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Between Chattsworth and Akron

Tutto ad un tratto mio padre ci faceva fermare e domandava alla mamma:Dove siamo?-Sfinita dal camminamento ma fiera di lui , ella gli confessava teneramente che non ne sapeva proprio nulla.

M Proust- La strada di Swann

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Photo taken around Cabanas San Isidro, Napo, Ecuador

 

2018/09/03

 

Thanks John Tomsett for ID help!

 

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Analogica con Nikonos III ( 1975 ), fotocamera subacquea priva di esposimetro, messa a fuoco su scala metrica, Nikkor 35 mm 2.5 f, Kodak color 200 asa.

Anche questa è una storia... : )

(Passate dentro per leggerla)

youtu.be/zQnKQC9bGoM

Questa è la colonna sonora...!

 

DIARIO

 

Diario…diario, scusa l’ora, ma devo proprio dirtelo.

Approfitto di questo momento in cui lei dorme, perché se si svegliasse, come potrei non correre da lei? Ma la vedi quanto è bella?! Ma aspetta, aspetta… ora ti racconto tutto. Ricordi l’ultima volta che ti avevo parlato di lei? Era stato per dirti che sarei andato da solo a Cervia, perché lei non sarebbe potuta venire. E tu caro amico, sai bene quanto mi sarebbe piaciuto…

Quella ragazza, l’avevo notata fin dal primo momento, ancora prima di conoscerla, prima ancora di sapere il suo nome…

Si a Roma, all’ex mattatoio, ma certo che c’era anche lei…!

E ti assicuro che c’era tanta gente, ma mi sono fermato vicino al suo gruppo e vedendola ho pensato subito che fosse una ragazza particolare. Figurati poi quando l’ ho rivista a Torino!

Dovevo averla guardata così intensamente a Roma, che nella mia testa, avevo già fatto una bella confusione. Credevo dovesse per forza abitare a Tortona, oppure in qualche posto che frequento abitualmente, tanto mi era diventata famigliare.

Ma si, si… Ora vengo al dunque, adesso ti racconto cosa è successo ieri. Mai più ti dico, pensavo di rivederla così presto.

Dopo quella sera, ci eravamo scambiati i numeri di telefono e avevamo solo cominciato a mandarci dei messaggi. Non erano neanche le 11 e stavo seduto ad un tavolino di Piazza Garibaldi. Facevo finta di bere un caffè, giusto per far passare un poco di tempo, quando mi arriva una chiamata da lei.

Bella la sua voce…! Si ecco, stavo dicendo… si, mi saluta, si trovava al mercato, (a Torino penso) e mi dice che nel pomeriggio sarebbe stata al suo corso di eutonia. Emozione… poi i saluti. Come potevo capire io cosa volesse dire la sua domanda quando, verso le 20, con un’altra telefonata mi chiese :” Dove sei ?”“Sono a Cervia” ho risposto io come uno scemo. “No scusa, volevo sapere in che punto, per raggiungerti. Sono anche io a Cervia.” Credo di aver barcollato vistosamente, perché parecchi passanti si sono voltati. “Tu dove sei ora?”, “All’inizio di corso Roma, vicino alla spiaggia” “Vieni avanti allora, ti aspetto in fondo, sotto l’arco di entrata di piazza Garibaldi”. Ho avuto paura, ti confesso… il petto mi batteva talmente forte che avevo la sensazione di essere ad un passo dall’infarto. Non ho avuto il tempo di ragionarci troppo sopra, già la vedevo. Era stata velocissima!

Indossava dei sandali leggeri in cuoio chiaro, un pantalone leggero beige ed una magliettina senza maniche rossa. La borsetta a tracolla. Le sono corso incontro, senza darle il tempo di dire niente, l’ho sollevata fra le braccia ed ho cominciato a farla girare. (Me lo ero promesso…! ) Lei rideva, attaccata al mio collo, e benedico le comodità dell’albergo, che mi hanno permesso di radermi la barba come si deve,

altrimenti l’avrei graffiata completamente, talmente stringevo il suo volto alla mia guancia. Siamo rimasti un po’ in quella maniera, mi piaceva sentire il suo peso sulle mie braccia, la sensazione intima che mi dava quel gesto. E il suo profumo…! Lo assorbivo con tutto me stesso. Dal suo petto, dal collo, dai capelli… Mi arrivava caldo, intenso, con sfumature che mi portavano alla mente la fioritura dei tigli, frammista al profumo del ligustro nelle notti calde. Al centro, su tutto, dominava la fragranza di una rosa, una sola, lei…! La posai dolcemente, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso!! Il mio sorriso poi, era una maschera dolente, tanto la gioia me lo teneva stampato in faccia. Ebbi a pensare anche che quella, poteva assomigliare alla sensazione provata da due naufraghi nel momento della salvezza. Ci avviammo piano verso la piazza, tenendoci per mano, non tanto come due innamorati, ma piuttosto come quando il fratello maggiore accompagna la sorellina a scuola. Ti voglio raccontare però cosa è successo dopo…! Ci eravamo sistemati quasi al centro del palco, in seconda o terza fila. Un po’ pressati dalla folla, lei stava davanti a me, appoggiandomi la schiena sul petto. Roy Paci col suo gruppo, avevano fatto sino ad allora pezzi allegri, molto ritmati, che noi seguivamo battendo le mani e saltando.

Poi…quel pezzo lento, dolce, non capivo le parole, doveva essere slavo. La ragazza che cantava aveva una voce chiara, sensuale, dava la sensazione di qualche cosa di struggente.

Senza pensarci, mi trovai a tirarla a me, abbracciandola alla vita, continuando in quella posizione languida a seguire quello che avveniva sul palco. Poi l’eccitazione…, mi prese con una fitta alle reni. La mia destra salendo piano, cominciò ad accarezzare il suo seno… dolcemente. L’altra mano, in un movimento naturale, si era spostata dal fianco verso il suo ventre. E accarezzandola così dolcemente, la tenevo stretta a me. Non so dirti cosa pensassi, perché non credo che potessi pensare. Mi ero abbandonato a quella sensazione come ad un tuffo nell’acqua, bagnandomi totalmente. Credo addirittura che ad un certo punto, le mie orecchie non sentissero più niente, tanto che ebbi un soprassalto quando mi accorsi che senza rendermene conto la musica si era fermata. Mi bloccai anch’io. E allora… Mi vengono ancora i brividi a raccontartelo! Fu lei che mi prese la mano e se la posò di nuovo sul seno. Cristo!!! La girai a me, e allora stringendola la baciai. O si che la baciai…! Inarrestabili, come il crollo di una diga, le nostre labbra non volevano più lasciarsi.Le sue mani, anziché abbracciate dietro al mio collo, mi sostenevano separatamente la testa, con i pollici che mi accarezzavano dietro le orecchie. Bastava una sola mano mia a coprirle tutta la nuca, con l’altra, la tenevo stretta a me stringendola all’altezza delle reni. Ed è in questo gioco di equilibri che ci trovammo catapultati fuori dal mondo. Non ci importava nient’altro che noi. A quel punto, sparivano la gente, la musica e quant’altro. Ci staccammo di colpo, ridendo, come ci fossimo raccontati la più allegra barzelletta del mondo.

Ci riprendevamo a piccoli assaggi e ridevamo. Quel posto oramai ci era diventato troppo stretto. Sempre ridendo, a piccoli assaggi e tenendoci per mano, uscimmo dalla piazza.

Ah… devo ricordarmi quando scendo, di ringraziare l’albergatore per ieri. Non ha fatto neanche una piega vedendomi arrivare con lei. Solo un gentile buonasera, visto che era ancora presto, a cui noi pure abbiamo risposto. Ma cosa vuoi che si potesse dire d’altro, i nostri occhi dicevano già tutto! Poi l’impressione fu come se tutto accelerasse. Ricordo come in un flash di aver fatto le scale, la porta, la stanza… A quel punto eravamo come succede a volte, per certe bottiglie di vino, quando imbottigliate troppo presto,

non riuscendo a contenere l’energia fin qui accumulata, esplodono, liberando in un colpo solo quanto fin qui era stato represso. E noi vini ancora giovani, eravamo stati troppo presto imbottigliati dalla vita. Ora esplodevamo. Niente e nessuno avrebbe potuto contenerci. In un attimo avevamo indossato il nostro vestito più bello, quello che rabbrividisce alla brezza e si colora ai raggi del sole. Fremeva ora sotto le nostre carezze. Quando mi accolse in lei, fu un incontro sereno, dolce, struggente. Lacrime di gioia bagnavano i nostri volti. Quelle che sgorgano finalmente, quando riabbracci l’amata da troppo tempo lontana. Fu proprio quella la mia sensazione e penso anche la sua. Ma cosa avevamo fatto in tutto quel tempo? Dove eravamo stati? C'era voluta quasi una vita, magari in buona fede, ma sprecata , per capire che ci stavamo cercando? Ma avevo già la risposta. Come si può conoscere il dolce senza l’amaro? La luce senza il buio? La gioia senza il dolore? Quello che contava ora era che eravamo insieme. A domani tutto il resto, gli affanni, i progetti.

Timorosi come bambini al buio, ci affacciavamo al futuro. Tutto ora poteva accaderci. Ma qualsiasi cosa, bella o brutta, ci avrebbe trovati uniti, insieme non avremmo avuto più nessuna paura. L’hai vista? Ora dorme, guardo il suo viso sereno e provo una fitta di gioia. Vado dai… Ciao, alla prossima.

Le sono stato troppo lontano.

Chiuse il diario. Gli occhi le si appannarono davanti a uno scarabocchio osceno sulla porta. Se solo avesse potuto portarlo con sé, laggiù. Ma non poteva. Cosa avrebbe fatto senza? Come avrebbe capito se stessa senza scrivere? Con dita insensibili strappò la prima pagina e la gettò fra le gambe della tazza. Poi un altro foglio, e un altro ancora. Un attimo. Cosa c’era qui? “Un tempo piangevo moltissimo ed ero piena di speranza. Oggi rido parecchio, un riso disilluso.” Nell’acqua. “Probabilmente mi innamorerò sempre di qualcuno che ama qualcun altro. Perché? Così. Ho un talento particolare per le situazioni impossibili. Tutti hanno talento per qualcosa.” La strappò. “La mia arte? Non lo sai? Morire il presente.”

 

-David Grossman, Qualcuno con cui correre

EN EL ETERNO DILEMA DIARIO CUALES.....

DAILY IN WHICH eternal dilemma .....

DTC / KYT

jaber painting a quikie

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Benched in Southern California

Diggin'it - Pluie - Chauve-souris

Thérap - 3PP

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