Argia@ e il suo album di fotografie
E' Pasqua anche per loro... non uccidiamoli, per favore!
"Non voglio mangiare la Marta!"
È la mia nipotina che lo dice, piangendo piano e guardando angosciata il piatto davanti a se. La famiglia si è riunita per una ricorrenza e si pranza tutti insieme.
Sono giorni freddi e, con la classica polenta fumante, la nonna ha preparato il coniglio al forno. Solo lei lo sa cucinare così: croccante ma morbido, con la crosticina dorata al rosmarino e tanta “puccia” da far assorbire alla polenta.
“Io non voglio mangiare la Marta, siete cattivi voi!”
Tutti guardano incuriositi Simona. Sua madre ride; io invece la comprendo. Perchè neppure io mangerò il coniglio nel piatto davanti a me... o “la Marta”, se volete.
Questo è il nome dell’animaletto bianco e soffice che girava per casa nostra sino pochi giorni prima: un coniglietto nano candido e morbido. È andato ad abitare in una cascina, con altri suoi amici, perchè in appartamento, se tenuto in gabbia, soffriva, mentre lasciato libero per casa rosicchiava ogni oggetto che trovava sulla sua strada, dagli angoli dei tappeti ad ogni tipo di filo elettrico o legno,
Ora Marta sta benissimo, in un recinto spazioso, con tanti fratellini, nel cortile del contadino. Ma qualche burlone, sicuramente pensando di prendere in giro la bambina, ha pronunciato l’infelice frase che ha scatenato il pianto a tavola: “Nella padella deve finire un coniglio! Non trattarlo come un umano!”
Ecco spiegata l’angoscia di Simona: il terrore di dover mangiare il suo coniglietto, che ormai non crede più in vacanza, ma ucciso e cotto nel forno da noi “grandi cattivi!”
Quando in casa si dice: “Assomiglia tutta alla sua zia!”, questo caso sicuramente conferma la supposizione. Anch’io faccio fatica a mangiare animaletti che sembrano peluche. Coniglio, capretto, vitello, cavallo, cervo o pollo... proprio sono un tabù per me! Mi impongo di mangiare carne solamente perchè so essere un bisogno reale per un’alimentazione corretta, per un corpo sano. Specialmente per quello di una bambina che sta crescendo, come Simona.
Così “chiudo il naso”( ricordate come facevamo da piccoli per non sentire il sapore di cibi che non ci piacevano o delle medicine?) e una volta a settimana, faccio entrare la carne nella mia dieta, con “santa pace” di medici, dietologi e dei miei muscoli che possono fare il pieno di proteine...
Un po’ meno della mia coscienza, però! Perchè, si tratti di pollo o mucca, il mio rimorso va sempre verso la creatura che si è “immolata” per la mia salute!
Essere amica degli animali, ed io sono animalista convinta credetemi, non comporta estremismi, ma imparare ad accettare che la natura abbia delle leggi ben precise che, anche se non comprensibili o condivisibili dalla mente di un essere umano “pensante”, hanno sempre delle motivazioni precise per la sopravvivenza e l’evoluzione. Non mi chiedo più, dunque, il perchè gli animali carnivori debbano cibarsi di esseri che sono stati vivi... ma accetto e “chiudo il naso”!
Con la speranza che, chi mi ha nutrita, abbia vissuto una vita decente in un pollaio o in una stalla in fattoria, non in una gabbia strettissima o legata in un recinto, all’ingrasso forzato, come ancora troppo spesso succede nelle industrie alimentari. Tocca sempre ancora a me scegliere: come acquisto, dove e cosa. Se tutti, nel fare la spesa, scegliessimo carne di allevamenti naturali, all’aperto, in stalle come quelle dei nostri nonni, forse nel tempo, meno animali soffrirebbero di una non vita, vissuta pochi mesi, con l’unico obiettivo finale di essere uccisi e mangiati, non di vivere dignitosamente come ogni essere vivente sulla terra ha pienamente diritto di fare.
Ma torniamo attorno alla tavola di quel giorno di festa: pochi dei commensali, sono riusciti a mangiare serenamente l’appetitoso “secondo di carne”, solamente la polenta ha avuto successo. E appena terminato il pranzo, invece della passeggiata in centro città, per lo shopping, via con le biciclette verso i campi...
Tutti insieme pedaliamo ed andiamo a trovare “la Marta”!
E' Pasqua anche per loro... non uccidiamoli, per favore!
"Non voglio mangiare la Marta!"
È la mia nipotina che lo dice, piangendo piano e guardando angosciata il piatto davanti a se. La famiglia si è riunita per una ricorrenza e si pranza tutti insieme.
Sono giorni freddi e, con la classica polenta fumante, la nonna ha preparato il coniglio al forno. Solo lei lo sa cucinare così: croccante ma morbido, con la crosticina dorata al rosmarino e tanta “puccia” da far assorbire alla polenta.
“Io non voglio mangiare la Marta, siete cattivi voi!”
Tutti guardano incuriositi Simona. Sua madre ride; io invece la comprendo. Perchè neppure io mangerò il coniglio nel piatto davanti a me... o “la Marta”, se volete.
Questo è il nome dell’animaletto bianco e soffice che girava per casa nostra sino pochi giorni prima: un coniglietto nano candido e morbido. È andato ad abitare in una cascina, con altri suoi amici, perchè in appartamento, se tenuto in gabbia, soffriva, mentre lasciato libero per casa rosicchiava ogni oggetto che trovava sulla sua strada, dagli angoli dei tappeti ad ogni tipo di filo elettrico o legno,
Ora Marta sta benissimo, in un recinto spazioso, con tanti fratellini, nel cortile del contadino. Ma qualche burlone, sicuramente pensando di prendere in giro la bambina, ha pronunciato l’infelice frase che ha scatenato il pianto a tavola: “Nella padella deve finire un coniglio! Non trattarlo come un umano!”
Ecco spiegata l’angoscia di Simona: il terrore di dover mangiare il suo coniglietto, che ormai non crede più in vacanza, ma ucciso e cotto nel forno da noi “grandi cattivi!”
Quando in casa si dice: “Assomiglia tutta alla sua zia!”, questo caso sicuramente conferma la supposizione. Anch’io faccio fatica a mangiare animaletti che sembrano peluche. Coniglio, capretto, vitello, cavallo, cervo o pollo... proprio sono un tabù per me! Mi impongo di mangiare carne solamente perchè so essere un bisogno reale per un’alimentazione corretta, per un corpo sano. Specialmente per quello di una bambina che sta crescendo, come Simona.
Così “chiudo il naso”( ricordate come facevamo da piccoli per non sentire il sapore di cibi che non ci piacevano o delle medicine?) e una volta a settimana, faccio entrare la carne nella mia dieta, con “santa pace” di medici, dietologi e dei miei muscoli che possono fare il pieno di proteine...
Un po’ meno della mia coscienza, però! Perchè, si tratti di pollo o mucca, il mio rimorso va sempre verso la creatura che si è “immolata” per la mia salute!
Essere amica degli animali, ed io sono animalista convinta credetemi, non comporta estremismi, ma imparare ad accettare che la natura abbia delle leggi ben precise che, anche se non comprensibili o condivisibili dalla mente di un essere umano “pensante”, hanno sempre delle motivazioni precise per la sopravvivenza e l’evoluzione. Non mi chiedo più, dunque, il perchè gli animali carnivori debbano cibarsi di esseri che sono stati vivi... ma accetto e “chiudo il naso”!
Con la speranza che, chi mi ha nutrita, abbia vissuto una vita decente in un pollaio o in una stalla in fattoria, non in una gabbia strettissima o legata in un recinto, all’ingrasso forzato, come ancora troppo spesso succede nelle industrie alimentari. Tocca sempre ancora a me scegliere: come acquisto, dove e cosa. Se tutti, nel fare la spesa, scegliessimo carne di allevamenti naturali, all’aperto, in stalle come quelle dei nostri nonni, forse nel tempo, meno animali soffrirebbero di una non vita, vissuta pochi mesi, con l’unico obiettivo finale di essere uccisi e mangiati, non di vivere dignitosamente come ogni essere vivente sulla terra ha pienamente diritto di fare.
Ma torniamo attorno alla tavola di quel giorno di festa: pochi dei commensali, sono riusciti a mangiare serenamente l’appetitoso “secondo di carne”, solamente la polenta ha avuto successo. E appena terminato il pranzo, invece della passeggiata in centro città, per lo shopping, via con le biciclette verso i campi...
Tutti insieme pedaliamo ed andiamo a trovare “la Marta”!