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''Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi , bravi a credere in quello che gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose, non crede in niente...
Beh non è vero, anche io credo..
Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un'INTER come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio. Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.
Credo che per credere, certi momenti, ti serva molta energia''
Radiofreccia
S. Andrea inter hortos
(S. Andrea delle Fratte)
Tutta la regione situata a destra tra questa chiesa e le pendici del collis hortorum o del Pincio, si dicea nel medio evo inter hortos, ovvero infra ortos. Di qui la denominazione di una antica chiesa di s. Andrea, corrispondente circa al sito ove ancora oggi ne sorge altra, denominata s. Andrea inter hortos e talvolta anche in Pinciis. Era già antica all' epoca del Camerlengo, cioè di Cencio Camerario, che l' annoverò fra quelle ammesse al presbiterio nella solennità dei turiboli. Nel secolo XV cominciò a chiamarsi della Fratta, come risulta dal diario dell' Infessura. Prima dello scisma di Arrigo VIII era posseduta dalla nazione scozzese; poi, dopo essere stata demolita, fu nell' area dell' antica chiesa eretta la odierna di s. Andrea delle Fratte. Innanzi però che la possedessero gli Scozzesi vi fu un monastero di monache agostiniane, di cui ho trovato menzione nei regesti di Urbano V; il quale stabilì che il cardinale di s. Maria Nuova e i suoi successori fossero in perpetuo protectores et defensores abbatissae et conventus monasterii monilaium s. Andreae deº Fractis de eodem urbe ordinis s. Augustini. Nel secolo XV si dicea ancora la chiesa ad caput domorum, denominazione rimasta alla vicina contrada di Capo le Case.
Fino all' anno 1574 fu governata da una confraternita in seguito all' abbandono fattone dagli Scozzesi. Ebbe anche attiguo un ospedale, che nel secolo XVI si chiamava per antonomasia L' ospedale, dove albergavano gratuitamente i poveri. Ora appartiene all' ordine dei frati minimi, per concessione di Sisto V con bolla 7 agosto 1585, e possedeva una rendita di 1602 scudi annui. Fu riedificata nell' anno 1612 dal marchese Ottavio Cancellieri del Bufalo, che avea vicino alla chiesa il suo palazzo.
La nuova fabbrica rimase però in alcune parti imperfetta; così il suo campanile non fu mai intonacato, e la parte superiore della facciata venne compiuta nell' anno 1826 col danaro lasciato in testamento dal card. Consalvi. L' architettura della chiesa fu il padre Gio. Battista Guerra dell' oratorio; ma, rimasta incompiuta, fu terminata dal Borromini.
Le due statue di angeli che si vedono negli angoli dell' altar maggiore sono opera del Bernini, e furono fatte pel ponte s. Angelo; ma Clemente IX non volea che fossero poste su quella balaustrata, onde il card. padrone nepote del papa le fece porre in questa chiesa. Quivi è sepolto il celebre archeologo Gregorio Zoega, morto nel 1809; e vi pure sepolto un re del Marocco, convertito alla fede nel 1733 e morto in Roma nel 1739. Il secondo altare, a sinistra di chi entra, è sacro alla Vergine Immacolata e ricorda la celeberrima apparizione di Maria avvenuta nel giorno 20 gennaio 1842 all' ebreo Ratisbonne di Strasburgo. A memoria di quel prodigio vi furono poste due iscrizioncelle che ricordano il fatto.
Da Le chiese di Roma di Mariano Armellini 1891
Raccolta Internet de Le chiese di Bill Thayer
Raccolta foto de Alvariis
- Via S. Andrea delle Fratte, i ragazzi giocano a salta la quaglia, a sinistra si vede il palazzo dove visse e lavorò il Bernini.
''Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi , bravi a credere in quello che gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose, non crede in niente...
Beh non è vero, anche io credo..
Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un'INTER come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio. Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.
Credo che per credere, certi momenti, ti serva molta energia''
Radiofreccia
Fashion students from the University of Salford have taken inspiration from Bury Art Gallery and Museum’s collections of artefacts and artworks to create a series of images and a public exhibition.
Twenty-eight students from the University’s BA (Hons) Fashion: Image Making and Styling degree course were commissioned by the Museum to reinvent the way the collections are interpreted, displayed and viewed.
The students had access to the Museum’s archive, with a brief to change the public’s relationship with the stored collections, and took inspiration from Surrealism, changing fashions and current creative trends to produce a range of photos and exhibits. A selection of the images and objects can be seen in the Inter Alia exhibition at the Museum and Art Gallery, Moss Street, Bury, BL9 0DF, until 2 March and the University’s School of Arts & Media is also producing a book of the exhibition.
Cincinnati's magnificent art deco style railroad terminal building, now the home of Cincinnati Museum Center, was dedicated on March 31, 1933. Union Terminal was first proposed in the early part of the 20th century as a solution to the chaotic existing railroad system, which consisted of seven lines operating out of five stations. Initial planning began in the early 1900s, but floods, inter-railroad squabbling and World War I delayed the plan until the late 1920s.
New York architects Alfred Fellheimer and Steward Wagner, recognized leaders in the planning of urban railway stations, were hired to design the Union Terminal building. Their first designs were classical in style until Paul Phillipe Cret, a friend of Steward Wagner, was engaged as a consultant and influenced the art deco style of the building. Construction began in August 1929 and was completed March 31, 1933.
Cincinnati Union Terminal stands on a prominent location one mile northwest of the center of the city on land that once was Lincoln Park. Visitors approach the massive, arched, limestone and glass east facade of the building from Western Avenue and Ezzard Charles Drive through a quarter-mile plaza. The building is flanked on either side by curving wings. An illuminated fountain, cascade and pool are in the center foreground. On either side of the main doors, bas-relief figures designed by Maxfield Keck symbolize Commerce and Transportation.
During World War II, Cincinnati Union Terminal experienced unprecedented success. As a major transfer point for soldiers, the station served as many as 20,000 passengers a day. But in the 1950s, the sudden expansion of interstates and airlines led to the rapid decline of the railroad industry. By the early 1970s, only two passenger trains a day passed through Union Terminal, and in 1972, passenger train service was discontinued.
During the mid-1980s, the administrators of the Cincinnati Museum of Natural History and the Cincinnati Historical Society developed plans for a joint museum project. The spaciousness of Union Terminal, coupled with its history and design, made it the top choice as a location for the project. In 1986, Hamilton County voters approved a $33 million bond issue for the restoration of the terminal. The State of Ohio and the City of Cincinnati also contributed to the restoration with grants of $8 million and $3 million, respectively. In addition, more that 3,000 Cincinnati individuals, corporations and foundations also contributed to the building's renovation.
In November 1990, Cincinnati Union Terminal reopened as the Cincinnati Museum Center, an educational and cultural complex featuring the Cincinnati Museum of Natural History, the Cincinnati Historical Society Museum and Library, and the Robert D. Lindner Family OMNIMAX® Theater. On July 29, 1991, passenger train service was officially restored to the terminal. Amtrak, which had been using a small station on River Road as a stop on its Washington, D.C.-Chicago route, moved its service to the renovated Union Terminal.
Mosaics
German-born artist Winold Reiss was commissioned by Fellheimer and Wagner to design murals for Cincinnati Union Terminal in 1932. He was to design and create huge color mosaic murals for the rotunda and the train concourse and to assist in creating the Art Deco style for the entire building. The mosaics are "a combination of two artistic techniques. The human images are rendered in glass mosaic tiles, while the background areas are treated as large masses of frescoed concrete - concrete that has the color added while it is still wet. Background shapes such as shadows, are outlined, or silhouetted, in tile." ("The Vision of Cincinnati: The Worker Murals of Winold Reiss" by Daniel Hurley, Queen City Heritage vol. 51, no. 2/3, summer/fall 1993, p. 82.)
The mural to the right (north) depicts the growth of Cincinnati. The background illustrates the development of Ohio River transportation from flatboat to airplane. The middle ground shows the infant Cincinnati, the spread of population to surrounding countryside, and, finally, the modern city. The foreground illustrates the people who lived here, including the soldiers at Fort Washington, settlers and industrial workers. Winold Reiss drew the portraits from life, frequently using Cincinnatians as his subjects.
''Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi , bravi a credere in quello che gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose, non crede in niente...
Beh non è vero, anche io credo..
Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un'INTER come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio. Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.
Credo che per credere, certi momenti, ti serva molta energia''
Radiofreccia
Fashion students from the University of Salford have taken inspiration from Bury Art Gallery and Museum’s collections of artefacts and artworks to create a series of images and a public exhibition.
Twenty-eight students from the University’s BA (Hons) Fashion: Image Making and Styling degree course were commissioned by the Museum to reinvent the way the collections are interpreted, displayed and viewed.
The students had access to the Museum’s archive, with a brief to change the public’s relationship with the stored collections, and took inspiration from Surrealism, changing fashions and current creative trends to produce a range of photos and exhibits. A selection of the images and objects can be seen in the Inter Alia exhibition at the Museum and Art Gallery, Moss Street, Bury, BL9 0DF, until 2 March and the University’s School of Arts & Media is also producing a book of the exhibition.
''Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi , bravi a credere in quello che gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose, non crede in niente...
Beh non è vero, anche io credo..
Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un'INTER come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio. Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.
Credo che per credere, certi momenti, ti serva molta energia''
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ISTANBUL, TURKIYE - JUNE 09: Head Coach Simone Inzaghi of Inter leads a training session at Ataturk Olympic Stadium ahead of the Manchester City and Inter UEFA Champions League final match in Istanbul, Turkiye on June 09, 2023. (Photo by Serhat Cagdas/Anadolu Agency via Getty Images)