valeriolanci
Ophrys apifera
il nome del genere Ophrys ha origine dal greco e significa sopracciglio in riferimento alla pelosità del labello. L’epiteto specifico apifera ha origine dalle voci latine apis, ape e fero, porto in riferimento alla forma del labello che somiglia, appunto, a un’ape.
È una pianta erbacea alta 15–50 cm, con foglie basali ovato-lanceolate o oblunghe, foglie superiori inguainanti e brattee ovato-lanceolate.
L'infiorescenza raggruppa da 3 a 12 fiori con sepali grandi, di colore dal bianco al violaceo, con nervatura centrale e petali corti, pubescenti, di colore dal rosa al verdastro. Il labello è trilobato, con due pronunciate gibbosità villose sui lobi laterali; il lobo mediano, villoso, è di colore bruno, con margine giallastro e appendice triangolare; presenta un disegno variabile, che ricorda l'addome di un insetto, con un’area basale brunastra, lucida, contornata da macchie dal giallo-verde al violaceo.
Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.
(Andy Warhol)
Ophrys apifera
il nome del genere Ophrys ha origine dal greco e significa sopracciglio in riferimento alla pelosità del labello. L’epiteto specifico apifera ha origine dalle voci latine apis, ape e fero, porto in riferimento alla forma del labello che somiglia, appunto, a un’ape.
È una pianta erbacea alta 15–50 cm, con foglie basali ovato-lanceolate o oblunghe, foglie superiori inguainanti e brattee ovato-lanceolate.
L'infiorescenza raggruppa da 3 a 12 fiori con sepali grandi, di colore dal bianco al violaceo, con nervatura centrale e petali corti, pubescenti, di colore dal rosa al verdastro. Il labello è trilobato, con due pronunciate gibbosità villose sui lobi laterali; il lobo mediano, villoso, è di colore bruno, con margine giallastro e appendice triangolare; presenta un disegno variabile, che ricorda l'addome di un insetto, con un’area basale brunastra, lucida, contornata da macchie dal giallo-verde al violaceo.
Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.
(Andy Warhol)