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Era l'erede di un delicato sguardo lancinante e di fragili occhi cosparsi d'azzurro nei quali naufragavano delle lucenti macchie auree. Le iridi avevano il profumo, invece, di catastrofici nubifragi e se solo si osservavano per più tempo, ci si poteva facilmente smarrire in quella grande esplosione di colori. L'animo aveva l'aspetto di un'estasiante melodia suonata al pianoforte, pareva tanto un vaso scaraventato a terra e distrutto in numerosi frammenti, era uno strillo mancato in un ridondante silenzio. Le labbra spesse e prosperose s'incurvavano di tanto in tanto in modo altamente subdolo. Il respiro era frenetico e dominato ossessivamente dall'ansia. La crespa capigliatura a tratti scarlatta e la biancastra pelle emanavano freddezza e determinazione ma lo spirito, invece, custodiva tutt'altro. Le pareti dell'anima, sorrette da sola e pura debolezza, crollavano persino al più impercettibile tocco. Non si distaccava mai dai pensieri, soprattutto quelli che riuscivano a devastarla in modo incessante. Erano i suoi preferiti. La facevano divertire poiché proponevano ogni giorni un nuovo contorto gioco da fare. Era sempre stata attratta dal caos mentale e dai cervelli costantemente in funzione. Le piaceva partecipare a quell'esibizione nella quale le spettava sempre la parte della vittima. Non era più una spettatrice e lei lo sapeva. Ormai le toccava recitare e basta. Tutto questo disordine apparteneva a lei. Sempre e solo lei. Era lei. Lei. Ero io. Solo io. Io. Io e la solitudine, la mia migliore amica. Io e le mie incertezze distorte. Io e le mie colossali paranoie. Io che trainavo le illusioni. Io osservavo. Sempre. Da lontano. Avvolta nel buio. Sommersa nel silenzio e con le fottute lacrime agli occhi.

–è tutta opera dei miei pensieri, date la colpa a loro.

 

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Uploaded on August 12, 2013
Taken on August 12, 2013