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Ritornando alla tua casa vent'anni dopo
L’aria cupa nei circoli del vento, e il brulichio dei miei capelli che si modula come per
mille mani .
La riviera da lungi fiocca in bianche strisce e sulle barriere metalliche del mare
fiorisce l’aloè .
Ne sento lo stormire, e le parole degli albatri si fanno candidi pois nell’indaco
smerigliato del marezzo.
È ancora un tuono confuso – mi sorprende nella negra profondità l’oro suo fulvo - ed
un vortice ed un lento scivolare. Questa cosa che dicono l’assenza. E l’eternità mi
ruberà anche la parola che non ho detto.
Sono caduti i pomi del susino, languiscono nel bruno sole; ogni tanto uno spaurito
merlo ne tenta le polpe. L’edera ricopre le rogge cancellate. E non mi inganna più
l’ora vespertina, nel trasognare i campi dove pallido nel filare qualche pampino brilla.
Qualche siringa di glicine vagheggia nell’arsura. L’erba folta è giallastra,
le gemme dense del leccio e il pino reciso.
Mi specchio ancora nello specchio rotto . Cos’è mai l’Io, se non il fumoso
simulacro dell’apparire ?
A nonno
M
Nonno, l'argento della tua canizie
rifulge nella luce dei sentieri:
passi tra i fichi, tra i susini e i peri
con nelle mani un cesto di primizie:
«Le piogge di Settembre già propizie
gonfian sul ramo fichi bianchi e neri,
susine claudie... A chi lavori e speri
Gesù concede tutte le delizie!».
Dopo vent'anni, oggi, nel salotto
rivivo col profumo di mentastro
e di cotogna tutto ciò che fu.
Mi specchio ancora nello specchio rotto,
rivedo i finti frutti d'alabastro...
Ma tu sei morto e non c'è più Gesù.
GGG
Ritornando alla tua casa vent'anni dopo
L’aria cupa nei circoli del vento, e il brulichio dei miei capelli che si modula come per
mille mani .
La riviera da lungi fiocca in bianche strisce e sulle barriere metalliche del mare
fiorisce l’aloè .
Ne sento lo stormire, e le parole degli albatri si fanno candidi pois nell’indaco
smerigliato del marezzo.
È ancora un tuono confuso – mi sorprende nella negra profondità l’oro suo fulvo - ed
un vortice ed un lento scivolare. Questa cosa che dicono l’assenza. E l’eternità mi
ruberà anche la parola che non ho detto.
Sono caduti i pomi del susino, languiscono nel bruno sole; ogni tanto uno spaurito
merlo ne tenta le polpe. L’edera ricopre le rogge cancellate. E non mi inganna più
l’ora vespertina, nel trasognare i campi dove pallido nel filare qualche pampino brilla.
Qualche siringa di glicine vagheggia nell’arsura. L’erba folta è giallastra,
le gemme dense del leccio e il pino reciso.
Mi specchio ancora nello specchio rotto . Cos’è mai l’Io, se non il fumoso
simulacro dell’apparire ?
A nonno
M
Nonno, l'argento della tua canizie
rifulge nella luce dei sentieri:
passi tra i fichi, tra i susini e i peri
con nelle mani un cesto di primizie:
«Le piogge di Settembre già propizie
gonfian sul ramo fichi bianchi e neri,
susine claudie... A chi lavori e speri
Gesù concede tutte le delizie!».
Dopo vent'anni, oggi, nel salotto
rivivo col profumo di mentastro
e di cotogna tutto ciò che fu.
Mi specchio ancora nello specchio rotto,
rivedo i finti frutti d'alabastro...
Ma tu sei morto e non c'è più Gesù.
GGG