayar el decisivo papel que tienen la diáspora vasca y las Euskal Etxeas en el porvenir del pueblo vasco como nación.
“Toda nación que se precie ha de conocer bien su historia y ha de saber divulgarla. La emigración ha sido una constante a lo largo de nuestro devenir como nación, teniendo a América como principal destino. Una de las características principales de aquella emigración fue que alumbró una diáspora que supo conjugar el sentimiento de identidad vinculado a sus raíces vascas con un firme compromiso e integración en los distintos países en los que se asentó, donde contribuyó a su desarrollo y bienestar, y con ello, también al prestigio de nuestra nación”, ha afirmado.
Antes de concluir esta jornada, Mireia Zarate ha querido también reconocer “una vez más el inmenso valor y la estratégica importancia del trabajo desarrollado por todas las Euskal Etxeas ubicadas por todo el mundo, posibilitando el mantenimiento de nuestra cultura y su transmisión a las siguientes generaciones”. “Fuisteis refugio de nuestra cultura en tiempos de dictadura y prohibición”, ha concluido.
Con el “Agur jaunak” se ha dado por finalizado el acto.
CABALLO CRIOLLO ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Criollo (Argentina, Uruguay) , Costeño , Morochuco (Peru) , Corralero (Chile) , Llanero (Venezuela)
Cavalo crioulo , raça crioula (Brasil) - - - - - - - - - - - - - - - - -
Argentine Criollo Horse , Crioulo Horse ................................
Equus caballus Linnaeus, 1758
Orden: Perissodactyla (Perisodáctilos) ... Familia: Equidae (Équidos)
Durante el pleistoceno existían caballos autóctonos en casi toda América.
El territorio que corresponde a la Argentina fue particularmente rico en estos "paleocaballos" ( principalmente hipiddiones y Equus), empero la llegada del ser humano hace más de 11.000 años parece haber sido un factor decisivo (junto tal vez a alguna epizootia) para la extinción de los equinos autóctonos de América.
A la llegada de los europeos (fines del siglo XV e inicios del siglo XVI) al parecer solo quedaban sus fósiles y las pinturas rupestres que los amerindios dibujaban en los aleros y cuevas de la patagonia, tal vez el último baluarte de las últimas tropillas del caballo americano, en algún recóndito valle...
Apoyan esta audaz teoría diversos científicos, historiadores, y antropólogos, los que creen que el criollo absorbió estas tropillas de Equus rectidens por hibridación, fusionándolas a su acervo genético.
Algunos de ellos son Aníbal Cardoso, Vicente Rossi, G. Ochoa, Sarústegui, Federico C. Remondeau, Daniel Vidart, Rodolfo Parodi Bustos, etc.
Un rasgo típico es clave: el desarrollo en prolongación de la cresta occipital, en una forma tan saliente que sobrepasa las del Hippydion y Onohippidion ya bastante notables.
Comparada la cabeza del Equus rectidens con la del caballo criollo primitivo, se nota la semejanza del perfil y el abovedado de la frente que existe entre ambas.
Este carácter, llamado "cabeza acarnerada" (por los conocidos "abultamientos" en la parte posterior de la nariz y frente que tan eficazmente eran exagerados en las obras del dibujante Molina Campos), es un lazo de unión entre las dos especies, demostrando el abolengo netamente americano del caballo criollo, pues las razas equinas ibéricas tienen el perfil recto, la frente plana y la cabeza poco voluminosa.
Llama la atención que esta característica morfológica es muy frecuente en los caballos pampeanos fotografíados en el siglo XIX, y principios del XX; pero hoy está ausente en el criollo moderno...
Pero la hipótesis más aceptada es la cual indica que el Caballo Criollo es descendiente del caballo ibérico traído por los conquistadores españoles a América.
Un compuesto genético de caballos de sangre caliente derivado del caballo berbérisco del norte de África, del caballo del Valle del Guadalquivir en Andalucía, y otros que se agrupaban en el grupo de caballos de trabajo llamados "jacas" o "rocines".
Ya en América, algunos de ellos escaparon de las haciendas y misiones religiosas, o fueron robados por los indios.
En el campo, formaron grandes tropas y expuestos a un entorno salvaje, la fuerte selección natural y la endogamia, les fijaron características genéticas propias.
Cabe indicar que estas líneas genéticas están total o virtualmente extintas en la actual península ibérica.
Los especímenes equinos traídos a América no eran caballos seleccionados para la reproducción, eran caballos rústicos y valientes usados en España para el trabajo.
No había licencia real para exportar caballos de selección que pudiesen constituir lotes de fundación, exceptuando los regalados por los reyes a otros gobernantes de la Europa del siglo XV y XV, como los caballos usados para la formación del Lepizzaner.
Hasta que no se reprodujeron en abundancia, los caballos traídos a América poseían un elevadísimo costo debido a su gran valor práctico y táctico y a su escasez inicial.
Los caballos entraron en la Argentina a través del Perú, del puerto de Buenos Aires y de Brasil.
Pero la corriente introducida por Buenos Aires es considerada la más importante.
Fueron traídos por Pedro de Mendoza al fundar la Ciudad de Buenos Aires en 1536.
Más tarde, Mendoza debió abandonar Buenos Aires obligado por la defensa de los pueblos originarios, y dejó los caballos, que una vez sueltos se reprodujeron prodigiosamente merced al bioma de praderas y pastizales y clima templado típico de la Pampa Húmeda.
Lo hicieron tanto, que al llegar Juan de Garay, en 1580 al Río de la Plata consideró a las caballadas tan abundantes como montañas, y cubrian todo el territorio hasta la cordillera...(esta curiosa multiplicación es otro pie para la teoría americana del criollo).
Azara dice: "Entre las muchas cimarronadas que me han pasado por delante, no he visto otro color sino el castaño que en algunos baja a zaino y en otros se acerca a alazán; y cuando se ve uno bayo, pío, tordillo ó de otro tinte, ya se sabe que fué uno doméstico que se escapó".
Sólo los más fuertes lograron sobrevivir y reproducirse, aprendiendo a defenderse de los peligros tales como pumas y yaguaretés, soportando además climas extremos.
Los pueblos aborígenes, increíblemente adaptables al "monstruo invasor", aprendieron primero a alimentarse de su carne, y después lograron una relación simbiótica con el caballo, a tal extremo que en el presente se sigue ampliando el estudio de la "doma india".
Volviendo a la reproducción y origen de los caballos en el territorio argentino: si ya desde inicios del siglo XVI quedaron caballos libres y se reprodujeron masivamente, estos caballos o baguales cimarrones pasaron a ser considerados "realengos", es decir posesión de la corona española, aunque en la práctica eran utilizables por cualquier persona habilitada, como los campesinos libres -luego gauchos-, que hicieron de sus "pingos" uno de sus principales medios de subsistencia y un símbolo de prestigio.
En cuanto a los indígenas, especialmente los del sur, si por un lado amansaban a los caballos de un modo casi nada violento, era común que consumieran como un manjar la carne de las yeguas.
Por otra parte ciertas características de algunos caballos criollos ha hecho suponer que pudieran poseer algún acervo genético asnal debido a un incidental cruce con una mula fértil (recordemos que el territorio argentino fue centro de crianza masiva de mulas para el transporte de minerales preciosos hacia las montañosas regiones de la actual Bolivia).
Aclaremos que el caballo Persa, el tártaro, o el árabe, tienen seis vértebras lumbares; en tanto que las mulas, el caballo berberisco, y el criollo, sólo tienen cinco vértebras lumbares, por hallarse soldada la última al sacro .
En la guerra de la independencia argentina se utilizaron casi exclusivamente caballos criollos, ya que hasta ese momento la llegada de otras razas desde Europa era muy reducida.
Después de 1816, tras la independencia y debido a la creciente europeización en todos los ámbitos de la vida argentina, el caballo criollo fue dejado de lado como raza y mestizado con sangres extranjeras en la creencia de que así se lo mejoraría.
Es así que durante todo el siglo XIX una gran proporción de los caballos se cruzaron con ejemplares de pura sangre importados de Europa.
Se lograron caballos de mayor altura y más veloces, pero todo ello en detrimento de la resistencia a la fatiga y a las condiciones extremas.
Parecía que el fin había llegado para esos nobles caballos.
A principios del Siglo XX, pese a todo, aún existían caballadas salvajes en la Patagonia, y también cerca de Buenos Aires, en relictos de las Sierras de Ventania o Ventana, y en las Sierras de Tandilia.
Hubo un grupo de estancieros leales a las aptitudes del caballo criollo, que mantuvo sus animales sin mestizar, con las características adquiridas a través de 400 años de selección natural.
La recuperación del caballo criollo, con una selección científica, la lideró Emilio Solanet.
Con un grupo de criadores fundó la Asociación de Criadores de Caballos Criollos, recuperando la raza, convirtiendo al caballo criollo en un caballo versátil, económico, rústico y dócil.
En 1918, los criadores de la Argentina decidieron crear un registro de los ejemplares criollos de raza pura .
Se produjeron desacuerdos entre los que apoyaban a Emilio Solanet, que promovia un criollo de fenotipo "asiático", versus los de Enrique Crotto, que bregaban por un fenotipo"Africano", más alto, con una cabeza convexa, grupa caída y delgadas crines y colas.
No fue sino hasta 1934, que el Dr. Solanet fue capaz de tomar firmemente el control de la Asociación de Criadores y fijó un nuevo objetivo para la raza como un caballo de corta acción más compacto que emulaba, de alguna manera, a la raza de caballos del centro de Chile, por los cuales él tenia admiración, los cuales contaban con registro genealógico ya desde alrededor de 1870!.
En 1938, el 70% de la Criollos registrados fueron castrados o sacrificados, debido a que no poseían el fenotipo aspirado por el Dr. Solanet y sus seguidores.
Empezó a seleccionar en la zona de Ayacucho y partidos vecinos, yeguas y potrillos que le parecían que respondían a las condiciones de la raza, comprando también algunos a los indios tehuelches, traidos desde la patagonia.
El nuevo estándar racial, que él había escrito en 1928, fue finalmente puesto a disposición del público recién cuando estuvo realmente seguro que los criadores estaban más persuadidos en brindar apoyo a su objetivo para la raza.
No sería hasta 1957 que el registro se cerró para la raza argentina, pero el registro se ha mantenido abierto para el caballo de raza chilena, el que ha tenido importante influencia en mejorar ciertas cualidades, para ayudar a dar forma al Criollo moderno.
Sin embargo, la raza mantiene su propia identidad, con una conformación del cuerpo más alta, y cuadrada, con un corvejón más angular que le permite un paso largo, el que se requiere para cubrir las grandes distancias en las planicies de la Argentina (conocidas como "pampas").
La cabeza del Criollo moderno se prefiere con un perfil de la cara recta y un hocico más corto y más largas orejas que en el caballo de raza chilena típico.
La Asociación Criadores de Caballos Criollos, fue fundada por un grupo de 40 criadores de la Raza el 16 de junio de 1923, bajo en nombre de “Asociación de Criadores de Caballos Criollos Argentino".
Funciona en Larrea 670, 2do. piso, de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires.
Simultáneamente, diversos deportes criollos ya definitivamente arraigados, como las "Pruebas de Rodeos", las "Pruebas de Rienda", la "competencia de Aparte", las "Cabalgatas de Criadores", el "Aparte Campero", la muy rigurosa "Marcha Anual", congregan miles de entusiastas participantes que, en Jornadas Clasificatorias, van intentando obtener promedios que los acerquen a la fiesta máxima del Criollo: Las Finales de los Campeonatos Nacionales de las distintas disciplinas que culminan en la Exposición de Otoño de cada año, dentro del marco de la mega-exposición llamada “Nuestros Caballos”, en el predio ferial de la Sociedad Rural Argentina, en el barrio de Palermo.
Por otra parte, la tradicional exposición de la Sociedad Rural Argentina, en el mismo predio, constituye la muestra más importante de la genética del Criollo en el mundo.
Con 150 reproductores de primerísimo nivel que colman las instalaciones del mítico Pabellón 8, superando con su sola presencia a todas las demás Razas equinas sumadas.
Numerosos criadores extranjeros de Brasil, Chile, Uruguay, también se dan cita en esta muestra, aportando sus ejemplares.
Sus dos ejemplares más famosos, Mancha y Gato, recorrieron el Continente Americano desde Buenos Aires a Nueva York, guiados por Aimé F. Tschiffelly, batiendo récords de distancia y altura.
Actualmente, en el Brasil, es más común en el estado de Rio Grande do Sul, principalmente en la región sudoeste gracias a los ejemplares producidos en "La Invernada Hornero", de Uruguayana (Uruguaiana).
CARACTERÍSTICAS GENERALES:
Eumétrico y mesoformo (medidas y formas medianas).
Su tipo se corresponde con el de un caballo de silla, equilibrado y armónico.
Bien musculado y de furte constitución, con su centro de gravedad bajo.
De buen pie y andares sueltos, ágil y rápido en sus movimientos.
De carácter activo, enérgico y dócil, su característica racial está definida por su rusticidad, longevidad, fertilidad, resistencia, valentía, poder de recuperación y aptitud para trabajos ganaderos.
BIOMETRÍA:
a) ----- Talla: Ideal 1,44 m. Las fluctuaciones máximas para los machos serán entre 1,40 m. y 1,48 m
pudiendo aceptarse como excepción hasta de 1,50 m. y no menos de 1,38m.
Previa resolución de jurado de admisión o inspector actuante. Hembras 2 cm menos.
b) ----- Perímetro torácico: ideal 1,78 m. Hembras 2 cm. Más.
c) ----- Perímetro de la caña: ideal 0,19 m. Hembras 1 cm. Menos.
Las fluctuaciones de las medidas deberán guardar la debida armonía con las indicadas para la talla.
PELAJES:
Con excepción del “pintado” y el “tobiano” se aceptan todos los pelajes, procurándose la paulatina eliminación de animales con tendencia avanzada hacia la despigmentación y albinismo.
CABEZA:
De perfil preferentemente rectilíneo o subconvexilíneo.
En conjunto corta, liviana, de base ancha y vértice fino proporcionalmente mucho cráneo y poca cara.
Frente ancha y mas bien plana.
Carrillos destacados y separados entre si ojos vivaces y expresivos, orejas chicas, anchas en su base, separadas y paralelas.
Ollares medianos.
La cabeza debe denotar la pureza racial, el carácter y la natural diferenciación sexual entre machos y hembras.
CRINES, CERDAS DE COLA, Y CERNEJAS O RANILLAS:
Tuse y cola más bien anchos y bien poblados de cerdas abundantes y gruesas.
Cernejas de mediano desarrollo y solo sobre la parte posterior del nudo
CUELLO, PESCUEZO O COGOTE:
De suficiente largo flexibilidad. Musculado en su inserción superior con la cabeza. Ligeramente convexo en su línea superior y recto en la inferior. Su eje se unirá al tronco en un ángulo casi recto con las paletas.
CRUZ:
Medianamente perfilada y musculada. Larga e insensiblemente unida.
DORSO:
De largo mediano, fuerte, fuerte, firme y ancho y musculado hacia el posterior. Suavemente unido a la cruz y al riñón con los que conformará una correcta línea superior.
RIÑÓN:
Corto, ancho, musculoso, fuerte, bien unido al dorso y a la grupa con los cuales deberá guardar armonía en conjunto.
GRUPA:
De buen largo y musculada, de ancho de ancho mediano y suavemente inclinada.
Vista del posterior, redondeada, sin protuberancias óseas ni hendiduras perceptibles.
COLA:
De maslo corto, debe continuar suavemente la linea superior de la grupa con una inserción mas bien baja.
PECHO:
Medianamente ancho, musculado, y bien descendido. El esternón se ubicará aproximadamente al la mitad de la alzada del animal.
TRONCO:
Visto de costado, profundo desde la cruz a la cinchera y de frente, de forma oval.
De buen desarrollo en su perímetro y cerca del suelo.
Costillas moderadamente arqueadas y abiertas hacia abajo y hacia atrás.
Vientre amplio, continuando insensiblemente el perfil interior del tórax.
FLANCOS:
Cortos y llenos.
ESPALDAS O PALETAS:
Medianamente largas e inclinadas. Separadas entre sí y bien musculadas.
BRAZOS Y CODOS:
Paralelos al plano medio del cuerpo. Brazos de buen largo, inclinación y musculatura. Codos visiblemente separados del tórax.
ANTEBRAZO:
Bien aplomados, largos, de buen ancho y musculatura.
RODILLAS:
Cerca del suelo, anchas, medianamente largas, nítidas, sin desviaciones ni fuera del eje.
MUSLOS:
Anchos y bien musculados, de nalgas largas y descendidas.
PATAS TRASERAS:
Largas, anchas, musculosas, con los tendones del corvejón fuertes, separados y nítidos.
GARRONES O CORVEJONES:
Fuertes, anchos, nítidos, paralelos al plano mediano del cuerpo y cerca del suelo.
CAÑAS:
Cortas, con cuerdas fuertes, nítidas y bien destacadas.
NUDOS:
Fuertes y nítidos.
CUARTILLAS O PICHICOS:
Fuertes, de longitud e inclinación medianas.
CASCOS O VASOS:
Relativamente chicos, lisos, tensos, resistentes: de talones adecuadamente altos y separados
entre sí.
( 24 de Marzo de 2009 )
Mega-exposición: “Nuestros Caballos”,
en el predio ferial de la Sociedad Rural Argentina,
en el barrio de Palermo, ciudad de Buenos Aires, ARGENTINA.
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Floraris Genèrica. Esculptura articulada d'acer inoxidable.
El barri de la Recoleta, a la Ciutat de Buenos Aires, és un dels més bells de Buenos Aires, pels seus diversos atractius. Un d'ells es troba a la Plaça de les Nacions Unides. És el monument anomenat Floralis Genèrica, una gegantesca flor d'acer inoxidable, d'estructura en alumini i formigó armant.
Per la seva grandària i brillantor ressalta en el paisatge, just darrere de la Facultat de Dret de la Universitat de Buenos Aires, en un parc de quatre hectàrees. Es troba sobre un mirall d'aigua i té ni més ni menys que 23 metres d'altura i un pes de 18 tones.
Aquesta obra, donada a la ciutat pel prestigiós arquitecte argentí Eduardo Catalano, va ser inaugurada l'any 2002.
Té la particularitat que, gràcies al seu sistema elèctric, a la nit tanca les sis pètals metàl·lics i s'obre al matí següent. Les úniques excepcions es produeixen en certes dates especials, en les quals a la nit roman oberta: són el 25 de maig, el 21 de setembre, i el 24 i el 31 de desembre.
Per la seva bellesa sense igual s'ha transformat en un dels icones de la Ciutat de Buenos Aires
Crear negocio a través de la internacionalización: es esta palanca estratégica que sustenta el éxito de TUTTOFOOD. TUTTOFOOD no es una feria como las otras. Tras el éxito de tres ediciones en crescendo, TUTTOFOOD la exposición de B2B de Fiera Milano para la industria alimentaria, calentar motores para la próxima reunión, que se celebrará del 19 al 22 de mayo de 2013. Y ya mirando hacia su quinta edición, un histórico de Expo Milán 2015 dedicado al tema "alimentar al planeta. Energy for life ". El éxito de TUTTOFOOD 2011 han consagrado definitivamente como uno de los eventos más grandes y más calificados de la industria en Europa: 80.000 metros cuadrados de área de exposición, 40.000 visitantes, 2.000 marcas representadas y un aumento en el número de compradores del 33% con respecto a la edición anterior. Entre las novedades habrá 2013: actividades para cada sector del comercio. centrarse en el mundo de las empresas y operadores del sector; reuniones bilaterales previa a maximizar el retorno de la participación en la exposición en términos de negocios y relaciones; talleres, conferencias técnicas, prestigiosa colaboración con cuerpos más importantes y representativos y asociaciones comerciales del mundo variado de alimentos, procesamiento y catering. Y mucho más. Todo ello con un objetivo: satisfacer la demanda con la oferta.
Creare business attraverso l’internazionalizzazione: è questa la leva strategica che sta alla base del successo di TUTTOFOOD.
TUTTOFOOD non è una fiera come le altre.
Sull’ onda del successo di tre edizioni in crescendo, TUTTOFOOD, la mostra B2B di Fiera Milano per il comparto alimentare, scalda i motori per il prossimo appuntamento, in programma dal 19 al 22 maggio2013.
E già guarda verso la sua quinta edizione, quella storica dell’Expo Milano 2015 dedicato al tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
I successi di TUTTOFOOD 2011 l’hanno definitivamente consacrata come uno dei maggiori e più qualificati eventi del comparto in Europa: 80.000 mq di area espositiva, 40.000 visitatori, 2.000 marchi rappresentati ed un incremento del numero dei buyer del 33% rispetto alla precedente edizione.
Tra le novità 2013 non mancheranno: attività dedicate per ogni singolo settore merceologico; focalizzazione sul mondo delle aziende e degli operatori del settore; incontri bilaterali preventivamente organizzati per massimizzare il ritorno della partecipazione alla mostra in termini di business e relazioni; workshop, convegni tecnici, partnership di prestigio con i più importanti e rappresentativi enti e associazioni di categoria del variegato mondo dell’agroalimentare e della ristorazione. E tanto altro.
Il tutto con un unico obiettivo: far incontrare la domanda con l’ offerta.
Create business through internationalization: is this strategic lever that underpins the success of TUTTOFOOD. TUTTOFOOD is not a trade show like the others. In the wake of the success of three editions in crescendo, TUTTOFOOD the B2B exhibition of Fiera Milano for the food industry, heat engines for the next meeting, to be held from 19 to May 22, 2013. And already looking toward its fifth edition, the historical one of Expo Milan 2015 dedicated to the theme "feeding the planet. Energy for life ". The success of TUTTOFOOD 2011 have definitively consecrated as one of the largest and most qualified industry events in Europe: 80,000 sq m of exhibition area, 40,000 visitors, 2,000 brands represented and an increase in the number of buyers of 33% compared to the previous edition. Among the novelties there will be 2013: activities for each trade sector. focus on the world of companies and operators in the sector; bilateral meetings arranged in advance to maximize the return of the participation in the exhibition in terms of business and relationships; workshops, technical conferences, prestigious partnership with the most important and representative bodies and trade associations of the varied world of food processing and catering. And much more. All with one goal: to meet the demand with the supply.
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E già guarda verso la sua quinta edizione, quella storica dell’Expo Milano 2015 dedicato al tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
I successi di TUTTOFOOD 2011 l’hanno definitivamente consacrata come uno dei maggiori e più qualificati eventi del comparto in Europa: 80.000 mq di area espositiva, 40.000 visitatori, 2.000 marchi rappresentati ed un incremento del numero dei buyer del 33% rispetto alla precedente edizione.
Tra le novità 2013 non mancheranno: attività dedicate per ogni singolo settore merceologico; focalizzazione sul mondo delle aziende e degli operatori del settore; incontri bilaterali preventivamente organizzati per massimizzare il ritorno della partecipazione alla mostra in termini di business e relazioni; workshop, convegni tecnici, partnership di prestigio con i più importanti e rappresentativi enti e associazioni di categoria del variegato mondo dell’agroalimentare e della ristorazione. E tanto altro.
Il tutto con un unico obiettivo: far incontrare la domanda con l’ offerta.
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1921eko uztailaren 9an, San Fermin jaiekin eta Argentinako Independentzia Adierazpenarekin bat etorrita (1816), ikurrina era ofizialean eta ospe handiz jaso zen Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxean. Gertaera hori mugarria izan zen ikurrinaren historian eta geroko bilakaeran, harrezkero euskaldun guztion baterako ikurtzat hartzeko hazia erein zela eta.
Urteurren hori gogoratzeko eta euskal diasporak Argentinari nahiz Euskadiri denboraren poderioz egindako ekarria aitortzeko, Sabino Arana Fundazioak eta Laurak Bat euskal etxeak baterako eta aldi bereko ekitaldia antolatu dute, Bilbon eta Buenos Airesen, ikurrina bi hiriburuetan igota. Laurak Bat euskal etxetik gertu dagoen Buenos Aireseko Montserrateko Andre Mariaren parrokian bedeinkatutako bi ikurrin jaso dituzte. Hemen, Euskadin, Andoni Ortuzar EAJ alderdiaren EBBko buruak, Mireia Zarate Sabino Arana Fundazioaren presidenteak eta Gorka Alvarez Eusko Jaurlaritzaren Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak igo dute euskal oihala. Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak, hain zuzen ere, ekitaldiaren buru jardun du.
Sarreran, Gorka Alvarezek kanpoko euskal komunitatearen lana goraipatu du, izan ere “gure Herriaren ametsa egia bihurtu baitu, gure herriaren hiru errealitate politikoak bat eginda: Hirurak bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Euskal etxe batean sartzen denak edo kanpoan euskaldun sentitzen denak Pirinioen bi aldeetan hedatzen den herri aparteko eta bakar bateko kide sentitzen du bere burua. Gure zaharrek irrikaz desiratu izan zuten ametsa eta belaunaldi berriek lortzen jarraitu dugun asmoa. Euskal diaspora euskararen herriaren anaiarteko batasun horren adibide garbia da”, adierazi du.
Gorka Alvarezek, orobat, kanpoko euskal herritar guztiak aitortu nahi izan ditu “egon ziren, egon dauden eta egongo diren tokietan herri honen izatea eta sentimendua bihotzean daramatelako, Euskadi herri unibertsal, munduko herri bihurtuta”.
Ikurrina, aberriaren ikurra
Beste alde batetik, Jose Gabriel Anitua Laurak Bat euskal etxeko presidenteak, Argentinatik zuzeneko konexioan arituta, duela ehun urte gertatutakoak gogoratu ditu, eta gertaera horrek antolatzaileentzat izan zuen garrantzia azpimarratu du, “100 urte geroago, gertaera horrek ondorengoengan izango zuen arrastoa inoiz ere ez zutela pentsatuko”.
“100 urtez Ikurrinak eraso bortitz eta presio sinbolikoak jasan zituen. Ikurrina jaso zuten egunean bertan, elkartekide gutxi batzuek salatuta, Montserrat auzoko komisarioa hurreratu zen euskal etxera, hura kentzeko agindua zuela; hala eta guztiz ere, Errepublikako presidente Hipolito Irigoienen lagun hurkoa zen euskal etxeko presidente Niceto Etxenagusiaren esku-hartzeari esker poliziaren hasierako asmoak bertan behera geratu ziren eta salaketa artxibatu zen azkenean. Geroago, urteen poderioz euskaldunon ikur sendoa zela, kexa diplomatikoen presioak ere jasan zituen frankismoarekin bat zetozen erregimen ez-demokratikoen garaian”, adierazi du Laurak Bat euskal etxeko presidenteak.
Eraso horiek guztiak gorabehera, Anituak gogorarazi du ikurrina “ez zela inoiz jaitsi eta urteak joan ahala aberriaren ikur bilakatu zela”.
“Gaur, Argentinan, ikurrina euskaldun guztien ikurtzat hartzen da. Horren erakusgarri, eranskailuak ikusten ditugu autoetan eta leihoetan, euskaldunen ondorengo argentinarrek nortasunaren erakusgarri hartu baitute, berezko ikur gisa, duela 100 urtetik hona”, adierazi du.
Bestalde, Oscar Alvarez Gila EHUko Historian doktore eta Amerikako Historiako irakasleak, euskal diasporaren ikertzaile eta “Antes de la Ikurriña: Bandera, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” liburuaren egileak, deitoratu egin du gaur egun “diaspora oraindik ere Euskadiko memoria historikoan oso ahaztua” dagoela, nahiz eta “gure iraganaren une askotan, eginkizun garrantzitsua izan zuen euskal nortasuna eratzen eta sendotzen”.
Horren harira, ikurrina aipatu du, diasporan jazo baitzen, lehen aldiz, ikurrina behin betiko aitortzeko urratsa. “1921eko uztailaren 9an, Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxea izan zen ikurrina jaso zuen lehen erakunde ez-politikoa, euskal nortasun nazionalaren ikur moduan. Pauso txikia izan zela eman lezake, baina hamarkada hartan ikurrina pixkanaka-pixkanaka onartzeko lehen urratsa izan zen, bai diasporan, bai euskal lurraldean. Ildo horretan, Eusko Ikaskuntzak ikurrina euskal banderatzat hartu behar ote zen aztertzeko txostena egin zuenean, diasporako euskaldunek ikurrina esangura horrekin erabiltzen zutela argudiatu zuen, besteak beste. 1936an, lehen Eusko Jaurlaritzak ofizialdu zuen ikurrina, eta horixe izan zen mugarri honen amaiera ona”, azpimarratu du.
Euskal diasporaren eginkizun erabakigarria
Azkenik, ekitaldiari amaiera eman dion Sabino Arana Fundazioaren presidente Mireia Zaratek euskal diasporak eta euskal etxeek euskal herritarren aberriaren etorkizunean duten zeregin erabakigarria azpimarratu nahi izan du.
“Bere burua maite duen herri orok berezko historia ondo ezagutu eta historia hori zabaltzen jakin behar du. Emigrazioa etengabea izan da gure aberriaren bilakaeran, eta Amerika izan da helmuga nagusia. Emigrazio haren ezaugarri nagusietako bat izan zen orduko diasporak jakin izan zuela euskal sustraiei lotutako nortasun-sentimenduari eusten eta gerora finkatutako herrialdeekiko konpromiso eta gizarteratze irmoa uztartzen, herrialde horien garapenean eta ongizatean lagunduta, eta, horrekin batera, baita gure aberriaren izen ona ederresten ere”, adierazi du.
Jardunaldi hau amaitu baino lehen, Mireia Zaratek “mundu osoan zehar dauden euskal etxeek egindako lanaren balio izugarria eta garrantzi estrategikoa” aitortu nahi izan du, “gure kulturari eutsi eta hurrengo belaunaldiei igorri diezuelako”. “Diktadura eta debekuen garaian, gure kulturaren babesleku izan zineten”, gaineratu du.
“Agur Jaunak” abestiaren doinuz amaitu da ekitaldia.
El 9 de julio de 1921, coincidiendo con las fiestas de San Fermín y de la Declaración de Independencia de la Argentina (1816), se izó solemne y oficialmente la ikurriña en el Centro Laurak Bat de Buenos Aires. Un hito que marcó la historia y el devenir de la ikurriña como enseña unitaria de todos los vascos y vascas.
Para conmemorar esta efeméride y reconocer la aportación de la diáspora vasca a Argentina y a Euskadi a lo largo de la historia, Sabino Arana Fundazioa y el Centro Laurak Bat han organizado un acto conjunto y simultáneo, con intervenciones desde Bilbao y Buenos Aires, que se ha iniciado con la izada de la ikurriña en las dos capitales. Han sido dos banderas bendecidas en la parroquia de Nuestra Señora de Montserrat de Buenos Aires, próxima al Laurak Bat. Aquí, en Euskadi, los encargados de izarla han sido el presidente del EBB de EAJ-PNV, Andoni Ortuzar, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, y el director para Comunidad Vasca en el Exterior del Gobierno Vasco, Gorka Álvarez. Precisamente, el director para Comunidad Vasca en el Exterior ha sido el encargado de conducir el acto.
En la introducción, Gorka Álvarez, ha destacado la labor de la comunidad vasca en el exterior, la cual “ha llevado a la práctica el anhelo de nuestro Pueblo, la unión de las tres realidades políticas en las que se encuentra dividido nuestro país: Hirurak Bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Quien entra en una Euskal Etxea o se siente vasco en el exterior, se siente parte de un pueblo único a ambos lados del Pirineo. Una aspiración que anhelaron nuestros mayores y una aspiración que seguimos persiguiendo las nuevas generaciones. La Diáspora Vasca es ejemplo de esa unión fraternal del Euskararen Herria”, ha afirmado.
Gorka Álvarez ha querido también reivindicar a todos aquellos vascos y vascas que “allá donde estuvieron, están y estarán llevan consigo el ser y el sentir de este pueblo, convirtiendo a Euskadi en un Pueblo universal, un Pueblo global”.
La ikurriña: icono nacional
Por su parte, el presidente del Laurak Bat, José Gabriel Anitua, en conexión directa desde Argentina, ha recordado los hechos acontecidos hace hoy cien años y ha destacado la importancia que el hecho tuvo para sus organizadores, “sin presentir que 100 años más tarde esa impronta se resignificaría en sus sucesores”.
“Durante 100 años la Ikurriña toleró violentas agresiones y presiones simbólicas. El mismo día en que fue izada, por denuncia de una minoría de asociados, se presentó el comisario del barrio de Montserrat con orden de arriarla; pero la intervención del presidente de le entidad, D. Niceto de Echenagusia, amigo personal del presidente de la República D. Hipólito Yrigoyen, hizo desistir la actitud policial y archivar la denuncia. Más tarde y ya consolidada por el paso de los años, también sufrió presiones por quejas diplomáticas, en tiempos de regímenes no democráticos, afines con el franquismo”, ha afirmado el presidente de Laurak Bat.
A pesar de todas estas agresiones, Anitua ha recordado que la ikurriña “jamás fue arriada y con el paso de los años se proyectó, alcanzando el significado de icono nacional”.
“Hoy en Argentina, se reconoce la ikurriña como emblema de todos los vascos. Basta ver por aquí las pegatinas en los automóviles o ventanas, porque los argentinos descendientes de vascos la adoptaron como muestra de identidad, les es propia, porque lo es desde hace 100 años”, ha afirmado.
Por otra parte, el doctor en Historia en la UPV y profesor de Historia de América, Óscar Álvarez Gila, estudioso de la diáspora vasca y autor del libro “Antes de la Ikurriña: Banderas, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” ha lamentado que a día de hoy “la diáspora sigue siendo todavía la gran olvidada en la memoria histórica de Euskadi”, a pesar de que “en muchos momentos de nuestro pasado jugó un papel relevante en la conformación y afianzamiento de la identidad vasca”.
En este sentido se ha referido a la ikurriña y a que fue en la diáspora donde se dio, por primera vez, el paso hacia su reconocimiento definitivo. “El 9 de julio de 1921 el centro vasco Laurak Bat de Buenos Aires fue la primera institución no política que decidió enarbolar la ikurriña como representación de la identidad nacional vasca. Puede parecer un pequeño paso, pero marcó el inicio de la progresiva aceptación de la ikurriña a lo largo de aquella década, tanto en la diáspora como en el territorio vasco; hasta tal punto que cuando Eusko Ikaskuntza emitió su informe sobre si la ikurriña debía ser considerada la bandera vasca, argumentó entre otras cosas que ya la usaban con este sentido los vascos de la diáspora. Su oficialización en 1936 por el primer Gobierno Vasco sería el colofón de esta historia”, ha destacado
Decisivo papel de la diáspora vasca
Por último, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, encargada de clausurar el acto, ha querido subrayar el decisivo papel que tienen la diáspora vasca y las Euskal Etxeas en el porvenir del pueblo vasco como nación.
“Toda nación que se precie ha de conocer bien su historia y ha de saber divulgarla. La emigración ha sido una constante a lo largo de nuestro devenir como nación, teniendo a América como principal destino. Una de las características principales de aquella emigración fue que alumbró una diáspora que supo conjugar el sentimiento de identidad vinculado a sus raíces vascas con un firme compromiso e integración en los distintos países en los que se asentó, donde contribuyó a su desarrollo y bienestar, y con ello, también al prestigio de nuestra nación”, ha afirmado.
Antes de concluir esta jornada, Mireia Zarate ha querido también reconocer “una vez más el inmenso valor y la estratégica importancia del trabajo desarrollado por todas las Euskal Etxeas ubicadas por todo el mundo, posibilitando el mantenimiento de nuestra cultura y su transmisión a las siguientes generaciones”. “Fuisteis refugio de nuestra cultura en tiempos de dictadura y prohibición”, ha concluido.
Con el “Agur jaunak” se ha dado por finalizado el acto.
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Carbonio T700 Torayca
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3K finish
Theft and comprehensive insurance coverage Frame weight 950 gr.
Customised painting
1921eko uztailaren 9an, San Fermin jaiekin eta Argentinako Independentzia Adierazpenarekin bat etorrita (1816), ikurrina era ofizialean eta ospe handiz jaso zen Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxean. Gertaera hori mugarria izan zen ikurrinaren historian eta geroko bilakaeran, harrezkero euskaldun guztion baterako ikurtzat hartzeko hazia erein zela eta.
Urteurren hori gogoratzeko eta euskal diasporak Argentinari nahiz Euskadiri denboraren poderioz egindako ekarria aitortzeko, Sabino Arana Fundazioak eta Laurak Bat euskal etxeak baterako eta aldi bereko ekitaldia antolatu dute, Bilbon eta Buenos Airesen, ikurrina bi hiriburuetan igota. Laurak Bat euskal etxetik gertu dagoen Buenos Aireseko Montserrateko Andre Mariaren parrokian bedeinkatutako bi ikurrin jaso dituzte. Hemen, Euskadin, Andoni Ortuzar EAJ alderdiaren EBBko buruak, Mireia Zarate Sabino Arana Fundazioaren presidenteak eta Gorka Alvarez Eusko Jaurlaritzaren Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak igo dute euskal oihala. Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak, hain zuzen ere, ekitaldiaren buru jardun du.
Sarreran, Gorka Alvarezek kanpoko euskal komunitatearen lana goraipatu du, izan ere “gure Herriaren ametsa egia bihurtu baitu, gure herriaren hiru errealitate politikoak bat eginda: Hirurak bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Euskal etxe batean sartzen denak edo kanpoan euskaldun sentitzen denak Pirinioen bi aldeetan hedatzen den herri aparteko eta bakar bateko kide sentitzen du bere burua. Gure zaharrek irrikaz desiratu izan zuten ametsa eta belaunaldi berriek lortzen jarraitu dugun asmoa. Euskal diaspora euskararen herriaren anaiarteko batasun horren adibide garbia da”, adierazi du.
Gorka Alvarezek, orobat, kanpoko euskal herritar guztiak aitortu nahi izan ditu “egon ziren, egon dauden eta egongo diren tokietan herri honen izatea eta sentimendua bihotzean daramatelako, Euskadi herri unibertsal, munduko herri bihurtuta”.
Ikurrina, aberriaren ikurra
Beste alde batetik, Jose Gabriel Anitua Laurak Bat euskal etxeko presidenteak, Argentinatik zuzeneko konexioan arituta, duela ehun urte gertatutakoak gogoratu ditu, eta gertaera horrek antolatzaileentzat izan zuen garrantzia azpimarratu du, “100 urte geroago, gertaera horrek ondorengoengan izango zuen arrastoa inoiz ere ez zutela pentsatuko”.
“100 urtez Ikurrinak eraso bortitz eta presio sinbolikoak jasan zituen. Ikurrina jaso zuten egunean bertan, elkartekide gutxi batzuek salatuta, Montserrat auzoko komisarioa hurreratu zen euskal etxera, hura kentzeko agindua zuela; hala eta guztiz ere, Errepublikako presidente Hipolito Irigoienen lagun hurkoa zen euskal etxeko presidente Niceto Etxenagusiaren esku-hartzeari esker poliziaren hasierako asmoak bertan behera geratu ziren eta salaketa artxibatu zen azkenean. Geroago, urteen poderioz euskaldunon ikur sendoa zela, kexa diplomatikoen presioak ere jasan zituen frankismoarekin bat zetozen erregimen ez-demokratikoen garaian”, adierazi du Laurak Bat euskal etxeko presidenteak.
Eraso horiek guztiak gorabehera, Anituak gogorarazi du ikurrina “ez zela inoiz jaitsi eta urteak joan ahala aberriaren ikur bilakatu zela”.
“Gaur, Argentinan, ikurrina euskaldun guztien ikurtzat hartzen da. Horren erakusgarri, eranskailuak ikusten ditugu autoetan eta leihoetan, euskaldunen ondorengo argentinarrek nortasunaren erakusgarri hartu baitute, berezko ikur gisa, duela 100 urtetik hona”, adierazi du.
Bestalde, Oscar Alvarez Gila EHUko Historian doktore eta Amerikako Historiako irakasleak, euskal diasporaren ikertzaile eta “Antes de la Ikurriña: Bandera, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” liburuaren egileak, deitoratu egin du gaur egun “diaspora oraindik ere Euskadiko memoria historikoan oso ahaztua” dagoela, nahiz eta “gure iraganaren une askotan, eginkizun garrantzitsua izan zuen euskal nortasuna eratzen eta sendotzen”.
Horren harira, ikurrina aipatu du, diasporan jazo baitzen, lehen aldiz, ikurrina behin betiko aitortzeko urratsa. “1921eko uztailaren 9an, Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxea izan zen ikurrina jaso zuen lehen erakunde ez-politikoa, euskal nortasun nazionalaren ikur moduan. Pauso txikia izan zela eman lezake, baina hamarkada hartan ikurrina pixkanaka-pixkanaka onartzeko lehen urratsa izan zen, bai diasporan, bai euskal lurraldean. Ildo horretan, Eusko Ikaskuntzak ikurrina euskal banderatzat hartu behar ote zen aztertzeko txostena egin zuenean, diasporako euskaldunek ikurrina esangura horrekin erabiltzen zutela argudiatu zuen, besteak beste. 1936an, lehen Eusko Jaurlaritzak ofizialdu zuen ikurrina, eta horixe izan zen mugarri honen amaiera ona”, azpimarratu du.
Euskal diasporaren eginkizun erabakigarria
Azkenik, ekitaldiari amaiera eman dion Sabino Arana Fundazioaren presidente Mireia Zaratek euskal diasporak eta euskal etxeek euskal herritarren aberriaren etorkizunean duten zeregin erabakigarria azpimarratu nahi izan du.
“Bere burua maite duen herri orok berezko historia ondo ezagutu eta historia hori zabaltzen jakin behar du. Emigrazioa etengabea izan da gure aberriaren bilakaeran, eta Amerika izan da helmuga nagusia. Emigrazio haren ezaugarri nagusietako bat izan zen orduko diasporak jakin izan zuela euskal sustraiei lotutako nortasun-sentimenduari eusten eta gerora finkatutako herrialdeekiko konpromiso eta gizarteratze irmoa uztartzen, herrialde horien garapenean eta ongizatean lagunduta, eta, horrekin batera, baita gure aberriaren izen ona ederresten ere”, adierazi du.
Jardunaldi hau amaitu baino lehen, Mireia Zaratek “mundu osoan zehar dauden euskal etxeek egindako lanaren balio izugarria eta garrantzi estrategikoa” aitortu nahi izan du, “gure kulturari eutsi eta hurrengo belaunaldiei igorri diezuelako”. “Diktadura eta debekuen garaian, gure kulturaren babesleku izan zineten”, gaineratu du.
“Agur Jaunak” abestiaren doinuz amaitu da ekitaldia.
El 9 de julio de 1921, coincidiendo con las fiestas de San Fermín y de la Declaración de Independencia de la Argentina (1816), se izó solemne y oficialmente la ikurriña en el Centro Laurak Bat de Buenos Aires. Un hito que marcó la historia y el devenir de la ikurriña como enseña unitaria de todos los vascos y vascas.
Para conmemorar esta efeméride y reconocer la aportación de la diáspora vasca a Argentina y a Euskadi a lo largo de la historia, Sabino Arana Fundazioa y el Centro Laurak Bat han organizado un acto conjunto y simultáneo, con intervenciones desde Bilbao y Buenos Aires, que se ha iniciado con la izada de la ikurriña en las dos capitales. Han sido dos banderas bendecidas en la parroquia de Nuestra Señora de Montserrat de Buenos Aires, próxima al Laurak Bat. Aquí, en Euskadi, los encargados de izarla han sido el presidente del EBB de EAJ-PNV, Andoni Ortuzar, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, y el director para Comunidad Vasca en el Exterior del Gobierno Vasco, Gorka Álvarez. Precisamente, el director para Comunidad Vasca en el Exterior ha sido el encargado de conducir el acto.
En la introducción, Gorka Álvarez, ha destacado la labor de la comunidad vasca en el exterior, la cual “ha llevado a la práctica el anhelo de nuestro Pueblo, la unión de las tres realidades políticas en las que se encuentra dividido nuestro país: Hirurak Bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Quien entra en una Euskal Etxea o se siente vasco en el exterior, se siente parte de un pueblo único a ambos lados del Pirineo. Una aspiración que anhelaron nuestros mayores y una aspiración que seguimos persiguiendo las nuevas generaciones. La Diáspora Vasca es ejemplo de esa unión fraternal del Euskararen Herria”, ha afirmado.
Gorka Álvarez ha querido también reivindicar a todos aquellos vascos y vascas que “allá donde estuvieron, están y estarán llevan consigo el ser y el sentir de este pueblo, convirtiendo a Euskadi en un Pueblo universal, un Pueblo global”.
La ikurriña: icono nacional
Por su parte, el presidente del Laurak Bat, José Gabriel Anitua, en conexión directa desde Argentina, ha recordado los hechos acontecidos hace hoy cien años y ha destacado la importancia que el hecho tuvo para sus organizadores, “sin presentir que 100 años más tarde esa impronta se resignificaría en sus sucesores”.
“Durante 100 años la Ikurriña toleró violentas agresiones y presiones simbólicas. El mismo día en que fue izada, por denuncia de una minoría de asociados, se presentó el comisario del barrio de Montserrat con orden de arriarla; pero la intervención del presidente de le entidad, D. Niceto de Echenagusia, amigo personal del presidente de la República D. Hipólito Yrigoyen, hizo desistir la actitud policial y archivar la denuncia. Más tarde y ya consolidada por el paso de los años, también sufrió presiones por quejas diplomáticas, en tiempos de regímenes no democráticos, afines con el franquismo”, ha afirmado el presidente de Laurak Bat.
A pesar de todas estas agresiones, Anitua ha recordado que la ikurriña “jamás fue arriada y con el paso de los años se proyectó, alcanzando el significado de icono nacional”.
“Hoy en Argentina, se reconoce la ikurriña como emblema de todos los vascos. Basta ver por aquí las pegatinas en los automóviles o ventanas, porque los argentinos descendientes de vascos la adoptaron como muestra de identidad, les es propia, porque lo es desde hace 100 años”, ha afirmado.
Por otra parte, el doctor en Historia en la UPV y profesor de Historia de América, Óscar Álvarez Gila, estudioso de la diáspora vasca y autor del libro “Antes de la Ikurriña: Banderas, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” ha lamentado que a día de hoy “la diáspora sigue siendo todavía la gran olvidada en la memoria histórica de Euskadi”, a pesar de que “en muchos momentos de nuestro pasado jugó un papel relevante en la conformación y afianzamiento de la identidad vasca”.
En este sentido se ha referido a la ikurriña y a que fue en la diáspora donde se dio, por primera vez, el paso hacia su reconocimiento definitivo. “El 9 de julio de 1921 el centro vasco Laurak Bat de Buenos Aires fue la primera institución no política que decidió enarbolar la ikurriña como representación de la identidad nacional vasca. Puede parecer un pequeño paso, pero marcó el inicio de la progresiva aceptación de la ikurriña a lo largo de aquella década, tanto en la diáspora como en el territorio vasco; hasta tal punto que cuando Eusko Ikaskuntza emitió su informe sobre si la ikurriña debía ser considerada la bandera vasca, argumentó entre otras cosas que ya la usaban con este sentido los vascos de la diáspora. Su oficialización en 1936 por el primer Gobierno Vasco sería el colofón de esta historia”, ha destacado
Decisivo papel de la diáspora vasca
Por último, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, encargada de clausurar el acto, ha querido subrayar el decisivo papel que tienen la diáspora vasca y las Euskal Etxeas en el porvenir del pueblo vasco como nación.
“Toda nación que se precie ha de conocer bien su historia y ha de saber divulgarla. La emigración ha sido una constante a lo largo de nuestro devenir como nación, teniendo a América como principal destino. Una de las características principales de aquella emigración fue que alumbró una diáspora que supo conjugar el sentimiento de identidad vinculado a sus raíces vascas con un firme compromiso e integración en los distintos países en los que se asentó, donde contribuyó a su desarrollo y bienestar, y con ello, también al prestigio de nuestra nación”, ha afirmado.
Antes de concluir esta jornada, Mireia Zarate ha querido también reconocer “una vez más el inmenso valor y la estratégica importancia del trabajo desarrollado por todas las Euskal Etxeas ubicadas por todo el mundo, posibilitando el mantenimiento de nuestra cultura y su transmisión a las siguientes generaciones”. “Fuisteis refugio de nuestra cultura en tiempos de dictadura y prohibición”, ha concluido.
Con el “Agur jaunak” se ha dado por finalizado el acto.
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New & Lingwood, incorporating Poulsen Skone,
early 1990's, Jermyn Street, United Kingdom.
(Oem Made Crockett & Jones, Model Brimstone / Last 302)
クロケット&ジョーンズ バタフライローファー
ベース部分を有名店で染め直し、細部の仕上げを私が染めています。
1990年頃イギリスにて購入。
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1990年頃イギリスにて購入。
Na ocasião, o diretor das Faculdades Alves Faria (ALFA), Nelson Carvalho falou, em nome da Alfa, sobre o prestígio e a honra de ter tido Marconi como aluno. “Acompanhei todos os passos. Lembro-me de momentos marcantes, como sua emoção no dia da apresentação do trabalho de conclusão do curso. Foi um aluno não só disciplinado, como brilhante. Ele é um exemplo de acadêmico sempre muito dedicado”, elogiou.
Foto: Lailson Damasio
Data: 27/12/2012
The Monastery of Travanca is a gem of the Amarante Romanesque Route subsection.
Founded in the 11th century, it was a Benedictine monastic centre of enormous relevance in the region, with economic and social power and prestige.
The church is remarkable, but the adjacent tower won us over forever and has one of the most impressive doors of all Portuguese medieval monuments.
The timeless atmosphere of the place inspires us. Its stones speak of memories we never mean to lose.
*
O Mosteiro de Travanca é uma preciosidade da sub-secção da Rota do Românico de Amarante.
Com fundação no Século XI, foi um centro monástico beneditino de enorme relevância na região, com poder e prestígio não só económico, como social.
A Igreja é notável, mas a torre adjacente conquistou-nos para sempre, e tem uma das mais impressionantes portas de todos os monumentos medievais portugueses.
A atmosfera intemporal do local inspira-nos. As suas pedras encerram memórias que não queremos perder.
1921eko uztailaren 9an, San Fermin jaiekin eta Argentinako Independentzia Adierazpenarekin bat etorrita (1816), ikurrina era ofizialean eta ospe handiz jaso zen Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxean. Gertaera hori mugarria izan zen ikurrinaren historian eta geroko bilakaeran, harrezkero euskaldun guztion baterako ikurtzat hartzeko hazia erein zela eta.
Urteurren hori gogoratzeko eta euskal diasporak Argentinari nahiz Euskadiri denboraren poderioz egindako ekarria aitortzeko, Sabino Arana Fundazioak eta Laurak Bat euskal etxeak baterako eta aldi bereko ekitaldia antolatu dute, Bilbon eta Buenos Airesen, ikurrina bi hiriburuetan igota. Laurak Bat euskal etxetik gertu dagoen Buenos Aireseko Montserrateko Andre Mariaren parrokian bedeinkatutako bi ikurrin jaso dituzte. Hemen, Euskadin, Andoni Ortuzar EAJ alderdiaren EBBko buruak, Mireia Zarate Sabino Arana Fundazioaren presidenteak eta Gorka Alvarez Eusko Jaurlaritzaren Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak igo dute euskal oihala. Kanpoko Euskal Komunitatearen zuzendariak, hain zuzen ere, ekitaldiaren buru jardun du.
Sarreran, Gorka Alvarezek kanpoko euskal komunitatearen lana goraipatu du, izan ere “gure Herriaren ametsa egia bihurtu baitu, gure herriaren hiru errealitate politikoak bat eginda: Hirurak bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Euskal etxe batean sartzen denak edo kanpoan euskaldun sentitzen denak Pirinioen bi aldeetan hedatzen den herri aparteko eta bakar bateko kide sentitzen du bere burua. Gure zaharrek irrikaz desiratu izan zuten ametsa eta belaunaldi berriek lortzen jarraitu dugun asmoa. Euskal diaspora euskararen herriaren anaiarteko batasun horren adibide garbia da”, adierazi du.
Gorka Alvarezek, orobat, kanpoko euskal herritar guztiak aitortu nahi izan ditu “egon ziren, egon dauden eta egongo diren tokietan herri honen izatea eta sentimendua bihotzean daramatelako, Euskadi herri unibertsal, munduko herri bihurtuta”.
Ikurrina, aberriaren ikurra
Beste alde batetik, Jose Gabriel Anitua Laurak Bat euskal etxeko presidenteak, Argentinatik zuzeneko konexioan arituta, duela ehun urte gertatutakoak gogoratu ditu, eta gertaera horrek antolatzaileentzat izan zuen garrantzia azpimarratu du, “100 urte geroago, gertaera horrek ondorengoengan izango zuen arrastoa inoiz ere ez zutela pentsatuko”.
“100 urtez Ikurrinak eraso bortitz eta presio sinbolikoak jasan zituen. Ikurrina jaso zuten egunean bertan, elkartekide gutxi batzuek salatuta, Montserrat auzoko komisarioa hurreratu zen euskal etxera, hura kentzeko agindua zuela; hala eta guztiz ere, Errepublikako presidente Hipolito Irigoienen lagun hurkoa zen euskal etxeko presidente Niceto Etxenagusiaren esku-hartzeari esker poliziaren hasierako asmoak bertan behera geratu ziren eta salaketa artxibatu zen azkenean. Geroago, urteen poderioz euskaldunon ikur sendoa zela, kexa diplomatikoen presioak ere jasan zituen frankismoarekin bat zetozen erregimen ez-demokratikoen garaian”, adierazi du Laurak Bat euskal etxeko presidenteak.
Eraso horiek guztiak gorabehera, Anituak gogorarazi du ikurrina “ez zela inoiz jaitsi eta urteak joan ahala aberriaren ikur bilakatu zela”.
“Gaur, Argentinan, ikurrina euskaldun guztien ikurtzat hartzen da. Horren erakusgarri, eranskailuak ikusten ditugu autoetan eta leihoetan, euskaldunen ondorengo argentinarrek nortasunaren erakusgarri hartu baitute, berezko ikur gisa, duela 100 urtetik hona”, adierazi du.
Bestalde, Oscar Alvarez Gila EHUko Historian doktore eta Amerikako Historiako irakasleak, euskal diasporaren ikertzaile eta “Antes de la Ikurriña: Bandera, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” liburuaren egileak, deitoratu egin du gaur egun “diaspora oraindik ere Euskadiko memoria historikoan oso ahaztua” dagoela, nahiz eta “gure iraganaren une askotan, eginkizun garrantzitsua izan zuen euskal nortasuna eratzen eta sendotzen”.
Horren harira, ikurrina aipatu du, diasporan jazo baitzen, lehen aldiz, ikurrina behin betiko aitortzeko urratsa. “1921eko uztailaren 9an, Buenos Aireseko Laurak Bat euskal etxea izan zen ikurrina jaso zuen lehen erakunde ez-politikoa, euskal nortasun nazionalaren ikur moduan. Pauso txikia izan zela eman lezake, baina hamarkada hartan ikurrina pixkanaka-pixkanaka onartzeko lehen urratsa izan zen, bai diasporan, bai euskal lurraldean. Ildo horretan, Eusko Ikaskuntzak ikurrina euskal banderatzat hartu behar ote zen aztertzeko txostena egin zuenean, diasporako euskaldunek ikurrina esangura horrekin erabiltzen zutela argudiatu zuen, besteak beste. 1936an, lehen Eusko Jaurlaritzak ofizialdu zuen ikurrina, eta horixe izan zen mugarri honen amaiera ona”, azpimarratu du.
Euskal diasporaren eginkizun erabakigarria
Azkenik, ekitaldiari amaiera eman dion Sabino Arana Fundazioaren presidente Mireia Zaratek euskal diasporak eta euskal etxeek euskal herritarren aberriaren etorkizunean duten zeregin erabakigarria azpimarratu nahi izan du.
“Bere burua maite duen herri orok berezko historia ondo ezagutu eta historia hori zabaltzen jakin behar du. Emigrazioa etengabea izan da gure aberriaren bilakaeran, eta Amerika izan da helmuga nagusia. Emigrazio haren ezaugarri nagusietako bat izan zen orduko diasporak jakin izan zuela euskal sustraiei lotutako nortasun-sentimenduari eusten eta gerora finkatutako herrialdeekiko konpromiso eta gizarteratze irmoa uztartzen, herrialde horien garapenean eta ongizatean lagunduta, eta, horrekin batera, baita gure aberriaren izen ona ederresten ere”, adierazi du.
Jardunaldi hau amaitu baino lehen, Mireia Zaratek “mundu osoan zehar dauden euskal etxeek egindako lanaren balio izugarria eta garrantzi estrategikoa” aitortu nahi izan du, “gure kulturari eutsi eta hurrengo belaunaldiei igorri diezuelako”. “Diktadura eta debekuen garaian, gure kulturaren babesleku izan zineten”, gaineratu du.
“Agur Jaunak” abestiaren doinuz amaitu da ekitaldia.
El 9 de julio de 1921, coincidiendo con las fiestas de San Fermín y de la Declaración de Independencia de la Argentina (1816), se izó solemne y oficialmente la ikurriña en el Centro Laurak Bat de Buenos Aires. Un hito que marcó la historia y el devenir de la ikurriña como enseña unitaria de todos los vascos y vascas.
Para conmemorar esta efeméride y reconocer la aportación de la diáspora vasca a Argentina y a Euskadi a lo largo de la historia, Sabino Arana Fundazioa y el Centro Laurak Bat han organizado un acto conjunto y simultáneo, con intervenciones desde Bilbao y Buenos Aires, que se ha iniciado con la izada de la ikurriña en las dos capitales. Han sido dos banderas bendecidas en la parroquia de Nuestra Señora de Montserrat de Buenos Aires, próxima al Laurak Bat. Aquí, en Euskadi, los encargados de izarla han sido el presidente del EBB de EAJ-PNV, Andoni Ortuzar, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, y el director para Comunidad Vasca en el Exterior del Gobierno Vasco, Gorka Álvarez. Precisamente, el director para Comunidad Vasca en el Exterior ha sido el encargado de conducir el acto.
En la introducción, Gorka Álvarez, ha destacado la labor de la comunidad vasca en el exterior, la cual “ha llevado a la práctica el anhelo de nuestro Pueblo, la unión de las tres realidades políticas en las que se encuentra dividido nuestro país: Hirurak Bat, Laurak Bat, Zazpiak Bat, Euzko Alkartasuna, Euskal Odola, Denak Bat... Quien entra en una Euskal Etxea o se siente vasco en el exterior, se siente parte de un pueblo único a ambos lados del Pirineo. Una aspiración que anhelaron nuestros mayores y una aspiración que seguimos persiguiendo las nuevas generaciones. La Diáspora Vasca es ejemplo de esa unión fraternal del Euskararen Herria”, ha afirmado.
Gorka Álvarez ha querido también reivindicar a todos aquellos vascos y vascas que “allá donde estuvieron, están y estarán llevan consigo el ser y el sentir de este pueblo, convirtiendo a Euskadi en un Pueblo universal, un Pueblo global”.
La ikurriña: icono nacional
Por su parte, el presidente del Laurak Bat, José Gabriel Anitua, en conexión directa desde Argentina, ha recordado los hechos acontecidos hace hoy cien años y ha destacado la importancia que el hecho tuvo para sus organizadores, “sin presentir que 100 años más tarde esa impronta se resignificaría en sus sucesores”.
“Durante 100 años la Ikurriña toleró violentas agresiones y presiones simbólicas. El mismo día en que fue izada, por denuncia de una minoría de asociados, se presentó el comisario del barrio de Montserrat con orden de arriarla; pero la intervención del presidente de le entidad, D. Niceto de Echenagusia, amigo personal del presidente de la República D. Hipólito Yrigoyen, hizo desistir la actitud policial y archivar la denuncia. Más tarde y ya consolidada por el paso de los años, también sufrió presiones por quejas diplomáticas, en tiempos de regímenes no democráticos, afines con el franquismo”, ha afirmado el presidente de Laurak Bat.
A pesar de todas estas agresiones, Anitua ha recordado que la ikurriña “jamás fue arriada y con el paso de los años se proyectó, alcanzando el significado de icono nacional”.
“Hoy en Argentina, se reconoce la ikurriña como emblema de todos los vascos. Basta ver por aquí las pegatinas en los automóviles o ventanas, porque los argentinos descendientes de vascos la adoptaron como muestra de identidad, les es propia, porque lo es desde hace 100 años”, ha afirmado.
Por otra parte, el doctor en Historia en la UPV y profesor de Historia de América, Óscar Álvarez Gila, estudioso de la diáspora vasca y autor del libro “Antes de la Ikurriña: Banderas, símbolos e identidad vasca en América (1880-1935)” ha lamentado que a día de hoy “la diáspora sigue siendo todavía la gran olvidada en la memoria histórica de Euskadi”, a pesar de que “en muchos momentos de nuestro pasado jugó un papel relevante en la conformación y afianzamiento de la identidad vasca”.
En este sentido se ha referido a la ikurriña y a que fue en la diáspora donde se dio, por primera vez, el paso hacia su reconocimiento definitivo. “El 9 de julio de 1921 el centro vasco Laurak Bat de Buenos Aires fue la primera institución no política que decidió enarbolar la ikurriña como representación de la identidad nacional vasca. Puede parecer un pequeño paso, pero marcó el inicio de la progresiva aceptación de la ikurriña a lo largo de aquella década, tanto en la diáspora como en el territorio vasco; hasta tal punto que cuando Eusko Ikaskuntza emitió su informe sobre si la ikurriña debía ser considerada la bandera vasca, argumentó entre otras cosas que ya la usaban con este sentido los vascos de la diáspora. Su oficialización en 1936 por el primer Gobierno Vasco sería el colofón de esta historia”, ha destacado
Decisivo papel de la diáspora vasca
Por último, la presidenta de Sabino Arana Fundazioa, Mireia Zarate, encargada de clausurar el acto, ha querido subrayar el decisivo papel que tienen la diáspora vasca y las Euskal Etxeas en el porvenir del pueblo vasco como nación.
“Toda nación que se precie ha de conocer bien su historia y ha de saber divulgarla. La emigración ha sido una constante a lo largo de nuestro devenir como nación, teniendo a América como principal destino. Una de las características principales de aquella emigración fue que alumbró una diáspora que supo conjugar el sentimiento de identidad vinculado a sus raíces vascas con un firme compromiso e integración en los distintos países en los que se asentó, donde contribuyó a su desarrollo y bienestar, y con ello, también al prestigio de nuestra nación”, ha afirmado.
Antes de concluir esta jornada, Mireia Zarate ha querido también reconocer “una vez más el inmenso valor y la estratégica importancia del trabajo desarrollado por todas las Euskal Etxeas ubicadas por todo el mundo, posibilitando el mantenimiento de nuestra cultura y su transmisión a las siguientes generaciones”. “Fuisteis refugio de nuestra cultura en tiempos de dictadura y prohibición”, ha concluido.
Con el “Agur jaunak” se ha dado por finalizado el acto.
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1990年頃イギリスにて購入。
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Frames in high-performance carbon cycling.
Michele Bartoli found his motivation in Paulo Coelho's "The Manual of the Warrior of light" .
The "warrior of light" lives in each and every one of us. It is called forth every time life challenges us, and it offers us the right reasons to look ahead and focus on ambitious goals that may seem unattainable.
Today Michele Bartoli has found the same motivation in Prestigio and has put his experience and skill at the disposal of the company.
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This "custom built" frame has been designed by taking full advantage of the experience of a thirty-year career, it has been tested according to the most complex dynamics, it is built with the craftsmanship of times past and all of its parts are airbrush painted in Italy: 100% Italian! The Bartoli Altair is a wrapped frame with T 1000 tubes finished with technical details with the aim of obtaining maximum rigidity, great stability and absolute reactivity in all riding situations.
Telaio fasciato con geometrie su misura e garanzia a vita. Il telaio in carbonio Bartoli Altair ha un peso di 850 grammi ed è coperto da assicurazione furto e Kasco. Geometrie su misura.
The Piazza del Duomo ("Cathedral Square") is a wide, walled area at the heart of the city of Pisa, Tuscany, Italy, recognized as one of the main centers for medieval art in the world. Partly paved and partly grassed, it is dominated by four great religious edifices: the Duomo, the Leaning Tower (the cathedral's campanile), the Baptistry and the Camposanto.In 1987 the whole square was declared a UNESCO World Heritage Site.The heart of the Piazza del Duomo is, obviously, the Duomo, the medieval cathedral, entitled to Santa Maria Assunta (St. Mary of the Assumption). This is a five-naved cathedral with a three-naved transept. The church is known also as the Primatial, the archbishop of Pisa being a Primate since 1092.Construction was begun in 1064 by the architect Busketo, and set the model for the distinctive Pisan Romanesque style of architecture. The mosaics of the interior, as well as the pointed arches, show a strong Byzantine influence.The façade, of grey marble and white stone set with discs of coloured marble, was built by a master named Rainaldo, as indicated by an inscription above the middle door: Rainaldus prudens operator.The massive bronze main doors were made in the workshops of Giambologna, replacing the original doors destroyed in a fire in 1595. The central door was in bronze and made around 1180 by Bonanno Pisano, while the other two were probably in wood. However worshippers never used the façade doors to enter, instead entering by way of the Porta di San Ranieri (St. Ranieri's Door), in front of the Leaning Tower, made in around 1180 by Bonanno Pisano.Above the doors there are four rows of open galleries with, on top, statues of Madonna with Child and, on the corners, the Four evangelists.Also in the façade we can find the tomb of Busketo (on the left side) and an inscription about the foundation of the Cathedral and the victorious battle against Saracens.The interior is faced with black and white marble and has a gilded ceiling and a frescoed dome. It was largely redecorated after a fire in 1595, which destroyed most of the medieval art works.Fortunately, the impressive mosaic, in the apse, of Christ in Majesty, flanked by the Blessed Virgin and St. John the Evangelist, survived the fire. It evokes the mosaics in the church of Monreale, Sicily. Although it is said that the mosaic was done by Cimabue, only the head of St. John was done by the artist in 1302 and was his last work, since he died in Pisa in the same year. The cupola, at the intersection of the nave and the transept, was decorated by Riminaldi showing the ascension of the Blessed Virgin.The impressive granite Corinthian columns between the nave and the aisle came originally from the mosque of Palermo, captured by the Pisans in 1063.The coffer ceiling of the nave was replaced after the fire of 1595. The present gold-decorated ceiling carries the coat of arms of the Medici.The elaborately carved pulpit (1302-1310), which also survived the fire, was made by Giovanni Pisano and is one the masterworks of medieval sculpture. It was packed away during the redecoration and was not rediscovered and re-erected until 1926. The pulpit is supported by plain columns (two of which mounted on lions sculptures) on one side and by caryatids and a telamon on the other: the latter represent St. Michael, the Evangelists, the four cardinal virtues flanking the Church, and a bold, naturalistic depiction of a naked Hercules. A central plinth with the liberal arts supports the four theological virtues. The present day reconstruction of the pulpit is not the correct one. Now it lies not in the same original position, that was nearer the main altar, and the disposition of the columns and the panels are not the original ones. Also the original stairs (maybe in marble) were lost.The upper part has nine panels dramatic showing scenes from the New Testament, carved in white marble with a chiaroscuro effect and separated by figures of prophets: Annunciation, Massacre of the Innocents, Nativity, Adoration of the Magi, Flight into Egypt, Crucifixion, and two panels of the Last Judgement.The church also contains the bones of St Ranieri, Pisa's patron saint, and the tomb of the Holy Roman Emperor Henry VII, carved by Tino da Camaino in 1315. That tomb, originally in the apse just behind the main altar, was disassembled and changed position many times during the years for political reasons. At last the sarcophagus is still in the Cathedral, but some of the statues were put in the Camposanto or in the top of the façade of the church. The original statues now are in the Museum of the Opera del Duomo.The Cathedral has a prominent role in determining the beginning of the Pisan New Year. Between the tenth century and 1749, when the Tuscan calendar was reformed, Pisa used its own calendar, in which the first day of the year on March 25, which is the day of the Annunciation of the Virgin Mary. The Pisan New Year begins 9 months before the ordinary one. The exact moment is determined by a ray of sun that, through a window on the left side, hit a shelf egg-shaped on the right side, just above the pulpit by Giovanni Pisano. This occurs at noon.In the Cathedral also can be found some relics brought during the Crusades: the remains of three Saints (Abibo, Gamaliel and Nicodemus) and a vase that it is said to be one of the jars of Cana.The building, as have several in Pisa, has tilted slightly since its construction.
Il Duomo di Santa Maria Assunta è la cattedrale medievale di Pisa.Capolavoro assoluto del romanico, in particolare del romanico pisano, rappresenta la testimonianza tangibile del prestigio e della ricchezza raggiunti dalla Repubblica marinara di Pisa nel momento del suo massimo splendoreL'aspetto attuale del complesso edificio è il risultato di ripetute campagne di restauro succedutesi in diverse epoche. I primi radicali interventi seguirono il disastroso incendio del 1595, a seguito del quale fu rifatto il tetto e furono eseguite le tre porte bronzee della facciata,a partire dal Settecento iniziò il progressivo rivestimento delle pareti interne con grandi dipinti su tela.Gli interventi successivi si ebbero nel corso dell'Ottocento ed interessarono sia le decorazioni interne sia quelle esterne.La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici e numerosi oggetti di bronzo L'interno è rivestito di marmi bianchi e neri, con colonne monolitiche di marmo grigio e capitelli di ordine corinzio. Ha un soffitto a cassettoni dorati seicenteschi, in legno dorato.Le impressionanti colonne granitiche in stile corinzio fra la navata e l'abside provengono dalla moschea di Palermo, bottino della battaglia nella Cala dai Pisani nel 1063.La chiesa conserva inoltre le reliquie di San Ranieri, patrono di Pisa, e la frammentaria tomba di Arrigo VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, morto a Buonconvento mentre assediava invano Firenze.L'edificio, come la torre campanaria, è sprofondato percettibilmente nel suolo, e alcuni dissesti nella costruzione sono ben visibili, come le differenze di livello tra la navata di Buscheto e il prolungamento ad opera di Rainaldo (le campate verso ovest e la facciata).
Font : Wikipedia
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Nascut a Barcelona l’any 1988, comença els estudis de violoncel, piano i cant a l’Escolania de Montserrat i posteriorment els segueix a l’Escola de Música de Barcelona. Es gradua en l’especialitat de Direcció de Cor (2010) i Cant Clàssic (2012) a l’ESMUC amb Josep Vila i Johan Duijck, i Mireia Pintó respectivament.
El 2014 finalitza un Màster d’Interpretació a la Guildhall School of Music & Drama i actualment participa en el prestigiós Opera Course de la Guildhall School amb el professor Rudolf Piernay i amb el suport de la Amar-Franses Foster-Jenkins Trust i la Sheila White Bequest.
Des de l’any 2010, Josep-Ramon Olivé col·labora amb diverses orquestres del panorama musical nacional i internacional com l’Orquestra Simfònica del Vallès, la Orquesta Ciudad de Granada, l’Orquestra Barroca Catalana, l’Orquestra Nacional de Cambra d’Andorra, Les Concert des Nations, Al Ayre Español, la London Handel Orchestra, Vespres d’Arnadí o la Brussels Philarmonie, i debuta en escenaris com el Palau de la Música Catalana, el Auditorio Nacional de Madrid, el Auditorio Manuel de Falla de Granada, el Gran Teatre del Liceu, el Teatre Nacional de Catalunya, el Gran Teatre de Xangai, el Konzerthaus de Viena, l’Òpera d’Avignon, l’Òpera de Vichy o el Barbican Hall de Londres, entre d’altres.
L’any 2011 Olivé rep el 2n Premi en el Concurso Permanente de Juventudes Musicales de España i el 2012 el 3r premi del concurs El Primer Palau. El 2013 obté el 2n premi i el premi a la jove promesa masculina en el Concurs Internacional de Cant ‘Symphonies d’Autômne’ de Mâcon. L’any 2015 guanya el 1r Premi i el Premi del Públic en el Händel Singing Competition de Londres i també és nominat Young Artist 2015 per Oxford Lieder. Darrerament ha estrenat l’òpera L’Eclipsi de Garcia-Demestres al Teatre Nacional de Catalunya en el rol de Carles i ha fet el seu debut a la Schubertíada de Vilabertran. A més, ha enregistrat pels segells Alia-Vox, Columna Música, Musièpoca i Phaedra. Actualment és membre de la Capella Reial de Catalunya dirigida per Jordi Savall.
Els seus projectes futurs inclouen, entre d’altres, el debut amb l’OBC en el seu concert inaugural de temporada el setembre de 2015 a la Sagrada Família amb el Rèquiem de Fauré.
Més informació a la seva pàgina web
Diumenge 20 de març de 2016 (18 h)
Recital de lied amb piano
INTÈRPRET CONVIDAT: Jordi Armengol, piano
PROGRAMA: Obres de Strauss, Schubert, Ravel, Mompou i Morera
Crear negocio a través de la internacionalización: es esta palanca estratégica que sustenta el éxito de TUTTOFOOD. TUTTOFOOD no es una feria como las otras. Tras el éxito de tres ediciones en crescendo, TUTTOFOOD la exposición de B2B de Fiera Milano para la industria alimentaria, calentar motores para la próxima reunión, que se celebrará del 19 al 22 de mayo de 2013. Y ya mirando hacia su quinta edición, un histórico de Expo Milán 2015 dedicado al tema "alimentar al planeta. Energy for life ". El éxito de TUTTOFOOD 2011 han consagrado definitivamente como uno de los eventos más grandes y más calificados de la industria en Europa: 80.000 metros cuadrados de área de exposición, 40.000 visitantes, 2.000 marcas representadas y un aumento en el número de compradores del 33% con respecto a la edición anterior. Entre las novedades habrá 2013: actividades para cada sector del comercio. centrarse en el mundo de las empresas y operadores del sector; reuniones bilaterales previa a maximizar el retorno de la participación en la exposición en términos de negocios y relaciones; talleres, conferencias técnicas, prestigiosa colaboración con cuerpos más importantes y representativos y asociaciones comerciales del mundo variado de alimentos, procesamiento y catering. Y mucho más. Todo ello con un objetivo: satisfacer la demanda con la oferta.
Creare business attraverso l’internazionalizzazione: è questa la leva strategica che sta alla base del successo di TUTTOFOOD.
TUTTOFOOD non è una fiera come le altre.
Sull’ onda del successo di tre edizioni in crescendo, TUTTOFOOD, la mostra B2B di Fiera Milano per il comparto alimentare, scalda i motori per il prossimo appuntamento, in programma dal 19 al 22 maggio2013.
E già guarda verso la sua quinta edizione, quella storica dell’Expo Milano 2015 dedicato al tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
I successi di TUTTOFOOD 2011 l’hanno definitivamente consacrata come uno dei maggiori e più qualificati eventi del comparto in Europa: 80.000 mq di area espositiva, 40.000 visitatori, 2.000 marchi rappresentati ed un incremento del numero dei buyer del 33% rispetto alla precedente edizione.
Tra le novità 2013 non mancheranno: attività dedicate per ogni singolo settore merceologico; focalizzazione sul mondo delle aziende e degli operatori del settore; incontri bilaterali preventivamente organizzati per massimizzare il ritorno della partecipazione alla mostra in termini di business e relazioni; workshop, convegni tecnici, partnership di prestigio con i più importanti e rappresentativi enti e associazioni di categoria del variegato mondo dell’agroalimentare e della ristorazione. E tanto altro.
Il tutto con un unico obiettivo: far incontrare la domanda con l’ offerta.
Create business through internationalization: is this strategic lever that underpins the success of TUTTOFOOD. TUTTOFOOD is not a trade show like the others. In the wake of the success of three editions in crescendo, TUTTOFOOD the B2B exhibition of Fiera Milano for the food industry, heat engines for the next meeting, to be held from 19 to May 22, 2013. And already looking toward its fifth edition, the historical one of Expo Milan 2015 dedicated to the theme "feeding the planet. Energy for life ". The success of TUTTOFOOD 2011 have definitively consecrated as one of the largest and most qualified industry events in Europe: 80,000 sq m of exhibition area, 40,000 visitors, 2,000 brands represented and an increase in the number of buyers of 33% compared to the previous edition. Among the novelties there will be 2013: activities for each trade sector. focus on the world of companies and operators in the sector; bilateral meetings arranged in advance to maximize the return of the participation in the exhibition in terms of business and relationships; workshops, technical conferences, prestigious partnership with the most important and representative bodies and trade associations of the varied world of food processing and catering. And much more. All with one goal: to meet the demand with the supply.
Do lado do metrô Ana Rosa (Linha Azul)
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