In principio fu Alf Kumalo. Quell'incontro cambiò la mia percezione su molte cose riguardo alla storia, all'importanza di cambiarla e alla capacità della fotografia di raccontare il mondo senza dire una parola. Kumalo era un fotografo sudafricano e con le sue immagini aveva permesso alla reale storia del suo paese di emergere e viaggiare per il mondo durante l'Apartheid. Mi raccontò dell'importanza di essere dalla parte della storia e delle storie per raccontare la verità senza filtri, comunicare emozioni, stati d'animo complessi, impossibili da descrivere a parole.

 

Dopo questo incontro cominciai a passare intere nottate guardando fotografie. Ho incontrato su Flickr veri maestri che attraverso l'uso delle immagini mi hanno dato insegnamenti importanti sull'importanza dei dettagli nella vita, sul fatto che a volte per rendere speciale qualcosa basta soltanto scegliere l'inquadratura giusta. In queste nottate ho incontrato e conosciuto persone che neanche sanno della mia esistenza e ne ho ascoltato i lati più intimi, malinconici e riflessivi, mescolati alla voglia di cambiamento, di denuncia e di gridare al mondo quanto la vita in realtà valga la pena di essere vissuta. Ed è stato saltando da una manifestazione di piazza ad una vita che nasce, da un momento di eternità passato tra meraviglie naturali ad un volto che si divide tra lacrime e sorrisi che ho cominciato a sentire l'esigenza di esprimere visivamente i miei pensieri, almeno di provarci.

 

Poi arrivò un settembre in cui per la prima volta la fine dell'estate non coincise con l'inizio di un anno scolastico. Cominciò per me un percorso diverso dove è divenne più difficile trovare tempo e modo di riflettere sulle cose, creare e articolare pensieri e discussioni interiori per poi esprimerle. Vedevo la vita correre ma non avevo il tempo di raccontarla, avevo accanto a me una creatura dai dettagli splendidi, la cui bellezza è soltanto l'ultima delle sue caratteristiche migliori, che volevo raccontare nei suoi lati più profondi. L'esigenza di raccontare senza parole e di ritagliarmi il tempo di uno scatto fotografico per esprimere un emozione sono diventati qualcosa di troppo forte per lasciarlo scappare.

 

Un corso di fotografia e un Nikon D60 sono state le mie risposte ad una domanda che ancora sto cercando di farmi. Che ha a che fare con il cielo e la terra, i sogni e i sospiri, il passato e il futuro, con la vita e la visione del mondo, e quindi, con i colori con cui deciderò di dipingere la mia realtà.

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