Potrei dire che la fotografia è parte di me da sempre, che ho trascorso l'intera vita a fotografare e che a 10 anni ho ricevuto in dono la mia prima macchina fotografica. Potrei, ma non direi che una serie di bugie. Da piccola detestavo le foto ed ero abbastanza seccata quando mio padre cercava di rubare - immortalandola su pellicola - qualche mia espressione. Amavo così poco le foto che alle elementari, al ritorno da una gita con la classe, ho restituito a mia madre la compatta che mi aveva prestato e che io feci cadere per terra, regalando così un ghiotto pasto al cestino della spazzatura. Crescendo, le cose non sono certo cambiate, anche se il mio atteggiamento si è attenuato fino a sfociare in una pallida perplessità e a uno stanco stupore tutte le volte che vedevo mio fratello sdraiato per terra, intento a catturare con la sua Reflex cose che soltanto lui vedeva.

 

Poi un giorno mi sono svegliata pensando sempre più intensamente alle foto, spinta dall'ammirazione per alcune fotografe con le quali il flusso inarrestabile della vita mi aveva messa in contatto. Dopo molti giorni di riflessione, dubbi e chiacchierate con me stessa, sono arrivata alla conclusione di voler assecondare il capriccio di regalarmi un'incomprensibile Reflex. Se è vero che nulla succede per caso, allora non è un caso il fatto che mio fratello si sia inspiegabilmente annoiato di scattare foto, arrivando a dire addio alla sua intoccabile Canon EOS 400D che nel giro di due secondi passò dalla sua scrivania alle mie grinfie.

 

Ci siamo studiate per qualche giorno, lei in un angolo, io seduta a debita distanza. Ogni tanto la accendevo, schiacciavo qualche tasto ma non osavo scattare, anche se il digitale ha portato con sé la possibilità di scattare a raffica senza la necessità di sborsare ingenti somme di denaro per stampare (e quindi vedere) tonnellate di scatti assurdi. L'ho portata con me in vacanza, certa che non l'avrei saputa usare. E poi, ad un tratto, avvenne l'inspiegabile. Con la coda dell'occhio ho guardato le mie scarpe, una di un colore e una di un altro, quasi una sopra l'altra; ho afferrato la Canon, mi sono sdraiata sul freddo pavimento, ho schiacciato dei pulsanti a caso e ho scattato. E' per me difficile spiegare il riverbero di quel clic nella mia mente e nella mia anima. So soltanto che quello scatto (perfettamente riuscito nonostante la mia ignoranza totale in campo fotografico) ha aperto una delle parentesi più emozionanti e vibranti di tutta la mia esistenza.

 

La "vecchia" EOS c'è ancora: mi ha accompagnato per un anno intero e con lei ho riso, pianto, sofferto e scherzato. Accanto a lei, la mia inseparabile EOS 70D, con la quale sperimento quotidianamente e con la quale mi sento vivere come mai prima d'ora.

 

Quindi no, non vi dirò la bugia che probabilmente tutti si aspettano: preferisco dirvi la verità, perché la fotografia è entrata nella mia vita con la delicatezza di uno sguardo, e mi auguro di arrivare fino a chi guarderà le mie fotografie con la stessa delicatezza che il destino mi ha regalato.

Read more
View all

Photos of Haruka 696

Testimonials

Nothing to show.