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Lungo il vecchio tracciato della SS125, all’altezza del 30 km (valico di s’Arcu e Tidu), si imbocca la strada asfaltata per la località di Monte Cresia, si supera lo spiazzo che conduce al nuraghe Sa Fraigada e dopo 600 metri si raggiunge il bivio di “S’Arcu e Sa Ruinedda”. A questo punto si prende la deviazione in discesa per la località di Sa Corti e si procede esattamente per 4 ina di metri e si devia a destra imboccando una stradina in discesa. Da questo momento si tiene sempre la destra proseguendo paralleli al corso d’acqua, in posizione sopraelevata, e si raggiunge dopo poche centinaia di metri uno spiazzo sotto degli imponenti alberi dove la stradina si interrompe improvvisamente. Qui si può scegliere di accedere subito al greto del Rio Sa Modditzi e risalirlo, sebbene si possa presentare qualche difficoltà in caso in cui il corso d’acqua presenti una notevole portata. La seconda volta che ho visitato la cascata, invece, ho preferito percorrere una sorta di sentiero che risaliva il rilievo e si snodava parallelo al torrente in posizione sopraelevata. Ad un certo punto, sulla destra, ho imboccato un sentiero in discesa abbastanza ripido, ma parecchio battuto, che sbucava proprio nello spiazzo in cui si riversa il salto inferiore della cascata, che è quello più scenografico. Per vedere i più piccoli salti superiori, invece, bisogna risalire il suddetto sentiero e proseguire per pochi metri finché non si scorge la grande formazione rocciosa su cui si snoda il torrente.
Lungo il vecchio tracciato della SS125, all’altezza del 30 km (valico di s’Arcu e Tidu), si imbocca la strada asfaltata per la località di Monte Cresia, si supera lo spiazzo che conduce al nuraghe Sa Fraigada e dopo 600 metri si raggiunge il bivio di “S’Arcu e Sa Ruinedda”. A questo punto si prende la deviazione in discesa per la località di Sa Corti e si procede esattamente per 4 km parcheggiando, sulla sinistra, su un piccolo spiazzo in corrispondenza dell’ingresso di una strada sterrata chiusa da un cancello. Va sottolineato che occorre percorrere con attenzione la strada asfaltata che si dirige e attraversa la località montana di Sa Corti, in quanto la carreggiata progressivamente si restringe e, in alcuni punti, i cespugli potrebbero sfiorare la carrozzeria dell’automobile. Non è necessario aprire il cancello, dal momento che sulla destra è presente un varco apposito per i pedoni. Si procede per qualche decina di metri e si devia a destra imboccando una stradina in discesa. Da questo momento si tiene sempre la destra proseguendo paralleli al corso d’acqua, in posizione sopraelevata, e si raggiunge dopo poche centinaia di metri uno spiazzo sotto degli imponenti alberi dove la stradina si interrompe improvvisamente. Qui si può scegliere di accedere subito al greto del Rio Sa Modditzi e risalirlo, sebbene si possa presentare qualche difficoltà in caso in cui il corso d’acqua presenti una notevole portata. La seconda volta che ho visitato la cascata, invece, ho preferito percorrere una sorta di sentiero che risaliva il rilievo e si snodava parallelo al torrente in posizione sopraelevata. Ad un certo punto, sulla destra, ho imboccato un sentiero in discesa abbastanza ripido, ma parecchio battuto, che sbucava proprio nello spiazzo in cui si riversa il salto inferiore della cascata, che è quello più scenografico. Per vedere i più piccoli salti superiori, invece, bisogna risalire il suddetto sentiero e proseguire per pochi metri finché non si scorge la grande formazione rocciosa su cui si snoda il torrente.
Al bellissimo monumento naturale (nella cui base si dovrebbero ritrovare degli scarni resti di una domus de janas) si accede attraverso la strada sterrata che conduce, fra l’altro, alla magnifica e famosa cascata di Sa Stiddiosa. Poco più a sud del grande dolmen naturale è possibile godere di un ampio panorama sulla sottostante valle del Flumendosa sommersa da una folta foresta.
Entre las cumbres más emblemáticas de Asturias, se encuentra Peña Mea. No es de las más altas, ya que solamente tiene 1.557 metros, pero sí está entre las más emblemáticas y populares. Se encuentra en el centro de la región, a caballo entre los concejos de Laviana y Aller.
L'Arcu o también llamado el Ojo de Buey, tiene unos 20 metros de diámetro y se encuentra a unos 257 metros de la cumbre. Se trata de una enorme y espectacular abertura circular en la cresta de piedra, que se debe a la acción erosiva kárstica sobre la roca caliza.
ⓒRebecca Bugge, All Rights Reserved
Do not use without permission.
(Well, a more prosaic description of this photo is that my husband was looking at the Arcus Argentariorum, which could be seen on the other side of the fence. And when he was standing there, I realised it would make for quite a good shot!)
Il posteggio in questione si raggiunge facilmente in quanto è accessibile attraverso una strada asfaltata panoramica, in alcuni tratti un po’ stretta, che conduce alla tomba di giganti di Is Concias e alla cascata di Sa Spendula de Axedu. Da questo punto è possibile spaziare lo sguardo verso una buona parte della costa sarda meridionale e dell’agglomerato urbano formato da Cagliari e dai centri del suo hinterland.
Al bellissimo monumento naturale (nella cui base si dovrebbero ritrovare degli scarni resti di una domus de janas) si accede attraverso la strada sterrata che conduce, fra l’altro, alla magnifica e famosa cascata di Sa Stiddiosa. Poco più a sud del grande dolmen naturale è possibile godere di un ampio panorama sulla sottostante valle del Flumendosa sommersa da una folta foresta.
Orage du 04/06/2019 à Paris
Une grosse pensé pour les 3 victimes foudroyées dans les yvelines 🌹 dans un état critique..
Soyez prudent la foudre est imprévisible
Al bellissimo monumento naturale (nella cui base si dovrebbero ritrovare degli scarni resti di una domus de janas) si accede attraverso la strada sterrata che conduce, fra l’altro, alla magnifica e famosa cascata di Sa Stiddiosa. Poco più a sud del grande dolmen naturale è possibile godere di un ampio panorama sulla sottostante valle del Flumendosa sommersa da una folta foresta.
ⓒRebecca Bugge, All Rights Reserved
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This photo is an old favourite of mine. It was originally uploaded to Flickr in February 2009 - and I thought it deserved to get a second chance at some attention.
The church dedicated to St George, close to Forum Bovarium, was originally built in the 7th century - but there are mentions of an earlier church in the same place. It had, of course, many later additions, but in the 1920s the church was returned to how it might have looked like in the middle ages by Antonio Muñoz. Much of this restoration work is still visible and gives the church its current character. In 1993 the church was damaged by a car bomb which led to five years restoration work. A part of it was left untouched as a reminder of what happened.
The somewhat older-looking frieze to the left in the photo is actually the Roman Arcus Argentariorum dating to 204 A.D., which was built into the church.
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FR : Souvenir des premières sorties avec une dégradation orageuse et un Arcus à l'avant du front.
ENG : Memory of the first outings with a strom and a shelf cloud at the front.
Juin 2011 - Calvados / Normandie / France.
These layered clouds are shelf or arcus clouds. They are attached to the main cumulonimbus storm cloud and are often the leading edge or gust fronts. Aside from their dangerous wind gusts, they are quite photogenic. To create this panorama, I used three moderate wide angle shots stitched together in Adobe Bridge and Camera Raw and finished off in Topaz Studio, ramping up the color contrast to make the clouds appear as actually seen. The Great Marsh wetlands during the summer are a lush green as the spartina alterniflora, aka marsh grass, is in its prime. Note: It seems these shelf clouds sometimes form yet another newly recognized distinct cloud type or subspecies, the "undulatus asperatus". "Pretor-Pinney described the formations as “localized waves in the cloud base, either smooth or dappled with smaller features, sometimes descending into sharp points, as if viewing a roughened sea surface from below. Varying levels of illumination and thickness of cloud can lead to dramatic visual effects.” Asperitas clouds tend to be low-lying, and are caused by weather fronts that create undulating waves in the atmosphere." So as I get it, the shelf clouds that are on the leading edges of the storm, because of waves of instability, etc, cause waves in the clouds that are so named. www.theverge.com/2017/3/24/15049766/undulatus-asperatus-a...
Thundery showers over western Belgium moved northeast and I positioned myself at the shore of a lake near Rotterdam.
I hoped to catch lightning bolts together with a shelf cloud. Unfortunately the lightning stopped over the province of Zeeland. However, at sunset time, a nice arcus cloud with shelf characteristics moved over my location.
A nice start of the season......