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DSC_2024 nuove speranze...

Soweto Gospel Choir - Ahuna Ya Tswanang Le Jesu/Kammata

youtu.be/f3UcfNTOA60

 

 

Lampedusa, la stagione degli sbarchi è nuovamente iniziata, grazie alle condizioni atmosferiche che sono attualmente idonee per affrontare il "viaggio della speranza".

La recente sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato senza eccezioni le politiche italiane anti-stranieri e in particolare i respingimenti, hanno indotto le istituzioni e le autorità del nostro paese a un ripensamento rispetto al passato, anche se non pare che la pausa invernale sia servita per mettere a punto protocolli di intervento umanitario efficaci.

Almeno il centro di primo soccorso e transito di Lampedusa è nuovamente funzionante, mentre il ministero della Salute ha organizzato insieme alla Regione Sicilia e all'Istituto per la salute, le migrazioni e la povertà (Inmp), una task force formata da medici, personale sanitario e mediatori culturali, che avrà sede a Lampedusa e dovrebbe essere addestrata per fronteggiare le emergenze. Manca tuttavia, a livello internazionale, un programma di difesa dei rifugiati, un servizio di monitoraggio e soccorso attivo 24 ore su 24, in grado di evitare le ormai consuete tragedie del mare. I primi sbarchi, così, hanno già registrato cinque vittime, di cui nessun paese, nessuna organizzazione si assumono la minima responsabilità. Sono stati trovati su un gommone in deriva, a 70 miglia da Lampedusa, in mezzo a 52 compagni che sono invece sopravvissuti. Cinque bare sono allineate sul molo di Favaloro, a Lampedusa. Ma quanti altri esseri umani hanno già perso la vita durante la fuga dai paesi in crisi umanitaria o nelle acque del Mediterraneo? Quanti esseri umani sono stati fermati dalle autorità libiche - che comunque hanno sottoscritto un patto contro le migrazioni con il governo italiano - e gettati in carceri che somigliano a gironi infernali? Quante altre persone hanno trovato impossibile attraversare le terre di Libia e Tunisia, dirigendosi così verso l'Egitto - sognando di raggiungere Israele - per cadere nelle mani dei predoni del Sinai? La "rete" di collaborazione fra le nazioni esiste, ma è una rete fatta di repressione, persecuzione, negazione dei diritti umani. Nel frattempo, altre "carrette" sono in vista dell'isola pelagia, mentre Italia e Malta hanno già iniziato il loro "braccio di ferro" sulla pelle dei rifugiati, secondo il solito copione.

Nonostante la storica sentenza della Corte europea dei diritti umani, le procedure internazionali di supporto ai rifugiati hanno subito un peggioramento quasi ovunque. Emblematica la situazione in Israele, dove centinaia di migranti subsahariani prigionieri dei predoni del Sinai - vittime di tratta, tortura, stupro - ricevono, quando raggiungono lo stato ebraico, dopo aver pagato pesanti riscatti, una condanna a tre anni di detenzione, seguiti dalla deportazione, dopo processi-farsa in ambito militare. Secondo la legge gravemente lesiva dei diritti umani, approvata all'inizio di gennaio dal Knesset, anche gli attivisti umanitari che aiutano i profughi sono oggetto di persecuzione e rischiano ben 15 anni di prigione.

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Uploaded on March 19, 2012
Taken on July 8, 2011