01 Looks - Sguardi
Stazione Leopolda - Pisa
Pubblicato il: 22/10/2014
Premessa
Ho da un po' nel cassetto del cuore, un mio pensiero sincero, ve lo propongo, così com'è.
E' l'amore per i giovani che mi fa parlare... che mi fa urlare.
Lo pubblico per intero di seguito alla FOTO 1.
Questo, nella speranza, che lo si possa comprendere meglio.
Seguiranno altre foto con brevi commenti specifici.
E' un piccolo tributo, all'arte di questi ragazzi.
Spero vi piacerà.
SGUARDI
Vago per la città, assorto nei pensieri,
le auto sfrecciano, inghiottite dalla foschia diffusa.
Ho con me la fotocamera, la mia cara amica.
Mi accade spesso ultimamente.
Cerco qualcosa che catturi la mia attenzione.
Sta piovendo, devo dire, con lieve intensità.
Il fastidio traspare nei gesti della gente che, ogni tanto,
incrocio sul percorso.
I lampioni, accesi da poco, non riescono ad illuminare il mio animo inquieto.
Il tamburellare della pioggia, ora, d'un tratto più intensa, certo, non aiuta a rasserenarmi.
Cammino... cammino senza meta.
Il passo, in sincronia col battito cardiaco,
scandisce i miei pensieri, gocciolandomi nel cuore.
E' lì che si trova la mia fucina dei sogni,
è lì che spesso ho forgiato le storie che racconto.
“Stefano mi dispiace, oggi buca”.
L'ispirazione si è defilata,
come accade a queste ombre lunghe proiettate sui muri fradici.
Quanto vuoto sento dentro, eppure sono tra la gente, nella mia città.
Ditemi ,come mai?
Più avanti si apre, magnifica, Piazza dei Cavalieri.
Per me, è come una boccata d'ossigeno,
alzo lo sguardo intravedendo capannelli di ragazzi vocianti, "macchiare" qua e là il selciato.
Come rinfrancato dal luogo, torno a chiedermi:
“cosa sarebbe la nostra piccola città, senza di loro? "
Da sempre, sono abituato a conviverci,
li considero una peculiarità, direi una ricchezza importante.
Del resto, studiando nelle nostre Università, vivendoci,
quasi tutti ne vengono letteralmente stregati.
Addirittura, alcuni, finiti gli studi, rimangono a Pisa.
Qui, caparbiamente, trovano casa, lavoro, amici... famiglia.
Io stesso ne conosco decine.
Sempre la stessa storia:
“mi piace Pisa”...
Così rispondono... e suona come un grazie sincero.
Nei loro sguardi, nonostante le difficoltà,
ci sono barlumi di speranza, il sorriso,
con tenacia commovente, alberga nei loro occhi pieni di luce.
Quando ho la fortuna di parlarci, lo faccio sempre con grande felicità.
Amo i giovani, sono il futuro.
Un momento...
Ma è proprio tutto così idilliaco, così lineare,
oppure c'è dell'altro?
Beh, forse temo che sto parlando solo di un aspetto dell'argomento ben più complesso.
Come potete immaginare, non è così semplice, magari lo fosse.
Ci sono anche gli altri giovani, quelli meno forti,
meno fortunati, più fragili... più SOLI.
Aah noi... noi così intransigenti, così ottusi, inariditi,
badiamo solo al raggomitolarci nei nostri personalissimi problemi.
E' triste, imbarazzante dirlo, ma devo.
Non c'è più tempo per ascoltarli, questi benedetti ragazzi.
Non arrabbiatevi.
Facciamo male, malissimo.
Penso che abbiamo molte colpe.
La nostra generazione ha fallito.
Non esistono più i valori, non c'è il dialogo,
solo un fiume di parole in un'unica direzione, il nulla.
Tutto è annacquato da una vita sociale capace solo di creare gruppi fini a se stessi.
I giovani con i giovani, i vecchi con i vecchi, e via dicendo. Ormai, sordi, non sentiamo più l'urlo di dolore dei nostri figli.
Provo un dispiacere profondo, annaspo tra pozzanghere e rimorsi, mentre la strada, come un drago famelico,
sembra inghiottire tutto il dolore che mi pervade.
Un calcio stizzito ad un ignaro barattolo,
stempera la mia rabbia, ma è solo un attimo illusorio.
li vedo spuntare ovunque, con i loro sguardi smarriti, attoniti.
Sapete?
Ci chiedono aiuto, lo fanno in mille modi.
Chi, con falsa, goffa, spavalderia,
chi con silenzi inequivocabili, i più in difficoltà,
con azioni sconsiderate,
che raggiungono limiti non più tollerabili.
In questo mondo "CONNESSO" ci stiamo chiudendo sempre più, ognuno nelle proprie “TECNO-STANZE”.
Da quand'è che non stringete una mano?
Da quand'è che non abbracciate qualcuno, solo per il piacere di farlo?
Facciamolo con i nostri ragazzi, aiutiamoli, sentiranno il nostro calore sincero.
Qualche volta le parole non servono.
E' ancestrale, meglio stringersi in un abbraccio che sintetizza tutto.
Ed ecco l'ispirazione giungere quasi in extremis.
Utilizzerò la loro arte, quella di strada, per confezionare un SET che raccolga questo difficile tema dell'incompatibilità generazionale.
Un tema ostico, vasto, dalle mille sfaccettature.
Come può,
uno sgangherato fotografo dilettante come me combinare qualcosa di significativo?
Mah no so... che volete, mi piace farlo... crederci.
Ritengo che, la “STREET ART”, vada regolamentata, ma,
non c'è dubbio che sia, l'impietoso specchio dei tempi.
E' la denuncia che esplode, che dilaga,
trascinandosi dietro, detriti fumanti.
Mi sono permesso di cogliere questo disagio come se fosse quello di tutti noi, non ne conosco le conseguenze,
qualcuno non sarà d’accordo, questo è lecito, anzi è giusto.
Spero solo di essere compreso almeno un po'.
Vi garantisco, quegli sguardi, me li sono trovati addosso, credetemi, sono dappertutto, dipinti con le unghie,
graffiando la rabbia sui muri.
Tanti disegni... direi troppi.
Alcuni poetici, altri inquietanti.
Volti che ci scrutano, che c'interrogano... che ci chiamano.
Occhi... occhi .
Occhi che piangono, che cercano, che soffrono.
NO... NON VOGLIO che quelle palpebre si chiudano così presto, mollando la lotta.
Cercate in giro, fate come me, fotografateli,
mostratele queste immagini, parlatene con gli amici.
Sono realizzati in una miriade di modi,
con temi incredibilmente pertinenti,
ora espliciti, drammatici, ora dolci, ironici.
Talvolta, artisticamente, veri capolavori.
Colori tenui, si alternano con toni accesi, violenti.
Spesso opere immense, emblematiche,
a volte solo graffi appena accennati,
come piccole perle perdute in un mare profondo.
Che vorrà dire?
Attenzione, è un segnale in codice.
E' l'ultimo treno che fischia, che sbuffa.
Poi... il buio.
Come vi ho già detto e ridetto non voglio... anzi,
a questo punto, ne sono sicuro, non vogliamo,
che quegli SGUARDI, quegli occhi,
si spengano sommersi dall'indifferenza che dilaga.
Costruiamo per loro dei binari in acciaio scintillante, subito.
Solo così potranno viaggiare liberi, sicuri, dritti verso il futuro.
Gli appartiene, caspita! ... diamoglielo.
01 Looks - Sguardi
Stazione Leopolda - Pisa
Pubblicato il: 22/10/2014
Premessa
Ho da un po' nel cassetto del cuore, un mio pensiero sincero, ve lo propongo, così com'è.
E' l'amore per i giovani che mi fa parlare... che mi fa urlare.
Lo pubblico per intero di seguito alla FOTO 1.
Questo, nella speranza, che lo si possa comprendere meglio.
Seguiranno altre foto con brevi commenti specifici.
E' un piccolo tributo, all'arte di questi ragazzi.
Spero vi piacerà.
SGUARDI
Vago per la città, assorto nei pensieri,
le auto sfrecciano, inghiottite dalla foschia diffusa.
Ho con me la fotocamera, la mia cara amica.
Mi accade spesso ultimamente.
Cerco qualcosa che catturi la mia attenzione.
Sta piovendo, devo dire, con lieve intensità.
Il fastidio traspare nei gesti della gente che, ogni tanto,
incrocio sul percorso.
I lampioni, accesi da poco, non riescono ad illuminare il mio animo inquieto.
Il tamburellare della pioggia, ora, d'un tratto più intensa, certo, non aiuta a rasserenarmi.
Cammino... cammino senza meta.
Il passo, in sincronia col battito cardiaco,
scandisce i miei pensieri, gocciolandomi nel cuore.
E' lì che si trova la mia fucina dei sogni,
è lì che spesso ho forgiato le storie che racconto.
“Stefano mi dispiace, oggi buca”.
L'ispirazione si è defilata,
come accade a queste ombre lunghe proiettate sui muri fradici.
Quanto vuoto sento dentro, eppure sono tra la gente, nella mia città.
Ditemi ,come mai?
Più avanti si apre, magnifica, Piazza dei Cavalieri.
Per me, è come una boccata d'ossigeno,
alzo lo sguardo intravedendo capannelli di ragazzi vocianti, "macchiare" qua e là il selciato.
Come rinfrancato dal luogo, torno a chiedermi:
“cosa sarebbe la nostra piccola città, senza di loro? "
Da sempre, sono abituato a conviverci,
li considero una peculiarità, direi una ricchezza importante.
Del resto, studiando nelle nostre Università, vivendoci,
quasi tutti ne vengono letteralmente stregati.
Addirittura, alcuni, finiti gli studi, rimangono a Pisa.
Qui, caparbiamente, trovano casa, lavoro, amici... famiglia.
Io stesso ne conosco decine.
Sempre la stessa storia:
“mi piace Pisa”...
Così rispondono... e suona come un grazie sincero.
Nei loro sguardi, nonostante le difficoltà,
ci sono barlumi di speranza, il sorriso,
con tenacia commovente, alberga nei loro occhi pieni di luce.
Quando ho la fortuna di parlarci, lo faccio sempre con grande felicità.
Amo i giovani, sono il futuro.
Un momento...
Ma è proprio tutto così idilliaco, così lineare,
oppure c'è dell'altro?
Beh, forse temo che sto parlando solo di un aspetto dell'argomento ben più complesso.
Come potete immaginare, non è così semplice, magari lo fosse.
Ci sono anche gli altri giovani, quelli meno forti,
meno fortunati, più fragili... più SOLI.
Aah noi... noi così intransigenti, così ottusi, inariditi,
badiamo solo al raggomitolarci nei nostri personalissimi problemi.
E' triste, imbarazzante dirlo, ma devo.
Non c'è più tempo per ascoltarli, questi benedetti ragazzi.
Non arrabbiatevi.
Facciamo male, malissimo.
Penso che abbiamo molte colpe.
La nostra generazione ha fallito.
Non esistono più i valori, non c'è il dialogo,
solo un fiume di parole in un'unica direzione, il nulla.
Tutto è annacquato da una vita sociale capace solo di creare gruppi fini a se stessi.
I giovani con i giovani, i vecchi con i vecchi, e via dicendo. Ormai, sordi, non sentiamo più l'urlo di dolore dei nostri figli.
Provo un dispiacere profondo, annaspo tra pozzanghere e rimorsi, mentre la strada, come un drago famelico,
sembra inghiottire tutto il dolore che mi pervade.
Un calcio stizzito ad un ignaro barattolo,
stempera la mia rabbia, ma è solo un attimo illusorio.
li vedo spuntare ovunque, con i loro sguardi smarriti, attoniti.
Sapete?
Ci chiedono aiuto, lo fanno in mille modi.
Chi, con falsa, goffa, spavalderia,
chi con silenzi inequivocabili, i più in difficoltà,
con azioni sconsiderate,
che raggiungono limiti non più tollerabili.
In questo mondo "CONNESSO" ci stiamo chiudendo sempre più, ognuno nelle proprie “TECNO-STANZE”.
Da quand'è che non stringete una mano?
Da quand'è che non abbracciate qualcuno, solo per il piacere di farlo?
Facciamolo con i nostri ragazzi, aiutiamoli, sentiranno il nostro calore sincero.
Qualche volta le parole non servono.
E' ancestrale, meglio stringersi in un abbraccio che sintetizza tutto.
Ed ecco l'ispirazione giungere quasi in extremis.
Utilizzerò la loro arte, quella di strada, per confezionare un SET che raccolga questo difficile tema dell'incompatibilità generazionale.
Un tema ostico, vasto, dalle mille sfaccettature.
Come può,
uno sgangherato fotografo dilettante come me combinare qualcosa di significativo?
Mah no so... che volete, mi piace farlo... crederci.
Ritengo che, la “STREET ART”, vada regolamentata, ma,
non c'è dubbio che sia, l'impietoso specchio dei tempi.
E' la denuncia che esplode, che dilaga,
trascinandosi dietro, detriti fumanti.
Mi sono permesso di cogliere questo disagio come se fosse quello di tutti noi, non ne conosco le conseguenze,
qualcuno non sarà d’accordo, questo è lecito, anzi è giusto.
Spero solo di essere compreso almeno un po'.
Vi garantisco, quegli sguardi, me li sono trovati addosso, credetemi, sono dappertutto, dipinti con le unghie,
graffiando la rabbia sui muri.
Tanti disegni... direi troppi.
Alcuni poetici, altri inquietanti.
Volti che ci scrutano, che c'interrogano... che ci chiamano.
Occhi... occhi .
Occhi che piangono, che cercano, che soffrono.
NO... NON VOGLIO che quelle palpebre si chiudano così presto, mollando la lotta.
Cercate in giro, fate come me, fotografateli,
mostratele queste immagini, parlatene con gli amici.
Sono realizzati in una miriade di modi,
con temi incredibilmente pertinenti,
ora espliciti, drammatici, ora dolci, ironici.
Talvolta, artisticamente, veri capolavori.
Colori tenui, si alternano con toni accesi, violenti.
Spesso opere immense, emblematiche,
a volte solo graffi appena accennati,
come piccole perle perdute in un mare profondo.
Che vorrà dire?
Attenzione, è un segnale in codice.
E' l'ultimo treno che fischia, che sbuffa.
Poi... il buio.
Come vi ho già detto e ridetto non voglio... anzi,
a questo punto, ne sono sicuro, non vogliamo,
che quegli SGUARDI, quegli occhi,
si spengano sommersi dall'indifferenza che dilaga.
Costruiamo per loro dei binari in acciaio scintillante, subito.
Solo così potranno viaggiare liberi, sicuri, dritti verso il futuro.
Gli appartiene, caspita! ... diamoglielo.