LucyMay_Mayo
QUANDO UN PELUCHE ROBOTIZZATO PUO' AIUTARE IL PAZIENTE
Paro is a therapeutic robot baby harp seal, intended to have a calming effect on and elicit emotional responses in patients of hospitals and nursing homes, similar to Animal-Assisted Therapy, but without its negative aspects.
It was designed by Takanori Shibata of the Intelligent System Research Institute of Japan's AIST beginning in 1993. It was first exhibited to the public in late 2001, became a Best of COMDEX finalist in 2003, and handmade versions have been sold commercially since 2004.
The robot has tactile sensors and responds to petting by moving its tail and opening and closing its eyes. It also responds to sounds and can learn a name. It can show emotions such as surprise, happiness and anger. It produces sounds similar to a real baby seal and (unlike a real baby seal) is active during the day and goes to sleep at night
(Wikipedia.en)
Bambini e adulti affetti da autismo vivono in un mondo in cui interagire con la realtà circostante è molto difficile. Paro è arrivato dal Giappone per aiutarli. L'idea di base è molto simile a quella della Pet-terapy, con la non trascurabile differenza che l'animale non è vero. Ma non è affatto un giocattolo. Stiamo parlando di robot zoomorfi di ultima generazione, arrivati direttamente da Tokyo e con l'aspetto forma di un cucciolo di foca. Piccolo, morbido e bianco, il robot Paro si comporta come un vero e proprio organismo artificiale. Può ed esempio essere addestrato e programmato, comunica i suoi stati emotivi, si muove autonomamente e gioca insieme ai bambini. Paro "vive" grazie a una rete neurale che gli permette di interagire con l'ambiente circostante, avendo un comportamento autonomo. Attraverso alcuni sensori il robottino capta le informazioni e le rielabora con un microcomputer interno: questo stratifica le informazioni in entrata, costruendo così un vero e proprio archivio. Influenzato da queste informazioni esterne, Paro sviluppa una sua personalità grazie alla quale potrà interagire con gli esseri umani. Interazione non scontata, perché Paro ha un compito difficile: stabilire un contatto con quei bambini e pazienti affetti da sindrome autistica. Persone che per comunicare hanno bisogno di infrangere il muro che esiste fra loro e il resto del mondo. E già da qualche anno alcuni studi scientifici hanno mostrato come questa nuova tecnologia possa dare risultati positivi nel campo della riabilitazione cognitiva. Sembra infatti dimostrato che i robot di ultima generazione riescono a sollecitare nei pazienti dei rapporti di coinvolgimento emotivo che altre tecnologie escludevano.
(La Repubblica, 26 giugno 2006)
QUANDO UN PELUCHE ROBOTIZZATO PUO' AIUTARE IL PAZIENTE
Paro is a therapeutic robot baby harp seal, intended to have a calming effect on and elicit emotional responses in patients of hospitals and nursing homes, similar to Animal-Assisted Therapy, but without its negative aspects.
It was designed by Takanori Shibata of the Intelligent System Research Institute of Japan's AIST beginning in 1993. It was first exhibited to the public in late 2001, became a Best of COMDEX finalist in 2003, and handmade versions have been sold commercially since 2004.
The robot has tactile sensors and responds to petting by moving its tail and opening and closing its eyes. It also responds to sounds and can learn a name. It can show emotions such as surprise, happiness and anger. It produces sounds similar to a real baby seal and (unlike a real baby seal) is active during the day and goes to sleep at night
(Wikipedia.en)
Bambini e adulti affetti da autismo vivono in un mondo in cui interagire con la realtà circostante è molto difficile. Paro è arrivato dal Giappone per aiutarli. L'idea di base è molto simile a quella della Pet-terapy, con la non trascurabile differenza che l'animale non è vero. Ma non è affatto un giocattolo. Stiamo parlando di robot zoomorfi di ultima generazione, arrivati direttamente da Tokyo e con l'aspetto forma di un cucciolo di foca. Piccolo, morbido e bianco, il robot Paro si comporta come un vero e proprio organismo artificiale. Può ed esempio essere addestrato e programmato, comunica i suoi stati emotivi, si muove autonomamente e gioca insieme ai bambini. Paro "vive" grazie a una rete neurale che gli permette di interagire con l'ambiente circostante, avendo un comportamento autonomo. Attraverso alcuni sensori il robottino capta le informazioni e le rielabora con un microcomputer interno: questo stratifica le informazioni in entrata, costruendo così un vero e proprio archivio. Influenzato da queste informazioni esterne, Paro sviluppa una sua personalità grazie alla quale potrà interagire con gli esseri umani. Interazione non scontata, perché Paro ha un compito difficile: stabilire un contatto con quei bambini e pazienti affetti da sindrome autistica. Persone che per comunicare hanno bisogno di infrangere il muro che esiste fra loro e il resto del mondo. E già da qualche anno alcuni studi scientifici hanno mostrato come questa nuova tecnologia possa dare risultati positivi nel campo della riabilitazione cognitiva. Sembra infatti dimostrato che i robot di ultima generazione riescono a sollecitare nei pazienti dei rapporti di coinvolgimento emotivo che altre tecnologie escludevano.
(La Repubblica, 26 giugno 2006)