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Foto di Barthélemy Aupetit
Il gruppo (da Tucson, Arizona) fondato da Nik Rayne e Grant Beyschau (il primo voce e chitarra, il secondo batteria, ma entrambi alle prese con una varietà di strumenti) ha una storia particolare, che inizia nel 2008 e ricomincia nel 2012, anno in cui il loro esordio Burning Circles In The Sky viene ristampato e piano piano entra in circolo nei corpi degli appassionati. Nel 2013 esce Solar Collector, che documenta il rimettersi in marcia (nel deserto, ovviamente) della band, poi sostanzialmente si arriva a oggi con Arena Negra, un album in cui i pezzi si estendono quanto pare a loro, tra misticismo e influenza delle avanguardie (Conrad, Riley), dunque tra psichedelia, minimalismo e drone, fino a impensabili (sette anni fa) accostamenti a band come Om ed Earth, anche se quello dei ragazzi è molto più spesso un baccanale che un rito doomeggiante.
Sempre quest’anno – a fianco di Flaming Lips, Spiritualized, 13th Floor Elevators… - sono finiti a suonare al Levitation (cioè il famosissimo Austin Psych Fest), che li ha appunto definiti “an experimental psychedelic rock band”.
Bandcamp > goo.gl/QldMM3
Dopo Il concerto dj set by Michael Myers (psych, popsike, shoegaze, garage, strafanici solo45)
Foto di Barthélemy Aupetit.
BUÑUEL
Xabier Iriondo degli Afterhours (chitarre), Eugene S. Robinson degli Oxbow (voce), Pierpaolo Capovilla e Franz Valente de Il Teatro degli Orrori (basso e batteria). Una missione: tornare al sound con la bava alla bocca di casa Touch And Go e Amphetamine Reptile, che ha sempre rappresentato un punto di partenza per gran parte dei componenti di questa band.
La nascita di questo supergruppo è un evento che ha calamitato immediatamente l’attenzione della stampa musicale, ecco quindi che – se vi va - potete conoscerlo meglio tramite le interviste di SentireAscoltare e XL:
sentireascoltare.com/articoli/intervista-bunuel-2016
//
xl.repubblica.it/articoli/bunuel-musica-da-far-sanguinare...
Oppure potete sentirvi l’esordio A Resting Place For Strangers su Spotify.
open.spotify.com/album/5M5k96NaSj8NC3kBr5hKZn
E se non vi piace Spotify c’è un pezzo eloquentissimo su Soundcloud.
soundcloud.com/latempesta/02-this-is-love
Questa la presentazione alla stampa dei Buñuel e del loro A Resting Place For Strangers (La Tempesta International / Goodfellas, 2016):
Da un'idea di Xabier Iriondo, Franz Valente e Pierpaolo Capovilla, un nuovo progetto musicale interamente dedicato al rock più massimalista. Il disco, composto e registrato in tre giorni, prende forma negli studi “La Sauna” ,nel varesotto. Xabier, Francesco e Pierpaolo propongono a Euegene S. Robinson, storica voce degli Oxbow, di prendere parte alla nuova avventura. Eugene registra presso gli studi Monte Vallier, di San Francisco, USA. Giulio Ragno Favero, infine, si prende cura del missaggio e del mastering delle nove canzoni dell'album.
Nasce così una nuova band: Buñuel, dal nome del grande regista messicano. Nove tracce, trenta minuti di furia sonora, l'album d'esordio di Buñuel ci introduce in un'atmosfera purgatoriale, vera e propria cifra artistica di Eugene S.Robinson: una sorta di incubo a occhi aperti, dove voce e parole s’intersecano in costrutti sonori violentissimi, dotati della carica "elettrica" caratteristica dello stile chitarristico di Xabier Iriondo, con Franz Valente e Pierpaolo Capovilla a occuparsi di una sezione ritmica serratissima, episodicamente lenta ed infernale, rapidissima e hardcore nella maggior parte dell'album.
Il disco d'esordio di Buñuel è uno sforzo artistico privo di compromessi, estremista nelle intenzioni ed estremo nella sua realizzazione.
In chiusura, il tradizionale djset è affidato alla strana coppia Acus e Vigo. Non ci assumiamo la responsabilità per quello che potrebbe uscire da questa inedita combo!
Foto a cura di Sant'Agostino.
Tornano live i Monaci del Surf , dopo i successi dell’anno scorso, la partecipazione a diversi festival “di cartello” in Italia (Sherwood, Onda d’urto, Home, Urban, Siren Fest…) e il momento di popolarità ottenuto con il loro brano “Surf Bossa Nova”, in tv come sigla d’apertura e chiusura de “Le Iene” (www.iene.mediaset.it/video/949/la-sigla-de-le-iene_482949...).
È inutile parlare della loro identità: i Monaci del Surf sono una sorta di società segreta. Non si può essere sicuri di chi ci sia dietro a quelle maschere, mentre è certo che chitarra elettrica, basso e batteria siano gli strumenti preferiti della band, filtrati e accompagnati da suoni elettronici che richiamano vecchi film di fantascienza o ambientazioni come la foresta amazzonica. Lo spettacolo è tirato, da ballare, con i classici alla Dick Dale e successi più recenti sempre reinterpretati in chiave surf rock.
Aftershow: digitinis djset. Nudisco, retrowave, idiozie varie in sequenza... insomma sapete a cosa state andando incontro!
Tutto il secondo album in ascolto:
www.youtube.com/playlist?list=PLLGPyOjudDvlfFxA0pn4BKlFm7...
Tutto il primo album in ascolto:
youtu.be/Qqf_P1mC9iI?list=PL16130D0FEDDC8858
//
“Apache”, il video ufficiale:
www.youtube.com/watch?v=J1FfC5ztjuY
//
“Que viva la fiesta”, il video ufficiale:
www.youtube.com/watch?v=DNgFAJg8NJ4
//
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
//
In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
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In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
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In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
Foto di Barthélemy Aupetit.
Il rumore e la melodia. Il fuoco delle distorsioni e la beatitudine. Un gruppo che assieme a My Bloody Valentine, Spacemen 3 e Loop ha giocato un ruolo non trascurabile nell’evoluzione del concetto di psichedelia, usando le armi del dialogo diretto con altri generi (dal noise allo space rock, non lesinando qualche puntatina nel pop dei Sixties...). Incuranti di mode, music business e cambi di formazione, i Telescopes dal 1987 continuano a far uscire dischi e a calcare palchi in giro per il mondo. Non perdete la possibilità di vedervi dal vivo un pezzo di storia con la S maiuscola. Segnatevi questa data col circoletto rosso sul calendario.
Il video di "You Know The Way": youtu.be/48Z3g-GBZ2E
Alcuni estratti dall'ultimo "Hidden Fields": goo.gl/c8PJP4
In apertura Anadarko, terzetto strumentale triestino che quest'anno si è autoprodotto il disco "Tropicalipto", titolo che forse vuol dirci qualcosa sul loro post-rock tortoisiano.
Prima e dopo il concerto dj set by Michael Myers (psych, popsike, shoegaze, garage, strafanici solo 45).
*** English ***
The noise and the melody. The fire of distortions and the bliss. Together with My Bloody Valentine, Spacemen 3 and Loop they played a fundamental role in the evolution of psychedelia itself. Beautifully mastered fusion with other genres: from noise to space rock, through quick stops at the 60’s pop. Ignoring trends and music business and despite lineup changes, Telescopes keep popping out records and play live sets around the world since 1987. In a few words, missing out on the chance to see them live, right here, at home, at Tetris, would not be a smart move.
The video of "You Know The Way": youtu.be/48Z3g-GBZ2E
Last album teaser "Hidden Fields": goo.gl/c8PJP4
To open the night we’ll have our local heroes Anadarko, an instrumental trio with the recent self-released “Tropicalipto”. soundcloud.com/anadarko
Before and after live concerts DJ set by Michael Myers (psych, popsike, shoegaze, garage, 45 RPM only).
Foto di Barthélemy Aupetit.
BUÑUEL
Xabier Iriondo degli Afterhours (chitarre), Eugene S. Robinson degli Oxbow (voce), Pierpaolo Capovilla e Franz Valente de Il Teatro degli Orrori (basso e batteria). Una missione: tornare al sound con la bava alla bocca di casa Touch And Go e Amphetamine Reptile, che ha sempre rappresentato un punto di partenza per gran parte dei componenti di questa band.
La nascita di questo supergruppo è un evento che ha calamitato immediatamente l’attenzione della stampa musicale, ecco quindi che – se vi va - potete conoscerlo meglio tramite le interviste di SentireAscoltare e XL:
sentireascoltare.com/articoli/intervista-bunuel-2016
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xl.repubblica.it/articoli/bunuel-musica-da-far-sanguinare...
Oppure potete sentirvi l’esordio A Resting Place For Strangers su Spotify.
open.spotify.com/album/5M5k96NaSj8NC3kBr5hKZn
E se non vi piace Spotify c’è un pezzo eloquentissimo su Soundcloud.
soundcloud.com/latempesta/02-this-is-love
Questa la presentazione alla stampa dei Buñuel e del loro A Resting Place For Strangers (La Tempesta International / Goodfellas, 2016):
Da un'idea di Xabier Iriondo, Franz Valente e Pierpaolo Capovilla, un nuovo progetto musicale interamente dedicato al rock più massimalista. Il disco, composto e registrato in tre giorni, prende forma negli studi “La Sauna” ,nel varesotto. Xabier, Francesco e Pierpaolo propongono a Euegene S. Robinson, storica voce degli Oxbow, di prendere parte alla nuova avventura. Eugene registra presso gli studi Monte Vallier, di San Francisco, USA. Giulio Ragno Favero, infine, si prende cura del missaggio e del mastering delle nove canzoni dell'album.
Nasce così una nuova band: Buñuel, dal nome del grande regista messicano. Nove tracce, trenta minuti di furia sonora, l'album d'esordio di Buñuel ci introduce in un'atmosfera purgatoriale, vera e propria cifra artistica di Eugene S.Robinson: una sorta di incubo a occhi aperti, dove voce e parole s’intersecano in costrutti sonori violentissimi, dotati della carica "elettrica" caratteristica dello stile chitarristico di Xabier Iriondo, con Franz Valente e Pierpaolo Capovilla a occuparsi di una sezione ritmica serratissima, episodicamente lenta ed infernale, rapidissima e hardcore nella maggior parte dell'album.
Il disco d'esordio di Buñuel è uno sforzo artistico privo di compromessi, estremista nelle intenzioni ed estremo nella sua realizzazione.
In chiusura, il tradizionale djset è affidato alla strana coppia Acus e Vigo. Non ci assumiamo la responsabilità per quello che potrebbe uscire da questa inedita combo!
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
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In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
Foto a cura di Sant'Agostino.
Tornano live i Monaci del Surf , dopo i successi dell’anno scorso, la partecipazione a diversi festival “di cartello” in Italia (Sherwood, Onda d’urto, Home, Urban, Siren Fest…) e il momento di popolarità ottenuto con il loro brano “Surf Bossa Nova”, in tv come sigla d’apertura e chiusura de “Le Iene” (www.iene.mediaset.it/video/949/la-sigla-de-le-iene_482949...).
È inutile parlare della loro identità: i Monaci del Surf sono una sorta di società segreta. Non si può essere sicuri di chi ci sia dietro a quelle maschere, mentre è certo che chitarra elettrica, basso e batteria siano gli strumenti preferiti della band, filtrati e accompagnati da suoni elettronici che richiamano vecchi film di fantascienza o ambientazioni come la foresta amazzonica. Lo spettacolo è tirato, da ballare, con i classici alla Dick Dale e successi più recenti sempre reinterpretati in chiave surf rock.
Aftershow: digitinis djset. Nudisco, retrowave, idiozie varie in sequenza... insomma sapete a cosa state andando incontro!
Tutto il secondo album in ascolto:
www.youtube.com/playlist?list=PLLGPyOjudDvlfFxA0pn4BKlFm7...
Tutto il primo album in ascolto:
youtu.be/Qqf_P1mC9iI?list=PL16130D0FEDDC8858
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“Apache”, il video ufficiale:
www.youtube.com/watch?v=J1FfC5ztjuY
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“Que viva la fiesta”, il video ufficiale:
www.youtube.com/watch?v=DNgFAJg8NJ4
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Foto di Barthélemy Aupetit.
Tornano qui gli Zu dopo il loro concerto del 2009, che tutti ricordiamo. Si tratta di uno dei gruppi più significativi emersi dall’underground italiano negli ultimi vent’anni, non solo perché è approdato alla corte di Mike Patton (l’etichetta Ipecac), ma per come ci è approdato, senza compromessi e suonando incessantemente dal vivo in tutto il mondo, cosa, quest’ultima, che anche oggi riesce a pochissime nostre band.
In seguito alla separazione dal batterista Jacopo Battaglia, l’esperienza degli Zu si è interrotta per tre anni, fino a quando, nel 2014, Luca T. Mai (sax) e Massimo Pupillo (basso) si sono riattivati unendosi a Gabe Serbian dei Locust (e dei Retox) e hanno pubblicato l’ep “Goodnight, Civilization”, “The Left Hand Path”, con Eugene Robinson degli Oxbow, e il nuovo full length “Cortar Todo”, ospiti Joey Karam (ancora dai Locust) alle tastiere e Stefano Pilia alla chitarra.
Di certo il nostro pubblico non può non amare chi ha intitolato un suo pezzo “Tom Araya is our Elvis” e sembra proprio che non potrà restare indifferente al materiale di “Cortar Todo”, per il quale uno come Adam Wright della Crucial Blast, etichetta americana che unisce metal estremo a istanze “avant”, si è prodotto in definizioni come “the heaviest goddamn thing they've ever belted us with” “monstrously downtuned sludgefest” e “brute-force jazzcore”, sottolineando come nel disco convivano opposti come urgenza hardcore-punk e complessità, contorsioni jazz e pesantezze doom.
Noi li (ri)vedremo all’opera con il nuovo batterista Tomas Järmyr (Barchan): l’appuntamento è imperdibile, non si sa nemmeno perché lo scriviamo.
Ingresso riservato ai soci.
*** Englsh ***
Zu are finally back to Tetris, after their memorable gig in 2009. The are the most significant underground band the Italian scene has seen since the nineties, not only because of their connection with Mike Patton (Ipecac record label), but because they never ceased playing live all over the world, while staying true to themselves, something, that very few Italian bands manage to accomplish.
After the original drummer Jacopo Battaglia left the band, Zu took a 3 year break, until Luca T. Mai (sax) and Massimo Pupillo (bass guitar) joined forces with Gabe Serbian (Locust, Retox) giving birth to their last EP “Goodnight, Civilization” in 2014 and full-length “The Left Hand Path” with Eugene Robinson (Oxbow) the same year. Their new full-length “Cortar Todo”, featuring Joey Karam (Locust) on keyboards and Stefano Pilia on guitar was released on March 24, 2015.
Obviously, our crowd cannot stay indifferent to a band who called a song “Tom Araya is our Elvis” and will certainly fall in love with “Cortar Todo”, which Adam Wright from Crucial Blast, an independent american record label focusing on indie/noise/metal/avant underground defined as “the heaviest goddamn thing they've ever belted us with”, “monstrously downtuned sludgefest” and “brute-force jazzcore”, highlighting how the urge of hardcore-punk, sophistication and twist of jazz and heaviness of doom coexist in this record.
On November 29 we will see them with their new drummer Tomas Järmyr (Barchan), it goes without saying, missing this gig would be an epic fail.
Here is the original Tetris on the Game Boy. Its my highest record and it was absolutly hard to made this points... I am still in a battle with a friend of me. She still wants to beat me...
These guys were at last year's (that is, 2004's) Anime Weekend Atlanta. Definitely one of the most creative costumes seen at the event!
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
//
In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
Foto di Barthélemy Aupetit.
Il rumore e la melodia. Il fuoco delle distorsioni e la beatitudine. Un gruppo che assieme a My Bloody Valentine, Spacemen 3 e Loop ha giocato un ruolo non trascurabile nell’evoluzione del concetto di psichedelia, usando le armi del dialogo diretto con altri generi (dal noise allo space rock, non lesinando qualche puntatina nel pop dei Sixties...). Incuranti di mode, music business e cambi di formazione, i Telescopes dal 1987 continuano a far uscire dischi e a calcare palchi in giro per il mondo. Non perdete la possibilità di vedervi dal vivo un pezzo di storia con la S maiuscola. Segnatevi questa data col circoletto rosso sul calendario.
Il video di "You Know The Way": youtu.be/48Z3g-GBZ2E
Alcuni estratti dall'ultimo "Hidden Fields": goo.gl/c8PJP4
In apertura Anadarko, terzetto strumentale triestino che quest'anno si è autoprodotto il disco "Tropicalipto", titolo che forse vuol dirci qualcosa sul loro post-rock tortoisiano.
Prima e dopo il concerto dj set by Michael Myers (psych, popsike, shoegaze, garage, strafanici solo 45).
*** English ***
The noise and the melody. The fire of distortions and the bliss. Together with My Bloody Valentine, Spacemen 3 and Loop they played a fundamental role in the evolution of psychedelia itself. Beautifully mastered fusion with other genres: from noise to space rock, through quick stops at the 60’s pop. Ignoring trends and music business and despite lineup changes, Telescopes keep popping out records and play live sets around the world since 1987. In a few words, missing out on the chance to see them live, right here, at home, at Tetris, would not be a smart move.
The video of "You Know The Way": youtu.be/48Z3g-GBZ2E
Last album teaser "Hidden Fields": goo.gl/c8PJP4
To open the night we’ll have our local heroes Anadarko, an instrumental trio with the recent self-released “Tropicalipto”. soundcloud.com/anadarko
Before and after live concerts DJ set by Michael Myers (psych, popsike, shoegaze, garage, 45 RPM only).
Foto di Andrea Pregi, che ringraziamo.
Dopo Black Gremlin, Hobos, Border Bastard e compagnia brutta, dovreste aver capito che abbiamo un debole per la scorrettezza.
Oggi tocca ai tre Antares, un gruppo in giro da un bel po' di tempo, passato spesso sulla strada per suonare decine di show in Italia ed Europa, come accadrà anche quest'anno. Dopo Trieste, infatti, se ne andranno in Austria, Germania, Repubblica Ceca, Francia, Olanda...
La band ha una discografia di tutto rispetto, gli equilibri tra punk, hardcore, rock'n'roll e hard rock all'interno del sound sono cambiati con gli anni, ma riteniamo che questa recensione di "Big Trouble In Appletown" del 2012 sia a oggi la loro foto migliore:
"Perché, piacciano o meno, gli Antares sono unici e per questo attraggono anche chi certe sonorità in genere le apprezza malvolentieri: non sono il classico gruppo rock‘n’roll distorto, men che meno sono etichettabili come punk-rock, sembrano piuttosto degli Hanoi Rocks impegnati a fare le cover dei Rose Tattoo con gli strumenti dei Motörhead e l’indole iconoclasta dei Fear, tanto per dire una cosa senza senso eppure in qualche modo ficcante. Sono l’ala strafottente e indisciplinata di ogni scena, quella che non segue le regole e fa sempre la cosa meno cool al momento sbagliato. Gli Antares sono il rutto alla cena di lavoro, la scoreggia in ascensore, la grattata di chiappe alla fermata dell’autobus…" (fonte: bit.ly/1S74zmu)
alphascorpii.bandcamp.com/music
Guardatevi il documentario (sono degli animali, del resto) del loro tour coi Seditius di qualche anno fa.
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Aprono i Ponches, ci piace vincere facile.
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
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In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
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In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
Foto di Barthélemy Aupetit
Quest’anno mancava il prog. Fortunatamente i Grand Astoria, guidati dal chitarrista/cantante Kamille Sharapodinov, per prog non intendono quel genere in cui un chitarrista si guarda allo specchio nudo mentre esegue un assolo di ventordici minuti, ma quel modo di esprimersi libero da costrizioni, divertente e creativo. Nello specifico questo gruppo di San Pietroburgo è in grado di cambiare stile, tempo e stato d’animo con la stessa velocità con la quale Bobo Vieri cambia fidanzata. Occasione più unica che rara per assistere a un loro show qui in città, anche perché in futuro potrebbero diventare troppo importanti per il nostro piccolo nice & friendly DIY club.
Dicono di loro:
“Needless to say you can expect to veer from straight ahead fuzz filled rock to wonky jazz in little under a couple of minutes before shooting off into some crazy acapella vocals…” (echoesanddust.com)
“’Band’ is a bit of an understatement though as the two monstrous 20+ minute tracks on offer here are performed by nine musicians with suitably grandiose results” (thesludgelord.blogspot.com sull’album “The Mighty Few”)
“Ya gotta love these guys” (aural-innovations.com)
Bandcamp > thegrandastoria.bandcamp.com/
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In apertura gli sloveni Meduzalem, altro gruppo imprevedibile, ma decisamente più metallico e groovoso.
The former Axa building has become known as the "Tetris Tower" since it was given this paint job. www.coventrytelegraph.net/news/coventry-news/former-axa-t...