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la roche-maurice

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Enigma - MEA CULPA

www.youtube.com/watch?v=LMgV692VXA8&feature=related

 

Il nome di questo piccolo villaggio di 1 600 abitanti ricorda un'antica fortezza, eretta nel 12° secolo dal signore del luogo Morvan (tradotto arbitrariamente in francese come Maurice) e distrutta nel 15° secolo, della quale restano soltanto alcune rovine. Ben conservato è invece il suo complesso parrocchiale del 16° e 17° secolo, a cui si accede passando davanti a tre croci in kersantite che portano il Cristo e i due ladroni. L'ossario, a pianta rettangolare è un esempio perfetto di architettura locale. Sulla porta della facciata principale un frontone triangolare su cui compare l'iscrizione "Ricordati il mio giudizio, cosi sarà anche il tuo: oggi a me, domani a te" e la data 1639. La base della stessa facciata prsenta una galleria di 7 personaggi, alcuni rovinati alla Rivoluzione, che simboleggiano le diverse classi sociali, tutte destinate a morire. All'angolo sinistro l'Ankou, scheletro che brandisce una freccia e dice "Vi uccido tutti". Sulla porta d'ingresso un altro frontone con l'iscrizione "Ricordati uomo che non sei altro che polvere".

 

La chiesa, dedicata a S.Ivo fu edificata fra il 1509 e il 1589, sul sito di una precedente chiesa del 14° secolo. La statua del patrono domina il portale ovest (posto sotto il campanile del 1589): si trova fra S. Antonio da Padova e S. Vincenzo Ferreri. Si entra dal portale Sud, che mancando il portico tradizionale (mancanza di soldi o di spazio??) vede gli Apostoli scolpiti nell'archivolta: fu realizzato nel 1550 in kersantite (pietra basaltica grigia, molto fine). L'acquasantiera esterna è sormontata dalla statua di S. Maurizio (Maudez in bretone), scolpita verso il 1520. All'interno le travi scolpite e policrome che sostengono la carpenteria sono del 16° secolo e sono suddivise in due serie: una con rappresentazioni religiose (ad esempio i simboli degli Evangelisti), l'altra con rappresentazioni legate alla vita quotidiana (musicisti, contadini, becchini, ecc).

Il jubé ("parete" in legno policroma che separa il coro dalla navata) è del 16° secolo. La parola "jubé" viene dalla preghiera "Jube Domine benedicere" (vogliate Signore benedire). La decorazione è caratteristica del Rinascimento ma riflette anche il gusto degli artisti bretoni per l'immaginario: sotto la tribuna vi è una sovrabbondanza di figure grottesche e fantasiose. Nelle nicchie delle gallerie sono rappresentate 12 personaggi: sul lato della navata 9 apostoli e 3 papi (riconoscibili dalle tiare); sul lato del coro le figure di Santi ausiliari o particolarmente venerati in Bretagna. La vetrata è opera di Laurent Sodec, maestro vetraio di Quimper che la realizzò nel 1539.

 

Complessi parrocchiali della Bretagna

 

I cosiddetti enclos paroissiaux (sing. enclos paroissial, lett. “recinto parrocchiale”) rappresentano una peculiarità dell’architettura e dell’arte cristiana della Bretagna (Francia nord-occidentale), soprattutto del Finistère (Bretagna nord-occidentale (ma non solo) e, in particolare, della valle del fiume Élorn (in bretone: Elorn), nel tratto tra Brest e Morlaix (Finistère meridionale: si tratta di complessi parrocchiali recintati, frutto dell’opera di vari artisti (famosi e non), realizzati in granito (specie in kersantite fr:Kersantite o pierre de kersanton, lo scuro granito bretone) tra il XVI e il XVIII secolo attorno ad un cimitero e costituiti solitamente, oltre che dal recinto e dallo stesso cimitero, da un arco di trionfale (fr. porte triumphale), da una chiesa, da una cappella funeraria, da un ossario (fr. ossuaire; bretone kamel) e da un calvario (fr. calvaire; bretone kalvar).

Prendono il nome dall’enclos, ovvero dal recinto in pietra che circonda il complesso e che serviva per separare lo spazio sacro dall’esterno, vale a dire lo spazio profano o non sacro

Complessi religiosi di questo tipo sono molto numerosi in Bretagna: ne esistono una settantina soltanto nella Bassa Bretagna.

Tra i complessi parrocchiali bretoni più famosi, figurano quelli di Guimiliau, di Lampaul-Guimiliau, di Plougastel-Daoulas e di Saint Thégonnec nel Finistère settentrionale, di Pleyben nel Finistère meridionale e di Guéhenno nel Morbihan.

 

Origini

 

Nei complessi parrocchiali bretoni sono presenti elementi riconducibili forse alla religione celtica, in particolare alle concezioni sulla morte (in lingua bretone: "ankou", che – presso i Celti – non era vista come un inferno terribile, ma come un qualcosa strettamente legato alla resurrezione, paragonato al sole che sorge e tramonta e, che quindi non va “nascosta”, ma resa il più possibile “familiare”

 

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Uploaded on May 12, 2010
Taken on April 29, 2010