juri_kid_a
quicksand (venezia 87)
A Venezia stanno un po' dappertutto e si contendono gli spazi della città con i gabbiani: sono i piccioni.
Ce n'è uno: più che sul grigio, sta sul marrone, con punte di bianco. Sta appollaiato sulla balaustra della Scala Contarini del Bovolo. È mattina presto, non ci sono ancora turisti a godersi il panorama e allora se lo gode solo lui.
I tetti di Venezia sono quasi tutti rossi, ma lui li conosce bene: c'è quel lucernario dove ha fatto il nido, c'è quell'altana dove aveva il nido fino a qualche tempo fa: ma quando la casa era stata finalmente venduta avevano ripulito tutto e sfrattato la colonia.
Ma sopratutto dalla sua posizione vedeva le cupole e il campanile della basilica di San Marco. Quello era decisamente il posto migliore per trovare cibo: è vero, c'era tanta gente che quelli come lui li scacciava via appena si avvicinavano, ma c'era anche tanta altra gente che invece comprava la graniglia e si faceva fare fotografie mentre lui e qualche suo simile beccavano i semi dalle mani.
E poi c'erano gli avanzi sui tavolini dei bar, e il cibo che cadeva per terra ai turisti.
Per il piccione e i suoi simili insomma, piazza San Marco era il paradiso.
Ma intanto, prima di spiccare il volo, si guardava intorno: i tetti di tegole rosse, le antenne e i cornicioni erano il suo mondo, i punti sui quali si spostava a seconda delle necessità.
Intanto che se ne stava lì tranquillo, ecco i primi rumori provenienti dagli scalini: l'orario di visita era iniziato, avevano aperto la scala al pubblico e i primi turisti stavano arrivando in cima.
Quando il rumore si fece più forte e poté udire anche le voci dei visitatori, il piccione capì che se ne doveva andare. Con un piccolo balzo spiccò il volo e se ne andò verso le cupole della basilica. La sola idea di andare in piazza gli mise fame.
quicksand (venezia 87)
A Venezia stanno un po' dappertutto e si contendono gli spazi della città con i gabbiani: sono i piccioni.
Ce n'è uno: più che sul grigio, sta sul marrone, con punte di bianco. Sta appollaiato sulla balaustra della Scala Contarini del Bovolo. È mattina presto, non ci sono ancora turisti a godersi il panorama e allora se lo gode solo lui.
I tetti di Venezia sono quasi tutti rossi, ma lui li conosce bene: c'è quel lucernario dove ha fatto il nido, c'è quell'altana dove aveva il nido fino a qualche tempo fa: ma quando la casa era stata finalmente venduta avevano ripulito tutto e sfrattato la colonia.
Ma sopratutto dalla sua posizione vedeva le cupole e il campanile della basilica di San Marco. Quello era decisamente il posto migliore per trovare cibo: è vero, c'era tanta gente che quelli come lui li scacciava via appena si avvicinavano, ma c'era anche tanta altra gente che invece comprava la graniglia e si faceva fare fotografie mentre lui e qualche suo simile beccavano i semi dalle mani.
E poi c'erano gli avanzi sui tavolini dei bar, e il cibo che cadeva per terra ai turisti.
Per il piccione e i suoi simili insomma, piazza San Marco era il paradiso.
Ma intanto, prima di spiccare il volo, si guardava intorno: i tetti di tegole rosse, le antenne e i cornicioni erano il suo mondo, i punti sui quali si spostava a seconda delle necessità.
Intanto che se ne stava lì tranquillo, ecco i primi rumori provenienti dagli scalini: l'orario di visita era iniziato, avevano aperto la scala al pubblico e i primi turisti stavano arrivando in cima.
Quando il rumore si fece più forte e poté udire anche le voci dei visitatori, il piccione capì che se ne doveva andare. Con un piccolo balzo spiccò il volo e se ne andò verso le cupole della basilica. La sola idea di andare in piazza gli mise fame.