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Premio Pieve 2011

Sergio Zavoli, Saverio Tutino, Guido Barbieri

© foto di Luigi Burroni

Premio Pieve Saverio Tutino 2012

Melania G. Mazzucco con Camillo Brezzi

© foto di Laura Mormii

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Premio Pieve Saverio Tutino 2012

presentazione di Storie di Vita

© foto di Loretta Veri

Premio Pieve Saverio Tutino 2012

Fabio Pecorari alla mostra su Saverio Tutino

© foto di Luigi Burroni

voc: Jesús “Tutín” Armenteros

 

Factor VIII (en ocasiones escrito FactorVIII, Factor Viii, FVIII) es un quinteto Panameño de rock con 15 años de trayectoria. El estilo de la banda se caracteriza por sus tendencias metaleras y claras sensibilidades punk rock; letras introspectivas, acompañadas por guitarras pesadas y ritmos pulsantes son algunos elementos constantes de sus canciones. La banda cuenta con dos producciones discográficas de larga duración, EPs, y también ha participado en un sinnúmero de discos recopilatorios. En sus 15 años FVIII ha logrado un alto nivel de notoriedad no solo por su música, pero también por sus desenfrenadas presentaciones en vivo que han sido catalogadas como una descarga colectiva de energía entre el público y la banda

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Briónia-branca

White bryony

 

Mata de Folhosas, Fão

2018

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Attesissimi e adorati dal pubblico italiano, i The Darkness sono pronti a replicare la data dello scorso agosto. La band inglese sarà infatti nuovamente in Italia sabato 20 luglio 2019 al Carroponte di Sesto San Giovanni a Milano.

 

I The Darkness nei primi anni 2000 sono stati in grado di riportare alla moda tutine attillate e folte chiome in pieno stile anni ’70. Il loro hard rock ispirato a mostri sacri come AC/DC, Led Zeppelin, T-Rex, The Queen e Van Halen ha bucato gli schermi delle emittenti musicali internazionali e surriscaldato le radio di milioni di ascoltatori. A ogni rock party che si rispetti infatti non possono mancare gli acuti in falsetto del cantante Justin Hawkins, accompagnati dalle schitarrate e dagli assoli del fratello Dan su hit intramontabili come Love Is Only a Feeling o One Way Ticket to Hell… and Back.

 

Con centinaia di show tra Italia ed Europa, molti come supporto di pesi massimi della scena come Black Label Society, Airbourne, Tom Keifer e gli stessi The Darkness, tornano alla carica i Noise Pollution, sempre in promozione dell’ultimo acclamato album Unreal. Appena tornata da un tour Europeo con l’ex Misfits Michale Graves, la band sarà sul palco in Italia per pochi concerti esclusivi, tra cui questo imperdibile appuntamento milanese.

 

Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

Justin Hawkins – voce, chitarra, tastiera

Daniel Hawkins – chitarra

Frankie Poullain – basso

Rufus Taylor – batteria

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Premio Pieve Saverio Tutino 2012

incontri intorno a terramatta;

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Attesissimi e adorati dal pubblico italiano, i The Darkness sono pronti a replicare la data dello scorso agosto. La band inglese sarà infatti nuovamente in Italia sabato 20 luglio 2019 al Carroponte di Sesto San Giovanni a Milano.

 

I The Darkness nei primi anni 2000 sono stati in grado di riportare alla moda tutine attillate e folte chiome in pieno stile anni ’70. Il loro hard rock ispirato a mostri sacri come AC/DC, Led Zeppelin, T-Rex, The Queen e Van Halen ha bucato gli schermi delle emittenti musicali internazionali e surriscaldato le radio di milioni di ascoltatori. A ogni rock party che si rispetti infatti non possono mancare gli acuti in falsetto del cantante Justin Hawkins, accompagnati dalle schitarrate e dagli assoli del fratello Dan su hit intramontabili come Love Is Only a Feeling o One Way Ticket to Hell… and Back.

 

Con centinaia di show tra Italia ed Europa, molti come supporto di pesi massimi della scena come Black Label Society, Airbourne, Tom Keifer e gli stessi The Darkness, tornano alla carica i Noise Pollution, sempre in promozione dell’ultimo acclamato album Unreal. Appena tornata da un tour Europeo con l’ex Misfits Michale Graves, la band sarà sul palco in Italia per pochi concerti esclusivi, tra cui questo imperdibile appuntamento milanese.

 

Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

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Con centinaia di show tra Italia ed Europa, molti come supporto di pesi massimi della scena come Black Label Society, Airbourne, Tom Keifer e gli stessi The Darkness, tornano alla carica i Noise Pollution, sempre in promozione dell’ultimo acclamato album Unreal. Appena tornata da un tour Europeo con l’ex Misfits Michale Graves, la band sarà sul palco in Italia per pochi concerti esclusivi, tra cui questo imperdibile appuntamento milanese.

 

Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

Justin Hawkins – voce, chitarra, tastiera

Daniel Hawkins – chitarra

Frankie Poullain – basso

Rufus Taylor – batteria

Bupleurum veronense Turra, syn.: Bupleurum baldense ssp. gussonei (Arcang.) Tutin, Bupleurum aristatum Bartl. ex Rchb., Bupleurum humile Vest ex Rchb., Odontea aristata Fourr., Odontites luteolus Spreng.

EN: Small Hare's Ear, DE: Grannen Hasenohr, Verona-Hasenohr

Slo.: veronska prerast

 

Dat.: June 23. 2010

Lat.: 44.38232 Long.: 14.78891

Code: Bot_431/2010_DSC3064

 

Habitat: next to a dirt path, sparsely grassy, almost flat, calcareous, skeletal ground; open, sunny, dry place; elevation 11 m (35 feet); average precipitations ~ 1.000 mm/year, average temperature about 16 deg C, Mediterranean phytogeographical region.

 

Substratum: stony soil.

 

Place: Adriatic Sea; Island Olib, half way from village Olib to 'Slatinica' beach, Kvarner bay, Rijeka region, Croatia EC.

 

Comment: Bupleurum veronense is an Illyric – East-Alpine species in spite of the fact that it touches the Alps only in Italy in Verona and Brescia provinces (Ref.:2). It is native only to countries around Adriatic Sea growing mostly in Mediterranean regions. One can find it in Albania (there are some doubts about this), Greece (Peloponnese and North and East Central Greece only), Italy (northeast part only), Montenegro, Croatia, Slovenia and in a single disjunct place far east on peninsula Crimea (Ref.:4).

 

At the beginning of Mediterranean summers, when it becomes hot and most plants retract and dry up the time of the Bupleurum veronense is coming. Its small yellow stars with the little umbels of individual tiny flowers shine between the dried up grasses and herbs. The plant is not conspicuous since its few leaves are very thin and its flowers are really small. But when looked at from close they are amazing natural jewelry. Almost all species of the genus Bupleurum growing in Slovenia (ten taxa) have very unusually and interestingly shaped inflorescence. They are graphically very attractive and have somehow 'archaic' appearance.

 

Ref.:

(1) A. Martinči et all., Mala Flora Slovenije (Flora of Slovenia - Key) (in Slovenian), Tehnična Založba Slovenije (2007), p 401xx.

(2) D. Aeschimann, K. Lauber, D.M. Moser, J.P. Theurillat, Flora Alpina, Vol. 1., Haupt (2004), p 1112.

(3) W.K. Rottensteiner, Exkursionsflora für Istrien, Verlag des Naturwissenschaftlichen Vereins Kärten (2014), p 172.

(4) powo.science.kew.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:839450-1 (accessed March 25. 2019)

(5) luirig.altervista.org/flora/taxa/index1.php?scientific-na... (accessed March 25. 2019)

   

Premio Pieve Saverio Tutino 2012

Mario Perrotta

© foto di Luigi Burroni

Maison Shaughnessy, 1923, boulevard René-Lévesque Ouest, Ville-Marie, Montréal, construction de 1874 à 1875.

 

«Description

 

La maison Shaughnessy est formée de deux résidences bourgeoises jumelées construites en 1874 et 1875. De style Second Empire, cet édifice en pierre de plan rectangulaire présente un soubassement et une élévation de trois étages. Il est coiffé d'un toit mansardé percé de lucarnes. La façade unifiée est divisée verticalement en deux parties, de composition identique mais inversée, correspondant à chacune des unités d'habitation. Chaque partie comprend à son extrémité une avancée dotée d'un oriel couvert d'un toit en pavillon percé de lucarnes. Les porches de chacune des unités, précédés d'un escalier droit donnant accès au rez-de-chaussée, encadrent la façade. La maison Shaughnessy, intégrée au Centre canadien d'architecture, est située sur un vaste terrain paysager, dans un quartier à vocation commerciale et résidentielle de l'arrondissement municipal de Ville-Marie de la ville de Montréal.

 

Ce bien est classé immeuble patrimonial. La maison Shaughnessy bénéficie d'une aire de protection.

 

Valeur patrimoniale

 

La maison Shaughnessy présente un intérêt patrimonial pour sa valeur historique. La demeure, érigée en 1874 et 1875, témoigne de la présence de la grande bourgeoisie dans ce secteur de la ville à partir de la seconde moitié du XIXe siècle. En effet, c'est à cette époque que se développe, sur un ancien territoire agricole, le Mille carré doré. Il est caractérisé par ses habitations cossues, ses larges rues bordées d'arbres et ses institutions, dont l'Université McGill et le Mount Royal Club. Entre 1850 et 1930, le Mille carré doré compte parmi ses occupants les membres les plus riches et les plus influents de la bourgeoisie canadienne. La maison Shaughnessy est notamment associée au marchand de bois Robert Brown, un important homme d'affaires, ainsi qu'à quatre barons du rail. Il s'agit de Duncan McIntyre (1834-1894), de sir William Cornelius Van Horne (1843-1915), de Thomas George Shaughnessy (lord Shaughnessy, 1853-1923) et de Donald Alexander Smith (lord Strathcona and Mount Royal, 1820-1914), personnages dominants du paysage politique et économique de Montréal et du Canada au XIXe siècle et au début du XXe siècle. Intégrée entre 1985 et 1989 au complexe muséal du Centre canadien d'architecture, la maison Shaughnessy rappelle donc l'époque de sa construction, dans un environnement urbain profondément transformé.

 

La maison Shaughnessy présente aussi un intérêt patrimonial pour sa valeur architecturale. Conçue d'après les plans de l'architecte William Tutin Thomas (1829-1892), cette résidence bourgeoise s'inspire du style Second Empire. D'origine française, ce style apparaît sous le règne de l'empereur Napoléon III (1808-1873). Il devient populaire notamment avec la construction du Nouveau Louvre, érigé de 1852 à 1857. Introduit d'abord en Angleterre et aux États-Unis, où il connaît une grande vogue, il apparaît ensuite dans l'architecture canadienne à la fin des années 1860. Il est abondamment utilisé pour les édifices publics et institutionnels, mais également dans l'architecture domestique bourgeoise. La résidence est représentative de ce style notamment par son volume en pierre à trois étages, son toit mansardé percé de lucarnes, la composition symétrique de sa façade, ses oriels traités à la manière de tours à demi hors d'oeuvre ainsi que ses ouvertures cintrées et à arc surbaissé. L'ornementation contribue également à la recherche de prestige associé au style Second Empire avec, entre autres, des éléments en pierre de taille dont les encadrements et les chaînes d'angle, de même que la menuiserie des lucarnes et la crête de toit en fonte. Ainsi, l'influence Second Empire confère à la demeure la prestance et la notoriété recherchées par ses occupants. La valeur architecturale de la maison Shaughnessy repose en outre sur l'intérêt de son décor intérieur. Concentré dans les pièces du rez-de-chaussée, l'ancien fumoir et la serre, celui-ci se distingue par son élégance. Destiné aux pièces de réception, le rez-de-chaussée présente un décor abondant, qui comprend des portes d'arche, des corniches de plafond en plâtre, des moulures en bois et des manteaux de cheminée en marbre. Quant à l'ancien fumoir, ses murs et son plafond lambrissés d'acajou sont ornés de chambranles moulurés, de pilastres, de caissons et de consoles ouvragées. Enfin, des portes au vitrage décoratif s'ouvrent sur la serre, où le travail de fer et de fonte est mis en valeur par la transparence du verre. Ainsi, le décor intérieur de la maison Shaughnessy témoigne du statut social des anciens propriétaires.

 

Source : Ministère de la Culture et des Communications du Québec, 2006.

 

Éléments caractéristiques

 

Les éléments caractéristiques de la maison Shaughnessy liés à ses valeurs historique et architecturale comprennent, notamment :

- la situation sur un vaste terrain paysager, dans un quartier à vocation commerciale et résidentielle de l'arrondissement de Ville-Marie de la ville de Montréal;

- son volume, dont le plan rectangulaire, l'élévation de trois étages sur un soubassement et le toit mansardé;

- l'ordonnance et la disposition symétrique des ouvertures cintrées et à arc surbaissé (avec leur encadrement en pierre de taille et surmontées d'une clé de voûte ou d'un amortissement) ainsi que des lucarnes à fenêtres rectangulaires et ovales (à pilastres et consoles supportant une corniche en plein cintre et ornées de menuiserie ornementale);

- les éléments de la façade principale, dont la composition bipartite verticale (identique, mais inversée), la composition tripartite horizontale (dont le soubassement en pierre de taille surmonté d'un bandeau de pierre), les deux avancées dotées d'un oriel traité à la manière de tours à demi hors d'oeuvre (coiffées d'un toit en pavillon), les porches latéraux (en bois menuisé, comportant des ouvertures à arc surbaissé, des piliers à chapiteau orné et une corniche à consoles et à modillons), les chaînes d'angle et la jambe harpées en pierre de taille, la corniche à denticules et la frise décorative en pierre de taille ainsi que la crête de toit en fonte;

- les matériaux, dont la maçonnerie en calcaire gris, la pierre de taille du soubassement et des éléments décoratifs ainsi que les tuiles d'ardoise couvrant le brisis;

- la serre semi-circulaire, incluant la structure en fonte, le vitrage ainsi que le toit conique vitré;

- les éléments menuisés, dont les plinthes, les moulures, les volets, les tableaux à caissons, les portes à panneaux, les colonnes ornées et les chambranles de portes à pilastres supportant un entablement;

- le décor en plâtre, dont les corniches de plafond;

- les manteaux de cheminée en marbre sculpté;

- les escaliers, à main courante et balustres en bois;

- l'ancien fumoir aux murs et au plafond lambrissés d'acajou, incluant des chambranles moulurés, des pilastres, des caissons et des consoles ouvragées;

- la serre, incluant des portes à vitrage décoratif, des baies vitrées et un décor en fonte.

 

Informations historiques

 

Le terrain sur lequel se situe la maison Shaughnessy faisait partie, aux XVIIe et XVIIIe siècles, d'un vaste territoire regroupant plusieurs domaines agricoles, dont celui du fort de la Montagne des Sulpiciens. Dès le milieu du XIXe siècle, ce territoire est loti à des fins résidentielles et forme la partie ouest du Mille carré doré. Caractérisé par ses grandes demeures, ses larges rues ombragées et ses institutions, dont l'Université McGill, ce secteur accueille entre 1850 et 1930 les membres les plus riches et les plus influents de la bourgeoisie canadienne.

 

En 1873, Duncan McIntyre (1834-1894), homme d'affaires et l'un des principaux actionnaires de la Compagnie du chemin de fer du Canada central, acquiert un terrain rue Dorchester (actuel boulevard René-Lévesque). L'année suivante, il vend la moitié est au marchand de bois Robert Brown. En 1874 et 1875, McIntyre et Brown font bâtir un édifice comprenant deux résidences qui, réunies, forment aujourd'hui la maison Shaughnessy. Les plans sont conçus par l'architecte William Tutin Thomas (1829-1892), qui réalise à la même époque plusieurs bâtiments importants à Montréal, dont l'église anglicane Saint-Georges (1869-1870). C'est le maître charpentier et maître menuisier Edward Maxwell (1805-1876), grand-père de l'architecte du même nom, ainsi que le maître maçon Charles Lamontagne qui sont chargés de la construction.

 

Sir William Cornelius Van Horne (1843-1915) acquiert la partie est en 1882, alors qu'il vient de prendre la direction générale de la Compagnie du chemin de fer Canadien Pacifique (CP). Il cède sa résidence en 1892 à Thomas George Shaughnessy (lord Shaughnessy, 1853-1923), vice-président du CP, qui en demeure propriétaire jusqu'en 1924. Shaughnessy fait construire une annexe latérale en 1897 d'après les plans de l'architecte Edward Maxwell (1867-1923). En 1907, une bibliothèque est ajoutée au nord de la maison d'après les plans de l'architecte David Jerome Spence (1873-1955). La maison abrite par la suite l'hôpital St. Mary's, puis elle est acquise en 1939 par la communauté anglo-catholique des Sisters of Service.

 

La partie ouest, quant à elle, est cédée vers 1895 à l'un des fondateurs du CP, Donald Alexander Smith (lord Strathcona and Mount Royal, 1820-1914), qui l'utilise pour loger ses invités tandis qu'il habite la maison voisine. En 1890, il fait ériger un fumoir contre la façade latérale ainsi qu'une serre. En 1901, il relie ses résidences par un passage fermé construit d'après les plans d'Edward et William Sutherland Maxwell (1874-1952). Smith vend sa partie de la maison Shaughnessy en 1927; elle est transformée en résidence pour personnes âgées. En 1941, elle est cédée aux Sisters of Service, qui possèdent déjà la partie est. Les deux habitations sont réunies au cours de la même année par des ouvertures pratiquées dans le mur mitoyen. La maison Shaughnessy est utilisée jusqu'en 1973 comme foyer pour les travailleuses.

 

L'élargissement de la rue Dorchester au cours des années 1950 et la construction de voies d'accès à l'autoroute Ville-Marie dans la décennie suivante affectent considérablement l'environnement de la maison Shaughnessy, qui se retrouve seule au milieu d'un quadrilatère convoité par des promoteurs immobiliers. Désignée lieu historique national du Canada en 1973, elle est acquise l'année suivante par Phyllis Lambert (née en 1927), qui la sauve d'une démolition certaine.

 

La maison Shaughnessy est classée en 1974. Elle bénéficie d'une aire de protection depuis 1975.L'édifice devient la propriété du Centre canadien d'architecture (CCA) en 1984. Il est restauré et recyclé entre 1985 et 1989 d'après les plans des architectes Denis Saint-Louis et Marcel Bilodeau. Au cours des travaux, les annexes de la partie est sont démolies. L'ancienne demeure est intégrée à la nouvelle institution muséale du CCA, dont elle abrite les bureaux.»

 

www.patrimoine-culturel.gouv.qc.ca/rpcq/detail.do?methode...

A photoshoot with a friend of mine Brianna Tutin who is trying to put together a modeling portfolio

Bryone dioïque - White bryony - Nueza blanca

 

Bryonia cretica subsp. dioica (Jacq.) Tutin (port)

Dune de sable fossile (alt. 10 m)

Ghyvelde (Nord, Hauts-de-France, France)

 

Indigène (Europe, Afrique du Nord, Asie centrale)

Premio Pieve 2022: Cercatori di pace

15-18 settembre 2022

Elena Testi, premio Tutino giornalista

foto di Luigi Burroni

O Sebrae-SP, com apoio do BNDS, promoveu na ER Capital Sul, um seminário sobre crédito para pequenas e médias empresas. Na foto Bianca tutini, analista de negócios do Sebrae. Data: 10/11/2014. Local: São Paulo/SP.

Foto: Bruno Santos/A2 FOTOGRAFIA

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I The Darkness nei primi anni 2000 sono stati in grado di riportare alla moda tutine attillate e folte chiome in pieno stile anni ’70. Il loro hard rock ispirato a mostri sacri come AC/DC, Led Zeppelin, T-Rex, The Queen e Van Halen ha bucato gli schermi delle emittenti musicali internazionali e surriscaldato le radio di milioni di ascoltatori. A ogni rock party che si rispetti infatti non possono mancare gli acuti in falsetto del cantante Justin Hawkins, accompagnati dalle schitarrate e dagli assoli del fratello Dan su hit intramontabili come Love Is Only a Feeling o One Way Ticket to Hell… and Back.

 

Con centinaia di show tra Italia ed Europa, molti come supporto di pesi massimi della scena come Black Label Society, Airbourne, Tom Keifer e gli stessi The Darkness, tornano alla carica i Noise Pollution, sempre in promozione dell’ultimo acclamato album Unreal. Appena tornata da un tour Europeo con l’ex Misfits Michale Graves, la band sarà sul palco in Italia per pochi concerti esclusivi, tra cui questo imperdibile appuntamento milanese.

 

Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

Justin Hawkins – voce, chitarra, tastiera

Daniel Hawkins – chitarra

Frankie Poullain – basso

Rufus Taylor – batteria

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I The Darkness nei primi anni 2000 sono stati in grado di riportare alla moda tutine attillate e folte chiome in pieno stile anni ’70. Il loro hard rock ispirato a mostri sacri come AC/DC, Led Zeppelin, T-Rex, The Queen e Van Halen ha bucato gli schermi delle emittenti musicali internazionali e surriscaldato le radio di milioni di ascoltatori. A ogni rock party che si rispetti infatti non possono mancare gli acuti in falsetto del cantante Justin Hawkins, accompagnati dalle schitarrate e dagli assoli del fratello Dan su hit intramontabili come Love Is Only a Feeling o One Way Ticket to Hell… and Back.

 

Con centinaia di show tra Italia ed Europa, molti come supporto di pesi massimi della scena come Black Label Society, Airbourne, Tom Keifer e gli stessi The Darkness, tornano alla carica i Noise Pollution, sempre in promozione dell’ultimo acclamato album Unreal. Appena tornata da un tour Europeo con l’ex Misfits Michale Graves, la band sarà sul palco in Italia per pochi concerti esclusivi, tra cui questo imperdibile appuntamento milanese.

 

Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

Justin Hawkins – voce, chitarra, tastiera

Daniel Hawkins – chitarra

Frankie Poullain – basso

Rufus Taylor – batteria

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Attesissimi e adorati dal pubblico italiano, i The Darkness sono pronti a replicare la data dello scorso agosto. La band inglese sarà infatti nuovamente in Italia sabato 20 luglio 2019 al Carroponte di Sesto San Giovanni a Milano.

 

I The Darkness nei primi anni 2000 sono stati in grado di riportare alla moda tutine attillate e folte chiome in pieno stile anni ’70. Il loro hard rock ispirato a mostri sacri come AC/DC, Led Zeppelin, T-Rex, The Queen e Van Halen ha bucato gli schermi delle emittenti musicali internazionali e surriscaldato le radio di milioni di ascoltatori. A ogni rock party che si rispetti infatti non possono mancare gli acuti in falsetto del cantante Justin Hawkins, accompagnati dalle schitarrate e dagli assoli del fratello Dan su hit intramontabili come Love Is Only a Feeling o One Way Ticket to Hell… and Back.

 

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Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

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Il ricordo di Borsellino, tra polemiche e veleni

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Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

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Premio Pieve Saverio Tutino 2012

© foto di Luigi Burroni

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A photoshoot with a friend of mine Brianna Tutin who is trying to put together a modeling portfolio

Premio Pieve 2022: Cercatori di pace

15-18 settembre 2022

Elena Testi, premio Tutino giornalista

foto di Luigi Burroni

Premio Pieve Saverio Tutino 2012

allestimento di Cristina Cangi

© foto di Luigi Burroni

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2017.gada 6.decembris.

Valsts pārvaldes un pašvaldības komisijas sēde.

 

Foto: Reinis Inkēns, Saeima

 

Izmantošanas noteikumi: saeima.lv/lv/autortiesibas

Maison William-Dow, 1175, place du Frère-André, Ville-Marie, Montréal, construction en 1860.

 

«La maison William-Dow est une imposante demeure bourgeoise de style néo-Renaissance, construite en 1860 et agrandie en 1912 et en 1933. Le bâtiment de plan irrégulier, en pierre de taille grise, possède trois étages sur un soubassement dégagé. Le corps principal comporte un toit à quatre versants de faible pente. L'aile est de style Beaux-Arts, ajoutée en 1912, reprend le gabarit et les matériaux du corps principal. Une section du côté ouest, modifiée la même année, présente un passage vitré semi-circulaire en forme d'échauguette et est coiffée d'une fausse mansarde. Le seul mur visible de l'aile nord (1933), coiffée d'un toit plat, donne sur un stationnement. La façade avant est constituée de deux sections, séparées par une chaîne d'angle du corps principal. L'entrée est marquée par un portique à colonnes toscanes jumelées surmonté d'un balcon. Des bandeaux et des frises à tables rentrantes et consoles soulignent le rez-de-chaussée et l'attique, qui est couronné d'une corniche proéminente à modillons, interrompue par des fenêtres cintrées. La maison William-Dow est située au coin des rues place du Frère-André et place Phillips, en bordure de la voie publique, dans l'arrondissement municipal de Ville-Marie de la ville de Montréal..

 

Ce bien est classé immeuble patrimonial. La maison William-Dow bénéficie d'une aire de protection.

 

Valeur patrimoniale

 

La maison William-Dow présente un intérêt patrimonial pour sa valeur architecturale liée à sa représentativité de l'architecture bourgeoise urbaine de la deuxième moitié du XIXe siècle. À Montréal, les grandes demeures, comme celle que se fait construire William Dow (1800-1868) en 1860, sont généralement situées en périphérie du centre-ville. Dow choisit le Mille carré doré, où la bourgeoisie anglophone se concentre entre 1850 et 1930. Sa demeure est l'oeuvre de William Tutin Thomas (1829-1892), l'un des architectes les plus appréciés de cette banlieue montréalaise. De style néo-Renaissance, elle comporte une combinaison d'éléments formels et stylistiques empruntés aux palais urbains de la Renaissance italienne. Les trois étages prennent assise sur un soubassement dégagé et sont couronnés par une corniche proéminente à modillons, interrompue par les fenêtres cintrées de l'attique. Le ressaut central de la façade avant, qui comprend l'entrée principale encadrée d'un porche surmonté d'un balcon, et l'avant-corps à fronton triangulaire du côté sud sont aussi des manifestations de ce style. La composition élaborée de la maison William-Dow ainsi que son riche décor sculpté d'inspiration classique témoignent de la prospérité du premier propriétaire. Par ailleurs, la division horizontale tripartite, créée par les bandeaux ainsi que les frises à tables rentrantes et consoles, évoque la fonctionnalité intérieure d'origine. Le rez-de-chaussée (l'étage noble) et l'étage au-dessus étaient occupés par les propriétaires, tandis que le soubassement abritait des fonctions de services et que l'attique logeait les domestiques. Cette hiérarchie évoque le mode de vie de la société bourgeoise victorienne, pour qui la maison est un symbole de réussite et un lieu de préservation de l'intimité.

 

La maison présente aussi un intérêt patrimonial pour sa valeur historique reposant sur son association avec William Dow (1800-1868). D'origine écossaise, Dow est surtout connu à titre de propriétaire de la brasserie Dow and Company, principale concurrente de la brasserie Molson. Il investit aussi dans l'immobilier, les chemins de fer, les banques et les compagnies d'assurances. L'homme d'affaires fait de plus partie, en 1865, du groupe qui fonde la Sun Life Insurance Company. Sa demeure nommée « Strathearn House » évoque la région du Perthshire où il est né. Des membres de la famille Dow occuperont les lieux jusqu'en 1907.

 

La maison William Dow présente en outre un intérêt patrimonial pour ses valeurs architecturale et historique en tant que club privé. D'origine anglaise, les clubs privés apparaissent à Montréal au tournant du XXe siècle et sont nombreux dans la métropole à cette époque. Ils regroupent l'élite masculine du monde de la finance et de la politique ou encore sont réservés aux diplômés d'une université ou aux membres d'une profession. La maison William-Dow est achetée en 1907 par l'Engineer's Club of Montreal. Ce changement de vocation entraîne des modifications à l'édifice. L'aile est de style Beaux-Arts est construite en 1912 et reprend l'esthétique, le gabarit et les matériaux du corps principal. Une section du côté ouest est aussi dotée d'un passage vitré semi-circulaire en forme d'échauguette et d'un toit en fausse mansarde. À l'intérieur, le grand hall et un escalier à deux volées, encadré par des colonnes corinthiennes et ioniques superposées, sont aménagés. Les architectes John Smith Archibald (1872-1934) et Charles Jewett Saxe (1870-1943) du bureau Saxe and Archibald, qui étaient membres du club, ont conçu ces modifications. L'édifice est agrandi une seconde fois en 1933 par les architectes George Allen Ross (1879-1946) et Robert Henri MacDonald (1875-1942) du bureau Ross and MacDonald. L'Engineer's Club of Montreal est dissous en 1979, mettant fin à une fonction de club privé qui a perduré pendant plus de soixante-dix ans.

 

Source : Ministère de la Culture, des Communications et de la Condition féminine du Québec, 2008.

 

Éléments caractéristiques

 

Les éléments caractéristiques de la maison William-Dow liés à ses valeurs architecturale et historique comprennent, notamment :

- sa situation au coin des rues place du Frère-André et place Phillips, en bordure de la voie publique;

- son volume, dont le plan irrégulier et l'élévation de trois étages sur un soubassement dégagé;

- ses matériaux, dont la maçonnerie en pierre de taille grise et l'ensemble des détails architecturaux en pierre sculptée ainsi que la couverture en tôle à baguettes;

- la relation entre le corps principal et les ailes;

- les caractéristiques du corps prinicpal, notamment les éléments en pierre de la façade (dont l'escalier central en arc de cercle menant à l'étage noble et le portique à doubles colonnes toscanes jumelées supportant une corniche à modillons surmontée d'un balcon), les autres éléments en pierre (dont les bandeaux et les frises à tables rentrantes et consoles soulignant le rez-de-chaussée et l'attique, la corniche proéminente ornée de gros modillons et interrompue par les fenêtres cintrées de l'attique, les chambranles moulurés supportant des corniches et des frontons triangulaires à consoles, les chaînes d'angle harpées et l'avant-corps à fronton triangulaire du côté sud), ainsi que les ouvertures (dont la porte principale à deux vantaux, les fenêtres rectangulaires du premier et du deuxième étage, les fenêtres cintrées de l'attique, les petites fenêtres en arc surbaissé du soubassement ornées d'une clé et la fenêtre du balcon au fronton rehaussé d'un médaillon);

- les caractéristiques de l'aile est, notamment les éléments en pierre (dont les bandeaux et les frises à tables rentrantes et consoles soulignant le rez-de-chaussée et l'attique, la corniche proéminente ornée de gros modillons en pierre et interrompue par les fenêtres cintrées de l'attique) et les ouvertures, dont les fenêtres rectangulaires du premier et du deuxième étage, les fenêtres cintrées de l'attique ainsi que les petites fenêtres en arc surbaissé du soubassement ornées d'une clé;

- les caractéristiques de la section ouest, notamment le toit en fausse mansarde, les éléments en pierre (dont le bandeau soulignant le rez-de-chaussée, les chaînes d'angle et la corniche à modillons), les éléments de la façade principale symétrique (dont le portique en bois à pilastres cannelés surmonté d'un balcon à balustrade en fer forgé, l'escalier droit en pierre, la porte en bois vitrée et ornée d'un grillage ornemental en fer forgé, les deux fenêtres rectangulaires du premier étage, les deux fenêtres rectangulaires à imposte cintrée du deuxième étage, les trois fenêtres à fronton triangulaire de la fausse mansarde ainsi que le passage semi-circulaire vitré à petits carreaux en forme d'échauguette du deuxième étage;

- les caractéristiques de l'aile nord, notamment le toit plat;

- les caractéristiques de l'intérieur, dont le grand hall, l'escalier à deux volées encadré de colonnes corinthiennes et ioniques superposées, le puits de lumière de trois étages éclairant l'escalier, le plafond à caissons de l'ancienne salle de billard, la cheminée monumentale en céramique, le foyer en marbre noir du deuxième étage et les boiseries.

 

Informations historiques

 

Le corps principal de cette demeure du Mille carré doré a été érigé en 1860 pour l'homme d'affaires d'origine écossaise William Dow (1800-1868). Immigré au Canada en 1818, Dow s'associe au brasseur Thomas Dunn. En 1829, Dow était l'un des associés de la firme et avait été rejoint par son frère cadet Andrew. Après la mort de Dunn en 1834, la brasserie devient la William Dow and Company. Elle est alors la plus grande concurrente de la brasserie Molson et fait de William Dow un homme fortuné.

 

À la suite du décès d'Andrew en 1853, William Dow fait construire cette luxueuse résidence qui lui permet d'abriter Mary Dow, la veuve de son frère, et ses quatre filles. Il la nomme «Strathearn House», qui désigne la région du Perthshire où il est né. La demeure de style néo-Renaissance est l'oeuvre de William Tutin Thomas (1829-1892), l'un des architectes les plus appréciés de la bourgeoisie anglophone qui se concentre dans ce secteur entre 1850 et 1930. À Montréal, la maison Shaughnessy et la résidence de George Stephen (aujourd'hui le Mount Stephen Club), classées immeubles patrimoniaux, sont deux de ses réalisations.

 

Mary Dow décède en 1892 et lègue la maison à l'une de ses filles qui porte aussi le prénom de Mary. Cette dernière l'habite de manière irrégulière jusqu'en 1907, année où elle la vend à l'Engineers' Club of Montreal. D'origine anglaise, les clubs privés apparaissent à Montréal au tournant du XXe siècle et sont nombreux dans la métropole à cette époque. Ils regroupent l'élite masculine du monde de la finance et de la politique ou encore sont réservés aux diplômés d'une université ou aux membres d'une profession. L'Engineers' Club of Montreal, fondé en 1902, recrutait ses membres chez les ingénieurs exclusivement. Le club avait tenu ses réunions à l'hôtel Windsor jusqu'à l'acquisition de la résidence.

 

En 1912, la maison est agrandie pour répondre aux besoins du club privé. Une tour octogonale, située au nord-est, est remplacée par l'aile est de style Beaux-Arts, conçue dans la même esthétique, le même gabarit et les mêmes matériaux que le corps principal. Une section du côté ouest est aussi modifiée à cette occasion. À l'intérieur, la décoration est refaite. Un grand hall et un escalier à deux volées, encadré par des colonnes corinthiennes et ioniques superposées, sont entre autres aménagés. Les travaux sont réalisés selon les plans des architectes John Smith Archibald (1872-1934) et Charles Jewett Saxe (1870-1943) du bureau Saxe and Archibald, membres du club.

 

Un autre agrandissement, au nord, est réalisé en 1933 par les architectes George Allen Ross (1879-1946) et Robert Henry MacDonald (1875-1942) du bureau Ross and MacDonald.

 

La maison William-Dow est classée en 1975. Elle bénéficie d'une aire de protection depuis 1978. L'Engineers' Club of Montreal est dissous en 1979, et un restaurant occupe l'édifice durant quelques années. En 2008, il abritait les bureaux d'une entreprise privée.»

 

www.patrimoine-culturel.gouv.qc.ca/rpcq/detail.do?methode...

Premio Pieve Saverio Tutino 2012

lettori e diaristi nella Piazzetta delle Oche

© foto di Loretta Veri

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Attesissimi e adorati dal pubblico italiano, i The Darkness sono pronti a replicare la data dello scorso agosto. La band inglese sarà infatti nuovamente in Italia sabato 20 luglio 2019 al Carroponte di Sesto San Giovanni a Milano.

 

I The Darkness nei primi anni 2000 sono stati in grado di riportare alla moda tutine attillate e folte chiome in pieno stile anni ’70. Il loro hard rock ispirato a mostri sacri come AC/DC, Led Zeppelin, T-Rex, The Queen e Van Halen ha bucato gli schermi delle emittenti musicali internazionali e surriscaldato le radio di milioni di ascoltatori. A ogni rock party che si rispetti infatti non possono mancare gli acuti in falsetto del cantante Justin Hawkins, accompagnati dalle schitarrate e dagli assoli del fratello Dan su hit intramontabili come Love Is Only a Feeling o One Way Ticket to Hell… and Back.

 

Con centinaia di show tra Italia ed Europa, molti come supporto di pesi massimi della scena come Black Label Society, Airbourne, Tom Keifer e gli stessi The Darkness, tornano alla carica i Noise Pollution, sempre in promozione dell’ultimo acclamato album Unreal. Appena tornata da un tour Europeo con l’ex Misfits Michale Graves, la band sarà sul palco in Italia per pochi concerti esclusivi, tra cui questo imperdibile appuntamento milanese.

 

Justin (voce), Dan (chitarra), Frankie (basso) e Rufus (batteria) sono riusciti a portare avanti il proprio progetto musicale affrontando alti e bassi dovuti agli eccessi tipici del rock ’n roll. Dopo una pausa verso la fine degli anni ’00, sono tornati al successo pubblicando altri tre album. L’ultimo di questi, Pinewood Smile, è uscito nel 2017, supportato da singoli come All the Pretty Girls, Solid Gold e Southern Trains. La band è già al lavoro su un nuovo album, e chissà che i quattro ragazzi d’Oltremanica non decidano di farci ascoltare qualche anticipazione dal vivo durante i concerti in arrivo.

 

Justin Hawkins – voce, chitarra, tastiera

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