Sproloquio destinato a immediata mutazione.

Mi chiedo se qualcuno sia veramente felice nella prigione-vita. Che tanto poi uno si accomoda meglio che può. Si vive a momenti, tra passioni e debolezze, ondate di piacere e vertiginose sofferenze. Ci si rialza sempre, prima o poi. Si, la mia vita non è un granchè, ma mi amo. Pecco di una leggera e distorta forma di narcisismo forse, ma è l'unico modo per andare avanti. Gli altri mascherano il loro egocentrico amore. Io lo mostro, forse a votle troppo vistosamente, ma lo mostro. E' sempre difficile mantenere un equilibrio. La mediocrità. La mediocrità mi irrita. Il piu sgradevole dei fallimenti. E sembra irritare anche Manuel, quello che canta, quello che grida, quello che sfoga i tormenti interiori sul palco. Beato lui. Beato lui perchè? Io li sfogo nel mio intimo...ma non basta, è evidente che non basta. E' chiaro, quasi ovvio, che serve l'appoggio dei numeri. I numeri contano in questa vita. Vita materiale. Ah! vincessi al superenalotto! Me ne andrei da questa merda per sempre. E per merda intendo la continua lotta contro gli usurai che pullulano e gestiscono questo mondo, dove solo i numeri sembrano contare. La quantità, non la qualità.

Sono superbo, mi sento stocazzo, mi sento un fallito, mi sento "potenziale", sono bloccato, come in un limbo. "In limbo". Metto "Kid A".

Da un momento di debolezza ed evidente ubriachezza...