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Un kilo pesaba el susodicho...

Clematis spontanea. Tornerò nell'epoca della fioritura per capire di quale specie si tratta.

 

Le clematidi in Europa e il loro "linguaggio"

Le clematidi, pur essendo presenti da millenni in territorio europeo, comparvero nei nostri giardini soltanto nel medioevo… e proprio al ritorno dei crociati. Probabilmente i coltivatori più o meno professionisti (una bella fetta di terra era una ricompensa ambita per chi si ritirava dalle armi) pensarono di riprodurre con le clematidi nostrane i padiglioni che in Oriente erano realizzati col gelsomino… certo edera e rose, piante nostrane, s'arrampicano bene e resistono al freddo, ma sono anche lente, tenaci e l'edera è addirittura sempreverde! Perfetta per mascherare un vecchio muro o l'ingresso di una cantina, ma del tutto inadatta ad un padiglione estivo, da rimuovere ai primi venti autunnali. La clematide invece è perfetta e fa ombra solo quando serve, cioè nel cuore dell'estate. Così venne coltivata in abbondanza (ne esistono 250 specie) e i contadini presero l'abitudine di tagliarne i rami e adornarne i campi, assicurando che la cosa favoriva i raccolti. In Inghilterra fu soprannominata addirittura “gioia del viandante” perché cresceva libera anche nei boschi e ai margini delle strade. Una curiosità culinaria: i germogli servono a preparare ottime frittate! La clematide alpina, detta anche azzurra, per quanto la tinta tenda a virare verso il violetto, è attualmente una delle più diffuse, perché i montanari furono tra i primi a coltivare questo fiore in giardino, dato che ne usavano le foglie per curare le piaghe di difficile cicatrizzazione, le ulcere e addirittura i tumori ulcerati cutanei, sia degli uomini che degli animali domestici. Troppo amata nel medioevo per non finire sul rogo delle streghe nella cosiddetta età della Ragione! Studiando metodicamente ci si accorse infatti che la pianta appartiene alla famiglia delle ranuncolacee, ed è quindi potenzialmente velenosa. Le clematidi che oggi crescono nei nostri giardini (che più nessuno usa per frittate e men che meno per curare le ferite), provengono tutte dall'America, dalla Siberia, se non addirittura dalla Cina, perché, dopo tre secoli abbondanti d'oblio, furono reintrodotte come piante ornamentali esotiche, esclusivamente per la suggestione dei colori; i fiori, come spesso accade, sono leggermente più grandi di quelli nostrani e oggi si trovano sul mercato anche specie sempreverdi. I mendicanti di Parigi s'accorsero presto che le barbe di vecchio sono urticanti e producono delle escoriazioni che, a prima vista, possono far pensare ad una piaga vera. Questo non giovò alla reputazione della pianta, poveretta, che da “gioia del viandante” fu retrocessa a simbolo d'artificio e menzogna.

 

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Sorry, to me is very difficult to visit people that always only leave a fav without commenting...

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In realtà i veri gioielli di questa piccola regione sono i suoi territori ricchi di montagne imponenti piene di boschi e corsi d'acqua che comprendono le vette più alte d'Europa e le tradizioni culinarie, con piatti gustosi che purtroppo... mandano il colesterolo alle stelle! Ma qui abbiamo due gioiellini mica da poco, l'imponente Forte di Bard, una fortificazione con una lunga storia che parte prima del Medio Evo, e uno dei nuovi treni bimodali della Regione Valle d'Aosta gestiti da Trenitalia che ha preso vita solo due anni fa. Questi treni rendono possibile il viaggio da Torino ad Aosta e viceversa senza dover fare cambio treno ad Ivrea per via della trazione che in Val d'Aosta è prettamente termica. Il BTR813.003 che espleta il R 4036/10020 Aosta - Ivrea - Torino Porta Nuova, in uscita dalla stazione di Hone - Bard, sta per transitare sotto l'imponente fortezza valdostana in un tardo pomeriggio estivo

Dos cafés, porque compartido es siempre mejor... (y si hay un dulce, también ;) )

Dopo il film Riso Amaro ho lungamente sognato Silvana Mangano, quelle calze nere di mondina infilate su due gambe senza fine; adesso Silvana non c'è più, io cammino sul viale del tramonto, il riso no.

Perciò continuo a cantare le lodi di quest'umile cereale che per la nostra felicità muore tre volte: nell'acqua, nella salsa, nel vino.

Ho sempre ammirato la legge dei contrari, fa nascere dal turpe fango degli stagni una creatura cosi pulita e gustosa.

 

" CESARE MARCHI"

 

Villa Santa Maria in Abruzzo

è un comune italiano di 1350 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. Fa parte ed è sede della Comunità montana Valsangro.

Il centro è molto famoso in ambito culinario per la numerosa presenza di cuochi, la cui tradizionale presenza di botteghe da formazione di chef risale al XIII secolo. Nel XVI secolo vi nacque San Francesco Caracciolo, considerato il "patrono" dei cuochi. Negli anni '60 fu costruito un istituto alberghiero per conservare la tradizione, e fu istituito il "sui generis" Museo del Cuoco nel Palazzo Caracciolo.

Si te gusta el chocolate mucho, pero mucho... con esta torta puedes desmayarte de gusto :)

 

Receta de Teresa Vivancos

Il Trionfo di gola - Specialità del Monastero delle Vergini -

(Farina 00, uova, zucchero, lievito, latte, maizena, mandorle, pistacchi, aromi naturali, frutta candita confettura di albicocche,, aromi naturali, frutta candita)

 

E' una torta barocca che esalta molti ingredienti base tipici della pasticceria siciliana e li glorifica in una armonia di gusti, profumi e colori che gratificano il palato dei più ghiotti, l’olfatto più delicato e l’occhio del più esteta. Il trionfo di gola è opulenza ostentata.

 

In letteratura:

"Al disotto dei candelabri, al disotto delle alzate a cinque ripiani […] si stendeva la monotona opulenza delle tables à thé dei grandi balli: […] immani babà sauri come il manto dei cavalli, “Monte Bianchi” nevosi di panna, “Beignets Dauphine” […], collinette di Profitteroles alla cioccolata […], “Parfaits sciampagna” […] e “Trionfi della Gola” col verde opaco dei loro pistacchi macinati, impudiche “Paste delle Vergini”. Così Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne " Il Gattopardo" cita questo dolce.

Fulco di Verdura nel suo “ Estati felici” racconta : “Tanto a Natale che a Pasqua le monache dei diversi conventi che ancora esistevano ci mandavano le loro specialità culinarie. Dolci dalle più svariate qualità…In qualche grande occasione si ordinava, da non so più quale speciale convento, il maestoso “Trionfo di gola”, non tento di descriverlo perché il solo nome parla per se stesso, ma mi sembrava coperto di ogni ben di Dio .”

Ancora Dacia Maraini nel suo “Bagheria” ricorda: "Una montagnola verde fatta di gelatina di pistacchio, mescolata alle arance candite, alla ricotta dolce, all'uvetta e ai pezzi di cioccolata", diceva mia madre...«Si squaglia in bocca come una nuvola spandendo profumi intensi e stupefacenti. E’ come mangiarsi un paesaggio montano, con tutti i suoi boschi, i suoi fiumi, i suoi prati; un paesaggio reso leggero e friabile da una bambagia luminosa che lo contiene e lo trasforma, da gioia degli occhi a gioia della lingua. Si trattiene il respiro e ci si bea di quello straordinario pezzo di mondo zuccherino che si ha il pregio di tenere sospeso sulla lingua come il dono più prezioso degli dei ...”.

 

Oggi viene riproposto, sulla base delle antiche ricette delle monache, da: www.facebook.com/I-Segreti-del-Chiostro-370831363316000/

e venduto insieme ad altri "dolci di badia" nel restaurato Monastero domenicano di Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto (Palermo - piazza Bellini e piazza Pretoria)

video.repubblica.it/edizione/palermo/un-viaggio-nei-meand...

 

Boeucc - Antico ristorante dal 1696

 

The typical milanese restaurant Boeucc, in the historic center of the city, has always been a staple for the ambrosiana culinary tradition, place to be for financial businessman, industrialists, managers, celebrities and families from Milano.

Eating in Milan city center, at the historical Boeucc restaurant, means appreciate an healthy cuisine, authentic and timeless. But not only! The restaurant, in fact, offers its guests delicious meals from sea smell and the delicate flavors of the milanese tradition, italian and international too.

 

Il tipico ristorante milanese Boeucc, nel centro storico della città, è da sempre un punto fermo della tradizione culinaria ambrosiana, luogo ideale per imprenditori finanziari, industriali, manager, celebrità e famiglie milanesi.

Mangiare nel centro di Milano, nello storico ristorante Boeucc, significa apprezzare una cucina salutare, autentica e senza tempo. Ma non solo! Il ristorante, infatti, offre ai suoi ospiti deliziosi piatti dall'odore marino e dai delicati sapori della tradizione milanese, italiana e internazionale.

 

Fonte boeucc.it

Un po' di ispirazione culinaria e fusion food 🇮🇹 🇲🇽 ... Tacos di maíz 🌽 di gamberi in salsa al pastor su friggitelli 🌶 a la griglia in salsa di mango piccante, accompagnati da un mix di pomodori 🍅 ciguela e crema di guacamole

Para aprovechar la lata de leche de coco que abrí al hacer los vasitos de aguacate y lima, hice este bizcocho que, prometo, está mortalis...

www.directoalpaladar.com/postres/bizcocho-de-leche-de-coc...

Arte culinaria ad Asciano

 

non vuole essere una bella foto ma soltanto una curiosità.

Questa è una bella storia d'amore sapete?...

A destra c'è Olivia e a sinistra Braccio di Ferro, in mezzo c'è il confine regionale e tutto intorno un'Italia che agli occhi dei Due pare uguale.

Tutto quello che so di Loro è che si amano e aspettano ....visto che Bruto è stato assunto al comitato scentifico e sceglie Lui quando separarli e unirli e Poldo è entrato in politica, facendo collassare l'economia culinaria mangiando hamburger take away....

 

Ricordate di essere forti sempre quanto un piatto spinaci nel nostro immaginario di ragazzini, è stato un anno tosto per la salute e la mente...

Pensiamo alle cose belle.

Abbiamo solo la certezza della mutanda rossa che si abbina con ogni regione stasera.

  

Vi abbraccio Flickeriani

Buon Anno;-)

Zucchero, acqua, frutto, polpa, liquido o solido?

Il pomodoro crudo, divorato appena colto in giardino, è la cornucopia delle sensazioni semplici, una cascata che sciama in bocca riunendo ogni piacere.

La resistenza della buccia tesa quel poco quanto basta, i tessuti che si sciolgono in bocca, il liquore ricco di semi che ci cola agli angoli delle labbra e che asciughiamo senza paura di sporcarci le dita, quella piccola sfera carnosa che riversa in noi fiumi di natura: ecco il pomodoro, ecco l'avventura.

 

Muriel Barbery

Estasi culinarie

I tajarin sono una pasta fresca all’uovo della tradizione culinaria piemontese diffusa soprattutto del territorio delle Langhe. Lunghi, sottili e di un colore giallo carico data la presenza di abbondante tuorlo, i tajarin si consumano con condimenti ricchi a base di carne (come il sugo d’arrosto) o insaporiti con burro, formaggio e qualche lamella di tartufo d’Alba. A me piacciono con i funghi ;-)

Più larghi dei capellini ma più sottili delle tagliatelle, i tajarin nascono nelle cucine delle cascine delle Langhe e del Monferrato e si diffondono in tutto il Piemonte sin dal Quattrocento, quando abbiamo le prime testimonianze di questa pasta fatta a mano. Inizialmente si consumavano soprattutto nei giorni di festa, alla domenica o per le occorrenze importanti, anche perché il numero cospicuo di tuorli previsti dalla ricetta ne fanno un piatto tutt’altro che leggero.

Il numero delle uova varia a seconda delle zone, anche perché molto dipende dalla grandezza del tuorlo e dalla capacità di assorbimento della farina, ma i puristi del tajarin arrivano a 30 tuorli per chilogrammo di farina (sì, avete capito bene).

 

RICETTA: Per preparare i tajarin si uniscono farina di frumento, uova e sale. Ma non è così semplice: dato l’alto numero di tuorli, l’impasto che si ottiene è sodo e particolarmente elastico, e per lavorarlo servono braccia allenate.

Niente aiuti liquidi: vietato aggiungere acqua o albume per facilitare la lavorazione, è previsto solo (ma non sempre) olio di oliva. Quando l’impasto è liscio e gommoso, si lascia riposare, avvolto in un panno umido, per circa 2 ore, dopodiché si può stendere con il matterello, anzi, visto che siamo in Piemonte, con la pressia. La sfoglia del tajarin deve essere sottilissima, inferiore al millimetro, e non troppo umida, altrimenti rischia di incollarsi: è questo il momento più delicato della preparazione casalinga di questa pasta speciale. Dopo una decina di minuti, si spolverizza la sfoglia con della farina a grana più grossa (come quella di mais) e si procede con l’arrotolamento: la sfoglia si avvolge su se stessa con movimenti delicati ma decisi in modo da ottenere un lungo salsicciotto ben compresso dal quale, con un coltello molto affilato, si tagliano velocemente fettine spesse non più di 3 mm, che una volta sciolte diventeranno i lunghi tajarin. Prima di buttarli in acqua bollente salata, i tajarin vanno fatti asciugare ben distribuiti su un vassoio. Non superate i 2-3 minuti di cottura, anche per conservare la caratteristica croccantezza di questa pasta all’uovo.

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attrezzatura per arcobaleni culinari

meticolosa confusione di una sorella

che spacca

 

scusa il disordine ci dice

tanto nello stomaco si mescola tutto

lago d'Orta, Italy

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Ho iniziato a cucinare venerdì sera....e ho finito ieri alle 17.30. Il caldo torrido non mi ha tuttavia demoralizzata e alla fine quando ieri sera a casa di amici, sulla terrazza con la meravigliosa vista lago, abbbiamo imbandito la tavola è stato ben ripagato il mio sacrificio culinario. La cena a base di finger food è stata davvero apprezzata e io mi sono persuasa di continuare con il mio percorso culinario in accademia (lavoro e budget permettendo). Un nuovo hoby, la cucina. Come se di hobby non ne avessi abbastanza :)

  

IL PAESE DI BENGODI.

  

Mi dispiace di non poter farvi sentire il profumo dei salami appesi in questa cantina......purtroppo la mia reflex non possiede il sensore odoroso !!!

 

Ricordato in diversi testi antichi anche come paese di Cuccagna, questa era una località immaginaria nella quale trovare benessere e piacere. Questo paese diventa quindi emblema di un’abbondanza culinaria impossibile per quell’epoca e che Boccaccio descrive con dovizia di particolari nella terza novella dell’ottavo giorno.

  

CANON EOS 600D con ob. SIGMA 10-20 f./4-5,6 EX DC HSM

IL PESCE QUI E' A CHILOMETRO ZERO.

  

Il mare Adriatico ha sempre rappresentato una risorsa importante per le attività economiche di Muggia: tra queste la pesca ha sempre costituito l’attività principale, destinata al sostentamento della popolazione, diventando base dell’alimentazione e dell’arte culinaria muggesana.

Le piccole imbarcazioni da pesca si concentrano per lo più entro il porticciolo a darsena (mandracchio) in prossimità del centro storico, racchiuso entro la cerchia delle mura contrassegnate dalla presenza delle porte d’accesso di origine tardo romanica-medioevale.

Il mandracchio di Riva de Amicis custodisce entro il riparo del porto i natanti di piccola stazza, adatti ad ormeggiare in prossimità di fondali poco profondi, e al riparo dal vento di Bora che soffia impetuosa da est-nordest. La popolazione anziana utilizza ancora le barche di legno come i caìci e le batèle per uscire in mare per la pesca di piccoli molluschi, seppie o calamari, o per il semplice piacere di insegnare ai nipoti ad usare la lenza (togna) da fermo per divertirsi nella pesca di piccoli pesci da scoglio.

  

CANON EOS 6D Mark II con ob. CANON EF 24-85 f./3,5-4,5 USM

Mi sono imbattuto per caso nella Molecular Gastronomy. Molto interessante dal punto di vista fotografico e... ho provato con qualcosa di più vicino alla mia cultura culinaria rozza e grossolana. Spero di migliorare..

;-)

  

4 flash e luce LED, nonché crostino, pomodori, tre piselli, foglia di finocchio e agarosio (della famiglia degli zuccheri. Si usa in biologia per preparare terreni di coltura, ma anche in cucina molecolare)

I decided I HAVE to learn how to use photoshop...

Today I experimented with some old shots, but, anyway, I am much more satisfied with my baking experiments. Here: Violet & Cinnamon cookies.

LE PATATINE SON SERVITE.

  

Durante la Sagra i ristoranti locali propongono menù a tema e negli stand si può gustare l'anguilla in tutte le sue preparazioni.

La Sagra dell'Anguilla celebra il prodotto ittico principale delle valli di Comacchio, l'anguilla,autentica specialità culinaria.

La pesca si svolge soprattutto in autunno quando, sessualmente matura, l'anguilla sente l'istinto di spingersi dall'interno delle valli in mare aperto, è così che trova lo sbarramento e viene pescata.

  

CANON EOS 600D con ob. SIGMA 10-20 f,/4-5,6 EX DC HSM

LA PIANA DI SPILIMBERGO VERSO SAN DANIELE E LE PREALPI.

  

Il Tagliamento taglia in due il Friuli, un paradiso per l’outdoor in un territorio bellissimo, pieno di ricchezze culturali e culinarie, ma poco battuto dal turismo di massa, ricetta ideale per una vera esperienza di wild swimming.

Il Friuli-Venezia Giulia, o più propriamente il Friuli, e cioè la zona centro-occidentale della regione individuata politicamente, è un territorio pieno di attrazioni: cittadine alle pendici delle Prealpi, come Spilimbergo, dove Medioevo e Rinascimento si mescolano nei loro splendidi palazzi e castelli o paesi, come Venzone o Gemona fin giù verso San Daniele del Friuli,autentica perla abbarbicata su un colle e famosa nel mondo per il suo prosciutto crudo.

  

CANON EOS 6D Mark II con ob. CANON EF 50 mm f./1,4 USM

IL BORGO DI POLCENIGO

  

La posizione strategica di Polcenigo e le sue risorse naturali hanno fatto del borgo un luogo adatto agli insediamenti umani sin dai tempi preistorici. Il comune è di rilevante interesse turistico per un concorso di elementi storici, artistici, naturali, di ospitalità e di ristorazione, alcuni dei quali eccezionali. Qui ha sede il Museo dell'Arte Cucinaria, in ricordo delle generazioni di cuochi emigrate in tutto il mondo.

Passeggiando lungo le vie del borgo è possibile apprezzare la maestosità di alcuni palazzi di notevole valore storico e architettonico come Palazzo Scolari-Salice (XVI secolo), Palazzo Fullini-Zaia (seconda metà del XVII secolo), Palazzo Manin- Zaro (XVI - XVII secolo) Palazzo Polcenigo (XVI secolo) e Palazzo Pezzutti (XVII secolo).

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THE VILLAGE OF POLCENIGO

  

The strategic position of Polcenigo and its natural resources have made the village a suitable place for human settlements since prehistoric times. The town is of significant tourist interest for a combination of historical, artistic, natural, hospitality and catering elements, some of which are exceptional. Here is the seat of the Museo dell'Arte Cucinaria, in memory of the generations of chefs who emigrated all over the world.

Walking along the streets of the village it is possible to appreciate the majesty of some buildings of considerable historical and architectural value such as Palazzo Scolari-Salice (XVI century), Palazzo Fullini-Zaia (second half of the XVII century), Palazzo Manin-Zaro (XVI - XVII century) Palazzo Polcenigo (XVI century) and Palazzo Pezzutti (XVII century).

  

CANON EOS 6D Mark II con ob. CANON EF 24-70 f./2,8 L USM

L'ETA' DI MEZZO

 

Foto 35 - ricevuta fiscale, cena per 8 persone.

fronte-retro del ristorante

al "GIARDINIELLO" Salerno.

 

data: 9 settembre 1976.

  

Digitalizzazione ricevuta fiscale anno 2018

 

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CORVE' CUCINA

  

Subito dopo Ferragosto,

trascorse 2 settimane che mi sembrarono 2 anni,

ancora non mi rendevo conto di cosa stava accadendo.

Talvolta pensavo:

" ma no è un incubo

Ora mi sveglio e tutto passa."

 

Quella mattina, sulla bacheca davanti alla porta della camerata, comparve il mio nome scritto in rosso.

  

Trs. Paradossi Stefano, giorno 17 agosto, martedì - CORVE' CUCINA.

Era il mio primo incarico e certo non potrò mai più dimenticarlo.

 

Bene.

Almeno non faccio marce asfissianti e non mangio polvere.

Non sapevo che andavo a finire proprio in bocca al diavolo.

Era proprio un girone Dantesco,

dove anime in pena erano costrette a pelar patate a quintali.

Non solo.

Quella mattina il maresciallo addetto alla mensa,

aveva avuto un'idea "estrosa".

Fare i peperoni ripieni, con tutto quello che era avanzato il giorno prima.

Vi risparmio l'elenco degli ingredienti che andarono a riempire gli ortaggi, è rivoltante.

Non mi soffermo troppo neppure sullo stato in cui versavano gli ambienti.

Sembrava non una cucina,

piuttosto una catena di montaggio per trattori di una fabbrica sperduta in qualche periferia desolata.

Un lavoro continuo ed incessante senza mai fine.

E' o no un girone Dantesco?

 

Il maresciallo date le direttive,

andava via con l'autista per reperire generi alimentari,

per il giorno seguente.

Qui ci sarebbe molto da disquisire sulle parole

"generi alimentari".

Forse trattavasi di qualsiasi cosa avesse la parvenza di ritenersi commestibile?

Per lo sbrigativo maresciallo era sufficiente che si potesse mandar giù alla meglio, senza star troppo ad indagare..

 

Non l'ho mai capito del tutto,

sta di fatto che mi trovai immerso tra i fumi nauseabondi che fuoriuscivano da pentoloni di un metro e mezzo di diametro.

 

I militari "assemblati" alla meglio,

erano istruiti da un capo cuoco.

Parola anche questa, data con disinvoltura,

più per necessità che per meriti acquisiti.

L'importante per il maresciallo,

alla sera portare a casa... distrattamente,

una bella cassetta di "avanzi".

Per carità niente di che tipo forme intonse di Parmigiano Reggiano,

prosciutto di Parma, piuttosto che tortellini Bolognesi.

Cibi che "transitavano" dalla cucina senza arrivare

MAI sulla nostra mensa.

 

Privilegi per pochi.

E poi si lamentava pure...

 

Era un tipo buffo e cicciottello.

Forse preso dal rimorso che per fortuna gli passava presto,

mi confessò mesto in volto.

"Eppure non mangio tanto.

Che sia un fatto di assorbimento della pelle"?

 

Voi che ne dite?...

 

A stare qui dentro, poteva accadere di tutto.

Perfino veder sparire da sotto gli occhi salami e dolciumi tipici Salernitani.

 

Ma pensiamo all'avventura culinaria in oggetto.

 

Nervosamente guardavo di continuo l'orologio.

Le lancette parevano inchiodate al quadrante.

il tempo si era inesorabilmente fermato.

 

L'impasto per il ripieno era pronto, al solo vederlo,

c'era da fuggire lontano.

Ed ecco il tocco di classe.

Non avendo un forno così grande per i circa 1200 peperoni,

fu deciso di lessarli in un pentolone di acqua salata con qualche verdura galleggiante qua e la.

Con le cassette dei peperoni,

fu raggiunta l'apoteosi dell'originalità.

Furono messi in gran parte nel pentolone di "tacco".

Avete capito bene.

Con lanci effettuati con i piedi,

spesso di tacco con gli anfibi belli unti.

A seguire relativo liberatorio urlo "GOAL."

Non partecipai, visto come si era messa la faccenda,

eppure penso che sarei stato il migliore.

Per non compromettermi,

chiesi di andare in sala a disporre le vettovaglie per il pranzo imminente.

  

Ovvio non mangiai nulla quel giorno.

Fu così anche per tutto il periodo che rimasi a Salerno.

 

Al mattino, colazione con caffellatte e tanto pane con marmellatine confezionate.

A pranzo panini con affettati, comprati la sera prima,

in qualche negozio d'alimentari,

ma spesso con solo pane e olio.

La sera, tassativamente a cena fuori.

A costo di andarci fallito.

 

Fu così che trovammo un bel ristorantino nella parte alta di Salerno dal nome tipico "al Giardiniello."

Quelli i momenti più belli dell'intera giornata.

Una baldoria contagiosa e liberatoria.

Dove l'amicizia assunse compattezze che hanno superato tutti questi anni.

 

Tornato a casa, i primi tempi,

ho avuto seri problemi quando amorevolmente mia madre mi diceva:

Oggi Stefano, ti faccio i peperoni ripieni che ti piacciono tanto.

    

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© Il testo è di esclusiva proprietà dell'autore, Stefano Paradossi, che ne detiene i diritti e ne vieta qualsiasi utilizzo da parte di terzi. La foto fa parte dell'Archivio Fotografico della famiglia Paradossi.

 

© The text is of exclusive property of the author, Stefano Paradossi, who owns the rights and prohibits any use by third parties. The image is part of the Photo Archive of the Paradossi family.

Mi sembra cosa buona e giusta fare una notazione di tipo culinario. Dato che per quanto mi riguarda Venezia è città decisamente interessante da questo punto vista.

La tradizione ebraica si fa sentire grazie a ristoranti ebraici propriamente detti che regalano sapori che arrivano da lontano ma che si mischiano benissimo con ingredienti nostrani (tipi i carciofi in pastella). Anche le panetterie ebraiche con la cucina kosher forniscono dolci alquanto interessanti. Spostandoci nella tradizione più veneziana ma tenendo una gamba nell'ebraismo nasce uno dei piatti più buoni del mondo alias le sarde in saor. È giusto dire che che io amo in egual modo le sarde e le cipolle e dunque la loro unione è assolutamente perfetta. Rimanendo sulla cipolla ma ampliando un po' il nostro raggio culinario, come non citare il fegato alla veneta: quand'ero piccolo mangiavo normalmente il fegato e dunque questo è un piatto assolutamente da mangiare sempre, quando possibile. Ma tornando a Venezia è d'obbligo citare gli spaghetti al nero di seppia, che saranno poco eleganti ma sono tanto buoni. E come dimenticare le schie con la polenta, sempre notevolissime. Che con la polenta da Venezia a Vicenza il salto è breve perché il baccalà è un'istituzione anche in laguna. La cena è servita e la conclusione è d'obbligo con un bel tiramisù, di cui è da notare l'origine trevigiana e la variante che prevedere i biscotti secchi al posto dei savoiardi bagnati dal caffè.

Valle del Douro - Quinta do Tedo

 

L'unica degustazione di porto l'ho fatta in questa cantina immersa nella valle del Fiume Douro. Ci ha accolte il proprietario, un ragazzo giovane con cui ho interagito in inglese per quanto possibile. Nonostante l'apparenza un po' scontrosa ed il fare sostenuto, ha portato noi ed una coppia di brasiliani a visitare le cantine nonostante avessimo sforato l'orario di apertura al pubblico ed alla fine ci ha persino offerto gli assaggi..

Il vino porto non è esattamente di mio gradimento, preferisco altri vini fortificati, ma da ogni mio viaggio sono felice di portare a casa esperienze culinarie del territorio che mi fanno sentire partecipe delle zone che frequento ed assaporare a pieno il viaggio stesso.

 

1000 km on the road alla scoperta di Lisbona - Belém - Sintra - Fatima - Tomar - Coimbra - Costa Nova - Lamego - Valle del Douro - Porto - Villa do Conde - Guimaraes

Dopo settimane in cui le pentole hanno preso il sopravvento sulla macchina fotografica, il blocco del fotografo è stato sopperito da esperimenti culinari oltre ogni limite...

...mi pare giusto riprendere con uno scatto dalla mia cucina.

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Ode al carciofo

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,

ispida edificò una piccola cupola,

si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,

vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,

divennero viticci,

infiorescenze commoventi rizomi;

sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,

la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,

la verza si mise a provar gonne,

l'origano a profumare il mondo,

e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,

brunito come bomba a mano,

orgoglioso,

e un bel giorno,

a ranghi serrati,

in grandi canestri di vimini,

marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:

la milizia.

Nei filari mai fu così marziale come al mercato,

gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,

file compatte,

voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,

ma allora arriva Maria col suo paniere,

sceglie un carciofo,

non lo teme,

lo esamina,

l'osserva contro luce come se fosse un uovo,

lo compra,

lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,

con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,

entrando in cucina,

lo tuffa nella pentola.

Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,

poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta

del suo cuore verde.

(Pablo Neruda)

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Commenti, opinioni, critiche sempre ben accette.

Grazie per la visita, commenti

 

Comments, opinions, criticisms always welcomed.

Thanks for your visit , comments and ☆!

ma lo gradite lo stesso uno stuzzichino? Pane nero, Brie e fichi caramellati home made

  

qui il mio Natale culinario:

  

lagallinavintage-giuliana.blogspot.com/

Per invito di *Ciccio*, dogetcar e, tempo fa, Giorgio50.

 

La foto è di Julie, una mia amica. Mi ha fatto meglio di quanto non sia!

 

1-Sono nata a Napoli un 13 ottobre di un po’ di anni fa (a una signora l’età non si chiede…). ed anche se per alcuni il 13 porta sfortuna, io ritengo di essere fortunata, nella vita.

  

2-Mi hanno sempre detto che sono dolce e che ho un bel carattere...ma sospetto che questa sia una fregatura..

 

3-Mi sveglio allegra, pensando alla nuova giornata che mi aspetta.

 

4- Non mi trucco, anche perchè non lo so fare. Non sopporto i tacchi alti e amo i pantaloni

 

5 -Sono socievole e chiacchierona, ma a tratti timidissima.

 

6- Mi piace ricevere gli amici miei, dei miei figli e gli amici degli amici, con la conseguenza che ho spesso la casa piena di gente che va e viene.

 

7- Sono “capatosta” ed anche un po’ permalosa.

 

8- Mi piace cucinare, anche se ultimamente la passione per la fotografia mi ha distolto un po’ dai miei esperimenti culinari, con un certo sgomento da parte dei miei figli, che dicono che con la fotografia non si mangia!

 

9- le foto degli altri sono sempre più belle delle mie :-D

 

10- Non mi piace sentirmi obbligata a commentare le foto dei miei contatti. Lo faccio quando mi piacciono davvero (ma a volte qualcuna mi scappa) o per simpatia e amicizia, al limite. E vorrei che anche loro facessero così con me. Dev'essere un piacere e non diventare un lavoro, che ti costringa a lasciare commenti frettolosi a destra e a sinistra.

Approfitto per ringraziare chi, pazientemente, mi ha fatto lezione di fotografia, rispondendo alle mie (spesso sceme o ingenue) domande. Ho imparato tanto, nonostante la mia capatosta :-D.

 

Invito a mia volta, come il gioco richiede:

Mr.Willinton

Mistero Hifeng (con le stelline) che, sospetto però, vorrà restare misterioso

Borsalino51

eskz

....per gli altri, poi vi dico.. si puo'??

 

Aggiungo:

big_camera, che so che lo farà con spirito

Arny_bol

 

Fiuuu...eccheffatica!! :-))

  

© Flavia Morlachetti

 

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If you would like to use/buy my photographs for any purpose, please contact me through www.flaviamorlachetti.com. Thank you!

Il raperonzolo appartiene alla più vasta famiglia delle campanule, largamente impiegate in fitoterapia per via delle loro molteplici proprietà benefiche e contemporaneamente per il buon sapore che le rende utilizzabili anche in ambito culinario. Il raperonzolo in particolare si distingue per via delle caratteristiche radici che lo rendono simile alla rapa.

 

leggi ancora su: Raperonzolo - Erboristeria - fitoterapia www.giardinaggio.net/erboristeria/fitoterapia/raperonzolo...

Serralunga d'Alba (Cuneo - Italia): in attesa dell'arrivo di qualcuno.

Serralunga d'Alba (Cuneo - Italy): awaiting someone's arrival.

Explore #342.- Desde hace algún tiempo en el Grupo Flickr Granada, todas las navidades, hacemos un juego consistente en regalarle fotos propias a nuestro amigo invisible, inspirandose en su galería. Es un juego muy divertido, Os dejo su desarrollo, para que lo podais seguir:

www.flickr.com/groups/granainos/discuss/72157625570104876/

Rainbow spaghetti curled around a fork.

Al porto di Marsiglia tutte le mattine è possibile aggirarsi tra le bancarelle allestite di fianco ai pescherecci e concludere ottimi affari culinari..

Concarneau, Finistère

Bretagne, France

 

Album "A Concarneau"

 

Nikon F801S

50mm 1,8 AFD

FP4+

Scan Epson V370

Oggi avevo voglia di fotografare cose da mangiare e cosa c'è di meglio che quello che ho appena cucinato!? Mi dispiace per voi ma per un po' vi toccherà sorbirvi anche queste immagini culinarie. Raviolini mezzelune ricotta e spinaci al ragù, con qualche fogliolina di basilico.. che profumo!

I fiori di zucca sono una vera e propria delizia culinaria e si possono aggiungere nelle insalate, nelle zuppe, nelle fritture ... possono essere cucinati in tantissimi modi, l'importante è che vengano consumati freschi.

 

Quando sono crudi, apportano pochissimi grassi saturi e sodio, per il 90% sono composti da acqua e sono una buona fonte di vitamina A, C, B1, B2, B3, B9, ferro, calcio magnesio, fosforo e potassio.

 

In cucina sono un piatto prelibato e possono essere utilizzati come verdure, fritti, al forno, ripieni o semplicemente possono essere tagliuzzati sottili per le insalate o come guarnizione. E' molto importante tenere in considerazione che i fiori di zucca è opportuno mangiarli lo stesso giorno in cui vengono raccolti, perché si rovinano molto facilmente.

 

Questa verdura è eccellenze nell'alimentazione dei bambini, perché è ricca di calcio e fosforo, ma è anche raccomandata per le persone che soffrono problemi di osteoporosi. Tra le altre virtù stimolano la formazione di enzimi riparatori e anticancerogeni, favoriscono la formazione di globuli bianchi (responsabili della risposta immunitaria), difendono l'organismo dalle infezioni e dagli attacchi esterni; proteggono da alcuni problemi della vista come la cataratta e la retinopatia diabetica; evita l'ossidazione del colesterolo cattivo. In ultimo, i fiori di zucca svolgono anche un'azione digestiva.

 

E NOE', TUTTO QS LO SA'!!!!

Digital creation-image manipulation

 

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