Oggi più che mai vivere significa viaggiare" (C. Magris): in una società multietnica,varia e vasta come la nostra, non c'è niente di più utile e interessante del viaggio. Esso alimenta la nostra sete di sapere, arricchisce la nostra cultura e ci rende cittadini del mondo; spaziando di luogo in luogo, immergendoci in altre culture, scoprendo nuovi aspetti della vita cresciamo interiormente, diventiamo più o meno tolleranti verso gli altri,diventiamo mentalmente più aperti e pronti al confronto.Anche se, come afferma T.Torodov ne "L'Esotico", "il turista farà un'altra scelta: le cose, non più gli esseri umani, saranno oggetto della sua predilezione [...] L'assenza di incontri con soggetti differenti è molto riposante, poichè non mette mai in discussione la nostra identità; è meno pericoloso osservare cammelli che uomini."
all'apprendere; entrambi sono percorsi costituiti da tappe, vere e propre oasi in cui fermarsi a riflettere e a tirare le somme, ma bisogna anche soffermarsi sul fatto che, nella nostra società, le condizioni del vivere sono pressochè alterate: l'uomo frenetico del duemila si tramuta conseguentemente in "turista frettoloso" (T.Tordov) che rischia di cadere nella superficialità. "Insomma il viaggiatore-turista sarebbe un collezionista della visita, catturata dalla sua macchina fotografica, e non più un viaggiatore che <> con gli occhi del suo cuore."( M.T.Moscato).
Mi chiedo: in questa società carente di valori e tendente alla superficialità, come verrà intrapreso il viaggio più importante? Tenere presente che:"Nessun viaggio è definitivo"(J. Saramago) è fondamentale anche in questi frangenti.
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