o.cialoni
Sfortunato quel popolo che fece di un magnaccia il suo presidente del consiglio
Le attività illegali sono state e sono una componente essenziale del sistema di impresa e di potere di Berlusconi: sono andate dai legami con la mafia( i rapporti organici di Dell’Utri con le famiglie mafiose sono inconfutabili), all’associazione nella P2 e pertanto con i servizi deviati e le istituzioni asservite, alla corruzione, allo sfruttamento delle gnocche, all’intrigo, al riciclaggio, alla frode e al falso, al ricatto, all’evasione. Fin dalle origini, quindi costituendone la genesi, ha frequentato il reato.
Il suo impero è una sorta di mostruoso gigante che, mentre mostra un piede alla luce, ha tenuto e tiene l’altra gamba ben affondata nel fango. Allorchè tutte le coperture e le connivenze stavano per saltare, ha pensato di creare uno schieramento politico di cui fosse il padrone.
In un Paese normale ciò sarebbe stato immediatamente considerato un delirio grottesco e avrebbe segnato la sua definitiva rovina, ma in Italia, il Paese in cui una volta condannati non si va in prigione ma in Parlamento è stato consentito all’antistato di prendere lo stato per esautorarlo.
Egli ha saturate le istituzioni dei suoi avvocati e dei suoi dipendenti d’azienda e di famiglia, mentre le vaste schiere di giornalisti al soldo e della natura dei lacchè manipolavano e manipolano l’informazione; nel contempo i pochi liberi rischiano il carcere. Il cavaliere misteriosamente ed opacamente arricchito ha costituito un regime poggiato sull’autoritarismo e la mafiosità, mostruosa e inedita creatura del relativismo, del marasma, dell’ebetismo e la cui unica motivazione è la perpetuazione del suo potere personale corrotto.
La supposta democrazia del voto di Berlusconi è una beffa ai sudditi regrediti allo stato di gonzi dallo sculettio mediatico, Berlusconi occupa ogni spazio istituzionale, ogni pubblico servizio con i suoi servi per proseguire i suoi affari sporchi e restare immune alle regole e alle responsabilità per la loro violazione, il reato per Berlusconi è una necessità vitale, Berlusconi sarebbe un cantante da balera senza i miliardi accumulati in buona parte con mezzi illegali e opachi, la cosa pubblica è per lui il suo privato.
Il Paese è la sua bottega, tutti gli italiani li considera suoi dipendenti, le sue proprietà e i suoi affari personali devono avere prevalenza sull’interesse pubblico e il bene comune s’identifica con le fortune personali del signore: un signore benedetto dal tedesco vestito d’oro che accoglie con "cioia" il suo pesare con il tallone il diritto dei cittadini. Dunque occorre che la costituzione sia resa inefficace, le leggi siano piegate al suo tornaconto, la giustizia sia messa al suo servizio, l’unico pensiero consentito sia il suo panegirico, altre ipotesi sarebbero sopruso, eversione, blasfemia, perversità, "comunismo". Gli uomini giusti sono, pertanto, lo stalliere mafioso, il Ghedini, l’unico avvocato in ogni tempo e latitudine che invece di difendere il proprio cliente con le memorie difensive in tribunale, lo fa intoccabile con i decreti legge, l’Emilio Fede e la Vespa, i mezzani al cospetto dei quali una schiava del sesso rumena è pura come una Giovanna D’Arco.
Dicevamo che in ogni altro luogo la trovata del cavaliere sarebbe stata una follia, ma il nostro è il Paese in cui è rimasta la cultura fascista e alligna quella mafiosa, dove si resta soggiogati dalla furbizia e la valentia di godere ed usare del potere incostituzionale e delinquenziale di violare impunemente le leggi dello stato e le regole della convivenza civile e democratica.
E’ il Paese in cui tutti gli stragisti, i terroristi protetti dai servizi deviati e dalla mala politica, benchè responsabili di centinaia di orrendi delitti, sono impuniti e liberi.
E’ il Paese dove un personaggio per sette volte presidente del consiglio è stato giudicato colluso con la mafia, benchè, forse per rispettare ed ossequiare un potente, le sue responsabilità siano state fatte fermare in tempo per la prescrizione del reato; e tuttavia, non essendo per nulla contemplata nell’allegro e scioperato Paese la responsabilità politica, siede a vita nel senato della Repubblica, è mancato poco non fosse eletto alla seconda carica dello stato e non ha mai dismesso le buone frequentazioni con le gerarchie ecclesiastiche.
E’ il Paese dove gli scandalosi delitti e reati d’impresa sono numerosi e rovinosi per i cittadini quanto l’opera delle cavallette, ma pare che ciò sia tranquillamente sistema, e quei grossi mascalzoni possono fare fiche al diritto e al Padreterno, occupando le coste coi loro yacht, il territorio con le loro ville da nababbi, ostentando le gioie delle loro mogli e amanti, intoccabili e sempre dorati.
E’ il Paese dove è possibile, con la condiscendenza dell’opinione pubblica ormai comatosa, sospendere centomila processi a carico di stupratori, sfruttatori della prostituzione, torturatori in divisa, ricettatori, corruttori, fraudolenti, per l’unico scopo di fermarne uno solo.
E’ il Paese in cui, benchè tanto grave sia la deriva morale, culturale ed etica della comunità oriunda, se ne è individuato il male nelle zingarelle che chiedono l’elemosina e nei bambini rom, ai quali si prenderanno le impronte digitali(ah, che "cioia"!), nei clandestini che cercano di dimenticare nell’alcool lo sfruttamento seivaggio, negli extracomunitari che aggiungono la loro violenza disperata da esclusi a quella, ben più allarmante degli insospettabili tra le pareti domestiche.
Così si può ascoltare un certo Gasparri, debolissima intelligenza che giornalmente apre bocca in nome della maggioranza, dire: "Veltroni taccia e faccia opposizione". Inconsapevolmente, come i poveri intelletti, ci conferma l’essenza del berlusconismo: marasma mentale e principi di totalitarismo.
Sfortunato quel popolo che fece di un magnaccia il suo presidente del consiglio
Le attività illegali sono state e sono una componente essenziale del sistema di impresa e di potere di Berlusconi: sono andate dai legami con la mafia( i rapporti organici di Dell’Utri con le famiglie mafiose sono inconfutabili), all’associazione nella P2 e pertanto con i servizi deviati e le istituzioni asservite, alla corruzione, allo sfruttamento delle gnocche, all’intrigo, al riciclaggio, alla frode e al falso, al ricatto, all’evasione. Fin dalle origini, quindi costituendone la genesi, ha frequentato il reato.
Il suo impero è una sorta di mostruoso gigante che, mentre mostra un piede alla luce, ha tenuto e tiene l’altra gamba ben affondata nel fango. Allorchè tutte le coperture e le connivenze stavano per saltare, ha pensato di creare uno schieramento politico di cui fosse il padrone.
In un Paese normale ciò sarebbe stato immediatamente considerato un delirio grottesco e avrebbe segnato la sua definitiva rovina, ma in Italia, il Paese in cui una volta condannati non si va in prigione ma in Parlamento è stato consentito all’antistato di prendere lo stato per esautorarlo.
Egli ha saturate le istituzioni dei suoi avvocati e dei suoi dipendenti d’azienda e di famiglia, mentre le vaste schiere di giornalisti al soldo e della natura dei lacchè manipolavano e manipolano l’informazione; nel contempo i pochi liberi rischiano il carcere. Il cavaliere misteriosamente ed opacamente arricchito ha costituito un regime poggiato sull’autoritarismo e la mafiosità, mostruosa e inedita creatura del relativismo, del marasma, dell’ebetismo e la cui unica motivazione è la perpetuazione del suo potere personale corrotto.
La supposta democrazia del voto di Berlusconi è una beffa ai sudditi regrediti allo stato di gonzi dallo sculettio mediatico, Berlusconi occupa ogni spazio istituzionale, ogni pubblico servizio con i suoi servi per proseguire i suoi affari sporchi e restare immune alle regole e alle responsabilità per la loro violazione, il reato per Berlusconi è una necessità vitale, Berlusconi sarebbe un cantante da balera senza i miliardi accumulati in buona parte con mezzi illegali e opachi, la cosa pubblica è per lui il suo privato.
Il Paese è la sua bottega, tutti gli italiani li considera suoi dipendenti, le sue proprietà e i suoi affari personali devono avere prevalenza sull’interesse pubblico e il bene comune s’identifica con le fortune personali del signore: un signore benedetto dal tedesco vestito d’oro che accoglie con "cioia" il suo pesare con il tallone il diritto dei cittadini. Dunque occorre che la costituzione sia resa inefficace, le leggi siano piegate al suo tornaconto, la giustizia sia messa al suo servizio, l’unico pensiero consentito sia il suo panegirico, altre ipotesi sarebbero sopruso, eversione, blasfemia, perversità, "comunismo". Gli uomini giusti sono, pertanto, lo stalliere mafioso, il Ghedini, l’unico avvocato in ogni tempo e latitudine che invece di difendere il proprio cliente con le memorie difensive in tribunale, lo fa intoccabile con i decreti legge, l’Emilio Fede e la Vespa, i mezzani al cospetto dei quali una schiava del sesso rumena è pura come una Giovanna D’Arco.
Dicevamo che in ogni altro luogo la trovata del cavaliere sarebbe stata una follia, ma il nostro è il Paese in cui è rimasta la cultura fascista e alligna quella mafiosa, dove si resta soggiogati dalla furbizia e la valentia di godere ed usare del potere incostituzionale e delinquenziale di violare impunemente le leggi dello stato e le regole della convivenza civile e democratica.
E’ il Paese in cui tutti gli stragisti, i terroristi protetti dai servizi deviati e dalla mala politica, benchè responsabili di centinaia di orrendi delitti, sono impuniti e liberi.
E’ il Paese dove un personaggio per sette volte presidente del consiglio è stato giudicato colluso con la mafia, benchè, forse per rispettare ed ossequiare un potente, le sue responsabilità siano state fatte fermare in tempo per la prescrizione del reato; e tuttavia, non essendo per nulla contemplata nell’allegro e scioperato Paese la responsabilità politica, siede a vita nel senato della Repubblica, è mancato poco non fosse eletto alla seconda carica dello stato e non ha mai dismesso le buone frequentazioni con le gerarchie ecclesiastiche.
E’ il Paese dove gli scandalosi delitti e reati d’impresa sono numerosi e rovinosi per i cittadini quanto l’opera delle cavallette, ma pare che ciò sia tranquillamente sistema, e quei grossi mascalzoni possono fare fiche al diritto e al Padreterno, occupando le coste coi loro yacht, il territorio con le loro ville da nababbi, ostentando le gioie delle loro mogli e amanti, intoccabili e sempre dorati.
E’ il Paese dove è possibile, con la condiscendenza dell’opinione pubblica ormai comatosa, sospendere centomila processi a carico di stupratori, sfruttatori della prostituzione, torturatori in divisa, ricettatori, corruttori, fraudolenti, per l’unico scopo di fermarne uno solo.
E’ il Paese in cui, benchè tanto grave sia la deriva morale, culturale ed etica della comunità oriunda, se ne è individuato il male nelle zingarelle che chiedono l’elemosina e nei bambini rom, ai quali si prenderanno le impronte digitali(ah, che "cioia"!), nei clandestini che cercano di dimenticare nell’alcool lo sfruttamento seivaggio, negli extracomunitari che aggiungono la loro violenza disperata da esclusi a quella, ben più allarmante degli insospettabili tra le pareti domestiche.
Così si può ascoltare un certo Gasparri, debolissima intelligenza che giornalmente apre bocca in nome della maggioranza, dire: "Veltroni taccia e faccia opposizione". Inconsapevolmente, come i poveri intelletti, ci conferma l’essenza del berlusconismo: marasma mentale e principi di totalitarismo.