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Old Fountain Ruins in Piazza Vittorio - Roma

Remains of the fountain, called the Trofei di Mario.

Piazza Vittorio Emanuele II, also known as Piazza Vittorio, is a piazza in Rome, in the Esquilino rione. Surrounded by palazzi with large porticoes in the 19th century style, the piazza was built by Gaetano Koch shortly after the unification of Italy. Umbertine in style, it is the largest piazza in Rome (316 x 174 metres). In the centre of the piazza is a garden with the remains of a fountain built by Alexander Severus.

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Piazza Vittorio Emanuele II, anche conosciuta con il nome di Piazza Vittorio, è una piazza di Roma, sita nel Rione Esquilino.

Circondata da palazzi con ampi portici di stile ottocentesco la piazza fu realizzata da Gaetano Koch poco dopo il trasferimento dellacapitale d'Italia da Firenze a Roma (1871).

Con quasi 10.000 metri quadrati in più di piazza San Pietro, è la più vasta piazza di Roma (316 x 174 m)

Nell' angolo nord, accanto alla più nota Porta Magica, si erge in altezza uno dei tanti e possenti ruderi dell’antica Roma, che a guardarlo nulla dice, spogliato di quelle lastre di marmo che l’abbellivano, di quelle statue che lo guarnivano, dei Trofei, e soprattutto dell’acqua che, come fosse un dono divino, arrivava copiosa a formare zampilli e cascate per la gioia degli occhi. Pochi sanno che si tratta dell’unico esempio superstite di fontana monumentale costruita al termine di un acquedotto, in età imperiale, e che servì da modello per le fontane a “facciata” della Roma barocca, tra cui la più nota è quella di fontana di Trevi.

Bisogna lavorare d’immaginazione per configurarci un grande apparato scenico: dall’alto al basso era tutto un tripudio d’acqua, uno scroscio, uno zampillio, infatti dalla facciata, formata a gradoni digradanti verso il basso, si aprivano bocche d’acqua che riempivano un bacino pensile collocato a metà altezza, per terminare il percorso in una vasca di attingimento, documentata sia dagli scrittoti latini cristiani che riferiscono la proibizione di attingere acqua a chi non faceva professione di paganesimo, sia dall’immagine scolpita nelle monete antiche, che hanno aiutato gli archeologi a riconoscere l’edificio quale fontana monumentale, invece del presunto arco trionfale di Mario.

Si tratta di un’opera d’ingegneria idraulica di notevole perizia e spettacolarità: nella monumentale fontana, costruita ovviamente sul punto più alto dell’Esquilino, nel lato est della città, quello dal quale entravano a Roma la maggior parte degli acquedotti provenienti dai monti circostanti, si immetteva l’acqua contenuta nel canale dell’acquedotto, il passaggio avveniva in curva, per attutire l’impeto dell’acqua che vi giungeva come un fiume in piena. L’acquedotto entrava alla quota sotto la quale stavano i trofei cosiddetti di Mario e successivamente si riversava in cinque canali che sboccavano sulla facciata, in un bacino pensile in cui stava semisdraiata la statua di Oceano.

Di qui l’acqua scendeva al piano delle nove nicchie da cui zampillava nel grande bacino semicircolare di attingimento al livello stradale antico. Il salto di quota era notevole, dall’acquedotto alla vasca ci sono ben m. 8,92. Finito l’effetto scenico, l’acqua si trovava ancora alla giusta altezza per iniziare il suo percorso di distribuzione in pressione dentro i tubi, per raggiungere quelle zone della città per le quali l’acquedotto era stato costruito.

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Uploaded on November 27, 2012
Taken on November 25, 2012