Back to album

A mio padre

Notte lucida notte gialla nelle pozze scintillanti di croci notte di pinnacoli di prismi intelaiati sui gioghi – tiro una boccata di fumo che brucia brucia tutto le ore i secondi l’essenza del vento del mare- bocca di crepuscolo di tufo le case scalcinate appese alla strada stampe di morti i morti vivi accennano col capo in sequenza fanno un giro sul perno se ruoto la molla- è inverno un inverno di campagna l’ultimo forse dice l’insegna a neon sfollata dal vento nel filare di tigli, la stazione di Angri nuota nel sonno, qualcuno dovrà pur tornare, attendo di tornare tornare dove? e devo inzuppare d’essenza questa carta macchiata di parole, boccheggio come la triglia moribonda – sono io la triglia moribonda? – su cui irida l’occaso senza fine - spreco il mio tempo nelle leggi del cuore meccanico Ho io un cuore? Mille fili mi tirano fili di avventure di cose che non hanno nome forse ancora fili nel cielo petrolio sbiancato di stelle - così parlava il vecchio dai capelli color della brina se poi la brina ha un colore - l’eroe spicca dal Leucade un salto nel vasto plenilunio e ricade nel cielo acclive di nubi , posso. Posso volare anch’io? Perché non l’ho mai sognato? Scuoto i cernecchi nella debole luce che avanza, quanti porti mi devono naufragare ancora! Quanto destino Quante voci Quante apparenze di carta sottile Quanti aquiloni brulicano nella zuffa dei sogni? Sogni di fuliggine nella brezza - nelle spire dei frutteti ti parlerò più? mai più? Ti dirò di me, di questo tuo figlio bendato traudito ingessato ardito nel tempo che si fa ruggine a poco a poco – penso ad Alceo alla musica di brezze assenti e tramortite ad Orazio che cammina tra le rondini di Cadice alla mia sciarpa a scacchi rinchiusa perduta in un baule al macero i miei ricordi al macero con le mani che sanno di domenica quando la mattina pioveva una domenica impigliata tra i rami che il Tevere non lava via come le buste azzurre e la voce di mia madre in una stagione di barattoli profumati d’orzo – affondo, affondo con le dita di sughero piene di mappe di sos per lo stupore dell’onda per il vento buono e devo ancora consumare quest’ansia di vivere che mi sommuove prima di incrociare le braccia con l’iride segnata da un rivo incalcolabile di immagini perdute foglie di Sibilla, senza senso, come la strada dei pozzi la cascata nel cui liquido incolore mi specchio – bruciare è la ventura per questo cuore di zolfo di lisce maioliche grommate di aliti di bianca salsedine di bava – piantare una bandiera sulla linea di confine mentre errano i cavalli sulle piane dei papaveri rossi come i fari dei palpiti dei motori che trasalgono spari nell’ombra – un’altra boccata e i cerchi della notte sono gli anelli le fedi che vidi negli ossi delle mani piegate dagli ingranaggi il ferro balenante dentro occhi fatti d’aria nei racconti inespressi nelle pagine obliate nel seme svuotato – nessuno ti dirà chi sono – tu non chiedere – Chi sono? Aggroviglio la strada torno indietro saltello per evitare i tombini l’umore della pioggia risale e mi dà alla testa come un bicchiere di troppo Ho 31 anni stronzate c’è ancora il desiderio? Il desiderio di avere un desiderio e trafiggo l’abbondanza della nebbia fasciata di lampi di cancellate chiuse di viticci corruschi di brina fa freddo e non ricordo più cosa mi cantavi per dirmi di te con l’espressione di un’altra forma altro splendore e come si conserva l’eco in un chiuso cortile risiede risuona, ma non ricordo più forse fui io ma non so più le mani di allora nelle tue mani invisibili nella consistenza di quest’attimo di inchiostro nell’inchiostro della notte.

Tuo M

 

5,615 views
10 faves
2 comments
Uploaded on February 23, 2013
Taken on January 27, 2013