emilius da atlantide
Kraguejevac, Šumadija, Srbija - Spomen-park Kragujevacki oktobar Museum / Museo nel Parco commemorativo della strage nazista a Kragujevac, Šumadija, Serbja, e qualche nota sulla situazione nella provincia serba del Kosovo
Nel museo di Kragujevac il soffitto è basso, opprimente, l'illuminazione è scarsa, l'atmosfera non e' cupa ma solenne.
Da altoparlanti invisibili una voce virile, gelida e impersonale pronuncia, in ordine alfabetico, i nomi dei 7000 morti del rastrellamento nazista nelle campagne della città seguito ad una azione partigiana di guerriglia nella quale morirono soltanto una decina di militari nazisti. Una rappresaglia immensa, disumana, colpi' la popolazione contadina della regione. La scolaresca di una intera scuola, un ginnasio, venne trucidata.
Il Parco commemorativo (Spomen Park) è luogo nel quale gli abitanti locali, giovani, vecchi e famiglie, trascorrono il tempo libero sostando nei prati, leggendo libri, pranzando in modo spartano. Innumerevoli scolaresche da tutta la Serbja ed escursionisti organizzati percorrono i bei vialetti circondati da boschi di latifoglie, magari evitando .. la visita al museo (!)
Spesso, in Occidente, dimentichiamo che il maggior tributo di sangue nella guerra di liberazione dal nazi-fascismo fu versato dai militari e dai civili di Russia e Jugoslavja. La sola Russia perse decine di milioni di morti, come ben ricordato dal regista serbo Kusturica nella sua biografia tradotta per l'editore Feltrinelli anche in Italia. Una lettura sana e interessante che consiglio a chiunque.
Ancora oggi, purtroppo, su certi media occidentali, anche progressisti, tirano venti da "guerra fredda" che soffiano sul fuoco facilmente attizzabile dell'anti slavismo. Come succede quando i crimini di guerra nella ex Jugosalavija vengono addebitati allo Stato serbo in esclusiva.
Sappiamo invece che la disintegrazione della ex Jugoslavija è stata voluta e pilotata da alcune Potenze Occidentali per motivi geo-strategici di conveniennza economico-politica, sfruttando abilmente la vittoria elettorale dei partiti di Destra nazional-facista in Slovenja e Croazia alla viglia delle guerre balcaniche.
Che succederebbe in un Paese che mi viene in mente a caso se una ipotetica e ridicola antistorica Padania venisse riconosciuta immediatamente senza fiatare , come Stato indipendente, da alcune grandi potenze occidentali ben armate e affamate di investimenti e di petrolio?
I maliziosi rideranno divertiti ma l'ipotesi non è peregrina..! Che potrebbe fare un Presidente della Repubblica attonito contro le diplomazie di cotanta forza?
E che succederebbe nella Spagna dei Baschi se lo stesso giochino venisse attuato? Basterebbe la Guardia Civil e qualche vigile urbano a risolvere la situazione?
Ve lo dico io quel che succederebbe.. succederebbe una "guerra civile", che di civile ha ben poco, ben poco..
L'asse Belgrado-Mosca poteva essere ed è tuttora un ostacolo all'infiltrazione delle multinazionali occidentali in Oriente europeo. Quelle stesse multinazionali che oggi riempiono (con profitti che fuggono all'estero) gli scaffali dei lussuosi supermarket semi vuoti dei Paesi baltici in disfatta economica, come anche della stessa Serbja liberista uscita dalla brillante "epoca Tadic".
Per questo sono convinto che il nuovo presidente serbo T. Nikolic dovra' essere e sara' nazionalista nel senso migliore del termine.
Ovvero fara' gli interessi prioritari del proprio Paese, non quelli delle multinazionali che affamano il popolo regalando poche briciole in forma di bassi salari.
Non risulta che costui sia contrario al progetto di adesione serba all'Unione Europea, pur a fronte di opposizione da parte di molta gente sfiduciata da una Europa comunitaria litigiosa, disunita, affarista e sciovinista ma priva di idee e ideali, nella quale si agitano fanstasmi di secessionismo, voglie di estremismo (Le Pen etc. etc.). Paesi che oscillano fra politiche liberiste fallimentari e protezionismo individualista.
Non risulta neppure che a Belgrado siano allo studio nuove guerre. Lo scippo del Kosovo impegna a fondo le energie del Paese gia' economicamente impoverito dalla cattiva gestione di Milosevic e dalla guerra d'aggressione del 1999
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(A Pristina, oggi, si abbattono le case degli abitanti di etnia serba per impedir loro di rientrarvi in futuro)
"Già nella esposizione di Radmila Vulicevic (presidentessa dell’Associazione di donne vedove e profughe di guerra “Srecna Porodica”), si può avere un’idea della realtà in cui vive il popolo serbo kosovaro. Sono passati quasi 13 anni da quando la “scure umanitaria” della NATO si è abbattuta sulla Serbia e sul Kosovo Metohija, per portare la “democrazia”; dopo 78 giorni di bombardamenti, a cui è seguita l’occupazione militare e la consegna della provincia ai loro fiduciari secessionisti e criminali dell’UCK (...)"
(...) Continuano ad esistere le “enclavi”, aree protette dalle forze militari internazionali, dove la gente ( serbi e rom soprattutto) vive in uno stato di apartheid, isolata ed intimorita.
Non esiste il diritto alla sanità, se non, per casi gravi presso l’ospedale di Mitrovica nord ( Kosovo settentrionale abitato dalla comunità serba), dove i serbi vanno …quando possono, sotto scorta, a farsi curare. (...)
Non esiste il diritto all’istruzione, i bambini serbi studiano nelle enclavi in stanze adattate a classi, spesso senza riscaldamento; i giovani vanno ogni due, tre mesi…quando possono, sotto scorta, a dare gli esami all’università distaccata di Mitrovica nord.
(...) Non esiste il diritto al lavoro, tranne la coltivazione di orti all’interno delle enclavi, non vi è nessuna possibilità di lavorare per ogni serbo del Kosovo; tranne piccole attività marginali (...)
Non esiste il diritto al libero movimento e spostamento, pena il rischio di essere attaccati o peggio assassinati, come successo in questi anni. (...)
FONTE: www.sosyugoslaviakosovo.com
Kraguejevac, Šumadija, Srbija - Spomen-park Kragujevacki oktobar Museum / Museo nel Parco commemorativo della strage nazista a Kragujevac, Šumadija, Serbja, e qualche nota sulla situazione nella provincia serba del Kosovo
Nel museo di Kragujevac il soffitto è basso, opprimente, l'illuminazione è scarsa, l'atmosfera non e' cupa ma solenne.
Da altoparlanti invisibili una voce virile, gelida e impersonale pronuncia, in ordine alfabetico, i nomi dei 7000 morti del rastrellamento nazista nelle campagne della città seguito ad una azione partigiana di guerriglia nella quale morirono soltanto una decina di militari nazisti. Una rappresaglia immensa, disumana, colpi' la popolazione contadina della regione. La scolaresca di una intera scuola, un ginnasio, venne trucidata.
Il Parco commemorativo (Spomen Park) è luogo nel quale gli abitanti locali, giovani, vecchi e famiglie, trascorrono il tempo libero sostando nei prati, leggendo libri, pranzando in modo spartano. Innumerevoli scolaresche da tutta la Serbja ed escursionisti organizzati percorrono i bei vialetti circondati da boschi di latifoglie, magari evitando .. la visita al museo (!)
Spesso, in Occidente, dimentichiamo che il maggior tributo di sangue nella guerra di liberazione dal nazi-fascismo fu versato dai militari e dai civili di Russia e Jugoslavja. La sola Russia perse decine di milioni di morti, come ben ricordato dal regista serbo Kusturica nella sua biografia tradotta per l'editore Feltrinelli anche in Italia. Una lettura sana e interessante che consiglio a chiunque.
Ancora oggi, purtroppo, su certi media occidentali, anche progressisti, tirano venti da "guerra fredda" che soffiano sul fuoco facilmente attizzabile dell'anti slavismo. Come succede quando i crimini di guerra nella ex Jugosalavija vengono addebitati allo Stato serbo in esclusiva.
Sappiamo invece che la disintegrazione della ex Jugoslavija è stata voluta e pilotata da alcune Potenze Occidentali per motivi geo-strategici di conveniennza economico-politica, sfruttando abilmente la vittoria elettorale dei partiti di Destra nazional-facista in Slovenja e Croazia alla viglia delle guerre balcaniche.
Che succederebbe in un Paese che mi viene in mente a caso se una ipotetica e ridicola antistorica Padania venisse riconosciuta immediatamente senza fiatare , come Stato indipendente, da alcune grandi potenze occidentali ben armate e affamate di investimenti e di petrolio?
I maliziosi rideranno divertiti ma l'ipotesi non è peregrina..! Che potrebbe fare un Presidente della Repubblica attonito contro le diplomazie di cotanta forza?
E che succederebbe nella Spagna dei Baschi se lo stesso giochino venisse attuato? Basterebbe la Guardia Civil e qualche vigile urbano a risolvere la situazione?
Ve lo dico io quel che succederebbe.. succederebbe una "guerra civile", che di civile ha ben poco, ben poco..
L'asse Belgrado-Mosca poteva essere ed è tuttora un ostacolo all'infiltrazione delle multinazionali occidentali in Oriente europeo. Quelle stesse multinazionali che oggi riempiono (con profitti che fuggono all'estero) gli scaffali dei lussuosi supermarket semi vuoti dei Paesi baltici in disfatta economica, come anche della stessa Serbja liberista uscita dalla brillante "epoca Tadic".
Per questo sono convinto che il nuovo presidente serbo T. Nikolic dovra' essere e sara' nazionalista nel senso migliore del termine.
Ovvero fara' gli interessi prioritari del proprio Paese, non quelli delle multinazionali che affamano il popolo regalando poche briciole in forma di bassi salari.
Non risulta che costui sia contrario al progetto di adesione serba all'Unione Europea, pur a fronte di opposizione da parte di molta gente sfiduciata da una Europa comunitaria litigiosa, disunita, affarista e sciovinista ma priva di idee e ideali, nella quale si agitano fanstasmi di secessionismo, voglie di estremismo (Le Pen etc. etc.). Paesi che oscillano fra politiche liberiste fallimentari e protezionismo individualista.
Non risulta neppure che a Belgrado siano allo studio nuove guerre. Lo scippo del Kosovo impegna a fondo le energie del Paese gia' economicamente impoverito dalla cattiva gestione di Milosevic e dalla guerra d'aggressione del 1999
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(A Pristina, oggi, si abbattono le case degli abitanti di etnia serba per impedir loro di rientrarvi in futuro)
"Già nella esposizione di Radmila Vulicevic (presidentessa dell’Associazione di donne vedove e profughe di guerra “Srecna Porodica”), si può avere un’idea della realtà in cui vive il popolo serbo kosovaro. Sono passati quasi 13 anni da quando la “scure umanitaria” della NATO si è abbattuta sulla Serbia e sul Kosovo Metohija, per portare la “democrazia”; dopo 78 giorni di bombardamenti, a cui è seguita l’occupazione militare e la consegna della provincia ai loro fiduciari secessionisti e criminali dell’UCK (...)"
(...) Continuano ad esistere le “enclavi”, aree protette dalle forze militari internazionali, dove la gente ( serbi e rom soprattutto) vive in uno stato di apartheid, isolata ed intimorita.
Non esiste il diritto alla sanità, se non, per casi gravi presso l’ospedale di Mitrovica nord ( Kosovo settentrionale abitato dalla comunità serba), dove i serbi vanno …quando possono, sotto scorta, a farsi curare. (...)
Non esiste il diritto all’istruzione, i bambini serbi studiano nelle enclavi in stanze adattate a classi, spesso senza riscaldamento; i giovani vanno ogni due, tre mesi…quando possono, sotto scorta, a dare gli esami all’università distaccata di Mitrovica nord.
(...) Non esiste il diritto al lavoro, tranne la coltivazione di orti all’interno delle enclavi, non vi è nessuna possibilità di lavorare per ogni serbo del Kosovo; tranne piccole attività marginali (...)
Non esiste il diritto al libero movimento e spostamento, pena il rischio di essere attaccati o peggio assassinati, come successo in questi anni. (...)
FONTE: www.sosyugoslaviakosovo.com