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Con gli occhi del cuore - 4°capitolo

L'ETA' DI MEZZO

 

Foto 49 - Anzio spiaggetta nei pressi dei resti della villa di Nerone affacciata direttamente sul mare.

 

foto anno 2011

 

 

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A CASA E RITORNO

 

 

Missione compiuta.

Ed a beneficiarne eravamo tutti.

Finalmente potevo integrare i nuovi che arrivavano ogni mese,

con una certa facilità.

La sorpresa era grande nel trovare una compagnia così coesa ed efficiente.

 

Ogni 11 giorni andavo a casa, meglio di così?

Adesso potevo accorpare le licenze lunghe assieme per poi farle tutte a luglio, ultimo mese da militare.

Questo il sogno che mi stavo costruendo zitto zitto.

La mia Antonella non ne sapeva niente, era il mio regalo a lei ed a me.

Del resto il capitano non potevo lasciarlo solo per troppi giorni.

Il piccolo soldatino aveva mutato carattere,

accettando perfino il servizio di leva.

 

Le umiliazioni, il dolore fisico, erano scomparsi.

Ero riuscito a raddrizzare una situazione difficile,

usando solo un po' di buon senso.

 

La mattina ai primi di maggio, mi alzavo addirittura prima.

 

Il mare a quell'ora è magnifico, luccica respirando lento.

L'aria salmastra mi arrivava nei polmoni,

insieme alla speranza di nuovo tornata a riempire i miei sogni.

La libertà, sempre cercata fin da piccolo, era lì ad un passo,

la potevo percepire di nuovo.

Per questo il sole mi sembrava più luminoso di sempre.

 

In licenza breve di 48 ore andavo il venerdì.

La settimana diventando corta, volava.

A casa, con la stagione sempre più invitante,

passavo le ore sempre in giro,

scorrazzando con la FIAT 126 rossa,

assieme alla mia fidanzatina.

La sera del sabato facevamo l'alba, quando al "Piper" di Viareggio, quando al mare con gli amici.

Quante fantastiche serate a cantare e suonare seduti sui patini vicino riva.

Di tanto in tanto, a trovare mio fratello che suonava col suo complessino nelle balere all'aperto.

 

Per questo motivo arrivavo alla domenica sera che manco me ne accorgevo.

Nel viaggio di ritorno, partivo da Pisa all'una di notte.

Alle 4,30 arrivavo a Roma Ostiense.

Era lì il momento più difficile.

Non mi potevo addormentare e fare mancato rientro,

sarebbe stata un'onta infamante.

In quelle 2 ore e mezza, ne ho combinate di tutti i colori.

Il sonno cominciava e prendere il sopravvento.

La stazione a quell'ora era quasi deserta.

Barboni e poco di buono, potevano crearti problemi seri.

Quante volte ci è mancato poco al tracollo totale.

Lavate di faccia gelida alla fontana,

corse su e giù per il marciapiede tra le pensiline dei binari.

 

Poi alle 7.15, il trenino dei pendolari per Anzio.

Sopra, tra gli altri, frotte d'insegnanti che dalla capitale si spostavano nei paesi limitrofi per insegnare nelle scuole.

Mi mettevo vicino, in fondo ero uno di loro,

ma lo scopo era sempre lo stesso,

cercare di non addormentarmi,

intento difficilissimo da conseguire.

 

Ricordo una mattina di fine maggio.

Il sole, già alto, scaldava il vetro del finestrino,

stavo lottando da una mezz'ora col sonno,

sempre più difficile da contrastare,

non mi potevo permettere di finire a Latina ed oltre.

 

Per tenermi su con la testa dritta,

che sembrava scollegata dal collo,

l'avevo appoggiata al vetro.

Fu un'attimo... mi addormentai di colpo.

 

Ormai fuori controllo, e sballottato, iniziai a slittare pericolosamente verso il basso.

Fermando la mia corsa, sbattendo la fronte contro il durissimo bordo della fiancata, dove il finestrino finiva.

 

BONG... una capocciata tremenda.

Il colpo fu tale da non passare inosservato.

 

Aprendo gli occhi, vidi due giovani insegnanti che mi guardavano commiserevoli.

Sorridendo con dolcezza mi dissero:

 

"Cosa non si farebbe per la propria fidanzatina vero"?

 

Come avevano ragione, per lei questo ed altro.

 

Accipicchia che doloreeeeee...

 

 

 

 

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© Il testo e la foto sono di esclusiva proprietà dell'autore, Stefano Paradossi, che ne detiene i diritti e ne vieta qualsiasi utilizzo da parte di terzi. La foto fa parte dell'Archivio Fotografico della famiglia Paradossi.

 

© The text and the picture are of exclusive property of the author, Stefano Paradossi, who owns the rights and prohibits any use by third parties. The image is part of the Photo Archive of the Paradossi family.

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Uploaded on October 1, 2018
Taken on September 20, 2011