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view guacamole recipe - _mg_1703 on a black background.
Guacamole Recipe:
1/2 teaspoon cumin
1/2 teaspoon salt
1/4 cup chopped cilantro
1/4 cup chopped white onion
1 ripe avocado
1 small tomato
1 clove garlic
copyright © 2006 sean dreilinger
Our friend Heidi,
is the owner of
2 small Dogs-
a Yorkie named "Butter's"
+ a hybrid Pomeranian/Yorkie Mix, = "Peanut"
(who's the same age as Cumin, + happened to be
his 1st female conquest , as it were.....' )
Everyday, I take our little buddy, Cumin out,
to poop- & as we climb
the steeply-inclined-cobblestone-street
to “Jardim do Morro”,
Gabi’s singing can be heard-
lyrically-floating over the Parks retaining wall….
&-heard by many (including CUMIN!)
He immediately - begins tuggin' on his leash;
so eager to "quickly get up there-Poppa",
to greet his favorite Brazilian-Buskers-
playing-The-Bossa-Nova-tunes of Antonio Carlos Jobim .
Their ❤️ for Cumin is
as great as their music
and
his ❤️🐾 for these 2 new friends in GAIA!
Le città invisibili di Claudio Cumin
In Mostra alla
Sala Comunale d'Arte G. Negrisin
Piazza Marconi, 1 - Muggia (Trieste)
dall 8 febbraio all 4 marzo 2012
Le città e il desiderio. 2.
Di capo a tre giornate, andando verso mezzodí, l’uomo si incontra ad Anastasia, città bagnata da canali concentrici e sorvolata da aquiloni. Dovrei ora enumerare le merci che qui si comprano con vantaggio: agata onice crisopazio e altre varietà di calcedonio; lodare la carne del fagiano dorato che qui si cucina sulla fiamma di legno di ciliegio stagionato e si cosparge con molto origano; dire delle donne che ho visto fare il bagno nella vasca d’un giardino e che talvolta invitano – si racconta – il passeggero a spogliarsi con loro e a rincorrerle nell’acqua. Ma con queste notizie non ti direi la vera essenza della città: perché mentre la descrizione di Anastasia non fa che risvegliare i desideri uno per volta per obbligarti a soffocarli, a chi si trova un mattino in mezzo ad Anastasia i desideri si risvegliano tutti insieme e ti circondano. La città ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e poiché essa gode tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contento. Tale potere, che ora dicono maligno ora benigno, ha Anastasia, città ingannatrice: se per otto ore al giorno tu lavori come tagliatore d’agate onici crisopazi, la tua fatica che dà forma al desiderio prende dal desiderio la sua forma, e credi di godere per tutta Anastasia mentre non ne sei che lo schiavo.
Le città invisibili
di Italo Calvino
Einaudi, Torino 1972
My portfolio of Città invisibili portfolio.fotocommunity.it/claudionimuc
Le città invisibili di Claudio Cumin
In Mostra alla
Sala Comunale d'Arte G. Negrisin
Piazza Marconi, 1 - Muggia (Trieste)
dall 8 febbraio all 4 marzo 2012
Le città e il nome. 5.
Irene è la città che si vede a sporgersi dal ciglio dell’altipiano nell’ora che le luci s’accendono e per l’aria limpida si distingue laggiú in fondo la rosa dell’abitato: dov’è piú densa di finestre, dove si dirada in viottoli appena illuminati, dove ammassa ombre di giardini, dove innalza torri con i fuochi dei segnali; e se la sera è brumosa uno sfumato chiarore si gonfia come una spugna lattigginosa al piede dei calanchi.I viaggiatori dell’altipiano, i pastori che transumano gli armenti, gli uccellatori che sorvegliano le reti, gli eremiti che colgono radicchi, tutti guardano in basso e parlano di Irene. Il vento porta a volte una musica di grancasse e trombe, lo scoppiettio dei mortaretti nella luminaria d’una festa; a volte lo sgranare della mitraglia, l’esplosione d’una polveriera nel cielo giallo degli incendi appiccati dalla guerra civile. Quelli che guardano di lassù fanno congetture su quanto sta accadendo nella città, si domandano se sarebbe bello o brutto trovarsi a Irene quella sera. Non che abbiano intenzione d’andarci– e comunque le strade che calano a valle sono cattive –ma Irene calamita sguardi e pensieri di chi sta là in alto. A questo punto Kublai Kan s’aspetta che Marco parli d’Irene com’è vista da dentro. E Marco non può farlo: quale sia la città che quelli dell’altipiano chiamano Irene non è riuscito a saperlo; d’altronde poco importa: a vederla standoci in mezzo sarebbe un’altra città; Irene è un nome di città da lontano, e se ci si avvicina cambia. La città per chi passa senza entrarci è una, e un’altra per chi ne è preso e non ne esce; una è la città in cui s’arriva la prima volta, un’altra quella che si lascia per non tornare; ognuna merita un nome diverso; forse di Irene ho già parlato sotto altri nomi; forse non ho parlato che di Irene.
Le città invisibili
di Italo Calvino
Einaudi, Torino 1972
OK, OK, OK, so I fell off the vegetarian wagon. But it was great!
Lamb 'chump chops' marinated in olive oil, lemon juice, crushed garlic, salt, pepper, Maggi sauce, dried marjoram and fresh diced rosemary, grilled for a couple of minutes on each side.
Steamed asparagus, drizzled with melted butter seasoned with a bit of curry powder, ground cumin, and a splash of lemon juice.
The town of Matosinhos Portugal is a Metro ride from Gaia (where we live).
On the train we met a French Guy who now lives as a Digital Nomad taking his kid sister for a Surfing Class,who walked with us towards his Surf Instructors School. I mention this because the number of friendly people from ALL OVER THE 🌎 GLOBE🌏, is such a common experience, for us here- it’s sometimes easy to forget how wonderful that is. Compare/Contrast w/a Crime story I just read today from CWB.com that a man was beaten, robbed (@3:54pm) of his iPhone on a CTA Metro platform we used to ride, & beaten in his head with a hammer😤by a Black Male/Blackfemale captured on CTA Security Camera images.…but-Who does that- to a fellow human being. For a damn iPhone?! I’m so happy that I’ve left Chicago.
In Portugal- I never feel I need to watch over my shoulder like I did-constantly in Chicago.😤
Le città invisibili di Claudio Cumin
In Mostra alla
Sala Comunale d'Arte G. Negrisin
Piazza Marconi, 1 - Muggia (Trieste)
dall 8 febbraio all 4 marzo 2012
Le città continue. 1.
La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal piú perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio. Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: piú che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole piú averci da pensare. Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare piú lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro piú vasto. Aggiungi che piú l’arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, piú la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E’una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne. Il risultato è questo: che piú Leonia espelle roba piú ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri. Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell’estremo crinale, immondezzai d’altre città, che anch’esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano. Piú ne cresce l’altezza, piú incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d’anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.
Le città invisibili
di Italo Calvino
Einaudi, Torino 1972
This is for 118 pictures in 2018, #13, "Equal". It is two 1/2 teaspoon scoops of spices - ground cumin on top and ground cayenne on the bottom. Two of my favorite spices.
Cumin proudly showing off her image in the Russian cat magazine. The photo they chose of Cumin is one of my all-time favorite photos of her.
[SOOC, f/2.5, ISO 100, shutter speed 1/640]
On our Kitchen-Counter, yesterday, CUMIN got groomed in our new place in Portugal.
Patricia- did a great job, especially considering she didnt have her typical stand and leash setup that frees her other hands for clippers and scissors, as opposed to restraining the lil fella from escaping.
I mean? .........who likes goin' to The Hair-Dresser, anyway?
In Chicago's South and West Side- when someone dies- those grieving send balloons aloft to signify their feelings.
Where these Balloons wind up- is nobody's care.
Apparently- this cluster of balloons wound up
on this sidewalk in the path of where Cumin is used to having "his walk".
Meaning- "HOW DARE THEY!",
Cumin chose later to walk- around these Unidentified Foreign Objects.
Cumin’s missing his ability to run
laps inside our old 1,200ft sq. CHICAGO Loft,
so I gotta increase his Ocean /Beach walks here in his (our)
new place in Portugal.
Le città invisibili di Claudio Cumin
In Mostra alla
Sala Comunale d'Arte G. Negrisin
Piazza Marconi, 1 - Muggia (Trieste)
dall 8 febbraio all 4 marzo 2012
Le città e il cielo. 5.
Con tale arte fu costruita Andria, che ogni sua via corre seguendo l’orbita d’un pianeta e gli edifici e i luoghi della vita in comune ripetono l’ordine delle costellazioni e la posizione degli astri piú luminosi: Antares, Alpheratz, Capella, le Cefeidi. Il calendario della città èregolato in modo che lavori e uffici e cerimonie si dispongono in una mappa che corrisponde al firmamento in quella data: cosí i giorni in terra e le notti in cielo si rispecchiano. Pur attraverso una regolamentazione minuziosa, la vita della città scorre calma come il moto dei corpi celesti e acquista la necessità dei fenomeni non sottoposti all’arbitrio umano. Ai cittadini d’Andria, lodandone le produzioni industriose e l’agio dello spirito, m’indussi a dichiarare: – Bene comprendo come voi, sentendovi parte d’un cielo immutabile, ingranaggi d’una meticolosa orologeria, vi guardiate dall’apportare alla vostra città e ai vostri costumi il piú lieve cambiamento. Andria è la sola città che io conosca cui convenga restare immobile nel tempo.
Si guardarono interdetti. – Ma perché mai? E chi l’ha detto? – E mi condussero a visitare una via pensile aperta di recente sopra un bosco di bambú, un teatro delle ombre in costruzione al posto del canile municipale, ora traslocato nei padiglioni dell’ antico lazzaretto, abolito per la guarigione degli ultimi appestati, e – appena inaugurati – un porto fluviale, un statua di Talete, un toboga.
– E queste innovazioni non turbano il ritmo astrale della vostra città? – domandai.
– Cosí perfetta è la corrispondenza tra la nostra città e il cielo, – risposero, – che ogni cambiamento d’Andria comporta qualche novità tra le stelle –. Gli astronomi scrutano coi telescopi dopo ogni mutamento che ha luogo in Andria, e segnalano l’esplosione d’una nova, o il passare dall’arancione al giallo d’un remoto punto del firmamento, l’espandersi di una nebula, il curvarsi d’una spira della via lattea. Ogni cambiamento implica una catena d’altri cambiamenti, in Andria come tra le stelle: la città e il cielo non restano mai uguali. Del carattere degli abitanti d’Andria meritano di essere ricordate due virtú: la sicurezza in se stessi e la prudenza. Convinti che ogni innovazione nella città influisca sul disegno del cielo, prima d’ogni decisione calcolano i rischi e i vantaggi per loro e per l’insieme delle città e dei mondi.
Le città invisibili
di Italo Calvino
Einaudi, Torino 1972