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A la salida de los grupos de la Corte del Guayas se registraron enfrentemientos, por lo que la Policía tuvo que intervenir. Foto: JOHANNA RAMOS
Da venerdì l'Abruzzo (e quindi anche la mia città) è stato colpito dalla MORSA DEL GELO, perchè CAPITAN INVERNO ha deciso di scatenare su di noi (o anche su di noi, oltre che nel resto dell'Italia e dell'Europa, ma che ce ne frega, noi stiamo qui) la COPIOSA NEVICATA che ricorda quella del '56 (nella meteorologia si DEVONO sempre citare altre ere, altre annate sfigate per dare credibilità ed incutere ansie e timori).
Comunque, per dirla in parole povere, e lontane da quelle ufficiali usate dai successori di Bernacca: venerdì ci siamo ritrovati seppelliti dalla neve. Abbiamo aperto il portone di casa e gli usci delle nostre abitazioni e abbiamo scoperto di non poter accedere alla strada. A quel punto il primo grande pensiero è stato quello di risolvere il grosso problema che in questi casi affligge l'uomo maschio in generale (medio, alto, basso e largo di 10 anni o di 93): come liberare l'auto. Perchè? Perchè NON SI SA MAAI... (Leopardi ed il suo pessimismo cosmico ci è stato talmente inculcato che in certi casi riaffiora come un istinto atavico).
Un'auto che magari non ci serve, un'auto che comunque anche se liberata non può accedere alle vie ancora impercorribili, un'auto che anche se servisse per il lavoro, comunque non si potrebbe andare a lavoro, un’auto che subito dopo verrà sommersa di nuovo dalla neve, un'auto che però bisogna liberare perchè non si sa maai....
E così ci si arma di pale, palette, vanghe, e di tutto ciò che uno possiede per farsi strada alla meno peggio e raggiungere la propria vettura in sosta (magari vietata), fino a quando però si scopre che le auto sono tutte talmente coperte che riconoscerle diventa un bel problema; e se non ci si ricorda esattamente dove l'abbiamo lasciata (perchè magari negli altri giorni dell'anno comunque la utilizziamo poco, ma ora c'è la neve e non si sa maai...) rischiamo di disseppellire quella del vicino di casa (che poi si urta pure perché voleva farlo lui).
Tuttavia, superata questa piccola impasse, si passano ore e ore a togliere tutta la coltre di neve depositata sul nostro piccolo autoveicolo (e che fa se poi la buttiamo da un lato, affossando ancora di più il veicolo del vicino). Comunque la situazione che si crea è una delle più belle mai vissute. Le strade, che fino al giorno prima erano percorse da veicoli a tutta velocità in derapata, oggi sono placide e tranquille stradine di paese, tutte bianche, dove transitano a malapena pedoni in generale, pedoni con pale, pedoni senza pale, pale da sole, bob e qualche tipo avventuroso con gli sci di fondo (che sicuramente non ha un’auto da spalare). Le persone che fino al giorno prima si salutavano con un ciao frettoloso, oggi si ritrovano a conversare beatamente con tutto il condominio, che, in persona dei singoli condomini, nel frattempo si è riversato giù a dispensare consigli sul piano neve, che anche quest'anno ha funzionato come sempre: cioè non ha funzionato; sulla viabilità; sul tempo; ma soprattutto su come liberare le auto intrappolate.
E così le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, per dirla alla Manzoni, e le persone più socievoli che mai, creano un bellissimo presepe urbano tutto unito e compattato da solidarietà, amicizia e volontariato. Ti presto la mia pala, ti tolgo io la neve, mi presti la tua pala che io ti presto la mia vanga, ed il tutto si protrae beatamente fino a sera.
A questo punto però, liberata la nostra auto sorge un problema ancora più grande: come portarla a navigare sulle bianche strade cittadine.
E qui scendono in campo i migliori scienziati della materia.
MAI dire che ci si appropinqua ad uscire con l’auto, MAI farsi scorgere a metterla in moto, MAI dar da pensare che la si sta muovendo. E’ la fine. Tutti abbandonano la loro pala e formano un crocchio intorno a colui che ha osato girare la chiave nel quadro. E’ una specie di formazione a testuggine da cui non c’è scampo. E da lì cominciano i CONSIGLI: gira quiiii, muovi lììì, frenaaa, vai drittooo, noooo non cosììì, vai di quaaa, vai di lààà, stai a slittàà (poi le rime vengono da sé, perché, non per niente, ma questa è la patria di Ovidio che a detta sua “quod tentabam dicere versus erat”). E insomma per farla breve rimbambiscono talmente tanto il povero malcapitato che si troverà a rimpiangere a lungo di aver deciso di uscire con l’auto.
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Fonte da Imagem: @CNJ
Essa foto foi feita em João Pessoa durante o evento Extremo Cultural na praia do Tambaú.
O evento possuia uma grande estrutura de palco, segurança e assistência médica, incluindo acessibilidade para os deficientes, e uma grande artista iria se apresentar na noite. Entre a multidão que estava a espera do início do show estava esse garoto, dormindo junto ao lixo de uma barraca de bebidas, no chão, sem direito a nem um cobertor pra acalentar o frio. Nenhum médico veio ver se ele estava bem, nenhum policial veio garantir sua segurança, e ele não assistiu ao show.
Infelizmente ele é apenas um de muitos que vivem nas ruas ao acaso, esquecidos pela sociedade e pelo governo, e todas as vezes que me deparo com essa cena me vem a cabeça o desperdício de dinheiro público com a Copa do Mundo e eventos como esse.
Esse garoto não vai pra Copa nem muito menos vai desfrutar da estrutura que foi feita pro campeonato, mas acredito que vá assistir ao Brasil jogar com seus craques milionários em campo e com certeza, vai torcer por eles.
E quando o jogo acabar, ele vai procurar uma esquina pra dormir, e talvez sonhar em ser ser um desses craques que chama a atenção de tantas pessoas, enquanto que ele não recebe a atenção de ninguém, pois é apenas mais um problema social.
Sem mais pra dizer, fica a música de Seu Jorge que usei como título:
"Se eu pudesse eu dava um toque em meu destino
Não seria um peregrino nesse imenso mundo cão
Nem o bom menino que vendeu limão
Trabalhou na feira pra comprar seu pão
Não aprendia as maldades que essa vida tem
Mataria a minha fome sem ter que roubar ninguém
Juro que nem conhecia a famosa funabem
Onde foi a minha morada desde os tempos de neném
É ruim acordar de madrugada pra vender bala no trem
Se eu pudesse eu tocava em meu destino
Hoje eu seria alguém
Seria eu um intelectual
Mas como não tive chance de ter estudado em colégio legal
Muitos me chamam pivete
Mas poucos me deram um apoio moral
Se eu pudesse eu não seria um problema social
Se eu pudesse eu não seria um problema social"
Composição: Guará/Fernandinho
Kyara: ANIBETI! Nossos quartos estão suzos! Tila a bunda daí e comece e tabalar!
Annabeth: Minha vida não tem mais sentido...
Kyara: Não me diga que tem a vel com o tal Péici!
Annabeth: *chorosa* SIIIIIIM!
Kyara: Aiai, vai começal...
Annabeth: Eu estava no intervalo do treino com a Draculaura, quando...
Continua...