STEFANO NANNI

 

Biografia

 

Nasce nel 1952 a Bologna, vive e lavora a Osteria Grande (BO)

Studi nell’ambito della grafica pubblicitaria.

Esperienze nel sociale riguardo il comportamento creativo.

Espone dal 1983 e fino al 1990 il suo percorso artistico è orientato alla figurazione, lavora prevalentemente con l’acquerello; poi con l’uso di chine e colle viniliche realizza una serie di opere anche di grandi dimensioni, tracciando con solchi e segni figure di volti dissacrati e distrutti concentrandosi sulle posture.

Dal 1992 inizia la sua vera ricerca artistica, attraverso la sperimentazione dei materiali e il progressivo distacco dall'uso della carta come supporto, per arrivare ad adoperare teli e lenzuoli come base primaria per il disegno a china, per le incisioni su strati di colla vinilica e tempera e per il disegno ad acquerello. Questa ricerca artistica si sviluppa attraverso diverse fasi.

La prima fase ha inizio nel 1992 con la mostra "Foschia" presso la Galleria Graffio - Laboratorio di sperimentazioni grafiche Mario Leoni - Deborah Whitman a Bologna. I lavori che vengono presentati, sono dei lenzuoli su cui compaiono tracce di pennarello e china. I fondi sono tutti deliberatamente sporchi, grigi, rendendo quasi indecifrabili le griglie paesaggistiche essenziali. I disegni a china e con il pennarello sono fissati sui teli bagnati ed asciugati con phòn e ferro da stiro, per ottenere le velature necessarie e dare profondità. Sempre nel 1992 alla Galleria Comunale del Risorgimento a Imola, vengono riproposti alcuni lavori ad inchiostro apparsi già nella mostra alla Galleria Graffio, ma compaiono per la prima volta lenzuoli di grandi dimensioni cosparsi di tempera, colla vinilica e sabbia, sui quali sono evidenziati graffi e solchi ottenuti con l'incisione di punte di varie dimensioni. Sono opere, queste, incentrate sul rapporto materia/segno, ma che viste insieme a quelle puramente grafiche sopradescritte costituiscono le diverse tappe di un work in progress che trascorre dal razionale all'irrazionale, mantenendo la tendenza a ragnatelizzare che resta il punto fermo del discorso stilistico (Roberto Vitali 1992). Un cammino che parte da riferimenti Kleeiani, per trapassare poi (in un secondo momento) ad una ricerca compositiva più stringata entro cui il segno diviene meno fitto ed il discorso tende a staccarsi ulteriormente dalla comune esperienza, preludendo all’ultima fase di sviluppo, a quella grafica cioè ove il gioco degli inchiostri e dei pennarelli sulla tela sfocia in paesaggi interiori entro cui le cose - persa ogni originaria essenza - non sono più decifrabili (Roberto Vitali 1992).

Nel 1993, con la mostra “Lascia che i bambini giochino” a cura di Valerio Dehò, presso la Galleria Comunale di Baricella, ha inizio la seconda fase, dove, oltre ad altri lavori su lenzuoli di grafica pura, sono presenti alcune opere su tovaglie e teli molto consumati, lisi e frusti, cosparsi di tempera bianca, colla vinilica e china nera, un impasto che rende la superficie oleosa, ottenendo così "l’effetto lavagna". Lo sfondo nero e oleoso, contribuisce a creare uno spazio non-illusionistico in cui ciò che accade e ciò che esiste fanno parte dello stesso mondo (Valerio Dehò 1993).

Dal 1994 al 1999, pur non abbandonando questa tecnica, decide di trasportare il disegno, le griglie paesaggistiche e la ragnatelizzazione dei segni su altri materiali. Si avvicina all’uso dei gessi e in particolar modo dei cementi, realizzando prima alcune formelle montate su strutture lignee, come ad esempio l’installazione esposta nell’atrio del Teatro “Petrella”di Longiano (FO) nel 1994, poi sempre lavorando con il cemento, produce una serie di lastre di formato diverso che espone nella mostra presso la Sala Comunale "ex Fienile" di Castel San Pietro Terme nel 1996. La “lastra incisoria” risulta un campo di forze naturali che viene solcata da un formicolio lieve nell’andatura ad onda, una sismografia che lentamente afferma la consistenza della materia, disegnando attraverso l’incedere, purtuttavia restando indefinita e allusiva, alla ricerca non del volume ma dell’atmosfera, con intenti pittorici sulla formella (Mauro Manara 1996). Il segno dell’inchiostro non gli basta, deve affondarlo, inciderlo in maniera definitiva e con la stessa continuità di "figurazione" nel cemento (Mauro Manara 1996).

Durante la rassegna "L’Unico", ciclo di mostre personali tenute presso la Galleria Graffio-Laboratorio di sperimentazioni grafiche “M.Leoni - D.Whitman” a Bologna nel 1997, prosegue l’utilizzo e la lavorazione dei cementi, con la realizzazione di una serie di formelle di piccole dimensioni tutte incise e acquerellate. I graffiti su cemento raccolgono da un lato le qualità grafiche dell’artista, dall’altro sono dotati di una presenza e di una forza che altri supporti non hanno, e se certamente la memoria visiva va alle geometrizzazioni del neolitico, l’attualità di queste opere stà proprio nell’elaborare un collegamento culturale impervio tra un’arte volutamente scarna e la ricchezza dei rimandi simbolici (Valerio Dehò 1997).

Con la mostra personale "Tracce, racconti, probabili paesaggi", tenutasi presso la Sala dell’Annunziata ad Imola nel 2001, ha inizio la terza fase della sperimentazione artistica sui teli e lenzuoli. Nella sala vengono esposti in sequenza circa 80 moduli di cm.20x20, teli sui quali vi sono applicazioni di materiali diversi: carte varie, appunti di lavoro, testi scritti, negativi fotografici, foto di giornale, cartoni, il tutto amalgamato con sabbia, tempera e colla vinilica, ottenendo il risultato di accostare frammenti di realtà lavorativa a paesaggi inventati, creando un legame tra il quotidiano e il non quotidiano. La sabbia, la tempera e la colla vinilica danno corposità ai teli, rendendoli così materici, da alterarne la forma. Se la matrice delle opere è la medesima, gli esiti sono sempre differenti ed attrattivi - teli e lenzuoli, colla, sabbia e tempera si deformano e danno vita ad esiti materici nuovi (Vinicio Dall’Ara - Sabato Sera del 29-09-2001). In questo caso le varie applicazioni sui teli, appaiono in trasparenza, come probabili paesaggi sommersi.

Pezzi di stoffa come finestre sul mondo (mar.ve Il Resto del Carlino Imola del 29-09-2001).

I lavori realizzati negli anni 2003-2004 e 2005 sono la continuazione della ricerca artistica iniziata nel 1992 e vengono presentati nella mostra personale presso l’Ex Scuola Elementare di Varignana (Castel San Pietro) - Ottobre 2005; le opere presenti, sono il risultato di una nuova ricerca compositiva.

Si tratta di teli e lenzuoli su cui sono applicati, oltre ai materiali già usati in precedenza (cartone, negativi fotografici, ritagli di stoffa, ecc.), disegni su carte di diverso tipo: fogli protocollo, veline e soprattutto fogli di carta per ufficio, carta per tabulati a modulo continuo. Sono lavori che mettono in risalto lo strano legame tra l’imperfezione dei teli e la preziosità della carta. Carte e teli "corpo unico" dove però i teli e i lenzuoli servono solamente da supporto e fanno da cornice alla quasi totalità dei lavori. In sostanza si tratta di opere già finite, che sono fissate ai teli con un impasto di colla vinilica e sabbia che dona a loro una forma imperfetta e leggermente materica.

Compaiono, inoltre, alcune composizioni di pura grafica su carta e su lenzuoli, realizzate esclusivamente con l’uso di pennarelli indelebili.

La parte materica e la parte grafica hanno in comune più visività; si tratta di lavori definiti, schietti, forti e decisi, ognuno con la propria tematica e collegati tra loro da un filo logico che da vita ad un racconto, dal titolo: “Il viaggio”. Questo racconto, introduttivo alla mostra, guida il lettore in un percorso che si snoda tra realtà e fantasia, frutto di sentimenti ed emozioni vissute in questo periodo particolare della sua vita.

Nell’Aprile – Maggio 2006 partecipa all’evento di Arte Contemporanea "Osservanti-Osservati" che si svolge negli spazi dell’Ex Ospedale psichiatrico dell’Osservanza a Imola, con un installazione dal titolo “Rete di protezione” – un graffito realizzato con l’uso di pennarelli, che copre l’intera stanza di un padiglione.

Dal 12 al 27 maggio 2012 presso la galleria d'Arte Atrebates a Dozza (BO), presenta la mostra personale - "niente è definitivo" - esponendo una serie di segnalibri su cartoncino con interventi grafici: acrilico, pennarelli e carta vetrata.

I disegni originali vengono rielaborati ottenendo una sequenza d'immagini diverse, mediante l'uso della tavoletta grafica Bamboo One.

Questi disegni, frutto dell'applicazione dell'arte digitale sono in perfetta sintonia con il ritmo della contemporaneità, ne scandiscono i tempi e mantengono una soluzione di continuità dall'astratto al concreto e viceversa.

Scenari irreali, ragnatelizzate visioni, invasioni di segni che guarniscono l'immagine originale, trasmettono immediate percezioni sensoriali; la relazione tra opera-evento e spettatore è incentrata nella "sorpresa", intesa non come effetto speciale, ma come dispositivo per smuovere moti d'anima, suscitare introspezione e inspirazione.

L'utilizzo della grafica digitale riesce a relazionarsi con il disegno manuale, con l'uso della tavoletta grafica, mantenendo uno stretto contatto tra la materializzazione dell'idea e il suo contenuto, aggiungendo alla immediatezza tra pensiero e mano del disegno manuale, la possibilità di maggiore progettualità e sovrapposizione -storyboard- strumento che ha avuto uno sviluppo notevole e applicazioni importanti nelle arti multimediali.

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  • JoinedNovember 2010
  • HometownBologna
  • Current cityOsteria Grande (Bologna)
  • CountryItaly

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