francesca ♫ says:
le parole di Marina:
Vieni qui, siediti accanto a me.
Non aver paura, ti terrò stretta la mano tra le mie.
Vengo spesso qui a raccontarmi al mare, al vento o alla pioggia.
Poi, quando raccatto le mie povere cose per tornare al chiuso, il mio passo è più leggero e non c’è orma dietro di me né ombra.
E’ buio ma puoi vedere se vuoi, pazienta un poco.
I contorni del mondo si faranno visibili piano piano, emergendo dalla nebbia. Potrai vedere il mare che si scontra con le rocce nere. Non ne senti il profumo sulla pelle?
Resta a lungo, mescolandosi al tuo.
Io lo avverto tutta la notte quando insonne mi avvolgo in lenzuola stropicciate e umide di freddo.
Mi porto una mano al viso e sono ancora qui, su questo sgabello di legno, scomodo ma adatto a me.
Vieni più vicino e racconta.
Non guardarmi, parla allo spazio che ti circonda.
Racconta ciò che ti pesa come macigno, racconta le tue paure, racconta dei chiodi conficcati sulla tua pelle e del sangue che si raccoglie invisibile ai tuoi piedi.
Io sono qui con te, per te.
Starò tutto il tempo che vorrai anche una vita intera. Ma parlami e dimmi perché.
Da lontano silenziosa ti osservo e mi copro gli occhi. Eppure sento ogni palpito del tuo cuore, lo sento come se fosse mio.
Ti accompagnerò lungo questo sentiero dirupato.
Non ti farò cadere, sarò bastone e fune.
Ma parlami. Anche una volta sola. Parlami di te.
Io ci sarò.
m.b.
francesca ♫ says:
le parole di doniflo:
Il caldo del giorno che l'aveva avvolta come una seconda pelle, e che in qualunque altro luogo del mondo avrebbe percepito come insostenibile, aveva lasciato il posto ad una coltre di umidità che rivestiva ogni centimetro di atmosfera, ogni angolo di muro, ogni pensiero, ogni neurone che vagava emozionato come un bimbo nella giostra del suo cervello.
La terrazza invitava a fumare l'ultima sigaretta come se fosse davvero l'ultima . Altre volte le era capitato un pensiero così le attraversasse la mente. E, come sempre, non era un pensiero foriero di tristezza . Al contrario, sarebbe stato bello, sarebbe stato un ultimo attimo da viva , così, silenzioso, pieno, da viva dentro.
E capì il perchè di questa sensazione solo quando li vide.
Fermi, immobili, vicini, stavano cavalcando lo stesso sogno, lì sulla chiglia di quella barca ancorata al Ghat.
Si sentì quasi in colpa per rubare quell'attimo e li ringraziò nel silenzio per averglielo tacitamente permesso.
Quando rientrò in camera gli occhi le bruciavano.
C'era sempre una grande bellezza che la strappava alla sua ordinaria tristezza.
DF
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