moremare
Non dimenticare perché la storia a volte si ripete Giorno della Memoria - 27 gennaio
Il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani
« Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »
Liberté
- La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) la definiva così: «La libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui». «Vivere liberi o morire»
Égalité
- significa che la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite; ognuno ha il dovere di contribuire alle spese dello Stato in proporzione a quanto possiede.
Fraternité
- terzo elemento del motto repubblicano, è definita così: «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi"
"A volte quando nelle mie letture casuali mi imbatto in un articolo odioso o semplicemente sospetto, mi coglie un malessere e allora gli faccio notare che, ai tempi nostri, esistono ancora movimenti e giornali antisemiti, quello di Maurras per esempio. Senza smettere di ridere, mi risponde che la libertà di pensiero val bene qualche seccatura.
Ha ragione. Non dimentico che Papa Pio XI ha condannato tre anni fa, nel 1926, l'Action francaise, sottraendole così la grande magogiranza dei cattolici. Bisognerebbe essere proprio in malafede per sostenere che al giorno d'oggi viene esercitata nei nostri confronti una qualche forma di xenofobia. Ma la situazione ha il suo rovescio: l'obbligo in cui ci troviamo di dover dimostrare costantemente che prima di essere ebrei- e cosa significa ancora per noi questa parola che non una filiazione oscura che ben presto si perderà nelle nebbie del tempo? - siamo francesi. Ci sembra molto esagerata, per esempio, l'inquietudine che assale alcuni nostri amici da quando in Germania fa parlare tanto di sé il movimento nazionalsocialista, questo sì, davvero antisemita. Dobbiamo essere primi, dice mio padre, a consigliare la moderazione di fronte a quel paese vinto: lasciamogli rimettere in piedi l'economia invece di strangolarlo con nostre esigenze, e anche laggiù la ragione riprenderà il sopravento. Dobbiamo accogliere, certo, quei poveri rifugiati tedeschi o polacchi, che nei loro villaggi sono esposti a pogrom, rigurgiti di un odio primitivo, ma auguriamoci che loro esodo finisca presto, affinché l'operaio francese non si senta minacciato dalla loro presenza, e sopratutto esortiamoli a dar prova di quella discrezione che noi stessi dobbiamo sforzarci di mettere in pratica."
Irène Némirovsky
(Kiev, 11 febbraio 1903 – Auschwitz, 17 agosto 1942)
Non dimenticare perché la storia a volte si ripete Giorno della Memoria - 27 gennaio
Il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani
« Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »
Liberté
- La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) la definiva così: «La libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui». «Vivere liberi o morire»
Égalité
- significa che la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite; ognuno ha il dovere di contribuire alle spese dello Stato in proporzione a quanto possiede.
Fraternité
- terzo elemento del motto repubblicano, è definita così: «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi"
"A volte quando nelle mie letture casuali mi imbatto in un articolo odioso o semplicemente sospetto, mi coglie un malessere e allora gli faccio notare che, ai tempi nostri, esistono ancora movimenti e giornali antisemiti, quello di Maurras per esempio. Senza smettere di ridere, mi risponde che la libertà di pensiero val bene qualche seccatura.
Ha ragione. Non dimentico che Papa Pio XI ha condannato tre anni fa, nel 1926, l'Action francaise, sottraendole così la grande magogiranza dei cattolici. Bisognerebbe essere proprio in malafede per sostenere che al giorno d'oggi viene esercitata nei nostri confronti una qualche forma di xenofobia. Ma la situazione ha il suo rovescio: l'obbligo in cui ci troviamo di dover dimostrare costantemente che prima di essere ebrei- e cosa significa ancora per noi questa parola che non una filiazione oscura che ben presto si perderà nelle nebbie del tempo? - siamo francesi. Ci sembra molto esagerata, per esempio, l'inquietudine che assale alcuni nostri amici da quando in Germania fa parlare tanto di sé il movimento nazionalsocialista, questo sì, davvero antisemita. Dobbiamo essere primi, dice mio padre, a consigliare la moderazione di fronte a quel paese vinto: lasciamogli rimettere in piedi l'economia invece di strangolarlo con nostre esigenze, e anche laggiù la ragione riprenderà il sopravento. Dobbiamo accogliere, certo, quei poveri rifugiati tedeschi o polacchi, che nei loro villaggi sono esposti a pogrom, rigurgiti di un odio primitivo, ma auguriamoci che loro esodo finisca presto, affinché l'operaio francese non si senta minacciato dalla loro presenza, e sopratutto esortiamoli a dar prova di quella discrezione che noi stessi dobbiamo sforzarci di mettere in pratica."
Irène Némirovsky
(Kiev, 11 febbraio 1903 – Auschwitz, 17 agosto 1942)