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Saccargia
La Basilica della Santissima Trinità di Saccargia è una chiesa in stile romanico situata nel territorio del comune di Codrongianos in provincia di Sassari, la più importante di questo stile in Sardegna.
Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero preesistente per volontà del giudice di Torres, e consacrata il 5 ottobre dello stesso anno. Fu affidata ai monaci Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti, da architetti e maestranze pisani, lavori di ampliamento databili dal 1108 al 1120.
Fu abbandonata nel XVI secolo, finché all'inizio del XX secolo Dionigi Scano ne diresse il restauro e la ricostruzione.
La costruzione è interamente realizzata in pietra locale, basalto nero e calcare bianco (pietra cantone), creando un effetto cromatico tipico del romanico toscano.
Sull’origine etimologica del toponimo Saccargia, ci sono state tramandate varie ipotesi. La leggenda racconta di una vacca pezzata che ogni giorno veniva da un lontano pascolo per offrire il proprio latte ai frati di un convento e soleva inginocchiarsi sul dorso, in atteggiamento di preghiera, proprio nel luogo in cui ora sorge la chiesa. Da qui "vacca vargia" (vacca dal pelo maculato), dal dialetto "sa baccarza", poi "sa ‘accarza", quindi Saccargia. Peraltro in un capitello del portico antistante il prospetto appare scolpita proprio l’immagine di una vacca.
"Secondo lo Spano l’origine era dovuta al vocabolo fenicio "sachar" che significa "luogo chiuso", infatti la fertile vallata è chiusa da ogni parte da un tavolato di rocce vulcaniche". Altri affermano che deriverebbe da "sa acarza", ossia "vaccheria" o luogo delle vacche, tenendo conto della natura del sito, ricco di ottimi terreni per allevare bestiame, riparata com’era da un anfiteatro naturale basaltico
Saccargia
La Basilica della Santissima Trinità di Saccargia è una chiesa in stile romanico situata nel territorio del comune di Codrongianos in provincia di Sassari, la più importante di questo stile in Sardegna.
Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero preesistente per volontà del giudice di Torres, e consacrata il 5 ottobre dello stesso anno. Fu affidata ai monaci Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti, da architetti e maestranze pisani, lavori di ampliamento databili dal 1108 al 1120.
Fu abbandonata nel XVI secolo, finché all'inizio del XX secolo Dionigi Scano ne diresse il restauro e la ricostruzione.
La costruzione è interamente realizzata in pietra locale, basalto nero e calcare bianco (pietra cantone), creando un effetto cromatico tipico del romanico toscano.
Sull’origine etimologica del toponimo Saccargia, ci sono state tramandate varie ipotesi. La leggenda racconta di una vacca pezzata che ogni giorno veniva da un lontano pascolo per offrire il proprio latte ai frati di un convento e soleva inginocchiarsi sul dorso, in atteggiamento di preghiera, proprio nel luogo in cui ora sorge la chiesa. Da qui "vacca vargia" (vacca dal pelo maculato), dal dialetto "sa baccarza", poi "sa ‘accarza", quindi Saccargia. Peraltro in un capitello del portico antistante il prospetto appare scolpita proprio l’immagine di una vacca.
"Secondo lo Spano l’origine era dovuta al vocabolo fenicio "sachar" che significa "luogo chiuso", infatti la fertile vallata è chiusa da ogni parte da un tavolato di rocce vulcaniche". Altri affermano che deriverebbe da "sa acarza", ossia "vaccheria" o luogo delle vacche, tenendo conto della natura del sito, ricco di ottimi terreni per allevare bestiame, riparata com’era da un anfiteatro naturale basaltico