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Los colores de la vida,
Molto spesso ci si guarda attorno e non ci si rende conto delle bellezze che ci circondano e si fanno trascorrere le giornate presi dalla frenesia del lavoro, abbandonando ciò che invece potrebbe rendere spensierati e liberi da pensieri e da preoccupazioni. Queste sensazioni si provano, a mio avviso, soltanto se si ama veramente la propria terra, il proprio mondo, la propria vita.
Durante la vita lavorativa, spesso, ci si rende conto che ciò che si sta facendo o che si è già fatto, non lascia traccia,
forse perché non lavorando per se stesso si riesce soltanto a dimostrare agli altri quello che, ciò che rappresenti, riesce a realizzare; nello stesso momento ci si rende conto che ogni tanto è bene riuscire ad offrire direttamente il proprio aiuto agli altri.
Il nome forse racchiude quali sono gli obiettivi, proprio quello di attribuire un colore a tutto ciò che di bianco e nero c’è nella vita di chi soffre, di chi non riesce a esprimere il proprio estro artistico, di chi ha semplicemente bisogno di compagnia per distrarsi dalla quotidianità; vogliamo “colorare” i quartieri della nostra città, distribuire sorrisi attraverso lo sport, lo stare insieme, far conoscere al mondo intero come è bella la nostra città attraverso i monumenti, gli eventi ,le tradizioni e le culture popolari.
Sono tanti i propositi, e tanta è anche la voglia di vivere con il sociale e per il sociale.
Forse il mio secondo sogno nel cassetto è proprio questo, il primo l’ho sto vivendo: è la mia famiglia.
Un ringraziamento particolare a
(Marilena Galia)
Visit on Fluidr:
www.fluidr.com/photos/patrizia_9
¡¡¡Gracias por tanto, Marilena !!!...........Dan !
After the sunset, I waited a few hours in my car, lost in the middle of lavenders field, processing the photos I had just took, to wait for the good moment to start the night session, having the milky way at the right place
I then walked a couple of hundred meters along a private track, with unfriendly signs every 10 meters in a lot of languages, to forbid people to go. Sound like locals can't stand tourists anymore, coming each year to chill in the lavenders fields.
I tried to be very discrete, but the owner's dog barked during the whole session each time I made any sound or tiny movement.
They finally released their dog who ran directly to me.
It was time for me to leave I guess, as my new spot mate was not that ... friendly !
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Canon EOS 5D Mark IV + EF16-35mm f/4L IS USM @16mm, f/4, 30s, ISO 8000 (several raws stacked)
Foto Lino Cannizzaro.
Il linguaggio degli alberi.
Accade di camminare per le strade di città o nei sentieri di campagna e di montagna e fare incontri silenziosi difficili da dimenticare. Sono gli incontri con gli alberi che, nel grande libro della natura hanno un ruolo di primo piano. Gli alberi, infatti, pulsano nel segreto delle nostre vite, a patto che sappiamo osservarli, ascoltarli nel loro misterioso “essere”. Allora varrebbe la pena conoscerli per nome, analizzarne le metamorfosi, individuarne la simbologia, toccarli, annusarli (ognuno, come gli umani ha il proprio odore), perché sono portatori di saggezza, per evitare sfocature mentali oppure come semplice esperienza.
Un grande scrittore e pittore come Carlo Levi fece dei veri e propri “ritratti” degli alberi che lo circondavano nella sua villa di Alassio, in particolare ulivi e carrubi. Per Levi, gli alberi erano non solo esteticamente belli da rappresentare ma divennero col tempo i protagonisti della sua opera, in quanto li percepiva come esseri immersi nella palpitazione del mondo.
Allora fece nascere il carrubo-donna, il carrubo-mostro, il carrubo-inferno-paradiso e via alberando…
Così parla l’autore de Il Cristo si è fermato a Eboli: «Ritorno a questi tronchi contorti, rovesciati dal vento, pieni di antiche ferite, con la pelle grigia dei mostri arcaici, dove vivono funghi e insetti, erbe e licheni e gli uccelli nei nidi, e gli squarci del legno rossi di sangue vegetale simulano altre forme costellate di occhi». Gli artisti, i poeti, ci hanno sempre insegnato a vedere le cose, anche le più umili, le quali senza di loro passerebbero inosservate. Questo è il caso del poeta ligure Camillo Sbarbaro che diventò uno dei maggiori conoscitori di licheni di tutti i tempi.
C’è dunque un guardare che va oltre il semplice atto di guardare? C’è un modo di penetrare nelle cose o nelle forme che ci circondano con occhi nuovi, lavati, trasparenti? Se riuscissimo nell’esercizio di flânerie, in quel camminare come sorta di ozio creativo, che ha poco a che fare con la semplice camminata ecologica, ci ritroveremmo a compiere un’esperienza poetica che potrebbe rivelarsi come una sorta di re-invenzione dello sguardo e del reale.
Questo album antologico sarà continuamente aggiornato poiché il flâneur (Lino Cannizzaro) e la flâneuse (la scrivente) scoprono quasi ogni giorno (giorni di pioggia compresi) sentieri scoscesi, boscaglie, parchi, mulattiere con dinastie d’alberi e arbusti saggi e folli, simpatici e scontrosi. Senza contare le sorprese delle piante sottocasa. Perché strano a dirsi, spesso, taluni fiori o piante, bocche roventi d’amore “naturaliter” esistono incolumi, in giardinetti improbabili, laddove ringhiano bussolotti di spazzatura e carte unte di focaccia. Talaltri si fanno erba voglio contentandosi di cedere all’ora estiva, amoreggiando celati alla vista del curioso. La parola dei poeti si è unita alla fotografia e si fa udire, ben oltre la funzione emotiva, aperta a tutti i transiti vitali.
Viviane Ciampi
Fotografie di Lino Cannizzaro e Viviane Ciampi
Per i versi utilizzati nell’iniziativa “Il Linguaggio degli alberi” si ringraziano le Case Editrici:
Africa World Press, Anterem, Atelier, Autres Temps, Azimut, Bompiani, City Lights Italia, Costa & Nolan, Crocetti, De Ferrari, Einaudi, Empirìa, Estuaire, Feltrinelli, Flammarion, Fondazione Carlo Levi, Frassinelli, Gallimard, Garzanti, Genesi editrice, I Gherigli, Grandi Tascabili Newton, Issimo / Il Vertice, Kowalski, L’arbre à paroles, L’atelier des Brisants, Lanore, Le Castor Astral, Les Dossiers d’Aquitaine, Le Lettere, Le Mani, Leméac, Liberodiscrivere, LietoColle, Mondadori, Noroît, Pagine, POL, Rizzoli, San Marco dei Giustiniani, Scheiwiller, Unes, Viennepierre, Fili d'Aquilone, Internòs, Ed. CFR, Carta bianca. Nakamura-shoten.
Typical road in Provence between Apt and Manosque (Provence-Alpes-Cote d'Azur, France) with rows of trees, at june
(Our Lady of the Bramble)
After the razing of the town by Moors around 900 A.D., the site was largely abandoned for several decades. In 973, a farmer was ploughing to clear a field where the church had once stood, when his cattle stopped, knelt by a bramble bush (roumi, in Provençal), and would no longer advance. The farmer thus dug up the bush himself, only to find underneath it a statue of Mary with the Child Jesus, wrapped in a stone box and presumably hidden there since the destruction of the church decades earlier.
The episode was taken as a sign to re-build the church, and the statue (on the pedestal, above) has been the object of veneration there since.