Pino Schivo
aurora island Gallinara
Prof. Tommaso Schivo tratto dal libro "Alassio: itinerari romantici"
...gli aspetti multiformi della roccia e del verde in eterna lotta con la forza schiumosa del mare, l'azzurro delle acque, così trasparente da gareggiare con quello del cielo tagliato dal volo dei gabbiani o la stessa miriade di uccelli immobili come statuette di gesso posate su ogni sporgenza a controllare con sospetto le imbarcazioni sempre più vicine e più grandi...
...eccoci al porticciolo della Gallinara, in una smagliante mattinata di sole. L'occhio è attratto dalla limpidezza delle acque a tal punto che ogni minimo particolare del fondo (le alghe, i crostacei, le pietre) appaiono come attraverso una lente per ingrandimento di puro cristallo. A ridosso della roccia che scende a picco sulla banchina, in pochi metri quadrati di terra, si ammirano le mini-aiuole che sono tutto un gioco di fiori e di colori diversi: dal verde sfumato del basilico e del rosmarino al cangiante delle margherite e dei gerani, dalle begonie alla fucsia, alle rose...poi, al di sopra e al di là di tre giardini, si varca un cancelletto e si entra nel regno proibito dell'isola. L'antica grotta alla base (una delle numerose esistenti, ma forse la sola accessibile) si mostra con i suoi scarsi reperti ossei, con rari avanzi di suppellettili e con residui bellici di nessuna importanza...poi si torna alla luce e s'inizia, lentamente, a seguire la viuzza tortuosa che conduce alla vetta.
Si sale, seguendo la strada in una costante attrazione visiva ed auditiva; l'orrido del sottobosco incolto e abbandonato fa da supporto alle piante strette una accanto all'altra e fasciate dai rovi e dai cespugli; spesso al di sopra dell'angusto anello della strada compare una striscia d'azzurro o, di quando in quando, attraverso l'intrico dei rami, finissimo come un merletto dell'Ottocento o come l'intarsio d'un cristallo boemo o di Murano, riappare il gioco che il sole fa con la superficie del mare sempre più in basso. Spesso fra un tornante e l'altro s'aprono caratteristici e brevi tratti a scale di terra e pietre; dalla strada "maestra" divergono altri sentieri in terra battuta che conducono lungo i costoni del lato Nord, ove la vegetazione è più densa, il pendio è più accessibile ed il panorama stupendo.
Sul principio del secolo si contavano oltre duecento specie di erbe e piante: salendo si notano infatti il mandorlo, il fico ed il carrubo, l'ulivo, il pino e il leccio, il viburno, l'euforbia e la mimosa, il pesco ed il pero, una infinità di cespugli di ogni tipo, una gamma svariatissima di fiori spontanei, l'agave ed il fico d'India numerosissimo specie nello scosceso costone a Sud, dinanzi al mare aperto e persino un magnifico esemplare di eucalyptus.
E poi si giunge sulla vetta; là un muro perimetrale segna il limite; attraverso il cancello compare un giardino con terra coltivata e forse di riporto, con aiuole e fiori, con il palazzo d'abitazione. A pochi passi verso ponente la vetusta chiesetta s'apre a tutto mare come una vela nel vento; persino i vecchi marmi, i bassorilievi abbandonati, le colonnine cadenti e riarse sembrano segnare nella pietra il sole imprigionato nei secoli e il vento che ha ripulito tutti gli anfratti ed ha portato nelle vecchie crepe il seme e la terra per fecondarlo e farlo rinascere alla vita. Poco discosta è la parte posteriore della vecchia casa, così triste con tutte le ante chiuse e più lontano, dall'altra parte, s'erge tra gli scogli e le agavi la torre, la vecchia torre che domina il mare...
Circumnavigandola l'isola cambia volto: ora è un comune promontorio posato sull'acqua, ora è una piccola Trinacria, ora una incantevole prospettiva te la mostra come un'enorme tartaruga o come una lumaca in movimento verso il tramonto. Rivedi la grotta di San Martino, l'arco che la forza del mare ha naturalmente creato. L'altra punta a levante: il mare qui sfoga tutta la sua collera e s'infrange. E' la punta detta dello "Sciusciau", "colui che soffia", perchè è proprio il vento che, iracondo e bizzarro, ama mettere in contrasto quel lembo di terra e l'acqua salmastra, due elementi che, in sua assenza, vivono in un sereno e lungo colloquio e paiono essere stati creati per restare insieme abbracciati...
aurora island Gallinara
Prof. Tommaso Schivo tratto dal libro "Alassio: itinerari romantici"
...gli aspetti multiformi della roccia e del verde in eterna lotta con la forza schiumosa del mare, l'azzurro delle acque, così trasparente da gareggiare con quello del cielo tagliato dal volo dei gabbiani o la stessa miriade di uccelli immobili come statuette di gesso posate su ogni sporgenza a controllare con sospetto le imbarcazioni sempre più vicine e più grandi...
...eccoci al porticciolo della Gallinara, in una smagliante mattinata di sole. L'occhio è attratto dalla limpidezza delle acque a tal punto che ogni minimo particolare del fondo (le alghe, i crostacei, le pietre) appaiono come attraverso una lente per ingrandimento di puro cristallo. A ridosso della roccia che scende a picco sulla banchina, in pochi metri quadrati di terra, si ammirano le mini-aiuole che sono tutto un gioco di fiori e di colori diversi: dal verde sfumato del basilico e del rosmarino al cangiante delle margherite e dei gerani, dalle begonie alla fucsia, alle rose...poi, al di sopra e al di là di tre giardini, si varca un cancelletto e si entra nel regno proibito dell'isola. L'antica grotta alla base (una delle numerose esistenti, ma forse la sola accessibile) si mostra con i suoi scarsi reperti ossei, con rari avanzi di suppellettili e con residui bellici di nessuna importanza...poi si torna alla luce e s'inizia, lentamente, a seguire la viuzza tortuosa che conduce alla vetta.
Si sale, seguendo la strada in una costante attrazione visiva ed auditiva; l'orrido del sottobosco incolto e abbandonato fa da supporto alle piante strette una accanto all'altra e fasciate dai rovi e dai cespugli; spesso al di sopra dell'angusto anello della strada compare una striscia d'azzurro o, di quando in quando, attraverso l'intrico dei rami, finissimo come un merletto dell'Ottocento o come l'intarsio d'un cristallo boemo o di Murano, riappare il gioco che il sole fa con la superficie del mare sempre più in basso. Spesso fra un tornante e l'altro s'aprono caratteristici e brevi tratti a scale di terra e pietre; dalla strada "maestra" divergono altri sentieri in terra battuta che conducono lungo i costoni del lato Nord, ove la vegetazione è più densa, il pendio è più accessibile ed il panorama stupendo.
Sul principio del secolo si contavano oltre duecento specie di erbe e piante: salendo si notano infatti il mandorlo, il fico ed il carrubo, l'ulivo, il pino e il leccio, il viburno, l'euforbia e la mimosa, il pesco ed il pero, una infinità di cespugli di ogni tipo, una gamma svariatissima di fiori spontanei, l'agave ed il fico d'India numerosissimo specie nello scosceso costone a Sud, dinanzi al mare aperto e persino un magnifico esemplare di eucalyptus.
E poi si giunge sulla vetta; là un muro perimetrale segna il limite; attraverso il cancello compare un giardino con terra coltivata e forse di riporto, con aiuole e fiori, con il palazzo d'abitazione. A pochi passi verso ponente la vetusta chiesetta s'apre a tutto mare come una vela nel vento; persino i vecchi marmi, i bassorilievi abbandonati, le colonnine cadenti e riarse sembrano segnare nella pietra il sole imprigionato nei secoli e il vento che ha ripulito tutti gli anfratti ed ha portato nelle vecchie crepe il seme e la terra per fecondarlo e farlo rinascere alla vita. Poco discosta è la parte posteriore della vecchia casa, così triste con tutte le ante chiuse e più lontano, dall'altra parte, s'erge tra gli scogli e le agavi la torre, la vecchia torre che domina il mare...
Circumnavigandola l'isola cambia volto: ora è un comune promontorio posato sull'acqua, ora è una piccola Trinacria, ora una incantevole prospettiva te la mostra come un'enorme tartaruga o come una lumaca in movimento verso il tramonto. Rivedi la grotta di San Martino, l'arco che la forza del mare ha naturalmente creato. L'altra punta a levante: il mare qui sfoga tutta la sua collera e s'infrange. E' la punta detta dello "Sciusciau", "colui che soffia", perchè è proprio il vento che, iracondo e bizzarro, ama mettere in contrasto quel lembo di terra e l'acqua salmastra, due elementi che, in sua assenza, vivono in un sereno e lungo colloquio e paiono essere stati creati per restare insieme abbracciati...