By its very nature photography is a lie.

This is when it pretends to freeze a moment or a monument, when it believes to describe an object or a subject, when it claims to steal reality to the real, to replace the motion with the motionless.

That's because the photo needs the observer's complicity. And just because the observer often does not observe, distracted as it is from the context and the multitude of visual stimuli on stage, photography returns the whole and not the particular - sensations rather than knowledge - contributing to mutual cheating. It's not all: that the complicity between the photo and the observer is guilty is demonstrated by the fact that the latter accepts without protesting that the world is flat. A two-dimensional photo, therefore, where time is a petrified forest and depth is the dream of a one-eye man.

3D - In my stereoscopic shots, I wanted to unravel the bad faith of the shot and reveal to what extent the observer's complicity is guilty of accepting the convention that a photo represents the reality.

DIGITAL PROCESSING - As well as in my digital elaborations, "no pictures" digging in the chiaroscuro, outline the shapes, enhance color and / or line. No pictures and no drawings, but intermediate visions, where wrinkles of a face, the contours of a leaf, the scabrosities of a bark assume the trend of a tale, as the profile of a roof or the roughness of the stone become architectural or archaeological assay.

DRAWING - The drawing is also a liar, but it knows it to be: it interprets, it boasts, it lies knowing that he is lying. That's because it's more honest than photography.

Per sua stessa natura la fotografia è una menzogna.

Lo è quando pretende di congelare un momento o un monumento, quando pretende di descrivere un oggetto o un soggetto, quando pretende di rubare la realtà al reale, di sostituire l’immobile al mobile.

Per questo la foto abbisogna della complicità dell’osservatore. E proprio perché l’osservatore spesso non osserva, distratto com’è dal contesto e dalla moltitudine di stimoli visivi in scena, la fotografia restituisce l’insieme e non il particolare - sensazioni più che conoscenza - contribuendo al reciproco imbroglio.

Non è tutto: che la complicità tra foto e osservatore sia colpevole lo dimostra il fatto che il secondo accetti senza protestare cheil mondo sia piatto. Una foto a due dimensioni, quindi, dove il tempo è una foresta pietrificata e la profondità il sogno di un guercio.

3D

Nei miei scatti stereoscopici ho voluto svelare la malafede dello scatto e rivelare fino a che punto la complicità dell’osservatore sia colpevole, nell’accettare la convenzione che una foto rappresenti il reale.

ELABORAZIONI DIGITALI

Come pure nelle mie elaborazioni digitali, “non foto” che scavano nei chiaroscuri, delineano le forme, esaltano colore e/o tratto. Non foto e non disegni, ma visioni intermedie, dove le rughe di un volto, i contorni di una foglia, le scabrosità di una corteccia assumono l’andamento di un racconto, come il profilo di un tetto o le asperità della pietra diventano saggio architettonico o archeologico.

DISEGNO

Anche il disegno è bugiardo, ma sa di esserlo: interpreta, millanta, mente sapendo di mentire. Per questo è più onesto della fotografia.