Tôko Miura e Hidetoshi Nishijima in "Drive my car" di Ryûsuke Hamaguchi
Noi vivremo, zio Vanja. Vivremo una lunga, lunga sequela di giorni e di interminabili sere; affronteremo pazientemente le prove che il destino ci manderà, adesso e in vecchiaia, senza conoscere riposo. E quando verrà la nostra ora, moriremo rassegnati e là, nell'oltretomba, diremo che abbiamo sofferto, che abbiamo pianto, che abbiamo conosciuto l'amarezza, e Dio avrà pietà di noi e tu ed io, zio, caro zio, vedremo una vita luminosa, meravigliosa, splendente; noi ci rallegreremo e, commossi, ci volteremo a guardare le sciagure di oggi, con un sorriso, e riposeremo.
Io credo, zio, credo ardentemente, appassionatamente... (Si inginocchia davanti a lui e poggia il capo sulle sue mani; con voce estenuata). Riposeremo!
(Telegin suona sommessamente la chitarra.)
Riposeremo! Sentiremo gli angeli, vedremo il cielo cosparso di diamanti, vedremo tutto il male della terra, tutte le nostre sofferenze annegare nella misericordia che colmerà di sé il mondo, e la nostra vita diverrà quieta, tenera, dolce, come una carezza.
Io credo, credo... (Gli asciuga le lacrime con un fazzoletto). Povero, povero zio Vanja, tu piangi...
(Tra le lacrime). Non hai conosciuto gioia nella tua vita, ma aspetta, zio Vanja, aspetta... Riposeremo... (Lo abbraccia). Riposeremo!
(Il guardiano batte.
Telegin accenna una melodia in sordina. Marija Vasil'evna scrive sui margini di un opuscolo; Marina fa la calza.)
Riposeremo!
Cala lentamente il sipario.
Anton Pavlovic Cechov, Zio Vanja, monologo finale.
Tôko Miura e Hidetoshi Nishijima in "Drive my car" di Ryûsuke Hamaguchi
Noi vivremo, zio Vanja. Vivremo una lunga, lunga sequela di giorni e di interminabili sere; affronteremo pazientemente le prove che il destino ci manderà, adesso e in vecchiaia, senza conoscere riposo. E quando verrà la nostra ora, moriremo rassegnati e là, nell'oltretomba, diremo che abbiamo sofferto, che abbiamo pianto, che abbiamo conosciuto l'amarezza, e Dio avrà pietà di noi e tu ed io, zio, caro zio, vedremo una vita luminosa, meravigliosa, splendente; noi ci rallegreremo e, commossi, ci volteremo a guardare le sciagure di oggi, con un sorriso, e riposeremo.
Io credo, zio, credo ardentemente, appassionatamente... (Si inginocchia davanti a lui e poggia il capo sulle sue mani; con voce estenuata). Riposeremo!
(Telegin suona sommessamente la chitarra.)
Riposeremo! Sentiremo gli angeli, vedremo il cielo cosparso di diamanti, vedremo tutto il male della terra, tutte le nostre sofferenze annegare nella misericordia che colmerà di sé il mondo, e la nostra vita diverrà quieta, tenera, dolce, come una carezza.
Io credo, credo... (Gli asciuga le lacrime con un fazzoletto). Povero, povero zio Vanja, tu piangi...
(Tra le lacrime). Non hai conosciuto gioia nella tua vita, ma aspetta, zio Vanja, aspetta... Riposeremo... (Lo abbraccia). Riposeremo!
(Il guardiano batte.
Telegin accenna una melodia in sordina. Marija Vasil'evna scrive sui margini di un opuscolo; Marina fa la calza.)
Riposeremo!
Cala lentamente il sipario.
Anton Pavlovic Cechov, Zio Vanja, monologo finale.