SmemorGiò
Giornata della Memoria
La foto è solo un pretesto per ricordare e raccontare. Ricordare chi ha patito le pene dell'inferno su questa terra per la sua appartenenza ad una religione, ad un credo politico, ad una "diversità" (Rom, Gitani, Gay) o semplicemente perchè contrari alla più nefanda delle ideologie.
Raccontare, perchè, io che ho saputo, non posso tacere.
Se ingrandite al massimo la foto, noterete che l'ultimo nome dell'elenco è Vercelli Luigi. Fu impiccato a Mauthausen, dopo essere stato catturato durante un rastrellamento in Francia. Luigi, nel 1943 aveva scelto le formazioni partigiane, piuttosto che servire nell'esercito di Salò. Quando la sua "banda" fu annientata dai tedeschi sulle pendici del Malinvern, si rifugiò in Francia e agì nelle squadre dei "Maquis". Aveva anche un fratello, caduto anche lui in guerra. La mamma, una donna che ricordo sempre vestita di nero, è stata per tanti anni bidella alle scuole medie di Carmagnola, ed è stata anche la "mia" bidella. La via dove son nato e dove ho abitato per tanti anni porta il loro nome: Via Fratelli Vercelli.
La seconda storia, è quella di una persona scampata a Treblinka. Ho conosciuto personalmente questo grande uomo, originario di un paesino del cuneese a poca distanza da Carmagnola.
Nel 1941, Domenico G., partì per la campagna di Russia con la Divisione Cuneense, che fu poi annientata durante la disastrosa ritirata del Don. Pur essendo solo un caporalmaggiore, non tardò a capire che i rifornimenti non sarebbero arrivati con regolarità, data la distanza tra le basi logistiche e le punte avanzate. Così, durante la primavera del 1942, decise una sua personale ritirata. Con vari escamotages, riuscì persino a farsi dare un passaggio da un colonnello delle Waffen-SS, riuscì ad arrivare sano e salvo fino a Caramagna, portando con sè due pagnotte di pane. Pensava infatti che se ai soldati al fronte, mancavano i viveri, in patria si doveva morir di fame. E qui, come diceva lui, morì una prima volta. Trovò la tavola apparecchiata con pane bianco e una bella gallina lessa, e trovò anche i rimproveri del figlio più vecchio (fascistissimo, che poi fece una brutta fine..) che gli rinfaccio di "sabotare la vittoria". Stette per un po' alla macchia, ma non esistevano ancora bande di partigiani, e un brutto giorno fu arrestato, condotto prima a Fossoli, fu poi caricato su un carro bestiame con destinazione Treblinka.
Ma Domenico, non era tipo da non tentare nulla. Durante una fermata notturna nei pressi di Bautzen, riuscì a scardinare due assi del vagone e si diede alla fuga con altri 25 compagni.
Tornò a Caramagna, camminando solo di notte, nel settembre del 1944, ma non andò più a casa. Si recò dal parroco, che prese contatto con una banda di GL della zona, e così iniziò la sua attività di partigiano. Catturato dai repubblichini, stava per essere giustiziato (e questa è quella che lui chiamava la sua seconda morte) quando con un colpo di mano la sua banda, nella quale operava anche mio zio, riuscì a liberarlo.
Morì nel 1961, senza che nessuno pronunciasse due parole di commemorazione. Mia mamma quel giorno usci dal banco della chiesa, si appressò alla bara, e, rivolta alla gente,disse: "La gent a l'a pressa de desmentijé, ma a venta nen desmentijé. Venta nen desmentijé, perché i salop a sun sempre lì. Venta nen desmentijé perchè le ciurumie 'd Meco a l'abio n' sens; venta nen desmentijé perché me frel a l'abia nen tirà i patin per niente!"
[La gente ha fretta di dimenticare, ma non bisogna dimenticare. Non bisogna dimenticare perchè gli sporcaccioni (i "salop" erano i repubblichini; della repubblica di Salò) sono sempre lì. Non bisogna dimenticare perche le tribolazioni di Domenico abbiano un senso; non bisogna dimenticare perche mio fratello non sia morto invano"].
Non ci furono applausi, né niente di niente: Ci fu solo una nipote di Domenico che, prima che la bara si avviasse al cimitero, si avvicino a mia mamma e le disse: "Grassie, Madama. Meco a la giuterà" (Grazie, Signora. Domenico l'aiuterà)
Un amico di mio papà trascrisse le parole di mia mamma, che conservo gelosamente.
Perchè non bisogna dimenticare!!!
Giornata della Memoria
La foto è solo un pretesto per ricordare e raccontare. Ricordare chi ha patito le pene dell'inferno su questa terra per la sua appartenenza ad una religione, ad un credo politico, ad una "diversità" (Rom, Gitani, Gay) o semplicemente perchè contrari alla più nefanda delle ideologie.
Raccontare, perchè, io che ho saputo, non posso tacere.
Se ingrandite al massimo la foto, noterete che l'ultimo nome dell'elenco è Vercelli Luigi. Fu impiccato a Mauthausen, dopo essere stato catturato durante un rastrellamento in Francia. Luigi, nel 1943 aveva scelto le formazioni partigiane, piuttosto che servire nell'esercito di Salò. Quando la sua "banda" fu annientata dai tedeschi sulle pendici del Malinvern, si rifugiò in Francia e agì nelle squadre dei "Maquis". Aveva anche un fratello, caduto anche lui in guerra. La mamma, una donna che ricordo sempre vestita di nero, è stata per tanti anni bidella alle scuole medie di Carmagnola, ed è stata anche la "mia" bidella. La via dove son nato e dove ho abitato per tanti anni porta il loro nome: Via Fratelli Vercelli.
La seconda storia, è quella di una persona scampata a Treblinka. Ho conosciuto personalmente questo grande uomo, originario di un paesino del cuneese a poca distanza da Carmagnola.
Nel 1941, Domenico G., partì per la campagna di Russia con la Divisione Cuneense, che fu poi annientata durante la disastrosa ritirata del Don. Pur essendo solo un caporalmaggiore, non tardò a capire che i rifornimenti non sarebbero arrivati con regolarità, data la distanza tra le basi logistiche e le punte avanzate. Così, durante la primavera del 1942, decise una sua personale ritirata. Con vari escamotages, riuscì persino a farsi dare un passaggio da un colonnello delle Waffen-SS, riuscì ad arrivare sano e salvo fino a Caramagna, portando con sè due pagnotte di pane. Pensava infatti che se ai soldati al fronte, mancavano i viveri, in patria si doveva morir di fame. E qui, come diceva lui, morì una prima volta. Trovò la tavola apparecchiata con pane bianco e una bella gallina lessa, e trovò anche i rimproveri del figlio più vecchio (fascistissimo, che poi fece una brutta fine..) che gli rinfaccio di "sabotare la vittoria". Stette per un po' alla macchia, ma non esistevano ancora bande di partigiani, e un brutto giorno fu arrestato, condotto prima a Fossoli, fu poi caricato su un carro bestiame con destinazione Treblinka.
Ma Domenico, non era tipo da non tentare nulla. Durante una fermata notturna nei pressi di Bautzen, riuscì a scardinare due assi del vagone e si diede alla fuga con altri 25 compagni.
Tornò a Caramagna, camminando solo di notte, nel settembre del 1944, ma non andò più a casa. Si recò dal parroco, che prese contatto con una banda di GL della zona, e così iniziò la sua attività di partigiano. Catturato dai repubblichini, stava per essere giustiziato (e questa è quella che lui chiamava la sua seconda morte) quando con un colpo di mano la sua banda, nella quale operava anche mio zio, riuscì a liberarlo.
Morì nel 1961, senza che nessuno pronunciasse due parole di commemorazione. Mia mamma quel giorno usci dal banco della chiesa, si appressò alla bara, e, rivolta alla gente,disse: "La gent a l'a pressa de desmentijé, ma a venta nen desmentijé. Venta nen desmentijé, perché i salop a sun sempre lì. Venta nen desmentijé perchè le ciurumie 'd Meco a l'abio n' sens; venta nen desmentijé perché me frel a l'abia nen tirà i patin per niente!"
[La gente ha fretta di dimenticare, ma non bisogna dimenticare. Non bisogna dimenticare perchè gli sporcaccioni (i "salop" erano i repubblichini; della repubblica di Salò) sono sempre lì. Non bisogna dimenticare perche le tribolazioni di Domenico abbiano un senso; non bisogna dimenticare perche mio fratello non sia morto invano"].
Non ci furono applausi, né niente di niente: Ci fu solo una nipote di Domenico che, prima che la bara si avviasse al cimitero, si avvicino a mia mamma e le disse: "Grassie, Madama. Meco a la giuterà" (Grazie, Signora. Domenico l'aiuterà)
Un amico di mio papà trascrisse le parole di mia mamma, che conservo gelosamente.
Perchè non bisogna dimenticare!!!