.yoki.
Navigantes nocte obscura non possunt tenere cursum
Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.
Ognuna di queste barche mi assomiglia, ma poi, ne ho conosciuta una che pur essendo figlia di un viaggio iniziato si crede altro e affonda dimenticando quello che invece è stato donato anche quando c'era miseria davanti agli occhi ciechi di chi ha voluto vedere solo quello che comodava.
Io una cosa me la ricordo bene : navigantes nocte obscura non possunt tenere cursum.
Forse è errata la frase ma il mio prof di latino me la diceva sempre.
Io non sono marinaio, appartengo ad un' altra vita, così la notte è come il giorno e la rotta è la stessa, ancora.
Navigantes nocte obscura non possunt tenere cursum
Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.
Ognuna di queste barche mi assomiglia, ma poi, ne ho conosciuta una che pur essendo figlia di un viaggio iniziato si crede altro e affonda dimenticando quello che invece è stato donato anche quando c'era miseria davanti agli occhi ciechi di chi ha voluto vedere solo quello che comodava.
Io una cosa me la ricordo bene : navigantes nocte obscura non possunt tenere cursum.
Forse è errata la frase ma il mio prof di latino me la diceva sempre.
Io non sono marinaio, appartengo ad un' altra vita, così la notte è come il giorno e la rotta è la stessa, ancora.