Con gli occhi del cuore - 6° capitolo
IL CORAGGIO DI VIVERE
Foto 67: Yuma e Delia al mare, Marina di Vecchiano, Pisa.
Foto del marzo 2011
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LA BELLA E LA BESTIA 1° parte
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C'era un volta, così iniziano le belle fiabe.
Questa che vado a raccontare, lo è di sicuro.
Non affannatevi a cercarla in qualche libreria.
Non la troverete.
Prima ancora che nascesse la nipotina, mio figlio e sua moglie Delia,
portarono a casa una bella cagnolina di 6 mesi, razza Golden Retriever.
Il suo nome Yuma.
Dolcissima e giocherellona, allietava le giornate "riempiendo" la casa di grande esuberanza.
Ciò che trovava, lo distruggeva,
portandotelo giuliva a far vedere ormai ridotto a brandelli.
Scarpe, cuscini e quant'altro, sembravano finiti in un tritatutto.
Con gli occhioni languidi le lasciava scivolare dalla bocca aspettando la ricompensa.
Insomma una bambina molto discola e disubbidiente.
Del resto non è tutta colpa sua,
è nell'indole di questa splendida razza di cane.
Lo dice il nome: Retriever da riporto.
Bellissima ed affettuosa,
viveva come una principessa nel suo castello incantato.
Servita e perdonata.
La famiglia si stava allargando e mio figlio Simone comperò una vecchia casa di campagna.
Due appartamenti attigui, uno per loro e l'altro per me e mia moglie.
Dopo lunghe trattative riuscimmo a liberarla dall'inquilino che occupava indebitamente uno dei due appartamenti.
Possedevano un cane di nome Rudy,
così cattivo da non poterlo avvicinare.
Una bestia di 9 anni molto mal tenuti,
con un'infinità di zecche addosso che lo stavano divorando vivo.
Era un bastardo, di chissà quali razze.
Dalla nascita,
tenuto all'addiaccio con un collare di ferro saldato ad una catena di una decina di metri.
La notte non dormiva mai del tutto,
lottando con zanne ed artigli per difendere quel poco di commestibile che qualche buon'anima gli portava ogni tanto.
Topi e gatti i suoi ladri,
sempre pronti a scippargli quelle 4 ossa e poca carne che strenuamente riusciva a difendere.
Che pena vederlo così.
Ovvio, quando la protezione animali ci ventilò l'ipotesi di poterlo tenere,
non ci pensammo neppure un secondo.
Accettammo.
Segue testo foto successiva
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© Il testo è di esclusiva proprietà dell'autore, Stefano Paradossi, che ne detiene i diritti e ne vieta qualsiasi utilizzo da parte di terzi. La foto fa parte dell'Archivio Fotografico della famiglia Paradossi.
© The text is of exclusive property of the author, Stefano Paradossi, who owns the rights and prohibits any use by third parties. The image is part of the Photo Archive of the Paradossi family.
Con gli occhi del cuore - 6° capitolo
IL CORAGGIO DI VIVERE
Foto 67: Yuma e Delia al mare, Marina di Vecchiano, Pisa.
Foto del marzo 2011
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LA BELLA E LA BESTIA 1° parte
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C'era un volta, così iniziano le belle fiabe.
Questa che vado a raccontare, lo è di sicuro.
Non affannatevi a cercarla in qualche libreria.
Non la troverete.
Prima ancora che nascesse la nipotina, mio figlio e sua moglie Delia,
portarono a casa una bella cagnolina di 6 mesi, razza Golden Retriever.
Il suo nome Yuma.
Dolcissima e giocherellona, allietava le giornate "riempiendo" la casa di grande esuberanza.
Ciò che trovava, lo distruggeva,
portandotelo giuliva a far vedere ormai ridotto a brandelli.
Scarpe, cuscini e quant'altro, sembravano finiti in un tritatutto.
Con gli occhioni languidi le lasciava scivolare dalla bocca aspettando la ricompensa.
Insomma una bambina molto discola e disubbidiente.
Del resto non è tutta colpa sua,
è nell'indole di questa splendida razza di cane.
Lo dice il nome: Retriever da riporto.
Bellissima ed affettuosa,
viveva come una principessa nel suo castello incantato.
Servita e perdonata.
La famiglia si stava allargando e mio figlio Simone comperò una vecchia casa di campagna.
Due appartamenti attigui, uno per loro e l'altro per me e mia moglie.
Dopo lunghe trattative riuscimmo a liberarla dall'inquilino che occupava indebitamente uno dei due appartamenti.
Possedevano un cane di nome Rudy,
così cattivo da non poterlo avvicinare.
Una bestia di 9 anni molto mal tenuti,
con un'infinità di zecche addosso che lo stavano divorando vivo.
Era un bastardo, di chissà quali razze.
Dalla nascita,
tenuto all'addiaccio con un collare di ferro saldato ad una catena di una decina di metri.
La notte non dormiva mai del tutto,
lottando con zanne ed artigli per difendere quel poco di commestibile che qualche buon'anima gli portava ogni tanto.
Topi e gatti i suoi ladri,
sempre pronti a scippargli quelle 4 ossa e poca carne che strenuamente riusciva a difendere.
Che pena vederlo così.
Ovvio, quando la protezione animali ci ventilò l'ipotesi di poterlo tenere,
non ci pensammo neppure un secondo.
Accettammo.
Segue testo foto successiva
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© Il testo è di esclusiva proprietà dell'autore, Stefano Paradossi, che ne detiene i diritti e ne vieta qualsiasi utilizzo da parte di terzi. La foto fa parte dell'Archivio Fotografico della famiglia Paradossi.
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