Vico Paradisiello
Vico Paradisiello è un vicolo del quartiere San Carlo all'Arena che si imbocca passando per Via Veterinaria di fianco proprio all'orto botanico di Napoli. È un vicolo nascosto, poco conosciuto che in passato era considerato una amena località di villeggiatura per i ricchi napoletani che durante i mesi caldi si allontanavano dalla città bollente.
In effetti ancora oggi, nonostante l'incuria in cui versa (distese d'erba incolta e qua e là alberi di aranci e limoni) sembra ancora un posto fuori dalla città. Antiche abitazioni con stemmi nobiliari, terrazzini che ricordano la Napoli del primo Eduardo De Filippo, glicini che crescono da soli. Ma a colpirmi è stato un altro fatto: ogni singola persona che ho incontrato sia in salita che in discesa mi ha detto "buongiorno".
Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!
Ho incontrato almeno una ventina forse di indigeni e tutti, anche i ragazzini, buongiorno! Nonostante le scale faticose da salire e scendere, nonostante alcuni trasportassero, neanche più giovanissimi, buste della spesa, ognuno di loro mi ha salutata.
Ad un certo punto ho davvero pensato di essere finita come Alice nel paese delle meraviglie...
Sarebbe bello poter recuperare al degrado un posto così bello nel centro della città.
Vico Paradisiello
Vico Paradisiello è un vicolo del quartiere San Carlo all'Arena che si imbocca passando per Via Veterinaria di fianco proprio all'orto botanico di Napoli. È un vicolo nascosto, poco conosciuto che in passato era considerato una amena località di villeggiatura per i ricchi napoletani che durante i mesi caldi si allontanavano dalla città bollente.
In effetti ancora oggi, nonostante l'incuria in cui versa (distese d'erba incolta e qua e là alberi di aranci e limoni) sembra ancora un posto fuori dalla città. Antiche abitazioni con stemmi nobiliari, terrazzini che ricordano la Napoli del primo Eduardo De Filippo, glicini che crescono da soli. Ma a colpirmi è stato un altro fatto: ogni singola persona che ho incontrato sia in salita che in discesa mi ha detto "buongiorno".
Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!
Ho incontrato almeno una ventina forse di indigeni e tutti, anche i ragazzini, buongiorno! Nonostante le scale faticose da salire e scendere, nonostante alcuni trasportassero, neanche più giovanissimi, buste della spesa, ognuno di loro mi ha salutata.
Ad un certo punto ho davvero pensato di essere finita come Alice nel paese delle meraviglie...
Sarebbe bello poter recuperare al degrado un posto così bello nel centro della città.