pollu_it
Piccola Storia del trovare ciò che non cerchi
devo confessare un segreto: qui a Rimini ha nevicato!
E quando cambia il paesaggio, specie quando cambia in maniera così poetica, scatta - è proprio il caso di dire - un impulso che ti spinge ad immortalare la cosa nuova.
Così, dopo un diligente week end a passeggiare con una bacucca in braccio che non voleva camminare (cfr all. 1) o trainando un bob rosso con sopra un jack sparrow in incognita (cfr all.2) sempre alla destra di Sara (cfr all.3), domenica sera alle 17,30, all'imbrunire, siamo uscito di casa, io il treppiedi e la "fotografica", così come la chiama Giacomo.
Direzione... parco.
Poiché attualmente nell'ipod (di monta a cui, in itunes ho cambiato nome, ed è così diventato mio) per ora ho solo podcast o audiolibri, avevo anche le orecchie libere da musica.
Eravamo io e la natura selvaggia.
Prima di ogni altra cosa devo confessare di essere arrivato un pizzico in ritardo, diciamo di una mezz'ora. Così, era già troppo buio per fare una certa foto che avevo in mente di fare: colpa mia.
Di notte, nel parco con la neve, le esposizioni troppo lunghe producono foto simili a quelle di giorno. Il risultato non è nulla di che, anzi, sulle prime m'ero pure preoccupato. Di fatti, pur impegnandomi non vedevo niente di buono uscire dallo schermo lcd della "fotografica" attaccata a quell'orrendo treppiede che tanto non sopporto.
Per un attimo, ho cullato pure l'idea di tornare a casa senza avere foto degne; e quest'idea, strano a dirlo, m'è persino piaciuta: la vedevo come una cosa matura, ma non sarei in grado di dire perché.
Allora ho camminato. frunc frunc frunc (questo è il passo del moon boot decatlon sulla neve nel parco)
Camminando camminando, mi sono trovato di fronte ad una scena che fotografai, molto simile, qualche mese fa' (cfr. all. 4). Ho sorriso (e scattato).
Poi, d'un tratto, controllando se stesse effettivamente iniziando a nevicare o se quei fiocchi fossero solo ripartiti dopo una lunga pausa sui rami degli alberi, volgendo il naso all'insù, sono rimasto risucchiato da un gioco di rami e cielo rosso. Ho così rimontato il grandangolo al gelo, ho accorciato l'orrido treppiede per poi scattare, sebbene abbia dovuto cedere spesso al fuoco manuale, puntato all'infinito, per poter fare foto in una condizione più simile al buio che alla penombra.
E così, cercando fotografie di neve, ho scattato tante foto agli alberi (cfr. all. 5, 6, 7, 8).
Poi, l'immancabile auto foto del fantasmino bianco che si aggira per la città innevata. (cfr. all. 9)
Tornando in silenzio a piedi verso casa, ho pensato che cercando neve ho trovato alberi. allora mi è stata chiara la morale della storia: non importa se trovi ciò che cerchi. L'importante è cercare qualcosa.
Ma prima di lasciare il parco, ho scattato anche una foto alla neve. (cfr. all. 10) Perché al parco di notte ci sono stato peddavero.
Fine.
Domanda: se io non avessi scritto nulla e avessi postato solo le foto degli alberi...in silenzio, senza storia ne racconti... come avreste accolto le foto dei rami? Sono banali o meritavano?
So già che Monta direbbe di no, anche perché è incazzato del furto del suo ipod.
Piccola Storia del trovare ciò che non cerchi
devo confessare un segreto: qui a Rimini ha nevicato!
E quando cambia il paesaggio, specie quando cambia in maniera così poetica, scatta - è proprio il caso di dire - un impulso che ti spinge ad immortalare la cosa nuova.
Così, dopo un diligente week end a passeggiare con una bacucca in braccio che non voleva camminare (cfr all. 1) o trainando un bob rosso con sopra un jack sparrow in incognita (cfr all.2) sempre alla destra di Sara (cfr all.3), domenica sera alle 17,30, all'imbrunire, siamo uscito di casa, io il treppiedi e la "fotografica", così come la chiama Giacomo.
Direzione... parco.
Poiché attualmente nell'ipod (di monta a cui, in itunes ho cambiato nome, ed è così diventato mio) per ora ho solo podcast o audiolibri, avevo anche le orecchie libere da musica.
Eravamo io e la natura selvaggia.
Prima di ogni altra cosa devo confessare di essere arrivato un pizzico in ritardo, diciamo di una mezz'ora. Così, era già troppo buio per fare una certa foto che avevo in mente di fare: colpa mia.
Di notte, nel parco con la neve, le esposizioni troppo lunghe producono foto simili a quelle di giorno. Il risultato non è nulla di che, anzi, sulle prime m'ero pure preoccupato. Di fatti, pur impegnandomi non vedevo niente di buono uscire dallo schermo lcd della "fotografica" attaccata a quell'orrendo treppiede che tanto non sopporto.
Per un attimo, ho cullato pure l'idea di tornare a casa senza avere foto degne; e quest'idea, strano a dirlo, m'è persino piaciuta: la vedevo come una cosa matura, ma non sarei in grado di dire perché.
Allora ho camminato. frunc frunc frunc (questo è il passo del moon boot decatlon sulla neve nel parco)
Camminando camminando, mi sono trovato di fronte ad una scena che fotografai, molto simile, qualche mese fa' (cfr. all. 4). Ho sorriso (e scattato).
Poi, d'un tratto, controllando se stesse effettivamente iniziando a nevicare o se quei fiocchi fossero solo ripartiti dopo una lunga pausa sui rami degli alberi, volgendo il naso all'insù, sono rimasto risucchiato da un gioco di rami e cielo rosso. Ho così rimontato il grandangolo al gelo, ho accorciato l'orrido treppiede per poi scattare, sebbene abbia dovuto cedere spesso al fuoco manuale, puntato all'infinito, per poter fare foto in una condizione più simile al buio che alla penombra.
E così, cercando fotografie di neve, ho scattato tante foto agli alberi (cfr. all. 5, 6, 7, 8).
Poi, l'immancabile auto foto del fantasmino bianco che si aggira per la città innevata. (cfr. all. 9)
Tornando in silenzio a piedi verso casa, ho pensato che cercando neve ho trovato alberi. allora mi è stata chiara la morale della storia: non importa se trovi ciò che cerchi. L'importante è cercare qualcosa.
Ma prima di lasciare il parco, ho scattato anche una foto alla neve. (cfr. all. 10) Perché al parco di notte ci sono stato peddavero.
Fine.
Domanda: se io non avessi scritto nulla e avessi postato solo le foto degli alberi...in silenzio, senza storia ne racconti... come avreste accolto le foto dei rami? Sono banali o meritavano?
So già che Monta direbbe di no, anche perché è incazzato del furto del suo ipod.