Non so dire molto sulla mia filosofia diciamo che è ancora in via di definizione, ma a dir la verità credo che non riuscirò mai bene a definirla. Uso prevalentemente la tecnica del foro stenopeico. Tecnica che utilizzo ormai da oltre 20 anni, le macchine fotografiche e fori sono costruiti artigianalmente da me, questo è uno dei motivi per cui ho deciso di usare questa tecnica mi permette di poter costruire il mio spazio visivo/fotografico in tutta libertà e poter usare tutti i materiali sensibili a disposizione dalla carta fotografica alla polaroid e fuji al digitale. Mi permette inoltre di usare tempi d’esposizione lunghi e vedere le cose/la vita da un punto di vista altro, differente, con tempi diversi mi concedo tempo per capire meglio per pensare. Il tema comune delle mie foto è spesso il viaggio, le fotografie le utilizzo come appunti per la memoria. Con le parole non riesco ad esprimere bene il mio pensiero, spesso sono le persone che mi conoscono o che vedono le mie foto che mettono a fuoco meglio di me parti del mio modo di rapportarmi alla fotografia e in particolare al foro stenopeico. Come Riccardo Pieroni mio ex professore al cine e tv che per certi versi è il mio mentore che per la mostra "amo - eh! - a che pensi? - a Niente!" presso la libreria Bibli ha scritto queste parole molto belle e rivelatrici.

 

"Luca è una persona di poche parole… cioè pensa molto!

Ha scelto di fotografare con il foro stenopeico, su apparecchi autocostruiti: una fotografia da meditazione. Tempi lunghi. La luce (la radiazione, l’energia) si posa lentamente sul materiale sensibile e, contemporaneamente, si stratifica nella coscienza del fotografo: si tratta di una particolare forma di conoscenza che mira alla profondità delle cose, all’essenza.

Non è facile descrivere le sensazioni che si provano operando con il foro stenopeico. Si tratta di una fotografia “naturale” e, insieme, molto “tecnica”. Luca è un costruttore: le macchine fotografiche escono dalle sue mani. E’ uno sperimentatore: ogni condizione di illuminazione, di colore, di forma richiede una modifica del processo. E’ un viaggiatore: si porta dietro la sua strana attrezzatura e vede quello che gli altri non possono vedere. E’ un artista: la tecnica costruttiva più elementare e “leggera” si associa alla magia tecnologica della fotografia ”immediata” (polaroid, fuji) e stabilisce un metodo di lavoro che accetta l’imprevisto come parte della ricerca. Il computer interviene alla fine, paradossalmente, per dare “materialità” ad un processo per gran parte etereo, evanescente.

 

Per questa mostra Luca ha deciso di associare le immagini dei suoi viaggi a delle parole: citazioni. Sono i pensieri che nei lunghi periodi di attesa che la foto “si faccia”, durante gli spostamenti, durante il realizzarsi del processo fotografico, affiorano alla mente e che miracolosamente troviamo cristallizzati in pensieri di altri, in parole volanti (dai libri, dai film…) che incontrano le nostre riflessioni non dette e precipitano su un foglio in forma definitiva e perfetta.

Diciamo la verità: noi fotografi non accettiamo di buon grado l’indeterminatezza dei significati delle nostre fotografie. Ci piacerebbe tanto che l’osservatore pensasse e vedesse come noi, che ri-conoscesse ciò che noi abbiamo conosciuto. Ma non è a questo che servono le fotografie. Da ogni immagine inizia un percorso creativo nuovo, tutto dell’osservatore, che noi non possiamo controllare o arginare. Possiamo solo indirizzare, circoscrivere, suggerire sperando in un possibile incontro… tra pensieri volanti.

 

Riccardo Pieroni, gennaio 2009.

 

O come Pamela Cento che ha curato la collettiva di fotografia e video “One Image Day - Un giorno di Immagini” presso Bloomsbury evento in cui erano presenti anche le mie foto.

 

"Luca Baldassari usa la tecnica del foro stenopeico, archetipo della macchina fotografica dove invece delle lenti c'e' un foro costruito artigianalmente, che consente ampia libertà di sperimentare non essendoci vincoli predefiniti. Baldassari crea delle fotografie che in esse inglobano la filosofia e la poetica del tempo -lungo-, il tempo per osservare davvero ciò che si sta fotografando, per emozionarsi e per impressionare la pellicola".

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