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Procida (114)
'La luce di Procida è assai diversa da quella di Capri; già il tono caldo ed opaco del tufo è opposto a quello brillante ed argenteo della roccia caprese, e questo basta da solo ad attribuire al paesaggio una diversa intonazione. Al bianco, prevalente a Capri, Procida oppone i suoi rosa, i suoi gialli e persino l'azzurro, spesso con toni accesi, che ricordano le case di Pellestrina e di Burano nella laguna veneta.'
'Dal punto di vista geologico, l'isola è completamente di origine vulcanica, nata dalle eruzioni di almeno quattro diversi vulcani, oggi completamente spenti e in gran parte sommersi.
Per modalità di formazione e morfologia, l'isola di Procida si avvicina dunque moltissimo alla zona dei Campi Flegrei, di cui fa geologicamente parte.
L'isola è infatti formata principalmente da tufo giallo e per il resto da tufo grigio, con tracce di altri materiali vulcanici quali, ad esempio basalti.
L'isola era anticamente (sicuramente ancora in epoca romana) collegata da una stretta falesia alla vicina isola di Vivara.
Durante la dominazione di Carlo V a Napoli l'isola fu confiscata all'ultimo Cossa e concessa in feudo alla famiglia dei d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1529), fedele alla casa d'Asburgo. Il primo feudatario fu Alfonso d'Avalos.
Continuavano intanto anche in quest'epoca le scorrerie dei pirati saraceni, accentuate ulteriormente dalla lotta tra gli Ottomani e l'impero spagnolo. Molto documentata e cruenta in particolare fu l'incursione del 1534, conclusasi con devastazioni e con un gran numero di Procidani deportati come schiavi.
Il suo successore, Dragut, fece sì che l'isola fosse nuovamente devastata nel 1548, nel 1552, nel 1558 e nel 1562. Un'ulteriore incursione barbaresca è documentata nel 1585.
Testimonianze di questo periodo sono le torri di avvistamento sul mare, diventate in seguito il simbolo dell'isola, una seconda cinta muraria attorno al borgo della Terra Murata e l'inizio della costruzione, promossa dal cardinale Innico d'Avalos d'Aragona, del Castello D'Avalos (1563). Un miglioramento delle condizioni di vita nell'isola si ebbe solo dopo la battaglia di Lepanto che ridusse di molto le attività della marina ottomana nel Mediterraneo occidentale, permettendo, la nascita nell'isola di un'economia legata alla marineria.'
Procida (114)
'La luce di Procida è assai diversa da quella di Capri; già il tono caldo ed opaco del tufo è opposto a quello brillante ed argenteo della roccia caprese, e questo basta da solo ad attribuire al paesaggio una diversa intonazione. Al bianco, prevalente a Capri, Procida oppone i suoi rosa, i suoi gialli e persino l'azzurro, spesso con toni accesi, che ricordano le case di Pellestrina e di Burano nella laguna veneta.'
'Dal punto di vista geologico, l'isola è completamente di origine vulcanica, nata dalle eruzioni di almeno quattro diversi vulcani, oggi completamente spenti e in gran parte sommersi.
Per modalità di formazione e morfologia, l'isola di Procida si avvicina dunque moltissimo alla zona dei Campi Flegrei, di cui fa geologicamente parte.
L'isola è infatti formata principalmente da tufo giallo e per il resto da tufo grigio, con tracce di altri materiali vulcanici quali, ad esempio basalti.
L'isola era anticamente (sicuramente ancora in epoca romana) collegata da una stretta falesia alla vicina isola di Vivara.
Durante la dominazione di Carlo V a Napoli l'isola fu confiscata all'ultimo Cossa e concessa in feudo alla famiglia dei d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1529), fedele alla casa d'Asburgo. Il primo feudatario fu Alfonso d'Avalos.
Continuavano intanto anche in quest'epoca le scorrerie dei pirati saraceni, accentuate ulteriormente dalla lotta tra gli Ottomani e l'impero spagnolo. Molto documentata e cruenta in particolare fu l'incursione del 1534, conclusasi con devastazioni e con un gran numero di Procidani deportati come schiavi.
Il suo successore, Dragut, fece sì che l'isola fosse nuovamente devastata nel 1548, nel 1552, nel 1558 e nel 1562. Un'ulteriore incursione barbaresca è documentata nel 1585.
Testimonianze di questo periodo sono le torri di avvistamento sul mare, diventate in seguito il simbolo dell'isola, una seconda cinta muraria attorno al borgo della Terra Murata e l'inizio della costruzione, promossa dal cardinale Innico d'Avalos d'Aragona, del Castello D'Avalos (1563). Un miglioramento delle condizioni di vita nell'isola si ebbe solo dopo la battaglia di Lepanto che ridusse di molto le attività della marina ottomana nel Mediterraneo occidentale, permettendo, la nascita nell'isola di un'economia legata alla marineria.'