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PAN

Pan: divinità silvestre, emblema della forza della natura, la leggenda narra che:

“Pan, figlio di Mercurio, era il Dio dei boschi e dei pascoli. Quando nacque – sul monte Liceo – in Arcadia – sua madre si spaventò a vederlo con quelle forme di satiretto: fronte sfuggente, naso camuso, orecchie puntute, cornetti aguzzi tra l’aspra chioma ricciuta, barbetta caprina e gambe e piedi e coda di capra. La madre si spaventò; Mercurio invece ravvolse quel suo strano figliuolo in calde pelli di lepre e lo portò sull’Olimpo, dove gli Dei tutti – e forse di questo gli venne il nome “Pan”, cioè “tutto” – si spassarono alla sua vista. Cresciuto, egli andò per boschi e per grotte, ora, nelle radure dei boschi, danzando con le Ninfe, ora, nei burroni, cacciando le fiere. Nella calura meridiana dormiva a nessuno doveva turbare il silenzio di quell’ora sacra. Benigno ai pastori, dei quali faceva prosperare le greggi, e ai cacciatori, cui mandava a tiro le fiere, si compiaceva tuttavia di apparire improvvisamente ai viaggiatori nei luoghi sperduti suscitando in essi, anche col suo solo avvicinarsi, un oscuro terrore, che da lui appunto si disse “panico”. A sera, accosciato al piè di una roccia o di un albero solitario, suonava la sua zampogna, e il canto dell’irrequieto, estroso e non di rado dissoluto Nume, si diffondeva dolce e accorato. Però che Pan aveva, anche lui, la sua tristezza in cuore.

Egli si era un giorno incapricciato – capriccio o amor vero? – di una leggiadra Ninfa: Siringa, figlia di Ladone, dio fluviale. Ma la Ninfa, inseguita, aveva supplicato il padre che la sottraesse alle insistenze di quel caprigno adoratore; e il padre l’aveva nascosta facendola diventare una canna in mezzo a un canneto. Una di quelle canne Pan, deluso, aveva divelto dal suolo; poi l’aveva tagliata in sette cannucce di varia digradante lunghezza, aveva poi unite le cannucce con una funicella e con un poco di cera e ne aveva fatto la zampogna pastorale. Su quella zampogna, tutte le sere, quando calava il crepuscolo sui campi e la malinconia dei ricordi e dei rimpianti nei cuori, Pan cantava il suo amore perduto.

Perché era amore. Da: “Dei ed Eroi” di E. Treves

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Uploaded on May 20, 2009
Taken on April 6, 2009