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Sur è una piccola città omanita sul mare. Conta circa 120mila abitanti ed è rinomata per i suoi cantieri navali.

La baia è attraversata da un ponte che ricalca, in miniatura, il Golden Gate di San Francisco.

Anche qui, sulle alture, numerose torri di avvistamento.

Começa no dia 8 de Outubro, nesta terça-feira, a venda de ingressos para o carnaval do Rio de 2014.

 

A Liga das Escolas de Samba do Rio vai receber os pedidos de reservas dos camarotes por fax (21) 2122-8080, das 9h às 16h.

O preço do camarote mais barato será de R$ 28 mil para 12 lugares e o mais caro R$ 120mil para 30 lugares.

 

As frisas serão vendidas no dia 31 de Outubro.

 

As Arquibancadas tem previsão de venda somente na primeira quinzena de 2014.

Um bom setor como o Setor 7 da foto custará R$ 320,00

Arquibancadas populares custarão R$ 5 a R$ 10 nos setores 12 e 13..

 

♪ ...

O galo cantou

Com os passarinhos no esplendor da manhã

Agradeço a Deus por ver o dia raiar

O sino da igrejinha vem anunciar

Preparo o café, pego a viola, parceira de fé

Caminho da roça, e semear o grão...

Saciar a fome com a plantação

É a lida...... ♫

 

♫ =♪ =♫ ≡ ♪ =♫

 

[ ♪ ] Música do dia : Vila Isabel campeã 2013

 

Na foto a Escola Sereno de Campo Grande com seu tradicional símbolo que não poderia ser outro se não uma coruja.

O Desfile na foto é do terceiro Grupo do Rio de Janeiro, mas não fica devendo em nada ao Desfile do grupo principal de São Paulo

 

* na foto consegui fotografar as letras em neon do carro sem explodir.

Mania que as escolas tem de colocar uma luz forte sempre no nome.

Tengo esta bicicleta bianchi me salio 120mil para navidad no la uso casi nunca esta impeque es mas turquesa que en la foto :( interesadas pregunten por flickcorreo no respondo fotos.

Tienen goro-tex

suela vibram

waterproof

 

Numero 37.5

 

los vendo a 70mil, nuevos cuestan 120mil

non erano in posa! guardavano che fine faceva la pallina!

Golf du lac de Tignes - 18 buche PAR 68 (io qualcosa come 120mila colpi...).

Voglio incontrare colui che ha progettato questo campo!!! Sembra di scalare una montagna...cioè: si scala una montagna! da 2150 m di Tignes si salirà almeno fino a 2500!

Inserendosi nel dibattito di questi giorni sul lavoro, l’AD del Gruppo FS Italiane Mauro Moretti – presente al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli di Rimini – ai microfoni di LaFreccia.TV, afferma senza mezzi termini che Ferrovie dello Stato Italiane è un’Azienda che contribuisce costantemente alla crescita dell’occupazione.

 

“Abbiamo un piano d’investimenti, autofinanziato, di ben 10 miliardi da svolgere in 5 anni – conferma Moretti - il che vuol dire l’equivalente di 120mila uomini/anno di lavoro prodotto. Molto spesso si tratta di lavori di alta qualificazione, in settori tecnologici molto avanzati, innovativi, quindi parliamo di lavoro di pregio e di qualità, che serve al nostro Paese per aumentare la competitività nel mondo”.

 

“L’apertura di nuove stazioni AV, ad esempio, crea nuovi posti di lavoro anche non direttamente collegati al core business FS. Inaugurare una stazione come Bologna vuol dire creare 350 nuovi posti di lavoro, aprire una parte della stazione di Firenze significa crearne altri 400, mentre Roma Tiburtina ne offrirà circa 500”.

 

Parlando poi di trasporto, Mauro Moretti ha sottolineato come l’Alta Velocità abbia dato al mondo un’immagine diversa del nostro Paese, l’idea di un Paese moderno, dinamico, capace di dare servizi efficienti, offrire un territorio appetibile, interessante non solo dal punto di vista turistico, ma anche per fare business e investire.

“E’ quello che dovremmo replicare anche nelle grandi città, che scontano un’insufficienza di servizi di trasporto di qualità e quindi non sono così attraenti, come dovrebbero, per vincere la competitività con Amburgo, Parigi, Berlino” ha proseguito il top manager di FS. “Sul Trasporto Regionale – tema di punta del Gruppo al Meeting - stiamo facendo uno sforzo massimo, se confrontato agli altri settori e anche agli anni precedenti, stiamo infatti investendo ben 3 miliardi di euro, una cifra davvero importante. E lo stiamo facendo in autofinanziamento”.

 

Microfiber grey couch- 120mil

SE LA FOTO TI PIACE UTILIZZALA MA CITA LA FONTE: www.flickr.com/photos/maria-anna La fontana è pronta per ritornare, come dal principio in Piazza Vittorio Veneto. La somma del restauro e del trasferimento è pari a 120mila euro. Attualmente è sita -con l'impalcatura- in via XX Settembre, adiacente la Villa Comunale. Questa fontana, chiamata ferdinandea perchè restaurata dal re Ferdinando IV di Borbone nel 1832, raccoglieva l'acqua sorgiva proveniente dalla collina del castello Tramontano e la distribuiva attraverso cinque bocchette. In passato era facile vedere gruppi di donne in fila per un utilizzo famigliare. Durante i recenti lavori di riqualificazione della piazza (inizio anni '90), sono venute alla luce diverse cisterne scavate nella tenera roccia locale (calcarenite), fra cui una ricavata davanti il convento di Santa Lucia e si è potuto constatare che in quello stesso luogo l'acqua scorre ancora limpida. “L’assegnazione di 120 mila euro per il restauro e il trasferimento della Fontana Ferdinandea da parte della V Commissione del Senato, in seguito al riparto delle risorse di cui alla legge 43/2005, non può che essere accolta positivamente, e, nello spirito del perseguimento degli interessi della città, va il ringraziamento della positiva attività al sen. Adduce”. Così si leggeva in un comunicato stampda del Sindaco di Matera Emilio Nicola Buccico il 29settembre 2007, accogliendo la notizia del “ritorno” di un’antica fontana che tanto sta a cuore ai cittadini materani.

DOPO LE MULTE DI BANKITALIA SUGLI EX DI BANCA ETRURIA ARRIVA LA SCURE DELLA CONSOB: MULTA DA 120MILA EURO AL PADRE DI MARIA ELENA

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

Foto | fonte | source:

-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

Foto | fonte | source:

-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

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-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

Foto | fonte | source:

-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

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-- Artibune (09/01/2019).

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-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

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-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

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-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

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Lo studio Erik van Egeraat Associated Architects è stato incaricato della progettazione di diverse strutture previste all’interno dell’area, nonché del coordinamento in fase progettuale ed esecutiva del masterplan.

 

Milanofiori Nord definirà il nuovo ingresso sud della città. L’area accoglierà uffici, residenze, spazi commerciali, negozi e strutture per il tempo libero. Particolare attenzione è stata rivolta dal progettista olandese al problema dell’efficienza energetica mediante l’adozione di soluzioni progettuali a basso impatto ambientale.

 

“Gli involucri esterni degli edifici - si legge nel comunicato diffuso dal Gruppo Brioschi - saranno realizzati secondo le migliori tecniche, al fine di contenere le dispersioni termiche sia invernali, sia estive; gli impianti tecnologici saranno ad alto rendimento energetico e quindi con consumi contenuti rispetto agli standard correnti; la produzione di acqua calda domestica-sanitaria verrà in parte garantita mediante energie rinnovabili; una quota di energia necessaria agli impianti di illuminazione stradale, segnaletica e cartellonistica pubblicitaria verrà prodotta da pannelli fotovoltaici; le reti idriche saranno separate, per gli usi potabili approvvigionate dal pubblico acquedotto e per quelli non potabili ed irrigui mediante specifici pozzi di acque di prima falda, ovvero con derivazioni da acquedotto di acqua grezza; gli eventuali corsi d’acqua presenti saranno mantenuti e valorizzati; l’area boschiva esistente sarà oggetto di un apposito progetto di valorizzazione e salvaguardia delle biodiversità, nel rispetto delle caratteristiche ambientali dei luoghi”.

 

Il nucleo residenziale, racchiuso attorno a se stesso al fine di proteggere le abitazioni dalle attività lavorative e di svago, sarà sviluppato secondo i principi della massima fusione nel verde attorno.

Il parco, inteso come tessuto connettivo generato dal bosco esistente, lega strettamente spazi aperti e aree costruite.

Sulla piazza centrale si organizzano e distribuiscono i diversi servizi per il tempo libero. Attraverso la combinazione di spazi pubblici e privati il progetto crea un nuovo ambiente abitato, aperto e comunicativo. Tutte le diverse componenti danno forma ad un unico “intreccio verde”.

 

L’intervento sarà realizzato in due fasi. Il primo lotto prevede lo sviluppo di 120mila metri quadrati di superficie destinati ad ospitare uffici direzionali, residenze, spazi commerciali ed un Leisure and Entertainment Centre. Immersi nel verde, un cinema multisala, un albergo e diversi negozi sorgeranno attorno ad una piazza centrale.

 

I lavori di costruzione sono stati già avviati per il Business Park ed il Leisure Centre, definito dal progettista “il cuore della nuova area”. L’ultimazione del primo lotto di intervento è attesa entro il 2009.

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

Foto | fonte | source:

-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

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-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

Foto | fonte | source:

-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

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-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

Foto | fonte | source:

-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

www.facebook.com/paola.giannone.560/media_set?set=a.27083...

ROMA ARCHEOLOGIA e RESTAURO ARCHITETTURA: Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Artibune (09/01/2019 & ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019) & Foto di Arch. Paola Giannone | Facebook (18/12/2018).

 

ROMA - Nuovo sfregio a Roma: la brutta biglietteria del Circo Massimo. Sembra quasi un edificio abusivo ma purtroppo non lo è (se lo fosse, almeno si potrebbe abbatterlo). Sembra un capannone buono per un’area industriale o un discutibile stabilimento balneare. Sembra uno di quei casotti commerciali che scorgi lungo la superstrada. E invece…

 

La “fortuna” di questa nuova ulteriore anomalia, di questo nuovo emblema del cattivo gusto sempre più specialità della casa nella capitale, è che ormai nel contesto di Roma nessuno vede più né le anomalie né tanto meno il cattivo gusto. L’occhio delle persone (dei romani, certo, ma perfino quello dei turisti) è clamorosamente assuefatto alle cose brutte e buttate lì a tirar via. A Roma le persone sono così abituate allo sciatto e al fatto male, che quando qualcosa è curato, pensato o realizzato con perizia si usa sovente declamare una espressione atroce e emblematica: “che bello, non sembra Roma!”.

 

UN BRUTTO CAPANNO

La storia che stiamo raccontando, invece, sembra Roma eccome. Sembra Roma innanzitutto per i tempi. Stiamo parlando dell’area del Circo Massimo, di ‘proprietà’ del Comune di Roma (è opportuno specificarlo perché tutta l’area archeologica centrale della Capitale è spezzettata quanto a titolarità tra aree dello Stato e aree della Comune) e gestita mediante la Sovrintendenza comunale. Il progetto – sottolineiamolo in premessa – era giusto e nobile e risaliva ai tempi, ormai remoti, di Veltroni sindaco: riqualificare la parte del Circo Massimo che dà verso le Terme di Caracalla, la parte dove ancora, tra torrioni medievali ed altre superfetazioni, sussistevano delle emergenze archeologiche romane – spalti, tribune… – degne di nota sebbene sotterrate. Il progetto poi si allarga, si struttura e gli attori in gioco decidono giustamente di musealizzare l’area con tutti i crismi, realizzando percorsi pedonali, una ringhiera in ghisa ben fatta (la situazione precedente vedeva dominare la rete da pollaio) e – qui casca l’asino – un centro servizi che fungesse anche da biglietteria, da servizi igienici e da piccolo magazzino per le attrezzature, anche tecnologiche, di supporto alla visita. Passano gli anni, cambia secolo, cambia millennio, cambiano i sindaci, cambiano i sovrintendenti (comunali, con la V) e i soprintendenti (statali, con la P) e il progetto va avanti con ritmi romani. Inizio formale del cantiere nel gennaio del 2009, prime avvisaglie di un reale completamento dei lavori nel 2019. Un passetto alla volta negli anni di Alemanno, negli anni di Marino fino all’epoca di Virginia Raggi quando la parte più evidente del progetto, quella del centro servizi\biglietteria, volge al termine: le piccole impalcature e i container prefabbricati che da anni interessano il Circo Massimo vengono definitivamente smontati e come per un micidiale incantesimo l’occlusione visiva che quegli elementi determinavano non svanisce, permane anzi con una pesantezza di laterizi e travertini ancor maggiore.

 

UN EDIFICIO FRUGALE E LOW COST

Superfluo descrivere con le parole le fattezze imbarazzanti dell’edificio realizzato in testa all’area per spettacoli più grandiosa e ambiziosa della romanità. Superfluo sottolineare l’inadeguatezza e l’ingombro di questo muretto – che peraltro dà le spalle al marciapiede, mostrando a chi passeggia finestrelle da spogliatoi di stabilimento balneare e grondaie – che interrompe la vista della vallata tra Aventino e Palatino, l’unica vallata che inquadra, insieme, le cupole della Grande Sinagoga di Roma e di San Pietro in Vaticano. È superfluo perché per questo motivo abbiamo realizzato un filmato e alcune foto che possono aiutare la valutazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di un edificio vero e proprio. Con le sue fondamenta. Non è un prefabbricato che si colloca con una gru; non è neppure un abuso che domani si può demolire. No, è proprio un edificio nuovo di zecca. Una nuova costruzione realizzata, con la qualità che potete vedere, nella zona più delicata del mondo. Semmai fosse una scusante – e non lo è! – l’edificio è per lo meno costato pochissimo: la ditta di Avellino che ha vinto il bando ha anche ribassato la base d’asta e il tutto è venuto via per comodi 120mila euro per 45 mq circa. Se cerchi un appartamento di 45 mq, a 120mila euro non lo trovi neppure in un quartiere ultra popolare e ultra periferico. Ciononostante questa è la cifra che il Comune di Roma all’atto della pubblicazione della gara da parte della società municipalizzata Zetema ha deciso di investire. Era l’ottobre 2017, piena epoca Raggi: ma del resto le scelte frugali sono lo stile che contraddistingue l’attuale Giunta tra toilette pubbliche inaugurate come fossero piramidi egizie e miserabili spiaggette sul Tevere; poco importa se poi i danni che fai moltiplicano per 10 o per 100 il piccolo risparmio che ottieni. In questo caso, come in tanti altri casi, aver deciso di investire poco, di risparmiare molto, di spendere cifre contenute, non è stata affatto una buona idea. Tanto per dire: il Comune (gara aggiudicata definitivamente il 20 aprile 2018) ha recentemente richiesto la realizzazione di un progetto di valorizzazione dell’area del Circo Massimo con l’utilizzo della realtà aumentata e per questi software (i cui dispositivi saranno ricoverati proprio nel nostro simpatico casottino) ha speso 424mila euro. Avete capito bene: 120mila euro per un edificio di nuova costruzione dentro (dentro!) a uno dei monumenti più importanti del mondo realizzato manco fosse il capanno dei trattori di un’azienda vitivinicola dell’Agro Pontino e più del triplo per la realtà virtuale…

 

PARLA IL PROGETTISTA

Attenzione: lungi da noi pensare che non si debba intervenire, che non si debba costruire, che non si debba cambiare o magari addirittura stravolgere il contesto di zone storiche. La pensiamo esattamente all’opposto. Ma pensiamo semplicemente che se ci si trova nell’area archeologica urbana più importante del mondo, bisogna che per realizzare nuove volumetrie vengano coinvolti i più importanti progettisti del mondo. Semplice. E invece qui la scelta fatta dalla Sovrintendenza, di concerto con la Soprintendenza, col Comune di Roma e con l’azienda Zètema braccio operativo di tutta l’operazione, è stata in direzione di una soluzione “interna”: il progetto lo ha redatto Guido Ingrao, architetto che per Roma ha fatto molto, ma più adatto a stare nel backstage a far funzionare le cose piuttosto che giocarsi partite così delicate come frontman. Ingrao è la figura che per conto di Zètema ha seguito tutti i lavori in questo emiciclo del Circo Massimo, la riscoperta e il dissotterramento delle splendide rovine sono opera sua (21mila metri cubi di terra spostati), lunga anni, così come l’idea di realizzare finalmente terrazze fruibili, percorsi pedonali e passaggi che rendano la visita accessibile anche ai diversamente abili laddove un tempo c’era solo abbandono e patrimonio in rovina. Ingrao ha anche seguito altri cantieri importanti della città come direttore dei lavori: uno su tutti il Macro (oggi purtroppo in pessime mani) progettato da Odile Decq, una costruzione che venne su rapida e sicura negli anni 2006/2009 e che costò anche poco in rapporto alle dimensioni e alla complessità. Abbiamo contattato Guido Ingrao che ha dimostrato l’onestà di chi vuole prendersi perfino colpe non sue. “Capisco le vostre obiezioni e visto che sono stato io a firmare il progetto se qualcuno ha sbagliato, ho sbagliato io” ha detto il progettista “ma bisogna comprendere innanzitutto che la collocazione e la realizzazione della biglietteria è stato frutto di lunghe trattative, collaborazioni tra enti e incontri, un processo durato anni e anni con almeno una dozzina di ipotesi, tutte proposte da noi. I paletti erano tantissimi: lo strato archeologico, la falda acquifera, i collettori fognari, i pareri della Soprintendenza di Stato e della Sovrintendenza Comunale. Alla fine si è deciso per un progetto che utilizzasse il più possibile i materiali propri dell’area, il laterizio in primis, e che fosse assolutamente di servizio. Non un edificio protagonista, ma un edificio che aiutasse i visitatori al loro arrivo e nel percorso senza distogliere l’attenzione sui veri protagonisti dell’area che sono i ruderi del Circo. Importante ricordarsi che qui c’era solo degrado e che fino a qualche anno fa era impensabile anche solo pensare a rendere fruibile e visitabile questo pezzo di patrimonio”. Ingrao ovviamente è “colpevole” fino ad un certo punto: il progetto non molto felice è suo, ma è stato realizzato all’interno di un contesto istituzionale privo di visione, privo di voglia di rischiare, privo di ambizione alcuna. Un contesto dove le cose semplici vincono sempre sulle cose sfidanti. E se le cose semplici diventano sciatte o confinano col brutto, pace. Qualche speranza per chi già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dei lavori, considera l’edificio come un autentico pugno in un occhio Ingrao tuttavia la lascia: “non voglio rinnegare niente del lavoro che abbiamo fatto, in primis sui percorsi e sul recupero del Circo Massimo, però consideriamo quest’opera come un primo step di un progetto che potrebbe allargarsi quando finalmente si addiverrà alla pedonalizzazione di Via dei Cerchi che oggi è un assurdo parcheggio che taglia il Circo Massimo dai Palazzi Imperiali del Palatino. Una volta chiusa quella strada le due aree si potrebbero unificare e di questa biglietteria potrebbe non esserci più bisogno, o potrebbe esserci bisogno di una biglietteria più grande, con un altro progetto. Anche per questo ho pensato ad un edificio leggero, con fondamenta di poche decine di centimetri, quasi smontabile”. Magra consolazione per chi conosce i tempi romani di cui abbiamo detto sopra.

 

IL RUOLO DELLE SOPRINTENDENZE

A Roma Sovrintendenza e Soprintendenza sembra quasi godano a rendere la vita economica della città e il suo naturale sviluppo pressoché impossibile. Se questi organismi fossero esistiti duecento o duemila anni fa, forse il Circo Massimo stesso non si sarebbe potuto fare: cosa vuoi realizzare un luogo per il divertimento che richiama decine di migliaia di persone in un’area così naturalisticamente dedicata e da tutelare? Scandalo! Andando alla ricerca solo della tutela e mai dello sviluppo, della crescita, della trasformazione, si finisce però in queste trappole: realizzare in luoghi strategici costruzioni anonime, sciatte, squallide, ne brutte ne belle, solo tristi e deprimenti. A Roma tutto è formalmente tutelato e nulla si può fare con agilità e fluidità. Questo sistema non serve, come potrebbe sembrare, a tutelare davvero il patrimonio (l’episodio che raccontiamo qui lo dimostra), serve piuttosto a garantirsi mano libera e potere decisionale per decidere, arbitrariamente, chi può fare e chi deve rimanere paralizzato. Per chi vuole investire e migliorare la città in maniera sana con nuovi progetti architettonici la strada è quasi sempre sbarrata, ma anche i piccoli imprenditori (bar, ristoranti) sono vessati quotidianamente per inezie tanto che non di rado le realtà che guardano meno per il sottile ricorrono alla corruzione; più facile invece il percorso per coloro che optano per il cattivo gusto e la mediocrità. Perché i progetti mediocri hanno sempre meno ostacoli, non richiedono una presa di posizione, di coraggio e di responsabilità da parte di chi deve autorizzarli. A volte poi, come in questo caso, Sovrintendenze e Comuni non si limitano a incoraggiare progettualità mediocri da parte di terzi, ma le realizzano loro in prima persona. E allora la depressione di cui sopra raddoppia: come può sentirsi un imprenditore che ha dovuto combattere per anni con gli uffici pubblici nel vedere poi che è proprio il pubblico a squalificare aree pregiate? Provate a fare una passeggiata al Circo Massimo per credere, magari andateci anche di sera quando l’impatto della prestigiosa novità architettonica (con le sue finestrelle e le sue grondaie che tanto speriamo possano subire almeno qualche ritocco e miglioria prima dell’inaugurazione) dà il meglio. Quando quattro anni fa scoprimmo e poi facemmo rimuovere la scultura abusiva dell’artista Francesco Visalli sopra al Circo, mai avremmo potuto immaginare che un giorno da queste parti sarebbe atterrato un manufatto perfino più brutto…

  

Fonte | source:

-- Artibune (09/01/2019).

www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e...

 

-- Artibune | You-Tube (09/01/2019).

www.youtube.com/watch?v=UOaadWTHPzk

  

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-- Paolo Gelsomini, MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?, in: ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

 

MA CHI HA COSTRUITO QUESTO "BUSSOLOTTO" CHE COPRE LA VISTA DEL CIRCO MASSIMO?

Sul lato corto del Circo Massimo, lato Terme di Caracalla, dopo i lavori di sistemazione dell’area archeologica, è stata costruita una brutta biglietteria che nasconde completamente la spaziosa veduta che si ammirava prima dell’intervento e che dava l’idea della maestosità dell’area del Circo. Ogni commento è superfluo, ma vorremmo sapere i nomi di progettisti, uffici comunali e della Soprintendenza che hanno reso possibile questo scempio. E’ ancora fresco il ricordo delle orride impalcature per lo spettacolo musicale “Divo Nerone” sul Palatino finito in vergogna con ingente spesa di pubbliche risorse. Questo non è uno spettacolo ma una biglietteria ed un info turistico quando a cento metri ci sono edifici pubblici come la Vignola Boccapaduli completamente chiusi.

Nelle foto: Cono visivo sul Circo Massimo prima e dopo......

 

Fonte | source:

-- ROMA: sos patrimonio storico artistico | Facebook (25/02/2019).

www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/perma...

 

-- Arch. Paola Giannone, LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E.... VALORIZZAZIONE DELL'AREA DEL CIRCO MASSIMO - LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN MANUFATTO PER LA BIGLIETTERIA E I SERVIZI AL PUBBLICO. | Facebook (18/12/2018).

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Lo studio Erik van Egeraat Associated Architects è stato incaricato della progettazione di diverse strutture previste all’interno dell’area, nonché del coordinamento in fase progettuale ed esecutiva del masterplan.

 

Milanofiori Nord definirà il nuovo ingresso sud della città. L’area accoglierà uffici, residenze, spazi commerciali, negozi e strutture per il tempo libero. Particolare attenzione è stata rivolta dal progettista olandese al problema dell’efficienza energetica mediante l’adozione di soluzioni progettuali a basso impatto ambientale.

 

“Gli involucri esterni degli edifici - si legge nel comunicato diffuso dal Gruppo Brioschi - saranno realizzati secondo le migliori tecniche, al fine di contenere le dispersioni termiche sia invernali, sia estive; gli impianti tecnologici saranno ad alto rendimento energetico e quindi con consumi contenuti rispetto agli standard correnti; la produzione di acqua calda domestica-sanitaria verrà in parte garantita mediante energie rinnovabili; una quota di energia necessaria agli impianti di illuminazione stradale, segnaletica e cartellonistica pubblicitaria verrà prodotta da pannelli fotovoltaici; le reti idriche saranno separate, per gli usi potabili approvvigionate dal pubblico acquedotto e per quelli non potabili ed irrigui mediante specifici pozzi di acque di prima falda, ovvero con derivazioni da acquedotto di acqua grezza; gli eventuali corsi d’acqua presenti saranno mantenuti e valorizzati; l’area boschiva esistente sarà oggetto di un apposito progetto di valorizzazione e salvaguardia delle biodiversità, nel rispetto delle caratteristiche ambientali dei luoghi”.

 

Il nucleo residenziale, racchiuso attorno a se stesso al fine di proteggere le abitazioni dalle attività lavorative e di svago, sarà sviluppato secondo i principi della massima fusione nel verde attorno.

Il parco, inteso come tessuto connettivo generato dal bosco esistente, lega strettamente spazi aperti e aree costruite.

Sulla piazza centrale si organizzano e distribuiscono i diversi servizi per il tempo libero. Attraverso la combinazione di spazi pubblici e privati il progetto crea un nuovo ambiente abitato, aperto e comunicativo. Tutte le diverse componenti danno forma ad un unico “intreccio verde”.

 

L’intervento sarà realizzato in due fasi. Il primo lotto prevede lo sviluppo di 120mila metri quadrati di superficie destinati ad ospitare uffici direzionali, residenze, spazi commerciali ed un Leisure and Entertainment Centre. Immersi nel verde, un cinema multisala, un albergo e diversi negozi sorgeranno attorno ad una piazza centrale.

 

I lavori di costruzione sono stati già avviati per il Business Park ed il Leisure Centre, definito dal progettista “il cuore della nuova area”. L’ultimazione del primo lotto di intervento è attesa entro il 2009.

Passat V6 Variant ano 99/99 - Completo, Automatico + Teto Solar

 

Excelente carro, a lataria esta incrivelmente lisa e tem todos selos e certificados possíveis, sao apenas 120mil km rodados neste belo exemplar Wagon

Lo studio Erik van Egeraat Associated Architects è stato incaricato della progettazione di diverse strutture previste all’interno dell’area, nonché del coordinamento in fase progettuale ed esecutiva del masterplan.

 

Milanofiori Nord definirà il nuovo ingresso sud della città. L’area accoglierà uffici, residenze, spazi commerciali, negozi e strutture per il tempo libero. Particolare attenzione è stata rivolta dal progettista olandese al problema dell’efficienza energetica mediante l’adozione di soluzioni progettuali a basso impatto ambientale.

 

“Gli involucri esterni degli edifici - si legge nel comunicato diffuso dal Gruppo Brioschi - saranno realizzati secondo le migliori tecniche, al fine di contenere le dispersioni termiche sia invernali, sia estive; gli impianti tecnologici saranno ad alto rendimento energetico e quindi con consumi contenuti rispetto agli standard correnti; la produzione di acqua calda domestica-sanitaria verrà in parte garantita mediante energie rinnovabili; una quota di energia necessaria agli impianti di illuminazione stradale, segnaletica e cartellonistica pubblicitaria verrà prodotta da pannelli fotovoltaici; le reti idriche saranno separate, per gli usi potabili approvvigionate dal pubblico acquedotto e per quelli non potabili ed irrigui mediante specifici pozzi di acque di prima falda, ovvero con derivazioni da acquedotto di acqua grezza; gli eventuali corsi d’acqua presenti saranno mantenuti e valorizzati; l’area boschiva esistente sarà oggetto di un apposito progetto di valorizzazione e salvaguardia delle biodiversità, nel rispetto delle caratteristiche ambientali dei luoghi”.

 

Il nucleo residenziale, racchiuso attorno a se stesso al fine di proteggere le abitazioni dalle attività lavorative e di svago, sarà sviluppato secondo i principi della massima fusione nel verde attorno.

Il parco, inteso come tessuto connettivo generato dal bosco esistente, lega strettamente spazi aperti e aree costruite.

Sulla piazza centrale si organizzano e distribuiscono i diversi servizi per il tempo libero. Attraverso la combinazione di spazi pubblici e privati il progetto crea un nuovo ambiente abitato, aperto e comunicativo. Tutte le diverse componenti danno forma ad un unico “intreccio verde”.

 

L’intervento sarà realizzato in due fasi. Il primo lotto prevede lo sviluppo di 120mila metri quadrati di superficie destinati ad ospitare uffici direzionali, residenze, spazi commerciali ed un Leisure and Entertainment Centre. Immersi nel verde, un cinema multisala, un albergo e diversi negozi sorgeranno attorno ad una piazza centrale.

 

I lavori di costruzione sono stati già avviati per il Business Park ed il Leisure Centre, definito dal progettista “il cuore della nuova area”. L’ultimazione del primo lotto di intervento è attesa entro il 2009.

Lo studio Erik van Egeraat Associated Architects è stato incaricato della progettazione di diverse strutture previste all’interno dell’area, nonché del coordinamento in fase progettuale ed esecutiva del masterplan.

 

Milanofiori Nord definirà il nuovo ingresso sud della città. L’area accoglierà uffici, residenze, spazi commerciali, negozi e strutture per il tempo libero. Particolare attenzione è stata rivolta dal progettista olandese al problema dell’efficienza energetica mediante l’adozione di soluzioni progettuali a basso impatto ambientale.

 

“Gli involucri esterni degli edifici - si legge nel comunicato diffuso dal Gruppo Brioschi - saranno realizzati secondo le migliori tecniche, al fine di contenere le dispersioni termiche sia invernali, sia estive; gli impianti tecnologici saranno ad alto rendimento energetico e quindi con consumi contenuti rispetto agli standard correnti; la produzione di acqua calda domestica-sanitaria verrà in parte garantita mediante energie rinnovabili; una quota di energia necessaria agli impianti di illuminazione stradale, segnaletica e cartellonistica pubblicitaria verrà prodotta da pannelli fotovoltaici; le reti idriche saranno separate, per gli usi potabili approvvigionate dal pubblico acquedotto e per quelli non potabili ed irrigui mediante specifici pozzi di acque di prima falda, ovvero con derivazioni da acquedotto di acqua grezza; gli eventuali corsi d’acqua presenti saranno mantenuti e valorizzati; l’area boschiva esistente sarà oggetto di un apposito progetto di valorizzazione e salvaguardia delle biodiversità, nel rispetto delle caratteristiche ambientali dei luoghi”.

 

Il nucleo residenziale, racchiuso attorno a se stesso al fine di proteggere le abitazioni dalle attività lavorative e di svago, sarà sviluppato secondo i principi della massima fusione nel verde attorno.

Il parco, inteso come tessuto connettivo generato dal bosco esistente, lega strettamente spazi aperti e aree costruite.

Sulla piazza centrale si organizzano e distribuiscono i diversi servizi per il tempo libero. Attraverso la combinazione di spazi pubblici e privati il progetto crea un nuovo ambiente abitato, aperto e comunicativo. Tutte le diverse componenti danno forma ad un unico “intreccio verde”.

 

L’intervento sarà realizzato in due fasi. Il primo lotto prevede lo sviluppo di 120mila metri quadrati di superficie destinati ad ospitare uffici direzionali, residenze, spazi commerciali ed un Leisure and Entertainment Centre. Immersi nel verde, un cinema multisala, un albergo e diversi negozi sorgeranno attorno ad una piazza centrale.

 

I lavori di costruzione sono stati già avviati per il Business Park ed il Leisure Centre, definito dal progettista “il cuore della nuova area”. L’ultimazione del primo lotto di intervento è attesa entro il 2009.

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Nell'arco delle prossime settimane in consiglio comunale si affronterà la discussione per il nuovo appalto sui servizi d'informazione. Quello che segue è un documento di massima presentato dal movimento "IL TARLO" nell'ambito di un dibattito sulla carenza degli spazi pubblici a Venosa tenutosi lo scorso dicembre.

   

- Dall'informazione di servizio ad un potenziamento strutturale dei Servizi Culturali per la popolazione.

 

E' compito dell'Amministrazione Comunale organizzare sul territorio servizi, iniziative e luoghi che pongano in essere le condizioni per un progresso culturale ed economico della popolazione. Riteniamo che un programma organico ed articolato di organizzazione dei servizi culturali sia necessario per tre ragioni di fondo:

- Non vi è vera democrazia senza la garanzia di accedere alla Cultura per tutte e tutti attraverso il potenziamento della Biblioteca Comunale e dei servizi culturali in generale.

 

- Una Politica Culturale che si coniughi con le potenzialità del territorio rappresenta un'occasione fondamentale per il nostro sviluppo economico.

 

La creazione di luoghi di Aggregazione Culturale è alla base di una virtuosa organizzazione qualitativa delle relazioni sociali inclusive.

   

- Il potenziamento della Biblioteca Comunale pensato in un ottica complessiva di Servizi Culturali.

 

Per potenziamento intendiamo il raggiungimento di tutte le condizioni sia tecniche che intellettuali necessarie a garantire un servizio completo dal punto di vista bibliografico. Completezza bibliografica significa in primo luogo rendere fruibile alla popolazione almeno l'essenziale produzione testuale per tutte le discipline, non tralasciando l'esigenza del continuo aggiornamento. In secondo luogo si rende necessario allargare la fruibilità a tutti i formati di divulgazione culturale, quali possono essere: formati audio, audio visivi, fruibilità telematica ecc. Il livello di fruibilità è perseguibile attraverso mezzi tecnici e personale che ne garantiscano la sicurezza, l'ordinata e sistematica gestione nonché la relazione con l'utenza. Tale operazione presuppone un iniziale finanziamento cospicuo (inerente la dotazione tecnica e l'iniziale catalogazione) ed un successivo costante finanziamento per garantire le condizioni di costante aggiornamento.

  

- Servizi culturali per il miglioramento della qualità delle relazioni sociali.

 

La nostra idea non si limita al potenziamento della Biblioteca, in essa scorge un mezzo utile al perseguimento di un fine importante: ricostruire qualitativamente le relazioni sociali. Per servizi culturali non intendiamo, quindi, dare risposta unicamente a studiosi professionali. Pensiamo a un processo d'inclusione più generale, in altre parole promuovere momenti di aggregazione segnati dalla riflessione e dalla ricerca che hanno come interlocutore tutta la popolazione e come obbiettivo la costruzione di un progresso socio-culturale collettivo. Si tratta di un principio molto facile da enunciare, tremendamente difficile da realizzare. Tuttavia quando si ha la capacità di costruire un percorso culturale che si sappia coniugare con il vissuto e la storia degli individui la possibilità di conquistare la curiosità - e quindi partecipazione - di ampie fette di società si fa realistica.

 

- Possibili percorsi di finanziamento

 

Considerando la scarsa, se non inesistente, possibilità da parte dell'Amministrazione Comunale di finanziare ex novo i progetti per un rilancio dei servizi culturali e degli spazi di aggregazione bisogna tracciare un percorso verosimile e realistico di rimodulazione della spesa. Diventa necessario capire se ci sono possibilità di finanziamenti regionali e provinciali e se la spesa comunale può essere modificata in senso virtuoso. Sulle casse del nostro comune gravano ogni anno circa 120mila euro costituiti da fitti passivi derivanti dalla locazione di uffici comunali in locali privati. La ristrutturazione delle convento di San Domenico (ex pretura) potrebbe risolvere definitivamente il problema della allocazione di tutti gli uffici comunali, liberando così risorse finanziare comunali da mettere a disposizione del progetto “Servizi Culturali”. Come precedentemente accennato, l'ammodernamento della Biblioteca Civica necessità di lavori strutturali tra cui: la totale catalogazione ed informatizzazione del fondi librario e la dotazione di un moderno sistema di antitaccheggio propedeutico all'esposizione su scaffali dei testi. Va da sé che l'avvio del progetto necessità di finanziamenti consistenti da quantificare e di una conseguente e costante destinazione finanziaria che permetta di mantenere il personale utile a garantirne il funzionamento. Per perseguire l'obbiettivo pare utile trasferire alla Biblioteca Civica il finanziamento destinato allo sportello Informagiovani e far si che il personale in parte si occupi (sempre all'interno della Biblioteca) di garantire l'informazione di servizio e in parte si occupi dell'organizzazione,il controllo ed il mantenimento della fruizione del servizio bibliotecario. In questo modo le attuali unità impiegate nello sportello Informagiovani andrebbero a colmare il deficit di organico che si verrebbe a determinare con la modificazione della struttura del servizio senza modificare la spesa comunale e preservando, seppur ridimensionato, l'ambito dell'informazione di servizio.

    

“Umbria prima in Italia su Gas e km zero. Altre regioni stanno già seguendo il nostro esempio. Testo che ci ripaga di un lavoro paziente e tenace”

 

“Da oggi i tanti cittadini che si riuniscono in gruppi d'acquisto hanno uno strumento concreto ed efficace per soddisfare la sempre crescente esigenza di avere prodotti genuini e locali a prezzi contenuti. Si tratta di un passo importante che va a sostenere i tanti piccoli agricoltori spesso minacciati da regole economiche e di distribuzione sempre più spietate e le famiglie umbre che in tempi di mozzarelle blu e uova alla diossina, fanno sempre più attenzione a cosa mettono sul piatto”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo in Consiglio regionale dell’Italia dei Valori e primo firmatario della legge regionale approvata ieri sui Gruppi di acquisto solidali, esprime “grande soddisfazione” per la decisione dell’aula che ha approvato a maggioranza il testo di legge.

“La legge approvata – spiega Dottorini - sostiene i mercati locali e punta a creare un marchio per quei ristoratori che utilizzano prodotti a km zero e di qualità. I tanti gruppi informali nati nella nostra regione potranno far conto sulla possibilità di piccoli contributi finalizzati ad abbattere i costi di funzionamento, come l'affitto di una sede, la linea telefonica e piccoli strumenti di lavoro. Adesso bisognerà attendere i regolamenti, ma i 120mila euro stanziati sono una somma non trascurabile che può dare una spinta vera alla rete dei Gas e di chi si impegna per modalità di commercio legate alla salubrità dei prodotti locali, biologici e di qualità. Il testo approvato dal Consiglio regionale fa dell’Umbria la prima regione in Italia a dotarsi di una normativa che riconosce, tutela e incentiva i Gruppi di acquisto solidali e che allo stesso tempo valorizza il consumo responsabile e incentiva le produzioni locali, a filiera corta e di qualità – aggiunge l’esponente dell’Italia dei Valori -. Il testo cerca di mettere in collegamento le famiglie che si trovano ogni giorno a fare i conti con budget più ridotti con gli agricoltori locali che magari fanno buone produzioni, a volte biologiche, ma poi devono venderle a prezzi stracciati e non remunerativi sui canali della grande distribuzione".

“Che si tratta di una legge all’avanguardia – aggiunge Dottorini - lo dimostra anche il fatto che diversi consiglieri regionali di altre regioni italiane hanno richiesto il nostro testo per riproporlo nelle proprie assemblee legislative. In alcuni casi, come ad esempio quello della Calabria, su questo testo si è trovata una larga convergenza, tanto che si prospetta un’approvazione all’unanimità, con il sostegno quindi anche del centrodestra. Non è purtroppo il caso dell’Umbria, dove evidentemente si preferisce dar vita a un’opposizione coreografica piuttosto che cogliere l’opportunità di una risposta, parziale ma concreta, alla crisi delle famiglie e delle piccole imprese”.

 

Perugia, 2 febbraio 2011

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"I Gasp potranno far conto su contributi da 2 a 5mila euro. Una risposta concreta per mettere in contatto famiglie e produttori di qualità"

 

"Un atto importante, che ci riempie di soddisfazione perché rende pienamente operativa la legge regionale sui Gruppi di acquisto solidali e popolari. E' importante che i gruppi diffusi nella regione si attivino per presentare le domande in tempo utile per potere accedere ai contributi previsti dalla legge. Il regolamento si configura come uno strumento al servizio dei cittadini e delle associazioni che credono in un modello di commercio in grado di armonizzare le esigenze di produttori e consumatori, garantendo qualità, rispetto dell'ambiente e risparmio per tante famiglie". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, commenta la pubblicazione stamane nel Bollettino ufficiale della Regione del regolamento e dei modelli di domanda per accedere ai benefici e alle agevolazioni della legge regionale sui Gruppi di acquisto solidali.

"La legge - ricorda Dottorini, promotore della legge - dispone di una dotazione finanziaria di circa 120mila euro suddivisi in interventi che vanno da un minimo di 2 mila a un massimo di 5 mila euro per gruppo. Un sostegno piccolo ma significativo ai quei gruppi e associazioni che decidono di acquistare prodotti a km zero, di qualità, a tutto vantaggio di consumi consapevoli e produzioni salubri e rispettose dell'ambiente. Si tratta di una legge che finalmente torna a segnalare l'Umbria tra le regioni più attente alle nuove forme di economia sostenibile".

"La legge, la prima in Italia su questa materia - conclude Dottorini - aiuterà a sviluppare la rete tra le famiglie che si trovano ogni giorno a fare i conti con budget ridotti e gli agricoltori locali costretti a svendere le loro produzioni, a volte anche eccellenti ma estranee ai canali della grande distribuzione. Una legge che diversi consiglieri regionali di altre regioni italiane ci richiedono, nella generale convinzione che da questo nuovo canale possano nascere fermenti interessanti per la nostra agricoltura, con effetti positivi per la salute e per l'economia di tutti".

 

Perugia, 16 dicembre 2011

 

Olá!

Sou Roberto Sekiya, candidato ao cargo de DEPUTADO ESTADUAL. Meu número é 40960.

  

Trabalho desde 2011 com a Deputada Federal KEIKO OTA cujo mandato é pela justiça, direitos humanos para todos e por mais segurança a toda sociedade. Milito junto com a Deputada no MOVIMENTO PAZ E JUSTIÇA IVES OTA, pela paz, justiça e pelo fim da impunidade. Atuo fortemente também na comunidade oriental em projetos sociais e assistenciais.

  

Coordenei a CAMPANHA PELO FIM DA IMPUNIDADE. Recolhemos mais de 120mil assinaturas que foram entregues no Senado Federal em 2013, o que mobilizou os parlamentares para a importância da Reforma do Código Penal e leis mais rígidas para os crimes contra a vida.

  

Para avançarmos mais com os trabalhos, preciso do SEU apoio, de todos os amigos e familiares para que JUNTOS possamos trabalhar por SÃO PAULO.

  

Acredito também que a EDUCAÇÃO muda a vida das pessoas. Por isso, a minha bandeira será pela EDUCAÇÃO e JUSTIÇA para quem precisa. FAZER ACONTECER. Este é o lema! Vem comigo! Venha somar para que juntos possamos fazer a corrente do bem!

Conto com você!

Abraços,

 

ROBERTO SEKIYA

  

robertosekiya@gmail.com

Me Adicione: www.facebook.com/RobertoSekiyaIII

Twitter: @RobertoSekiya #Sekiya40960 #ApoioSekiya40960

Telefone: (11) 9984-40960

 

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Jandira località alla periferia di S. Paolo con 120mila ab.

Bimbi da 2 a 12 anni sono accolti in asili dove sono seguiti con un progetto educativo. Alternativa è la strada.

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